Piero Mazzarella intervista di Massimo Emanuelli

 

Piero Mazzarella

CHAPLIN DEI NAVIGLI, MENEGHINO A VITA

di Massimo Emanuelli

L’Opinione delle Libertà

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Piero Mazzarella ha passato la vita a teatro, ma, questa la chicca, ha fatto anche televisione, seppur per un brevissimo periodo. Nel 1965 ha partecipato al programma Le nostre serate condotto da Giorgio Gaber, nel 1978 a Telemilano 58, l’antenata di Canale5 andavano in onda le commedie teatrali di Mazzarella. Sempre da Telemilano 58  il mercoledì sera Piero Mazzarella conduceva un salotto intitolato Milan in ca, nel quale ospitava personaggi dello spettacolo meneghino, o comunque legati a Milano, ma anche cittadini anonimi. Nel 1985 Mazzarella è fra gli interpreti di GRAND’HOTEL su Canale5. Piero Mazzarella una vita in teatro ha sempre rinunciato alla tv salvo queste sporadiche eccezioni.


piero 1Piero Mazzarella nasce a Caresana, in provincia di Vercelli, il 2 marzo 1928, figlio d’arte, i genitori avevano una compagnia itinerante. La madre era una milanese primattrice nella compagnia di Ferravilla, il padre Saro, di origini siciliane, era capocomico nella compagnia di Angelo Musco. “Sono nato in un paese che non ho mai visto, i miei genitori giravano di notte sui carri tirati dai cavalli e andavano in provincia a lavorare. A sei giorni di vita arriva a Milano, a dieci anni la prima grande parte nel ruolo femminile di Cosetta ne I miserabili di Victor Hugo nella compagnia dei genitori, per sopperire all’improvvisa assenza di una giovane attrice.
Nel dopoguerra Mazzarella si svincola dalla compagnia famigliare: “uomo di teatro come sono, mi accorsi per prima cosa che il pubblico era affamato di divertimento”; recita nella rivista, nell’avanspettacolo e nel teatro di prosa, esordio al cinema-teatro Italia di Milano, poi in diverse località italiane: “col teatro leggero di rivista ho scavalcato tutte le montagne della Penisola”. Nel 1951 al Teatro Alcione di Milano Piero presenta per la prima volta il personaggio di Tecoppa, conosce l’attrice diciasettenne Marisa Monzelli (Marisa Marwill), con la quale si sposa. Marisa da alla luce due figli, Barbara e Riccardo. Nel 1957, dopo soli cinque anni Piero Mazzarella resterà vedovo: la moglie muore in un incidente stradale. “Guardando con paura ai miei due figli, rimasti senza madre, non me la sentii di riprendere a girare per l’Italia, scelsi di lavorare solo sulla piazza milanese. Nel 1959 incontrai Edgar Biraghi, grande impresario teatrale, che mi offrì di lavorare al Teatro Olimpia. Feci l’ultima recita in questo teatro, che poi venne trasformato in un magazzino Standa, quindi accettai l’invito rivolto da Biraghi di specializzarmi nel teatro dialettale” dapprima è al Sant’Erasmo, quindi al Teatro Gerolamo dove, a partire dal 1958, si afferma definitivamente come mattatore comico della Compagnia Stabile Milanese.
Mazzarella lavora con il Piccolo Teatro in El nos Milan di Giorgio Strehler (interpreta Peppon, il brumista che uccide l’amante della figlia, al suo fianco recitano Tino Carraro e Valentina Fortunato) e interpreta L’eredità del Felis. Nel 1963 vince il Saint Vincent Maschera d’Oro per lo spettacolo El rico de Porta Garibaldi, El nos Milan viene recitato con successo a Parigi, vince i premi San Genesio e Obrazov per L’eredità del felis, e il premio Illica.
Gianfranco Crespi, Presidente del Circolo Meneghino e Cecca, e futuro assessore del Comune di Milano, nomina Piero Mazzarella “Meneghino a vita”
In tutti gli anni di lavoro al Gerolamo Piero è riuscito a resuscitare la tradizione meneghina, restituendo al pubblico, con il timbro inconfondibile della sua voce roca, il sapore di una perduta milanesità. Piero si è specializzato nel personaggio ferravilliano Tecoppa. Negli anni ’70 presenta spettacoli itineranti per Milano e provincia. Autore di numerose pochades, Mazzarella attinge l’ispirazione al mondo degli umili e ad un sentimentalismo facile, ma sempre corretto dall’ironia. I suoi personaggi preferiti (operai, sartine, portinaie, pensionati) sono il proseguimento ideale delle caratterizzazioni create da Edoardo Ferravilla. Mazzarella interpreta testi scritti per lui da Rino Silveri, suo fratello, testi di classici milanesi, italiani e stranieri. Il decennio è caratterizzato da molte esibizioni fuori Milano, e dall’abbandono del Teatro Gerolamo, Mazzarella se ne va dopo dieci anni di onorato servizio, senza drammi o parole grosse, da buon amico, civilmente, accostando la porta. Il 7 dicembre 1974 l’allora sindaco di Milano Aldo Aniasi conferì a Piero Mazzarella la benemerenza civica (medaglia d’oro) del Comune di Milano. Quando tornerà a Milano reciterà al Teatro Renato Simoni di Via Manzoni, rappresenterà almeno una volta all’anno il Tecoppa. La politica del decentramento artistico è un “Credo” di Piero che diventa l’attore che a Milano incassa di più. Mazzarella è attivo anche in radio, con “pezzi” che vanno in onda la domenica mattina, incontri con il pubblico nei rari giorni di riposo, manifestazioni ufficiali per il Carnevale Ambrosiano ed altre feste cittadine.
Sul finire degli anni ’70 si esibisce stabilmente al Teatro San Calimero, una sala di 280 posti nascosta fra le pieghe della città, nell’omonima stradina fra via Santa Sofia e l’ospedale Gaetano Pini, nato originariamente come Teatro Fiammetta ed ospitante spettacoli per ragazzi. Il teatro di via San Calimero ospiterà la compagnia dialettale di Mazzarella, che vi metterà radici ed allestirà, con il fratello ben 500 spettacoli, tra cui una nuova imponente versione de I miserabili (40 attori per cinque ore di spettacolo).   Nel 1985 uno sporadico rientro in televisione con GRAND’HOTEL su Canale 5, Mazzarella interpreta l’industriale brianzolo, lavorano con lui Massimo Ciavarro, Enzo Paolo Turchi, Gegia, Mauro Di Francesco, Anna Mazzamauro, Cristina Moffa, Ciccio Ingrassia, Franco Franchi, Andrea Roncato, Carmen Russo.
PIERO 7E’ impossibile ricordare in questo limitato spazio tutti gli spettacoli interpretati da Piero Mazzarella, mi limito pertanto a menzionare quelli di cui ho un ricordo diretto od indiretto. Nella stagione 1992/93 porta sulle scene del Teatro Ariberto, in via Daniele Crespi, nuova sede della compagnia, Lulù di Bertolazzi, Fraa Giacomo di Rino Silveri. Nel 1994 Mazzarella ha un nuovo teatro stabile: il Teatro della XIV di Via Oglio, sala con una capienza di 400 posti, qui porta in scena per parecchie stagioni moltissimi spettacoli fra i quali ricordiamo: La rava e la fava di Rino Silveri, La locandiera di Goldoni, L’uomo, la bestia e la virtù di Pirandello, Viv con duu ghej di Rino Silveri, Ca’ de ringhera di Jacopo Rodi, Tecoppa che fadiga minga lavorà!. Nel 1993 è protagonista de La tempesta di Emilio Tadini al Salone Pier Lombardo.
Nel 1998 si esibisce al Teatro Franco Parenti in Dammatrà di Carlo Maria Pensa, cioè “dammi retta”, come si dice in milanese per chiedere ascolto. Mazzarella interpreta un vecchio custode di un glorioso teatro milanese, che deve essere demolito per far posto ad un garage. Nell’ultima notte, davanti ad un pubblico occasionale, racconta la sua storia e quella del “suo” teatro, e interpreta i più grandi personaggi shakesperiani: Falstaff, Otello, Re Lear. “Dammatrà è come Amarcord per Fellini” spiega Mazzarella.
Dalla distanza dei suoi cinquanta anni dedica il lavoro ai giovani “perché conoscano l’emozione, l’odore, la storia del teatro. Sono conosciuto e spesso liquidato come un attore del vernacolo milanese. Vecchia storia. Io sono un attore e basta. E recito anche in milanese, con la sala piena. Quella di Dammatrà è una storia semplice, “una faticaccia da interpretare, quasi un’ora e mezza in scena, ma il teatro è fatto di sudore, almeno il teatro che conosco io, che non mendica ne protezioni, ne denaro, ne applausi”. La vicenda della demolizione del teatro è un triste presago di quanto accadrà nel 1999 quando le ruspe cancellano il San Calimero: “noi siamo rimasti dodici anni al San Calimero e quattordici al Gerolamo – ricorda con voce adombrata dall’irritazione – oggi il Gerolamo è crollato, all’interno ci vanno solo i topi, e nessuno ricorda che l’aveva fatto costruire Maria Teresa d’Austria. Al San Calimero è toccata in sorte la demolizione disposta dall’Istituto Diocesano per il sostentamento del clero, a cui è passato in gestione il teatro negli ultimi anni”
Nella stagione 2000/2001 il Teatro della XIV presenta Fra Giocondo, si esibisce al Teatro San Babila al fianco di Paolo Ferrari ed Isa Barzizza in Classe di ferro. Nel maggio 2001 Mazzarella da l’addio al celebre personaggio del Tecoppa: “ho 73 anni e faccio sei commedie a stagione… Ferravilla non hanno il coraggio di farlo adesso, figuriamoci quando sarò morto, e questo perché gli attori sono una massa di ignoranti.” Mazzarella decide quindi di prendere congedo dal suo personaggio più noto presentando Ciao Tecoppa! “quando decisi di riprendere le farse di Ferravilla, all’inizio degli anni ’60, gli intellettuali milanesi reagiranno indignati sostenendo che le ossa del maestro si sarebbero rivoltate al Monumentale. Ma fu un vero trionfo.” Nel giugno 2001 è al Teatro Dal Verme con Valentina Cortese in C’era una volta Milano, tratto da un’opera di Emilio De Marchi.
Attore prevalentemente teatrale Mazzarella non ha comunque trascurato il cinema e la televisione. Pur avendo partecipato ad una ventina di film in qualità di caratterista, il cinema non gli ha mai dato grandi opportunità. Mazzarella ha comunque lavorato per il grande schermo per registi del calibro di Lizzani, Risi e Festa Campanile. Attivo anche in televisione vi esordisce nel 1962 recitando in L’anello mancante di Cuoco (1962), nel 1963 il suo più grande successo televisivo: Il mulino del Po di Sandro Bolchi. Le migliori occasione gli sono state però offerte da sceneggiati di ambiente lombardo come Eleonora e Arabella.
Dal 3 al 31 dicembre 2002 è al teatro Oscar di via Lattanzio replica Dammatrà, a Capodanno sarà in scena a Trieste, e ha già annunciato che la sera prima si recherà a Barcole per dare un saluto al suo amico Giorgio Strheler “il maestro”.
Attore di grandissimo talento è un patrimonio vivente di memoria teatrale milanese, insignito del titolo di Commendatore della Repubblica per meriti artistici a soli 35 anni (cumenda), Mazzarella passa con bravura dai lavori teatrali classici alle commedie di consumo, sempre con lo stesso impegno: comico, drammatico, satirico, amaro, un attore completo. Sorretto da un’incrollabile passione, non smette di coltivare il sogno di tutta la sua vita: restituire a Milano il glorioso teatro dialettale dei tempi d’oro. Sono veramente pochi i teatri italiani nei quali non si sia esibito, solo cinque attori italiani nel dopoguerra hanno vinto tutti i premi teatrali: Eduardo De Filippo, Tino Buazzelli, Enrico Maria Salerno, Salvo Randone, e Piero Mazzarella, che è l’unico vivente, gli auguriamo di vivere a lungo e di continuare ad essere il “grande vecchio” del teatro milanese ed italiano. Eccolo entrare in scena: il tono è aspro, ma tranquillo, la voce è la voce di Mazzarella, scartavetrata, strozzata fra naso e gola, ma densa, e carica di umori: “Sono cinquant’anni che mi chiedono quale è il mio rapporto con Milano, e da cinquant’anni rispondo che Milano sono io. Potrei parlare per sei giorni del mio rapporto con questa città. Ma non ne parlo. Perché non me la sento più addosso. La mia Milano è nel teatro. Da attore mi preme la gente che si scomoda per venirmi a vedere. E gli sono riconoscente, perché mi da da mangiare. Ma io oltre ad essere un attore sono un uomo. E come uomo Milano non mi interessa più. Se ne è andata la gente per bene, quella con il cuore grande grande, disposta ad aiutare i senza tetto”. E Milano oggi? “questa città non mi interessa più. Dov’è la gente per bene?”, Si spengono le luci in sala, nel buio della platea intravedo un’ombra: è il segnale che sul suo palco Piero Mazzarella vuole restare solo.

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OTTOBRE 2007

Silvio  Berlusconi in occasione della presentazione del libro dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini ad un certo punto ha dichiarato:”io sono un milanesone, l’altra sera in incognito sono andato a teatro a vedere Piero Mazzarella”.  Al termine del discorso quotatissimi giornalisti cercavano di intervistare Berlusconi  sulla politica, sul Milan, Massimo Emanelli presente ha detto a Berlusconi.: “Presidente si ricorda che Piero Mazzarella ha lavorato per lei a Telemilano 58?”.  E Silvio  Berlusconi  ha lasciato gli altri giornalisti per parlare confermare ad Emanelli  la sua affermazione e per parlare di Telemilano 58.   Silvio  Berlusconi  divide l’Italia in due ma su una cosa sono tutti concordi: è milanese in tutto, iniziando dal cognome: il Berlusca.

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PIERO MAZZARELLA NEGLI STUDI DI TELEMILANO 58 (LA PRIMA TV DI SILVIO BERLUSCONI) PROVA LO SPETTACOLO TV MILANO IN CA. 

2008

L’appuntamento è con Un angelo in casa Brambilla  di Rino Silveri. Mazzarella lo stakanovista del teatro in queste ultime stagioni ha continuato a proporre il suo teatro milanese, ma ha dichiarato di essere stanco delle commedie in dialetto: “voglio affrontare testi quali IL CAPOTTO di Gogol o récital meneghini da Porta a Tessa.

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PIERO MAZZARELLA IL RUGGITO DEL VECCHIO LEONE.

Il popolare attore milanese, riconosciuto invalido al 75 per cento, soffre di diabete, bronchite cronica e crisi respiratorie. Perchè sono ridotto così? Forse perchè ho detto sempre quello che pensavo, non ho mai chiesto favori e non ho mai leccato il c… a nessuno… Preferisco vivere male ma morire pulito, da persona perbene che non ha mai ceduto alle lusinghe del potere; anche se la serietà conta poco e il mondo è in mano a chi vuole arricchirsi sulle spalle degli altri, infischiandosene dei giovani dei bambini e degli anziani

Dal 2003 Piero Mazzarella lascia con rammarico il suo teatro ed è in cartellone al Piccolo Teatro di Milano: Vecchia Europa di Delio Tessa (2002/2003), Temporale di Strindberg (2004/2005), Milano città dei dialetti (2008/2009), Piero Mazzarella racconta Bertoldo in lingua e in dialetto (2009/2010), ma anche altri teatri Ciak (stagione 2003/2004), San Babila (2004/2005).

Nel marzo 2006 sono invitato alla presentazione di un libro dell’ex sindaco di Milano Gabriele Albertini sugli anni svolti come primo cittadino, sono nelle prime file con altri giornalisti e con l’assessore uscente alla cultura Stefano Zecchi, a sorpresa entra il sala Silvio  Berlusconi che dichiara: “io sono un milanesone, l’altra sera in incognito sono andato a teatro a vedere Piero Mazzarella”.  Al termine del discorso quotatissimi giornalisti cercavano di intervistare Berlusconi  sulla politica, sul Milan, io chiedo semplicemente: “Presidente si ricorda che Piero Mazzarella ha lavorato per lei a Telemilano 58?”.  E Silvio  Berlusconi  ha lasciato gli altri giornalisti per parlare con me (Emanelli)  un paio di battute su “el me Piero” su Telemilano 58Berlusconi dice che le commedie in milanese di Mazzarella mandate in onda dalla sua prima televisione hanno fatto la fortuna di questa emittente   Silvio  Berlusconi  divide l’Italia in due ma su una cosa sono tutti concordi: è milanese in tutto, iniziando dal cognome: il Berlusca.  Quando ho ritrovato Mazzarella qualche mese dopo e gli ho raccontato questa cosa ha concordato sulla “milanesità” di Berlusconi.

Nel 2007 Piero ripropone la sua commedia Viv con due ghei, poi al Teatro Out Off, con Renato Dibi, in Milano perchè, spettacolo nel quale racconta la sua Milano con vecchie storie e racconti attraverso le canzoni insieme alla fisarmonica sentimentale di Gian Pietro Marazza. Raccontare una città come Milano non è facile ma se ci si affida a i vecchi ricordi, qualche canzone ed un po’ di nostalgia tutto diventa più facile. Se poi come per magia di mettono sullo stesso palco due tra le più carismatiche personalità del mondo dello spettacolo come Piero Mazzarella e Renato Dibì ecco che Milano rivive la sua storia, tra aneddoti, canzoni e un po’ di malinconia per una città che ha perso il suo aspetto romantico ed il suo dialetto che, la metropoli veloce e disattenta ha ormai dimenticato.

Nel 2008 un lungo rientro con  Un angelo in casa Brambilla  di Rino Silveri. Mazzarella dichiara di essere stanco delle commedie in dialetto: “voglio affrontare testi quali Il cappotto di Gogol o récital meneghini da Porta a Tessa. Nel 2009 Mazzarella infatti è in scena al Teatro Franco Parenti in La leggenda del santo bevitore, capolavoro creato da Joseph Roth. L’autore del romanzo è nato al tramonto dell’Ottocento ed è scomparso nel 1939, a soli 44 anni, a causa dell’alcolismo, il protagonista del libro è un clochard etilista, dal romanzo era stato tratto un film per la regia di Ermanno Olmi con Paolo Villaggio. Andrè Ruth Shammah cura la regia teatrale e vuole Piero Mazzarella protagonista. In conferenza stampa Piero parla con con grande cortesia, è grande e grosso, la voce flebile ma il tono è potente e parla spesso come volesse bisticciare. Risponde alle domande come fossero provocazioni.

Ti sembra rischioso recitare in teatro un testo che molti ricordano come film di successo?

Io ho fatto 243 commedie, non m’importa se sono state fatte anche al cinema. Io questo film l’avevo visto e l’ho trovato un po’ troppo cattolico. Tutto quel messaggio spirituale non ce lo vedo. Il protagonista è uno a cui piace bere e basta. Poi ringrazia Dio per averlo fatto fino alla fine.”

Il successo dello spettacolo è incredibile: tutto esaurito. Nel 2010 esce allegato al Corriere della Sera, Grande Teatro Dialettale Lombardo – Piero Mazzarella, una straordinaria opera antologica dedicata al grande teatro dialettale lombardo e al suo grande protagonista Piero Mazzarella, genio del palcoscenico e indimenticabile interprete del dialetto milanese. 10 DVD per rivivere i grandi classici di un artista che ha contribuito a scrivere la storia del teatro italiano.

Nel 2011 rappresenta Ciao Tecoppa! con il quale da l’addio al suo personaggio più famoso non senza un tono polemico verso gli attori della nuova generazione che definisce una massa di ignoranti e che al teatro preferiscono una qualsiasi stupidata fatta in televisione. Mazzarella torna quindi a vestire i panni d del personaggio-maschera di questo «brumista» (vetturino), ladruncolo e piccolo truffatore. Nato dalla fantasia di Edoardo Ferravilla, è stato sempre amato dal grande attore paradossalmente proprio per le sue caratteristiche di negatività: Tecoppa infatti è violento con i poveri e strisciante con i potenti, «ubriacone, farabutto e vigliacco» e proprio per questo inevitabilmente simpatico al pubblico.

Negli ultimi anni, però, Mazzarella per sopravvivere è stato costretto a vendere gli oggetti più cari. «Ho dato via di tutto, libri, onorificenze e rare fotografie, compresa una di Edoardo Ferravilla, il grande commediografo milanese scomparso nel 1911. È un pezzo da museo, ma spero di tenermela». Chi ha assistito al suo monologo di Tecoppa, giura che raramente una maschera vernacolare straripante di tragica umanità è stata meglio incarnata dal suo attore recitante. Io sul palco non leggo mai, spesso improvviso, ma sono sempre autentico e questo il pubblico lo sente” –  dice Mazzarella che rivendica al suo attivo oltre 200 testi a memoria- Tecoppa è un personaggio del popolo ed è universale, diciamo pure autobiografico, perchè dentro c’è un pezzo della mia storia”. Una storia nata in una casa di ringhiera e già a sei anni sul palcoscenico dietro ai genitori che erano attori di giro. Oggi la sua camera è una specie di sacrario affollato di ricordi.

Piero Mazzarella è uno degli ultimi grandi vecchi del teatro ma è ancora sulle scene per la gioia degli appassionati, ultimamente ha rallentato le recite ma è sempre in scena. Piero inizia ad avere gravi problemi di salute, partono alcuni appelli da parte di giornalisti e del suo pubblico per chiedere l’applicazione della legge Bacchelli per aiutare l’attore in difficoltà, Piero infatti fa fatica a pagare l’affitto e a mantenere i figli, nell’estate 2012 così si sfoga con la giornalista del Corriere della Sera Carlotta Niccolini:

«Ho a memoria 211 commedie (e so anche le virgole!), ma stamattina proprio non mi ricordavo chi doveva venire. Ah già, è lei, la storia della pensione Bacchelli. Vede signorina, il fatto è che sono povero, non riesco a pagare l’ affitto e sono nove mesi che non lavoro. Ecco». Piero Mazzarella, 86 anni, va subito al sodo. Nella camera da letto – con doppi cuscini e bombola per l’ ossigeno perché l’ attore, riconosciuto invalido al 75 per cento, soffre di diabete, bronchite cronica e crisi respiratorie – non c’ è più un buco libero. Premi, medaglie, onoreficenze, locandine, fotografie, disegni, sculture, libri e anche tre canne da pesca disegnano la lunga vita di un artista operoso e di un uomo buono. «Sa quante cose mi sono venduto in questi anni? Però non basta, ho una pensione di 1.500 euro, mia moglie, ex ballerina della Scala, ne prende 500. Con noi vivono anche Piero junior e Paolo, due bravissimi ragazzi (di 41 e 39 anni, ndr), ma non hanno un lavoro fisso, sono due artisti, e come si fa?». Dice un vecchio adagio, una mamma mantiene quattro figli ma quattro figli non mantengono una mamma… «Barbara, la mia primogenita è rimasta vedova da poco poverina; ci sarebbe Cristiano, il più piccolo, lui sì che ha i soldi, ma è un grande egoista, abbiamo litigato e non ci parliamo più. Ogni tanto mi faccio portare col taxi fuori da casa sua per vedere i bambini (Enea e Achille): li prendo e andiamo in giro per tre ore. Avrei tanto voluto essere ricco per far vivere tutti bene, invece ho anch’ io le mie colpe. E le pago». Che colpe si rimprovera, signor Mazzarella? «Per esempio quella di essere prodigo. Io non credo in Dio ma ho sempre creduto nell’ amicizia e nell’ amore per il prossimo. Vada a vedere a quante associazioni do i soldi (pochi perché adesso ne ho pochi). Mi vogliono bene anche in banca, dove ho fatto degli spettacoli gratuiti. La bambina di un impiegato mi ha fatto il più bel complimento: “io non capisco quello che dice, ma quando parla vorrei che non smettesse mai”». Ma com’ è che uno come il Tecoppa si ritrova a vivere a Milano 2, a cento metri dalle Olgettine? «Sono venuto qui alla fine degli anni Settanta perché c’ era un signore, e c’ è ancora, che mi aveva chiamato nella sua televisione. Allora lavoravo tutto il giorno a Telemilano, dalle 9 del mattino alla sera. Ero ben pagato, ben considerato. La mamma di Berlusconi era una mia grande ammiratrice, una donna simpatica, una volta le ho regalato un Ferravilla e lei era stata felicissima. Adesso con Berlusconi non abbiamo più rapporti ma so che mi vuole bene: “non toccatemi il Piero!”, dice». E a lei, chi non bisogna toccare? «Amo più di tutti Delio Tessa, un irregolare che ha detto una frase bellissima: “al mondo io conosco solo un maestro: il popolo che parla”.

Nel 2012 la ripresa: Mi e luu semm in duu (Teatro Out Off), Ai cusin economich di Carlo Bertolazzi (Teatro Out Off), Dammatrà (ancora al Teatro Out Off), Genio e regolarità (Teatro di Villa Clerici).

Nell’autunno 2012 il vecchio leone torna a ruggire, dopo un periodo di inattività, ancora con il Tecoppa, uno dei personaggi simbolo di una milanesità antica.  Piero non vuole l’elemosina, con la dignità che l’ha sempre contraddistinto, nonostante gli acciacchi torna sul palco per potersi pagare l’affitto. Mazzarella con la sua voce inconfondibile parla ai giovani, risponde quindi alle domande degli insegnanti e dei giornalisti, è una miniera di ricordi, aneddoti, testimonianze.

 

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PIERO MAZZARELLA IL “GRANDE VECCHIO” DEL TEATRO MILANESE CI HA LASCIATO

di Massimo Emanuelli

Millecanali, 25 ottobre 2013

Mi è molto difficile ricordare oggi Piero nel giorno della sua dipartita, mentre lo ricordano molti di coloro che lo avevano ignorato ed abbandonato negli ultimi tempi.  Ricordo i primi incontri quando ero ancora un ragazzino, praticante di un quotidiano storico milanese, La Notte, mi occupavo di critica teatrale.  Lui era già il “grande vecchio del teatro milanese” in scena praticamente dalla nascita, affabile, disponibile. Piero per scelte di vita non aveva mai voluto lasciare Milano.  Lo ritrovai poi in radio in occasione di alcune anteprime dei suoi spettacoli e di conferenze stampa.  Fra gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio gli incontri divennero più frequenti, originati dal fatto che il suo teatro era ubicato a due passi dalla scuola dove allora insegnavo.  In occasione di una mia intervista per l’Opinione delle Libertà tirò fuori quel soprannome/diminutivo che ancora oggi mi caratterizza nel mondo dello spettacolo milanese e fra gli allievi che risero: “l’Ema”. Una sua affermazione “pover fioeu, l’Ema”, nel corso di una conferenza stampa suscitò ilarità. 

Gli ultimi incontri indubbiamente i più tristi, un Mazzarella ammalato, amareggiato e, purtroppo, dimenticato. Ad eccezione di Andrè Ruth Shammah e di pochissimi altri amici, il mondo dello spettacolo si era dimenticato di lui. Con il mondo politico milanese, come mi aveva manifestato, ha sempre avuto rapporti, era inevitabile per un attore milanese, ma non si era mai genuflesso. Andrè Ruth Shammah lo aveva chiamato come protagonista di La Tempesta di Tadini, il primo di una serie di lavori al Teatro Franco Parenti che dimostrarono tutta la bravura e l’arte di Mazzarella il quale, come ha ricordato la regista, continuava a progettare spettacoli, nonostante i problemi di salute.  L’unico commento di un politico che voglio citare è quello dell’attuale sindaco di Milano Giuliano Pisapia, non mi risulta che Piero, ormai ammalato e lontano dalla vita pubblica, abbia mai avuto contatti con lui, per questa ragione mi è sembrato uno dei pochissimi interventi sentiti e disinteressati. « Piero Mazzarella è stato uno dei più grandi protagonisti del teatro italiano, un artista che ha regalato al pubblico 242 commedie che con grande orgoglio, come lui stesso ricordava, sapeva ancora tutte a memoria», scrive il sindaco di Milano Giuliano Pisapia in una nota. «Mazzarella ci ha sempre mostrato le sue grandi doti di attore, ma anche quelle qualità umane tipicamente milanesi», aggiunge Pisapia, ricordando che nel 1974 il sindaco Aniasi conferì all’attore l’Ambrogino d’oro, la Medaglia d’Oro di Civica Benemerenza. Era figlio dei vecchi palazzi di ringhiera, dove ha assorbito fin da subito il dialetto milanese e dove tutti si davano una mano, si aiutavano, dove c’erano pochi soldi ma tanta solidarietà», scrive ancora Pisapia. «Mazzarella, con grande maestria e allo stesso tempo con grande naturalezza, sapeva far ridere e commuovere, sapeva arrivare al cuore del pubblico in maniera semplice ma con messaggi profondi. Un vero artista dal sapore autentico. Come autentici erano i suoi personaggi, penso ad esempio al Tecoppa. L’eco dei suoi spettacoli in dialetto milanese, risuonerà per sempre», ha concluso il sindaco.

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