
A tre settimane dall’insediamento di Marcello Foa sulla poltrona di nuovo presidente, non è stato convocato nessun consiglio d’amministrazione e neanche riunioni finalizzate ad affrontare la gestione ordinaria. I partiti, in primis Movimento 5 Stelle e Lega stanno decidendo come spartirsi la Rai. Quella Rai considerata dai pentastellati e dai leghisti “di regime” ma che nasconde notizie su alcune delusioni di tanti elettori pentaleghisti. Notizie ed argomenti affrontati da noi nelle scorse settimane. La cancellazione dei precari storici della scuola dalle graduatorie ad esaurimento, la questione dei maestri diplomati magistrali, la flat tax ridimensionata in favore del reddito di cittadinanza (insorgono buona parte degli elettori di centro destra del Nord), il condono per gli evasori fiscali (ma i 5 Stelle non dovevano moralizzare? Togliere i privilegi?), le consulenze date dai pentastellati a loro amici e parenti, la mancata realizzazione di quota 41 e cioè non si mandano in pensione lavoratori precoci con oltre 40 anni di contributi mentre si mandano in pensione (forse) lavoratori con 38 anni di contributi: dall’abolizione della legge Fornero al suo superamento (peraltro pasticciato…). E, ancora, le spese pentastellate per le auto blu e i tagli a sanità, scuola pubblica, disabili (ne parleremo con l’ex ministro Antonio Guidi e con Gianni Cafaro, Presidente e fondatore del Movimento Disabili Italiani).
Per prima cosa leghisti e pentastellati stanno risolvendo la nomina dei direttori delle tre reti Rai e dei tre tg maggiori. Il nodo principale da districare riguarda il TG1, che, secondo gli ultimi rumors, dovrebbe essere appannaggio esclusivo del MoVimento 5 Stelle. Il TG2 invece sembrerebbe andare alla Lega. Il TG3 rimarrebbe all’opposizione, e cioè al Pd. Per quanto riguarda invece le tre reti Rai, sempre a proposito degli ultimi rumors, Rai 3 dovrebbe rimanere ancora nelle mani di Stefano Coletta. Rai 1 pare orientata verso Maria Pia Ammirati che però è considerata una sorta di testa di ponte di Orfini. Rai 2 invece dovrebbe andare alla Lega.
Girano inoltre grossi nomi famosi e anche quelli di travet pentaleghisti, fra i nomi famosi quello del giornalista e fondatore di Forza Italia Paolo Del Debbio (gradito ai leghisti e a Silvio Berlusconi, azionista di minoranza della ditta Di Maio/Salvini dopo l’ok dato a Marcello Foa), per il conduttore Mediaset si parla della direzione del Tg1, comunque una poltrona per Del Debbio (direzione di rete o altro) pare sia stabilita. Il Tg1 è rivendicato dai 5 Stelle, ma Alessandro Morelli (ex direttore di Radio Padania e responsabile della comunicazione della Lega) ha dichiarato: “i 5 Stelle hanno giù avuto l’ad Salini. Le trattative fra Lega e 5 Stelle per spartirsi la Rai proseguono. Il famoso manuale Cencelli prevedeva la ripartizione dei posti di potere a seconda delle percentuali ottenute dai partiti (e anche alle singole correnti). Bettino Craxi parlò di 6431111, non era un numero di telefono ma la ripartizione dei posti in Rai (sei democristiani, quattro comunisti, tre socialisti, un socialdemocratico, un repubblicano e un liberale). Con l’avvento della seconda Repubblica alla direzione del Tg1 andava un esponente della coalizione vincitrice delle elezioni, il Tg2 e Rai2 al centro destra, Rai3 e il Tg3 alla sinistra. La tradizione dunque assegnerebbe Rai1 ai 5 Stelle, Rai2 alla Lega, Rai3 alla sinistra. Resterebbe però fuori Forza Italia, inoltre vi è la competizione fra Lega e 5Stelle per avere Rai1. Rumors indicano quale possibile soluzione Rai1 alla Lega, Rai2 a Forza Italia e Rai3 ai 5 Stelle. In questo caso sarebbe quindi escluso il Pd, evento di rilevanza storica: infatti è dal 1979 (anno di nascita della terza rete che i comunisti e i post comunisti imperano su Rai3.
Lega e 5 Stelle potrebbero trovare un accordo su Giovanni Floris alla direzione del Tg1 anche se Alessandro Morelli smentisce dichiarando: “per quanto riguarda la Lega ci poniamo degli obiettivi e le persone le valuteranno il cda e l’amminstratore delegato. I nostri obiettivi sono quelli della promozione in ogni occasione delle sedi regionali e dei centri di produzione che in questi anni hanno vissuto ai confini dell’impero. Questo è l’obiettivo primario, poi ci sono i telegiornali dove occorre ristabilire quella necessità di servizio pubblico che sia oggettivo e che dia voce a tutte le voci e non le cancelli come è accaduto durante il periodo renziano”.
Per il Tg1 si fanno i nomi di Francesco Piccinini e Gennaro Sangiuliano, outsider Pietro Senaldi, direttore di Libero. E’ tramontata la candidatura di Alberto Matano a causa di faide interne grillne (nei 5 Stelle ci sono le correnti…). Francesco Piccinini direttore di Fanpage, una delle testate più lette sul web, piace molto a Di Maio, Beppe Grillo (che non ama i giornalisti) andò a fare visita alla redazione di FanPage a Napoli e poi portò tutti quei ragazzi a mangiare la pizza. Se la direzione del Tg1 a Piccinini, Sangiuliano sarà comunque alla guida del Tg2,
Circola anche il nome di Enrico Mentana, ma, sempre Alessandro Morelli, precisa: “magari ci fossero direttori del suo livello a disposizione del servizio pubblico. C’è il piccolo problema che per il servizio pubblico sono stati fissati dei tetti di stipendi che magari, in rapporto a editori privati, sono sicuramente più bassi”.
Alessandro Morelli (allora direttore di Radio Padania e consigliere comunale a Milano con Massimo Emanuelli. giornalista radiofonico indipendente), Enrico Mentana (direttore del tg de La7).
Enrico Mentana piace anche ad alcuni deputati pentastellati, anche se è stato definito da una consigliera comunale grillina e da un rappresentante dei lavoratori (simpatizzante per i 5 Stelle) non obiettivo…
Dall’Usigrai però si invita il “governo del cambiamento a non assumere giornalisti esterni ed aumentare così le spese. “Noi ricordiamo che se si vuole cambiare un direttore innanzitutto bisogna spiegare il perché. Inoltre, se si vuole chiamare un direttore esterno bisogna spiegare per quale ragione nessuno dei 1700 giornalisti della Rai sia in grado di assumere quel ruolo. Per di più, continua il sindacato dei giornalisti Rai, con l’arrivo di un esterno si imporrebbe un aggravio di costi. E dato che si tratta di soldi dei cittadini, faremo tutte le verifiche per accertare l’eventuale danno erariale”.
Se ai soldi spese dai pentastellati per la comunicazione e varie consulenze si aggiungessero anche i compensi per i neoassunti in Rai aumenterebbe il defcit dello Stato, mancano i soldi per realizzare in toto abolizione legge Fornero (quota 41 infatti non si farà), reddito di cittadinanza e flat tax…
Per il TG1, ove mai dovesse davvero andare ai grillini, si prospetta l’arrivo di un esterno: Andrea Bonini giornalista Sky e corrispondente dagli Stati Uniti. D’altra parte bisogna considerare che il MoVimento 5 Stelle ha già ottenuto l’amministratore delegato Rai, ovvero Salini, con un ruolo di grande importanza all’interno dell’azienda.E per quanto riguarda il TG2 c’è una ridda di nomi, ma nessuna certezza. L’unica certezza è che il TG3 rimane al Partito Democratico.
Naturalmente c’è anche da decidere la direzione di Rai News, la rete all news di viale Mazzini. Per questa poltrona il candidato più credibile sembrerebbe sembra essere Luciano Ghelfi. Ma il suo nome figura anche tra i papabili futuri direttori del TG2. Se dovesse sfuggire la poltrona del notiziario generalista, Ghelfi sarebbe proiettato proprio su Rai News.
Una volta nominati i direttori delle tre reti televisive dei tre tg, si passerà alle direzioni delle reti minori (Rainews24, Rai4, Rai5, Rai Sport ecc.), vice direzioni, testate giornalistiche regionali, indi, le reti radiofoniche, considerate fino ad oggi le Cenerentole. Eppure sul rilancio della radio giura Alessandro Morelli (proveniente da Radio Padania), all’interno della rosa dei candidati per Radio Rai circola il nome di un giornalista che avrebbe un sostegno trasversale (ma non penta leghista), che va da Forza Italia e Fratelli d’Italia fino a Liberi e Uguali, ciò suscita lo stupore e l’ilarità del diretto interessato.
Le nomine saranno decise per la fine di ottobre ci sarò tutto il tempo per placare l’appetito grillino. L’adagio, fin dal giorno successivo alle elezioni, sono le parole del vecchio sindacalista socialista Ferdinando Santi adattate ai grillini_ “io quelli li conosco bene, non hanno mai mangiato, ora si siedono alla tavola del governo, si abbufferanno e non si alzeranno più”.
Altre anticipazioni saranno date mercoledì 17 ottobre alle ore 13 su Radio Blu Italia
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