Paolo Pirovano, Telenova, già segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Milano e New York, i post puerili di politici e tifosi di partiti politici

Mi sono confrontato con Paolo Pirovano già segretario nazionale dell’Ordine dei giornalisti su vari tempi: radio e tv locali, giornalismo sportivo, Milano e le grandi città del mondo.

Premesso che da anni non seguo il calcio (sono rimasto a Maradona e Schillaci, che i millennials però non conoscono ahah), Pirovano che è un serio professionista giustamente denotava che un bravo giornalista non dovrebbe tifare. Spesso – diceva sempre lo stesso Pirovano, viene scambiato per milanista dagli juventini, interista dagli juventini, juventino dagli interisti ecc. Mi sono permesso di dirgli che capita anche a me con la politica, vengo a volte etichettato come piddino, grillino, leghista, forzista, ultimamente anche come meloniano ecc. Io attacco tutti perché vedo troppe cose brutte, sporche e dannose per i cittadini, in me vi è ancora lo spirito funariano, comunque plaudo le poche volte che vedo qualche politico lavorare bene.

Oggi in Italia non esiste il giornalismo ma lo schierantismo, a parte Pirovano ed altri bravissimi colleghi di tv e radio locali, tutti gli altri giornalisti italiani che vedo in tv nei talk e a condurre sono schierati, appena li vedo o li sento so già cosa diranno: chi a destra, chi a sinistra, chi al centro, chi con i 5Stelle ecc. Fanno eccezione soltanto Enrico Mentana e Sigfrido Ranucci, gli unici obiettivi. Poi analfabeti politici e letterari di destra, violenti verbalmente sostengono che i due suddetti siano di sinistra. Sigfrido Ranucci ha anche attaccato la sinistra, ma i destri ignoranti non lo capiscono, sia chiaro i sinistri sono più colti ma mi fanno arrabbiare ancora di più, perché quando sento la loro faziosità e gli slogan (presi dai politici, lo stesso però accade con i destri) mi adiro. Nell’ultima puntata di Report mi è stato segnalato che è stato attaccato, guarderò il servizio, Vincenzo De Luca. Ecco fra le tante etichette che mi hanno appioppato vi è quella dell’esponente del Pd della corrente di De Luca in Lombardia. A parte che io non sono del Pd, prego i coordinatori lombardi e milanesi del Pd di confermare ciò, poi non mi risulta vi sia a Milano una corrente De Luca…. Certo non ho mai nascosto le mie simpatie umane (non politiche) per De Luca sia per la cultura, l’umorismo e, soprattutto perché, come me, è critico con tutti, anche con il suo partito.

Il mio partito quale è? Non esiste più, esisteva in passato, oggi di fatto, non esiste più, relegato a percentuali (soprattutto a Milano) da prefisso telefonico, pertanto mi trovo nella rarissima posizione del non tifoso, facendo un paragone storico il mio fu partito è da considerare come il partito dei Guelfi, non esistono più nemmeno i ghibellini ahah e, ancora, con un paragone calcistico, è come la Pro Vercelli gloriosissima squadra vincitrice di 7 scudetti oggi in terza divisione…

La mia storia a Milano la conoscono tutti coloro che sono un pochino informati, che leggono e che abbiano un minimo di senso civico e non in preda ad analfabetismo letterario e politico.

Con Pirovano, che il 22 novembre p.v sarà premiato a Milano per la sua longeva attività giornalistica, abbiamo parlato anche della nostra Milano, come è cambiata negli ultimi 50 anni, della rubrica Gente di Lombardia, continuazione ideale di Storie di Lombardia di Roberto Marelli, e della mia Ritratti milanesi e lombardi, presto andrà in onda questa intervista e anche quella con Roberto Marelli.

Come sono pronto a condannare i post dI ritratti milanesi di Massimo Emanuelli.eliranti di leoni da tastiera di destra (violenti verbalmente, analfabeti politicamente e anche dal punto di vista letterario), così non condivido i post inneggianti dei sinistri per la vittoria a New York. New York non è Milano, già ogni città e Regione italiana è una partita a parte, figuriamoci gli Usa. Inneggiare alla vittoria del neo sindaco di New York lo trovo infantile, e, datemi del qualunquista, non sono cazzi nostri, così altrettanto non dico infantile ma autolesionista è scaldarci su temi come Palestrina ed Israele, non sono temi che appassionano la cittadinanza, a parte alcuni esaltati che poi credo non votino: piazze piene urne vuote diceva il vecchio e caro Pietro Nenni.

Ho conosciuto personalmente tutti i sindaci di Milano da Aldo Aniasi a Beppe Sala, per venticinque anni sono stato cronista a Palazzo Marino (sede del Comune), ho scritto un libro sulla storia di Milano del dopoguerra attraverso i sindaci e i consiglieri comunali, sono stato candidato sindaco di Milano nel 2016 (senza avere fortuna, anche se in tanti oggi mi danno ragione, la ragione allora aveva torto…) con l’unica lista di cittadini senza partiti e movimenti politici fra le scatole. Un pochino me ne intendo a differenze dei non residenti in Milano e dei vari tifosi (che brutta cosa il tifo) io analizzo. Penso che non solo sulla questione dello Stadio di San Siro ma anche su almeno altre dieci questioni il sedicente centrosinistra abbia voluto regalare la vittoria al centrodestra. Sia chiaro il corpo elettorale è cambiato negli ultimi anni, posso sbagliare anche io (di solito però ho sempre indovinato dal 1993 in poi chi vince le elezioni a Milano), i destri non mi scambino per un loro supporter e i sinistri per un loro avversario. Io analizzo non tifo, ho in mente un detto popolare milanese “chi volta el cuu a Milan volta el cuu al pan”. Aspetto comunque di sapere chi saranno i candidati sindaco non solo dei due schieramenti ma anche alternativi (altra questione inspiegabile perché il corpo elettorale guarda sempre a due candidati e mai a quelli alternativi che spesso sono tanti), cosa che fino al 2021 i milanesi hanno fatto. Certo è che non dimenticherò nulla, non solo l’operato del sindaco Sala, del quale, come persona, non posso che dire bene, come di molti politici di ogni colore, altra cosa le critiche politiche, ma mi ricorderò anche tutti i consiglieri che hanno approvato o non approvato con il loro voto certe scelte.

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