Nasce a Milano il 7 aprile 1972 e sin da bambino respira aria di musica in famiglia, grazie a uno zio, talentuoso chitarrista dilettante. Proprio da quest’ultimo Gianluca, durante gli anni della prima adolescenza, apprende le basi dello strumento e ben presto compone le prime canzoni: quindi si perfeziona con Franco Mussida, lo storico chitarrista della PFM. A vent’anni viene notato dal musicista Massimo Luca, il quale lo porta alla Polygram (oggi Universal) e gli fa firmare il primo contratto discografico. Incoraggiato da questa figura di primo piano nel contesto generale della canzone italiana, Grignani fa il suo debutto ufficiale in pubblico nel novembre del 1994, in occasione di “Sanremo Giovani”, sfida di qualificazione alle finali della categoria “Nuove Proposte” da tenersi nel febbraio successivo. Il brano presentato alla rassegna propedeutica voluta da Pippo Baudo s’intitola “La mia storia tra le dita” ed è molto interessante: le giurie se ne accorgono subito e ammettono il bel ragazzo milanese al Festival del 1995 per il quale, dovendo puntare su un altro inedito, Grignani sceglie una ballata molto malinconica dal titolo “Destinazione Paradiso”. Non vince (è l’anno dei Neri per Caso), ma conquista il pubblico, soprattutto quello delle ragazzine, attratte dal bell’aspetto di questo nuovo cantautore. Infatti le vendite dell’album che contiene la canzone festivaliera sono assai confortanti e si manterranno stabili anche in estate, in virtù di una partecipazione al Festivalbar con “Falco a metà”. Seguono poi due lavori diversi tra loro: “La fabbrica di plastica”, disco “sperimentale” soprattutto dal punto di vista delle sonorità, e “Campi di popcorn”, realizzato interamente nei tre Paesi del Nordamerica (Canada, Stati Uniti e Messico). Nel frattempo l’America Latina è conquistata dal bel Gianluca, accolto trionfalmente in occasione delle serate da lui ivi tenute. Insomma, la via del successo è presa, ma non mancano sbandamenti di sorta a causa del carattere assai scontroso dell’artista, aspetto che contribuirà più degli altri a renderne incostante la gestione dell’attività.
Gianluca Grignani ritorna al Teatro Ariston nel 1999 con “Il giorno perfetto”, ma il successo è tiepido, così come per “Lacrime dalla luna”, in gara nel 2002. Decisamente meglio andrà nell’estate dello stesso 2002 con “L’aiuola”, che diventerà uno dei “tormentoni” vacanzieri del periodo. Nel 2006 la bellissima “Liberi di sognare” non entra in finale al Festival di Sanremo, ma si riscatta grazie alla programmazione radiofonica, mentre la quinta volta del cantautore milanese all’annuale certame canoro ligure è datata 2008: “Cammina nel sole”, però, piace poco.
Segue un periodo di difficoltà, avventure e disavventure personali, ma di tanto in tanto Grignani si riaffaccia in pubblico con qualche canzone nuova, premiata soprattutto dai “fans” storici. A Sanremo l’artista lombardo ritorna, in qualità di concorrente, nel 2015 con “Sogni infranti”, successo decisamente minore rispetto a quelli di una ventina d’anni prima.
Rieccolo al Teatro Ariston otto anni dopo, in questo 2023, con “Quando ti manca il fiato”, canzone dedicata al padre e al rapporto conflittuale vissuto con lui (separato dalla consorte) durante gli anni della gioventù, analisi naturalmente svolta con l’ottica della mezza età appena raggiunta,
Cesare Borrometi