Stefano Parisi è nato a Roma e il 12 novembre del 1956 a Roma. Da ragazzo si dichiara socialista e durante gli anni 70 è vicesegretario del nucleo universitario socialista della sua città. Dopo avere conseguito la licenza liceale presso il Liceo Augusto Righi di Roma, consegue la laurea in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma ed ottiene un impiego presso l’ufficio studi della Cgil.
Nel 1984 diventa capo della Segreteria tecnica del Ministero del Lavoro, per poi, quattro anni più tardi, passare a quella della vicepresidenza del Consiglio dei Ministri (con vicepresidente Gianni De Michelis) durante il Governo De Mita. Nel 1989, svolge lo stesso ruolo presso il Ministero degli Affari Esteri rimanendovi fino al 1991. Nel 1992 diventa il capo del Dipartimento per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, mentre nel 1994 viene scelto come Segretario Generale del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni appena istituito proprio nel momento che vide l’apertura del mercato della telefonia mobile attraverso la liberalizzazione e, sempre nel 1994, entra a far parte del collegio sindacale della Rai; due anni dopo diventa Capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio.
Nel 1997 abbandona sia il collegio sindacale della Rai che il Dipartimento per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il posto di direttore generale del Comune di Milano durante l’amministrazione di Gabriele Albertini.
Risale a quel periodo il mio primo incontro con Stefano Parisi, allora direttore generale del Comune di Milano mentre io svolgevo ricerche nell’archivio comunale per scrivere una storia del consiglio comunale milaneese.
Nel 2000 inizia l’attività manageriale ed imprenditoriale: assume la carica di direttore generale di Confindustria nel corso della presidenza di Antonio D’Amato. Nel 2004 passa da Viale dell’Astronomia, quando, nominato direttore generale e amministratore delegato di Fastweb, si occupa in prima persona di gestire il processo di espansione della società. Nel 2007 Fastweb viene ceduta a Swisscom e Stefano Parisi mantiene il proprio ruolo anche con la nuova configurazione societaria. Nel 2009 diventa presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel e, dopo un anno, lascia Swisscom a causa dell’indagine per presunta frode fiscale internazionale che coinvolge Silvio Scaglia, ai tempi presidente di Fastweb (nel 2013 la sua posizione relativa all’indagine su Fastweb verrà archiviata).
Dopo avere ceduto la presidenza di Assotelecomunicazioni-Asstel, Parisi viene nominato senior advisor per la parte italiana di RBS (Royal Bank of Scotland). Nel 2012 è tra i soci fondatori di Chili Tv, una società che si occupa della diffusione di film in streaming, e ne assume il ruolo di presidente fino al 2016, quando decide di lasciare ogni incarico nell’azienda per dedicarsi alla politica.
Nel 2016 Stefano Parisi si candida come sindaco a Milano per il centrodestra, sostenuto da Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Nuovo Centrodestra Noto ai politici locali per gli anni di lavoro sotto Albertini, si presenta come moderato e “federatore” utile a ricomporre l’unione dei partiti di centro-destra che all’epoca (dal governo Monti in poi) erano divisi sul piano ideologico a livello nazionale. Il profilo da manager si contrappone a quello dell’AD di Expo SpA, candidato previsto da settembre 2015 per il centro-sinistra dopo Giuliano Pisapia. Fra gli sfidanti di Stefano Parisi, oltre a Beppe Sala, vi sono altri 11 candidati fra i quali vi è Massimo Emanuelli con una lista civica di cittadini Sosteniamo Milano (presenti pochi insegnanti fra i candidati…, preferiscono Parisi, Sala o il candidato dei 5 Stelle, un docente attivista 5 Stelle è stato querelato da Emanuelli per diffamazione (sosteneva dapprima che io avessi fatto un accordo politico prima con Salvini e poi con il Pd, mai fatto Salvini e gli esponenti del Pd milanese possono confermalo, semmai sono stati i 5 stelle a fare un governo prima con la Lega poi con il Pd), altra querela per uso improprio del nome Sosteniamo Milano da parte di questa nullità dai quali gli stessi 5 stelle hanno preso le distanze.
Parisi supera il primo turno delle elezioni comunali e al ballottaggio si scontra con Giuseppe Sala, tuttavia è quest’ultimo a diventare sindaco di Milano con il 51,70% dei voti. A Milano c’è una leggenda metropolitana: si dice che Beppe Sala non abbia vinto le elezioni ma che sia stato Parisi a decidere di perderle non dialogando con Massimo Emanuelli, con un altro candidato minore (Nicolò Mardegan) e cacciando la lista del Partito Liberale Italiano (queste tre liste erano date dai sondaggi all’1-1,1% ciascuna), oltre al fatto di non essere stato sostenuto da alcuni leghisti capeggiati da qualcuno che poi ha lasciato la Lega per approdare a Grande Nord, lo chiederemo al diretto interessato. Dal 21 giugno 2016 fa parte del consiglio comunale del comune di Milano. Sempre nel 2016 Parisi fonda il partito nazionale Energie per l’Italia (forza politica di centro-destra di natura liberista e federalista), nel 2018 viene candidato per il centro-destra alla presidenza della regione Lazio. La coalizione ottiene 964.757 voti pari al 31,18% del totale piazzandosi al secondo posto dopo la coalizione del centro-sinistra capitanata dal presidente uscente Nicola Zingaretti del Partito Democratico. Nel corso della XVII legislatura hanno aderito al partito alcuni parlamentari, formando una componente del gruppo misto alla Camera denominata “Civici e Innovatori – Energie PER l’Italia”. Attualmente Parisi siede in consiglio regionale del Lazio per EpI,
Ascolta il podcast con l’intervista a Stefano Parisi