Ci ha lasciato il professor Lucio Villari, storico e accademico, già docente di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Roma III, spaziò dal Settecento al Novecento, autore di una trentina di libri storici, fra i quali ricordo: Il pensiero economico di Antonio Genovesi, Per una biografia di Luigi Einaudi, Storia universale illustrata, Confini e deserti. Storie del nostro tempo, Brescia, Shakespeare & Company, Settecento adieu. Dall’illuminismo alla Rivoluzione, La rivoluzione francese raccontata da Lucio Villari, Romanticismo e tempo dell’industria. Letteratura, libertà e macchine nell’Italia dell’Ottocento, Niccolò Machiavelli, Il Risorgimento. Storia, documenti, testimonianze, Italiani. Storia e storie di un popolo dal 1861 ad oggi (scritto con Corrado Augias). Con il fratello Rosario aveva scritto un manuale di storia per le scuola dal titolo La società nella storia. Corso di storia per la scuola media inferiore, pubblicato alla fine degli anni Settanta.
Villari ha collaborato con Rai Storia e con vari quotidiani, in particolare con La Repubblica, per la quale ha sviluppato analisi storiche di grande spessore. La sua capacità di rendere comprensibili temi complessi ha fatto di lui una figura di riferimento per il pubblico di tutte le età. Villari ha formato generazioni di storici, è stato un punto di riferimento per l’insegnamento della storia, i suoi libri sono stati studiati da decine di migliaia di studenti. Con le sue trasmissioni ha contribuito a diffondere la passione per la storia e a stimolare il dibattito culturale.
La sua opera più nota, il manuale “La società nella storia. Corso di storia per la scuola media inferiore”, scritto in collaborazione con il fratello Rosario, ha accompagnato lo studio di intere generazioni di studenti, diventando un punto di riferimento per l’insegnamento della storia nelle scuole italiane.
Il caro Lucio Villari comparve nella prima puntata di Cari amici vicini e lontani, 30 ottobre 1984, per parlare della ‘guerra delle onde’, mentre a Torino si stava per inaugurare la mostra per i 60 anni della Radio italiana, curata da Franco Monteleone e Guido Crainz, anche loro ospiti della puntata. E ho detto tutto…! Così lo ricorda giustamente Enrico Salvatori, sentirò anche i ricordi di Denis Gianniberti e di Renzo Arbore stesso.
Giovanissimo io avevo seguito alcune sue lezioni di metodologia storica nel mio breve periodo romano, lo ricordo come persona affabile e disponibile, come tutti i grandi non aveva bisogno di far pesare la sua grandezza. Si parlò anche di “storia minima” cioè quella storia nascosta dai vincitori, quella non delle grandi istituzioni e movimenti, lo ricordo con Renzo Arbore. Indirettamente grazie a lui, ma soprattutto a Gigi Vesigna, Paolo Pillitteri e, ultimamente ad Umberto Broccoli, iniziai a scrivere di spettacolo. Villari, come i succitati miei maestri, aveva il pregio di rendere comprensibili temi complessi, senza paroloni e frasi per gli addetti ai lavori, sapeva inoltre parlare (cosa rara per un docente) in radio e in televisione senza essere prolisso e facendosi capire. Una curiosità: Lucio Villari aveva anche fatto l’attore, interpretando se stesso nel film La terrazza di Ettore Scola.
R.I.P. Prof. Villari, ti voglio così ricordare.
Non sono mai i grandi a fare pesare la propria grandezza ma le nullità. Lo sapevo e ne ho conferma in questi giorni. E’ uscito il mio venticinquesimo libro (seppur al momento in versione ebook) tutti rigorosamente storici. Rivendico nuovamente alcune cose:
1 Non sono un dj come qualcuno mi ha definito (sarebbe un’offesa per i miei amici dj) e non mi definisco nemmeno un grande della radio (come sostengono alcuni), semmai una meteora locale e non bravo.
2 Ho sempre fatto il professore insegnando varie materie ma tutte ad indirizzo storico: storia contemporanea, storia della letteratura italiana, storia dello spettacolo.
3 Sono stato il primo (scusate anzi il terzo, il primo fu Gigi Vesigna, il secondo Claudio Cecchetto) a scrivere su giornali e riviste specializzate di radio locali.
4 Sono stato il primo ad intervistare i radiofonici nell’ambito della rubrica radiofonica L’angolo della scuola in onda per 32 anni, o forse, più. Qui mi ero sbagliato dicendo che è stato un altro ad iniziare ad intervistare i radiofonici, invece, pur nell’ambito de L’angolo della scuola, sono stato io il primo, poi chi si arroga questo diritto non ha mai ammesso pubblicamente che lo spunto gli è venuto da me…
Come si dice a Milano: “Ofelè fa el to mesté!”
Non mi paragono certo a Lucio Villari (sarei come i matti che si credono Napoleone) ma credo di avere realizzato a livello storico qualcosa in più di questi tre personaggini: (su centinaia di grandi radiofonici, educati, non montati, perbene, che leggono) uno con la terza media, un altro con il liceo scientifico, un terzo non so quali titoli di studio abbia. Non è un discorso classista, è solo per precisare che due radiofonici (nei confronti di uno ho dato mandato al mio legale di agire nei suoi confronti, sull’altro sta verificando se vi siano i presupposti) e un radiofonico poi televisivo ultralocali (quest’ultimo approdato in Rai in ruolo marginale e si lamenta, ma anche la politica ha un limite è un mediocre, ringrazi chi lo ha messo li invece di sputare nel piatto dove mangia) sono proprio esaltati, sconfinano in campi non loro, e, nonostante il loro scodinzolare dietro ai potenti non ottengono ciò che vogliono. Sia chiaro fra i tre il meno peggio è colui che è a Rai3 seppur in ruolo marginale, il diploma ce l’ha, poi ripeto affari del partito che l’ha lottizzato se non lo hanno messo a condurre al posto di Vespa, come lui vorrebbe o non gli hanno affidato un programma suo. E ad ogni modo io so perché, ho cercato di spiegarglielo ma egli, preso dal proprio ego, parla e scrive ma non legge e non ascolta.



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