
Gli attacchi e le minacce che ricevo da persone a me sconosciute (contatti virtuali), folli esagitati supporter di una parte politica, adirati per quel che dico in radio e per quel che scrivo sul blog e sulle testate con le quali collaboro, mi fanno ripensare alla vicenda di Angelica Balabanoff. Chi era Angelica Balabanoff? I grulli non ne conoscono l’esistenza, qualche mio studente si. Comunque devo ammettere che è un personaggio storico minore.
Angelica Balabanoff, nata a Cernigof (oggi Ucraina) il 4 agosto 1869, da famiglia benestante di origine ebraica, dopo avere svolto le scuole dell’obbligo in patria, si traferì per proseguire gli studi in Svizzera, Belgio e Germania (unici paesi nei quali l’isturzione superirore e universitaria non era preclusa alle donne). Plurilaureata (in lettere, filosofia e scienze politiche), a Bruxelles entrò in contatto con alcuni esponenti dell’Internazionale Socialista mondiale fra i quali ricordiamo August Bebel, Clara Zetkin, il sindaco socialista di Bruxelles professor Augusman e l’avvocato Umberto Zanni. Nel marzo 1900 arrivò in Italia per studiare con il professor Antonio Labriola, il “professorissimo del socialismo italiano”. Iniziò a collaborare con il quotidiano socialista L’Avanti!, quindi si traferì in Svizzera dove intraprese battaglie in favore degli operai italiani. In terra elvetica fondò con Maria Giudice un giornale rivolto alle donne e ai loro diritti. Nel 1912 si iscrisse al Partito Socialista Italiano e dal 1913 fu vice direttrice de L’Avanti!, direttore l’allora socialista Benito Mussolini. Malelingue, o persone informate alla ricerca di gossip, le attribuirono una relazione sentimentale con il futuro Duce. Allo scoppio della prima guerra mondiale ruppe con Mussolini (favorevole all’entrata in guerra ed espulso dal Paritto Socialista) ed iniziò una campaggna pacifista col motto “guerra alla guerra”. Si trasferì quindi nella neutrale Svezia ed entrò nel Partito Comunista svedese, quindi tornò in Svizzera dove conobbe Lenin. Nuovi gossip le attribuirono una relazione sentimentale con lo stesso Lenin. Protagonista della rivoluzione russa la Balabanoff fu al fianco di Lenin e Trotscky, per poi rompere clamorosamente quando si accorse (con congruo anticipo) l’involuzione della rivoluzione russa con l’avvento di Stalin, da democrazia partecipata a dittatura staliniana. Ricercata dalla polizia fascista, dalla polizia nazista e da quella staliniana, tornò nella neutale Svizzera denunciando le dittature. Si trasferì quindi in Francia ma dovette emigrare con lo scoppio della seconda guerra mondiale, contro la quale si pronunciò. Soggiorno negli Stati Uniti per tutto il perdodo della seconda guerra mondiale. Rientrò in Italia nel 1947, nell’anno della scissione socialista che portò alla nascita del Psli (poi Psdi) di Saragat. Mentre si svolgeva il congresso della scissione (il Psi si fonderà con il Pci nel Fronte Popolare, il Psli di Saragat fece una scissione e decise di allearsi con la Democrazia Cristiana) la Balabanoff prese parola. Esordì dicendo: “io sono russa, io ho combattuto contro ogni forma di dittatura”, tutti si aspettavano il suo passaggio con il Fronte Popolare (Psi-Pci) ma ella aggiunse: “proprio perchè sono russa, non aderirò mai al Fronte Popolare, la falsa democrazia comunista è una ditttatura”. A sorpresa aderì al partito di Saragat. Gli ultrà comunisti (paragonabili agli attuali grillini) le urlarono: “vecchia puttana” le tirarono addosso oggetti, anche una ciabatta, così mi ricordava un allora giovane Aldo Aniasi, partigiano e futuro sindaco di Milano, presente al congresso. Nel 1955 la Balabanoff lasciò il Pdsi denunciando la sua democristianizzazione. Si ritirò a vita privata, salvo ricomparire a sorpresa, quasi centenaria, al congresso di Londra dell’Internazionale socialista del 1962. Comparve a sorpresa, claudicante, al congresso dell’Internazionale Socialista, mentre stava parlando Clement Atlee, leader dei laburisti inglesi, Atlee interruppe il suo discorso e rivolto agli oltre mille delegati provenienti da ogni parte del mondo disse: “compagni silenzio, reverenza per Angelica Balabanoff, entrata in questa sala, in questa sala è entrato il vero socialismo: Angelica Balabanoff”. Considerata un’icona comparve poi al fianco del leader socialista israeliano Ben Gurion a Tel Aviv.
Tornata a Roma, nuovamente a vita privata, fece il suo ultimo intervento pubblico in occasione della nascita del primo centro sinistra (Fanfani/Nenni/Moro). Duramente criticata e minacciata da alcuni faziosi tifosi di ultra sinistra disse: “se qualcuno pensa di spegnere la voce che mai nessun regime (Mussolini, Hitler, Stalin) ha spento, si sbaglia di grosso. Angelica Balabanoff morì in povertà a Roma nel 1965, all’età di 96 anni, il suo cadavere venne ritrovato nella sua casa romana, casa colma di libri ma senza mobili, un letto e una stufetta. Alla memoria di Angelica Balabanoff è stata dedicata una scuola romana, Nel 2015, dopo anni di insistenza e di raccolta firme, da parte di alcuni cittadini, politici (pochi) e giornalisti, il Comune di Milano ha deciso di iscrivere il nome di Angelica Balabanoff nel Pantheon del Cimitero Monumentale.
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