Applausi e commozione in occasione dei funerali dell’ex sindaco socialista di Milano, dal 1986 al 1992, Paolo Pillitteri. Alla messa che si è tenuta questa mattina a Milano nella chiesa di Santa Maria del Suffragio di corso Ventidue Marzo. Presenti parenti, ex sindaci, compagni socialisti e la cittadinanza. Torno ancora una voltra sul Paolo Pillitteri uomo di cultura, intellettuale, giornalista, cinefilo, animatore culturale.
Fu proprio Paolo Pillitteri ad iniziarmi al cinema, al giornalismo, alla cultura, negli anni ’80, non era ancora sindaco ma docente, giornalista, regista. Un giorno fra una chiacchera e uno scritto sul cinema e sullo spettacolo mi parlò del suo primo incontro con Bettino Craxi: “gli dissi che volevo fare il regista: il cinema è tutto”, lui rispose: “no, la politica è tutto.” Ricordo anche alcune occasioni quando, diventato sindaco, ebbe posizioni autonome da Craxi, lo hanno ricordato anche Claudio Martelli e pochi altri che lo hanno conosciuto bene. Socialista autonomista, ma sempre pronto a confrontarsi con chi non la pensava come lui, nel partito e anche in altri partiti, un vero socialista democratico. Io ero allora molto giovane, il primo impatto fu strettamente culturale, didattico, poi, paradossi della piccola storia, io socialista anarcoide mi trovavo più a mio agio nella corrente pillitteriana rispetto ad altre correnti. Ricordo quando, in occasione della campagna elettorale del 1990, io refrattario a candidature politiche fui convinto da Paolo a candidarmi in consiglio di quartiere. Pillitteri fra il serio e il faceto, una delle sue grandi doti, mi disse: “il cinema e la politica sono tutto, studia sempre la storia ma inizia anche a studiare da sindaco.” Io continuavo ad insegnare, a scrivere di storia, ad occuparmi di cultura. Non mi sentivo all’altezza data la mia allora giovane età e data la complessità di una città come Milano. Molti anni dopo, quando fu il mio condirettore al quotidiano L’Opinione delle Libertà gli ricordai quell’episodio e lui, sono certo stavolta non ironizzava, disse: “ma ti rendi conto i problemi che ti facevi? Abbiamo ministri rispetto ai quali tu saresti Winston Churcill, consiglieri comunali giovani e non ai quali avresti dato le piste, allora e a maggior ragione oggi.” Io comunque, come lo stesso Paolo, non ho mai voluto riciclarmi, nonostante alcune offerte, nei partiti della seconda Repubblica, lavoravo da quando avevo 14 anni, un lavoro l’ho sempre avuto, la politica era diventata l’arte dei nullafacenti, il lavoro di coloro che non avevano le non hanno un lavoro. Nel 2001 pubblicai il primo libro sui sindaci di Milano del dopoguerra (credo fosse il mio nono libro), scrivere, parlare in radio, insegnare è il mio mestiere. A dire il vero però mi candidai Sindaco di Milano con una lista civica contro tutti (e quando dico tutti è tutti, il Partito Socialista non si era presentato), non ebbi molta fortuna e fui boicottato non certo da Paolo, che mi incoraggiò, nè da altri politici, ma da alcuni traditori (li ebbi anche io) e infiltrati, oltre che da un paio di socialisti che, in dissenso con la linea ufficiale del partito fecero un’altra lista. Io tornai alle mie ricerche, all’insegnamento, alla radio, ai libri, al giornalismo, impegni che non avevo mai lasciato nemmeno nel mese della campagna elettorale. Negli ultimi anni ci ci ritrovava in amicizia, a convegni dell’Istituto Saragat, del Circolo De Amicis, in trasmissioni radiofoniche e televisive. Ricordo gli ultimi incontri organizzati al Circolo al Circolo De Amicis, Pillitteri era come al solito entusiasta nel ricordare grandi figure storiche del nostro passato artistico e politico. Poi mi ribadì una frase “non permettere agli altri di riscrivere la nostra storia”, cosa che farò fin quando potrò vivere. Anche oggi ahimé ho letto (a dire il vero su due sole testate) un falso storico e cose non rispondenti al vero. Mi impegno fin d’ora, con altri amici e compagni, a ricordare Paolo Pillitteri uomo di cultura. Nessun sindaco, né prima né dopo Pillitteri, ha prodotto un così alto numero di libri, iniziative editoriali e culturali e lavorato per la cultura a Milano quanto Paolo Pillitteri. Sempre Paolo Pillitteri moltissimi anni fa mi ricordava una frase di Gino Cassinis, sindaco di Milano all’inizio degli anni ’60, Rettore del Politecnico: “un sindaco può fare miracoli, ma non può alzare nemmeno di un millimetro lo spessore culturale e politico dei suoi consiglieri ed assessori”. Pillitteri fu scelto quale assessore alla cultura da un altro grande sindaco di Milano, Aldo Aniasi, e, a sua volta, eletto sindaco, seppe scegliere bene in merito agli assessori alla cultura, direttori di teatri ed enti culturali, occupandosene in prima persona.
La Milano di Pillitteri non aveva le sacche di povertà che ha la Milano attuale, si interessava anche agli ultimi, guardando comunuque al futuro, la città non era così insicura (sia chiaro l’insicurezza aumentò a dismisura anche quando governò pur con l’ottimo Albertini che, a parer mio sbagliò un solo assessore e che aveva un vicesindaco che continuava soltanto a condannare l’insicurezza cittadina (come fece poi in Regione) pur occupandosi di sicurezza… Il problema della sicurezza esiste, l’attuale sinistra deve affontarlo in maniera totalmente diversa, ma il centrodestra la deve smettere di fare credere che in caso di governo loro sparisca la questione sicurezza, i risultati dei governi locali e dell’attuale governo nazionale di centrodestra attestano l’aumento del numero dei migranti…
Tornando a Paolo Pillitteri la sua scomparsa per me avendo in primis un rapporto culturale che esulava e veniva ancor prima della politica, ha riaperto la questione socialista. Oggi Pillitteri è rivalutato post mortem, ma prima o poi andrà riaperta la questione socialista, anche se vedo una parte della sinistra è oggi meno giustizialista, e una destra che plaudiva all’operato dei magistrati, agitava cappi, massacrava verbalmente i socialisti solo quando i magistrati hanno iniziato ad agire (a ragione o a torto nei loro confronti) ha cambiato radicalmente idea. La Milano di Pillitteri (e l’Italia di Craxi) pur con alleanze diverse (nazionale pentartito, comunale rosso-verde) non era supina alla cementificazione, agli interessi economici europei, alle Banche, alle grandi speculazioni finanziarie. Però continuo a non capire la differenza fra il governo Meloni e i governi Draghi, Monti, Letta, Conte, Prodi, Renzi….Milano? Come diceva Indro Montanelli “nella sua storia ha sempre saputo scegliere se non il meglio almeno il meno peggio” lui lo diceva da Maria Teresa d’Austria in poi, io, tesi di fondo di molti miei scritti, dalla seconda Repubblica in poi. Ancora oggi non oso immaginare (pur con diverse pecche di alcuni sindaci) cosa sarebbe stata la città nelle mani dei vari Fumagalli, Antoniazzi (chi li ricorda), Carneade chi era costui..?), Ferrante, bis di Moratti, Stefano Parisi o Luca Bernardo. Aveva ragione Montanelli a Milano prevale il meno peggio, le elezioni 2027 sono lontano ma i milanesi, che strani sono, guardano anche e soprattutto al candidato sindaco e non ai partiti, certo i migliori sindaci di Milano sono stati dal 1945 al 1992 di area socialista, ed anche dopo Tangentopoli primo cittadino del capoluogo ambrosiano è stato eletto colui che, seppur lontanamente, si avvicinava al riformismo socialista. E comunque nessun sindaco di Milano e ministro della seconda Repubblica ha mai prodotto una bibliografia così vasta come quella di Paolo Pillitteri. E non vanno dimenticati gli innumerevoli interventi a trasmissioni radiofoniche e televisive oltre alle conduzioni di programmi su radio e tv locali inerenti il cinema, la politica (da analista nella seconda parte della sua vita), le sue amate Milano e Postalesio, e gli innumerevoli articoli pubblicati su L’Avanti! e L’Opinione delle Libertà. Sempre molto attuali. Infine la sceneggiatura del programma radiofonico su Personaggi politici del ‘900 a cura di Maria Elisabetta Viviani dedicato ad Anna Kuliscioff per la regia di Alberto Buscaglia, con Andrea Jonasson e Ruggero De Daninos, Giuseppe Saragat di Raffaello Uboldi con Ivo Garrani per la regia di Massimo Scaglione.
Ampiamente riduttivo ricordarlo come il cognato di craxi, riduttivo anche menzionarlo come il sindaco della ” Milano da bere”. Grande intellettuale , uno dei massimi esperti italiani di cinema, autorevolissima figura di riformista che ha sempre cercato l’unità’ a sinistra tanto che di fatto fu lui a ” battezzare” la giunta di sinistra degli anni ’70 con sindaco Aniasi e la giunta rosso-verde del 1987. Ho sempre apprezzato il grande stile con cui è’ uscito dalla scena politica a che conta e l’essere sempre stato coerente con i principi di fondo della sua azione politica. Grave, grave perdita!!!!























