L’ex sindaco Gabriele Albertini torna in politica: pronto a dare una mano a Forza Italia

Il simpaticissimo e preparatissimo ex sindaco di Milano Gabriele Albertini potrebbe rientrare in Forza Italia. Albertini ha governato benissimo Milano dal 1997 al 2006, “amministratore di condominio si definì” totalmente pur scelto da Silvio Berlusconi, Albertini fu totalmente indipendente dai partiti della sua coalizione e nelle scelte strategiche (anche in ruoli minori) premiò sempre il merito e non la cortigianeria politica (ne so qualcosa anche io, l’ex assessore Giorgio Goggi ed altre persone “tecniche” che nulla a che vedere avevano con il centrodestra, ma che Albertini volle nei propri settori di appartenenza. Più di una volta il sindaco si scontrò con Forza Italia, con la Lega e con l’allora Alleanza Nazionale, logicamente rispondeva ai cittadini e non ai partiti. In occasione della seconda candidatura decise di non fare campagna elettorale e fu rieletto al primo turno, i risultati parlavano da soli, non c’era bisogno di fare campagna elettorale… Con Albertini Milano (dopo i quattro anni di immobilismo della giunta Formentini) fece un grande balzo in avanti, le grandi opere con zero avvisi di garanzia, i rapporti virtuosi con la società civile. Albertini ha cambiato la macchina comunale, ho avviato la privatizzazione delle aziende, ha promosso gli investimenti immobiliari per rigenerare la città, ha rilanciato le metropolitane, ha ristrutturato il teatro alla Scala, la centrale termica computerizzata, la centrale operativa per il traffico, i tre depuratori, il termovalorizzatore, la cablatura della città, il passante ferroviario, il polo di Rho-Pero della Fiera, il teatro degli Arcimboldi.

E pensare che all’inizio, quando circolò per la prima volta la sua candidatura Albertini era riluttante. Come era titubante anche io, che con la storia del centrodestra ma anche dell’attuale centrosinistra, non c’entro nulla… Racconto un episodio piccolo che mi riguarda ma soprattutto il perché lo stesso Albertini era all’inizio non voleva candidarsi e come Berlusconi riuscì a fargli cambiare idea (e lo stesso Albertini riuscì a fare cambiare idea a me riluttante nell’accettare un piccolo incarico amministrativo-didattico). Mi ha raccontato Albertini nel corso di un’intervista che mi concesse (dalla quale emerge anche la simpatia e lo humor dell’ex primo cittadino) che Berlusconi riuscì a fargli cambiare idea, vita e lavoro:

“Gli avevo mandato un fax in cui spiegavo ‘con rammarico’ per la quarta volta – era il 28 febbraio del ’97 – che esprimevo ‘la mia inadeguatezza al ruolo’, motivata da una scarsa propensione alla mediazione. Berlusconi mi chiama e con un tono sconfortato mi dice ‘sono demoralizzato, penso di dimettermi anch’io, perché se non trovo un imprenditore come lei per guidare Milano, regalo alla sinistra anche Rete 4’. Lei – aggiungeva Berlusconi – non è solo un imprenditore, ‘è anche presidente della più importante categoria dell’industria, vuol dire che lei crede nei valori dell’impresa. E allora come fa a dire no, le offro un’opportunità straordinaria: poter portare quel modo di agire, i valori dell’imprenditorialità nella nostra città. Il comune è una grande impresa di servizi’. A quel punto ho dovuto capitolare”.

Questione molto piccola invece la mia nomina nel cda della più antica scuola civica di Milano, dissi al sindaco “guardi che lei ha sbagliato persona, io sono un socialista anarcoide non ho nulla a che vedere con il centrodestra e con il centrosinistra”. Albertini mi rispose: “e chissenefrega, lei lavori per il bene della scuola e della città e dimostri che è capace di governare, non come qualcuno che sta all’opposizione anche quando governa”. Io vinsi parzialmente la mia titubanza, ma poi, dopo avere ascoltato il racconto inerente Berlusconi ed Albertini, capitolai anche io. Con Albertini ho governato senza alcun problema per anni.

Finito il mandato Albertini, che credo non sia mai stato iscritto a Forza Italia, aderì a Scelta Civica, io ripresi a fare l’insegnante (cosa che ho sempre continuato a fare, a differenza di altri docenti imboscati in politica…) e il giornalista, libero battitore, a volte andando fuori dalle righe stile Gianfranco Funari, nelle istituzioni però non lo feci mai.

A Palazzo Marino si sono alternati tre sindaci: Letizia Moratti, Giuliano Pisapia e Beppe Sala. Non ho mai litigato con Letizia Moratti (di lei si può dire di tutto e il contrario di tutto, ma è una donna che lavora tantissimo e che sa il fatto suo) semmai alcuni problemi li ebbe con Vittorio Sgarbi, io avevo lasciato l’incarico nel cda, così anche in occasione delle ultime regionali, qualcuno del suo staff decise di farle perdere voti, non certo io… Giuliano Pisapia è il sindaco di Milano (li ho conosciuti tutti personalmente da Aldo Aniasi a Sala) che ho conosciuto di meno, ci siamo visti tre volte (due per altrettante interviste, una recentemente ad un dibattito organizzato da Daniela Mainini). Durante gli anni della giunta Pisapia era spesso fuori Milano per ragioni di lavoro e non avendo seguito come giornalista i lavori del consiglio comunale e della giunta non ho elementi di giudizio, anche se, proprio in occasione del nostro ultimo incontro il 26 settembre 2023, Pisapia fu affabile e cordiale con me. E che dire dell’attuale sindaco Beppe Sala? Troppe persone (cittadini, anche suoi elettori) che non saprebbero fare una O con il bicchiere lo criticano, pare che lo sport preferito dai milanesi sia ormai attaccare Sala. Fare il sindaco di Milano (possono confermare tutti gli altri ex sindaci e chi non è fazioso) è una delle cose più difficili che ci sia in Italia, più difficile, a parer mio, del fare il ministro. Coerentemente, e paradossalmente, devo spesso difendere Sala in radio e in pubblico. Della persona Sala non posso che dire bene, del politico Sala la penso come Albertini: “fra i miei successori quello che vedo più vicino a me, per l’impronta manageriale, è Sala anche se è condizionato e zavorrato da alcuni politici estremisti e talebani”. A parer mio Sala ha avuto solo una piccola colpa: non essere stato quell’Albertini di sinistra che alcuni speravano, ed essere condizionato nelle scelte amministrative da partiti e persone politiche, cosa che egli stesso, con onestà intellettuale, ha confermato durante un’intervista.

Tornando ad Albertini, a parer mio una Forza Italia (ridotta, sondaggi alla mano) al minimo storico, non potrebbe che giovarsi arruolando Albertini, sempre ammesso che Albertini dica di si, già alle elezioni comunali del 2021 vi fu un valzer di ben 21 candidati di centrodestra, uno peggio dell’altro, eccezion fatta per Albertini e, a parer mio, di un altro, anche se alcuni esponenti di Forza Italia mi hanno detto che sbagliai clamorosamente io a strizzare l’occhio ad un altro candidato (io ho il dubbio nel mio Dna e mi sto domando ma se avessero avuto ragione i forzisti?). Ma Albertini era indiscutibile, al di sopra e al di fuori delle parti, alla fine non accettò lui.

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