
E’ morto, all’età di 83 anni, Peppino Gagliardi, a darne la notizia è stato Gianni Aterrano, musicista e talent scout napoletano. Massimo Emanuelli, Cesare Borrometi, gli staff di Radio Free Live, Radio Blu Italia, Radio Hemingway e Stazione Universo, i collaboratori della trasmissione Stile italiano la storia della canzone italiana raccontata dai suoi protagonisti, porgono al figlio Massimiliano e ai famigliari le più sentite condoglianze.
Peppino Gagliardi era nato a Napoli il 25 maggio 1940, figlio di un ricco commerciante, iniziò a suonare la fisarmonica da bambino diventano un piccolo prodigio nel suo rione, frequentò il Conservatorio, passò quindi al pianoforte. Sul finire degli anni ’50, ormai adolescente, Peppino fondò un complesso, I Gagliardi, che aggredì il pubblico con la veemenza insita nel nome, il gruppo ottenne molto successo nelle esibizioni dal vivo a Napoli e dintorni. Nel frattempo scrisse le musiche delle sue prime canzoni, a cui abbinò i testi di un suo amico Gaetano Amendola, a volte scritti in napoletano, che sono caratterizzati da una ricercatezza e da una poeticità raffinata. Nel 1959 effettuò la sua prima tourneé all’estero nella vicina Corsica, puntò sulle canzoni in lingua per arrivare ad un’affermazione nazionale. All’inizio degli anni ’60, dopo molta gavetta e serate, Peppino venne scovato dall’etichetta napoletana Zeus. Nel 1962 incise il suo primo 45 giri, A voce ‘e mamma, caratterizzato da un’interpretazione decisamente di rottura per i tempi, il 45 giri però passò inosservato a livello
nazionale. Nel 1963 il primo successo con T’amo e t’amerò, da successo locale il brano diventò improvvisamente un successo regionale e poi nazionale, senza alcuna spinta di majors discografiche, ma solo grazie al passa parola ed all’interessamento dei giovani verso una ritmica d’impatto ed una interpretazione istintiva, ma allo stesso tempo reale e sincera del cantante, coautore anche del brano (anche se firmato dal solo Amendola). Il successo di T’amo e t’amerò fu tale che molti artisti, come Little Tony cercarono di riproporlo ma con risultati artistici decisamente non paragonabili all’originale esecuzione incentrata su una interpretazione e timbrica molto particolare del cantante napoletano. Il successo fu così vasto ed importante da contribuire alla crescita dell’etichetta discografica Zeus, che nel frattempo ingaggiò e fece crescere altri giovani artisti locali, come Massimo Ranieri. Il successo ovviamente attira l’attenzione della maggiori etichette, Peppino riesce a farsi notare da Walter Guerler che rilevò il contratto con la Zeus e lo inserì in una delle più importanti case discografiche dell’epoca, la Jolly. Nel 1963 Peppino partecipò al Festival di Napoli con il brano “Maje”, nel 1964 incise Ascolta mio Dio, Nisciuno ppò capì (presentata anch’essa al Festival di Napoli) e “Mparame a vule’ bene”; interpretò quindi due film musicarelli per la regia di Tullio Piacentini: Questi pazzi, pazzi italiani e 008 Operazione Ritmo. Nel 1965 fu la volta di Questa sera non ho pianto, sempre nel 1965 partecipò al Festival di Sanremo in coppia con Timi Yuro con il brano Ti credo del quale fu anche autore. Il Gagliardi del primo Sanremo presenta un brano di forte impatto emotivo, dalla linea melodica particolare e molto elaborata, decisamente diverso dalle successive manifestazioni, in cui i brani non furono da lui firmati. La sua etichetta discografica tentava di plasmarlo al grande pubblico, quasi censurandolo e limitandone le doti di interprete umorale e allo stesso tempo musicista di strada ma di gran classe. Peppino torna a Sanremo nel 1966 in coppia con Pat Boone con Se tu non fossi qui (canzone, scritta dal maestro Carlo Alberto Rossi), il brano viene interpretato da Gagliardi con il crocifisso in mano, Gagliardi fornisce un’interpretazione quasi “malata”, sporca ma decisamente particolare ed incisiva per l’epoca. Il brano fu poi reinciso, con più successo discografico, da Mina, anche se, a detta dello stesso autore e di molti critici, l’interpretazione del cantante napoletano rimane la migliore.
Peppino partecipa ad altre edizioni del Festival di Napoli: con “Scriveme” (di Murolo) e “Sole malato” (di Pazzaglia e Modugno), “Sotte Stelle” (di Roberto Murolo e Gagliardi) brani incisi su 45 giri. Dal 1965 al 1967 partecipa a tre edizioni consecutive di Un Disco per l’Estate: nel 1965 con Innamorarmi di te, nel 1966 con Voglio sapere e nel 1967 con Ricordati di me ma soltanto nel primo caso entra in finale. E’ comunque un periodo fortunato quello coincidente all’incisione del 45 giri: Ricordati di me” Etichetta DET. 5. Disco per l’Estate 1967. Arrangiamenti e orchestra di Ezio Leoni. Produzione discografiche DET-Cam, via Virgilio, 8 Roma stesso indirizzo di “Sorrisi”, Copertina realizzata da Umberto Iacolucci. Nel 1968, dopo avere cambiato casa discografica ed essere passato alla Det, è ancora in gara a Sanremo in coppia con Carl Earth Kett con Che vale per me, brano scritto dal maestro Carlo Alberto Rossi. Nel 1968 trova nuovamente un discreto successo nazionale con il brano “Che vuole questa musica stasera”, che divenne anche traccia musicale del film “Profumo di donna” di Dino Risi. Particolarità di quest’ultimo brano è anche l’enorme popolarità ottenuta all’estero, soprattutto Giappone, in cui addirittura nel 2004 raggiunse la seconda posizione in classifica, sempre con l’interpretazione originale dell’epoca del cantante napoletano.
Nel 1969 si piazza al terzo posto del Festival di Napoli con “O’ Scugnizzo” ed interpreta altri brani come “Ciento Notte” e “N’angiulillo”.
Torna al grande successo nel 1970 con Settembre, brano
presentato a Un Disco per l’Estate,partecipa quindi a Canzonissima, altri grandi successi sanremesi sono Come le viole (1972, secondo posto) e Come un ragazzino (1973). Fra gli altri suoi successi degli anni ’60 e ’70 ricordiamo: Chi l’ha detto che il mondo sta invecchiando?, Ricordati di me, Tristezze, Che vuole questa musica stasera, Che vale per me, Verrò a chiederti perdono, Sempre domani, T’amo e t’amerò, Dimmi amor, Ascolta mio Dio, Innamorarmi di te, Gocce di mare, Occhi di mare. Nel 1974 è ancora in gara a Un Disco per l’Estate con La mia
poesia, quindi pubblica l’album Vagabondo della verità. Nel 1976 conduce con Bruno Lauzi il programma televisivo Bim bum bam in onda su Rai2 nel 1977 pubblica l’album La musica la gente ed io, quindi si dedica al teatro. Benny Andersson, membro storico e fondatore degli Abba, dichiara di essersi ispirato proprio alla musica di Gagliardi di fine anni ’60 e ed inizio anni ’70.
Nel 1980 Gagliardi pubblica l’album di classici riarrangiati Avrei voluto scriverli io, nel 1981 si trasferisce con la famiglia nelle campagne romane. Nel 1984 esce Io stoo’ cà. Nel 1993 torna a Sanremo con L’alba, cui segue l’album Il viaggio. Negli anni successivi Gagliardi si defila dalla scena musicale italiana, inizia a girare il mondo per proporre la sua musica. Inizia quindi una stretta collaborazione artistica con il figlio Massimiliano che sfocerà nella realizzazione di una raccolta pubblicata nel 2003. Il 15 agosto 2007 si esibisce alla Rotonda Diaz di Napoli al cospetto di 3000 spettatori. Nel 2010 viene insignito dal sindaco di Arzano, dove mosse i suoi primi passi artistici, della cittadinanza onoraria. Il cantante spagnolo Alvar Soler, nonostante la sua giovane età, ha spiegato, nel corso di molte interviste, che tra i suoi cantanti ed autori italiani preferiti vi era Peppino Gagliardi.

