Babelis Tv

BABELIS TV

di Massimo Emanuelli

BABELIS TV FOTO

L’emittente nasce via cavo e in via sperimentale con il nome di Babelis Tv nell’ottobre 1971, il via ufficiale, dopo la messa in onda del monoscopio e di alcuni programmi sperimentali è domenica 5 dicembre 1971 con la messa in onda dell’incontro di calcio Rimini-Spal. Il nome di Babelis Tv deriva dalle iniziali dei fondatori Giuseppe Bagnolini (titolare di un negozio di articoli sportivi), Romano Bedetti (che cura la parte giornalistica), Luciano Liuzzi (capitano d’industria, a capo di una grossissima cooperativa), Carlo Soci (fotografo che ha una telecamera Akai in vista nel negozio, che userà per la televisione). Ai fondatori si aggiungeranno successivamente anche Natale Montebelli Bonizzato, Morosetti, De Donaro e Sardi. L’iniziativa riscuote un grande interesse tanto che i pionieri decidono di riproporla con replica per tutta la settimana in piazza Cavour, dalle vetrine del negozio di elettrodomestici Delucca e Vincenzi, situato all’angolo di corso d’Augusto di fronte al Municipio. La prima trasferta è a San Benedetto del Tronto: in tribuna non c’è la presa di corrente, quella esterna è vicino a una cabina telefonica con gli ultras che staccano la spina per sabotare la telecronaca ma il servizio che ne viene fuori spinge gli amici a riproporre la cronaca per tutto il campionato. Televisori prendono posto nelle piazze, nei bar e in alcune vetrine del Centro Storico a beneficio degli avventori sportivi. Le partite vengono replicate anche al cinema di Sant’Agostino (memorabile quella di Lucca che finisce 3 a 3) e nei bar della periferia unitamente a “Il lunedì sportivo” con il commento tecnico di Ulderico Marangoni e il sondaggio fatto tra gli sportivi.
La prima sede dell’emittente è in casa di Giuseppe Soci in zona Lagomaggio. Romano Bedetti è il primo giornalista italiano ad effettuare una telecronaca su un’emittente privata, da quel momento seguirà il Rimini Calcio in casa e in trasferta. Il palinsesto dell’emittente propone anche appuntamenti con i teatri cittadini e con i cinematografi, servizi su Rimini e sulla Romagna, il programma IL PARERE DEGLI SPORTIVI ed altre trasmissioni, l’annunciatrice è Silvana Pivi, che di li a poco sarà affiancata da Paola Mancini.

Babelis Tv è quindi la terza emittente privata italiana via cavo (dopo TeleDiffusione Italiana e TeleBiella) ma è la prima a proporre telecronache di incontri di calcio.
Nel 1972 mentre ogni domenica prosegue la messa in onda delle partite del Rimini, la sede dell’emittente viene trasferita in via Soardi, sempre a Rimini. I cavi vengono stesi in Corso Augusto, in via Gambalunga, vengono allacciati il condominio Ferrari e il Palazzo Fabbri, Babelis Tv ha superato ormai i 1000 utenti. Il 26 maggio 1973 viene registrata presso il Tribunale la testata giornalistica Vga Telerimini: l’avvocato Giuliano Bonizzato redige l’atto, il magistrato che la riconosce è il Dottor Sesti. Con il riconoscimento della testata giornalistica finisce Babelis Tv e inizia Telerimini che continua a trasmettere via cavo. Parte un tg al quale collaborano fra gli altri Silvano Cardellini (poi a IL RESTO DEL CARLINO, scomparso nel luglio 2007), Gianfranco Carasso (che poi passerà al Tg3), Paola Massera, Daniele Anghileri (servizi speciali), Ornella Paci (Tg Dossier) e Romano Bedetti (che cura lo sport). Babelis TeleRimini vanta una ventina di collaboratori, fra tecnici e giornalisti.
BABELIS TV SILVANO CARDELLINI GIANFRANCO CARASSOSandro Ottolenghi, nel 1971, per il settimanale L’Europeo così descrisse la partenza della tv: “ A Rimini trasmette una stazione televisiva che non ha nulla a che vedere con il monopolio della Rai Tv: anzi, è un tentativo coraggioso, serio, riuscito, di dimostrare l’assurdità di una televisione come quella italiana e, nello stesso tempo, l’interesse e l’entusiasmo per un programma locale, di Regione, di città o di quartiere. E’ il principio rivoluzionario della Tv via cavo, che qui si è fatto strada e, per la prima volta, si è tradotto in qualche cosa di pratico, di efficiente. Quindi la Babelis Tv di Rimini, assieme a Tele Biella, che è un’altra iniziativa del genere, costituisce in questo momento il più interessante esempio di televisione privata al servizio dei cittadini operante al di fuori della televisione di Stato al servizio del potere. Al di fuori, si badi bene, e non contro la Tv monopolistica, perché ognuno è liberissimo di scegliersi il programma che preferisce: quello della Babelis, trasmesso nei bar o per la strada, o Canzonissima e Rischiatutto. Si tratta, dunque, di un atto di rottura che può essere importante e significativo anche se la Rai cercherà di soffocarlo. Nonostante i precedenti e i timori, a Rimini come a Biella c’è gente disposta ad andare fino in fondo….. In Italia la TV via cavo può rappresentare, fin da domani, un mezzo di comunicazione non solo per le regioni, i sindacati, i partiti, e quindi un mezzo di effettiva democratizzazione del Paese, ma anche uno strumento di progresso sociale, culturale e addirittura un alleato dello sport, dello spettacolo, della scuola.”
babelis tvGiuliano Bonizzato, ai giorni nostri, ha ricordato il tragitto della stazione: “ È vero. Nel 1972 mi fu chiesto dai fondatori di Babelis Tv di Rimini, antesignana dell’attuale Vga Telerimini, di rispondere a questa domanda: ‘è possibile collegare un cavo coassiale da una telecamera posta in uno studio fino ad un televisore posto in altro luogo?’ Il quesito non era banale per quei tempi. Infatti il codice postale e delle comunicazioni di allora, vietava ai privati l’installazione di impianti telegrafici, telefonici e radioelettrici. Ma non aveva previsto l’uso del cavo. Fu così che ci si ‘infilò’ in questo buco legislativo e fu così che tanti esili cavetti aerei collegarono i televisori dei riminesi al primo spartano studio televisivo di via Soardi. Babelis Tv divenne Telerimini e si iscrisse al tribunale come testata giornalistica, seconda in tutta Italia dopo Telebiella del ‘mitico’ Beppe Sacchi. Ero l’unico avvocato dell’associazione che raccoglieva le tv private locali. La battaglia andò avanti fino alla sentenza della Corte Costituzionale del 9 luglio 1974 che sanciva la incostituzionalità della norma che impediva le trasmissioni via cavo perché contraria ai principi di eguaglianza e di libera manifestazione del pensiero. Da lì, dopo altre battaglie, si passò poi all’etere e allo sviluppo delle televisioni locali e private così come le vediamo oggi”.
Nel novembre 1972, Alfredo Pigna, noto giornalista della “Domenica Sportiva” della Rai inviato a Rimini si accorge della stazione “calcistica” e decide di utilizzare per il suo servizio parte del materiale d’archivio della stazione locale. Riceve, però, il divieto di citarla dagli schermi nazionali. Lo farà in un ampio servizio corredato da fotografie su “La Settimana Tv”.
La prima inchiesta messa in onda è “La ragazza della pagoda”, una confessione verità di una “signorina” senza veli, senza pudori e anticonformista che fa scalpore e va in onda per una settimana. In data 26 maggio 1973 (e cioè dopo che il famigerato decreto Gioia d.p.r. N. 156 del 29.3.1973 aveva già posto “fuori legge” le televisioni via cavo, che, nel frattempo, avevano cominciato a diffondersi su tutto il territorio nazionale) la tv, tramite il suo legale, avvocato Giuliano Bonizzato, presenta l’iscrizione al Tribunale di Rimini. La cablatura costa centinaia di milioni ciò nonostante cavi vengono stesi in Corso Augusto, in via Gambalunga, in piazza Ferrari ed inoltre sono allacciati alcuni condomini per un bacino di ascolto di più di mille spettatori. Primo Direttore Responsabile della testata giornalistica è il Prete-Pubblicista Don Domenico Calandrini che per pochi mesi accetta l’incarico con il rischio di rappresentare la tv (ancora fuorilegge) prima della liberatoria Sentenza 9 luglio 1974 della Corte Costituzionale. Con Romano Benedetti che cura la parte giornalistica e lo sport arrivano anche altri giornalisti come Gianfrancesco Carasso (poi al TG3), Silvano Cardellini (poi a Il Resto del Carlino, scomparso nel 2007), Paola Massera, Daniele Anghileri ai servizi speciali, Ornella Paci al tg dsossier mentre alla regia c’è Silvano Morosetti (indimenticabile fotografo di grido), coadiuvato da Gastone Angelini (scomparso qualche anno fa in un incidente stradale), Natale Montebelli (tecnico) e Paola Mancini (altra “signorina buonasera”). Il primo film in assoluto messo in onda è “Patton, generale d’acciaio”, un film di guerra della durata di tre ore trasmesso puntando la telecamera su un lenzuolo bianco dove scorrono le immagini.
Annunciatrice della stazione romagnola è la bella e ammiccante Silvana Pivi che tiene benissimo i primi piani, ha una bella voce, annuncia i programmi e compare negli babelis tv bedetti soci bagnoliniannunci per gli acquisti che fa durante la registrazione delle partite, sia in casa che in trasferta, fino a quando, con un grande sorriso, la voce gradevole e un po’ emozionata da l’ultimo annuncio: “I programmi della Babelis Tv Rimini sono terminati. Da domani sarete sintonizzati, sulla stessa frequenza, con V.G.A. Telerimini. Vi ringraziamo per la preferenza e vi auguriamo una felice notte”. Nel 1973, infatti, l’emittente cambia denominazione in Babelis TeleRimini fonda una testata giornalistica: VGA – Video Giornale Adriatico – Telerimini che ha il compito di realizzare il telegiornale e apre la nuova sede in via Soardi 14

L’avventura di Babelis Tv finisce nell’estate del 1976, l’emittente si converte all’etere ed assume la denominazione di V.G.A. TeleRimini.

UN TG DI BABELIS TV: LE ANNUNCIATRICI, SILVANO CARDELLINI E GIANFRANCO CARASSO

LUCIANO LIUZZI E CARLO SOCI, DUE DEI FONDATORI DI BABELIS TV

TELERIMINI. DAL CAVO ALL’ETERE,
di Giulio Bonizzato

Lì per lì non mi resi conto che la questione era solo apparentemente modesta. Il codice postale e delle telecomunicazioni allora vigente, vietava infatti ai privati l’installazione di impianti telegrafici, telefonici e radioelettrici, ma non aveva previsto l’uso di un nuovo protagonista: il cavo coassiale. Di conseguenza, il collegamento in diretta via cavo dallo Studio Soci alla Piazzetta doveva considerarsi pienamente legittimo. Ma andiamo per ordine.
A Rimini, con l’avvento delle prime telecamere e registratori amatoriali, si era formato un gruppo che, spiritosamente, si era denominato “ Babelis”, dalle lettere dei rispettivi cognomi: Bagnolini, Bedetti, Liuzzi, Soci, tutti con una formidabile “cotta” per le nuove possibilità espressive e divulgative del mezzo. Fu uno di loro, Romano Bedetti, (bancario con l’hobby della cinematografia, nonché, sempre per hobby, cronista sportivo, oggi un vero esperto di archeologia, insomma, il classico geniaccio riminese) che, ai primi del 1972, piombò nel mio studio, chiedendomi se fosse lecito collegare un cavo coassiale (da una telecamera sita nello studio fotografico di Carlo Soci in Via Cairoli) a un televisore posto nella “Piazzetta delle poveracce”, onde effettuare in diretta un dibattito sportivo tra noti personaggi del calcio locale. Fino a quel momento la “Babelis” si era limitata a trasmettere le registrazioni delle partite di calcio del Rimini in circoli privati e Cinema cittadini riscuotendo un successo incredibile. Insomma, come si disse poi, “trasmetteva via piede”.
Mi appassionai subito al problema. Nell’inverno del ’72, assieme a Romano e a un tecnico, andai a visitare, a Biella, il giornalista Beppe Sacchi che aveva già iniziato da qualche tempo trasmissioni via cavo , “invadendo” il centro storico della città nonchè il Presidente di quel Tribunale che aveva consentito all’iscrizione, nel registro dei periodici, della testata “Telebiella”. Ebbi subito dopo un colloquio con il dottor Salvatore Sesta, allora Presidente del Tribunale di Rimini che, esaminata la questione sotto ogni profilo giuridico, si dichiarò d’accordo con il magistrato piemontese. Fu così che Telerimini ( e questo, perdonatemi, è un mio vanto personale) divenne la seconda testata giornalistica televisiva italiana privata dopo Telebiella * mentre un magro e audace elettricista si aggirava nottetempo sui tetti della nostra città, collegando le antenne centralizzate dei televisori condominiali al nostro primo modesto Studio Televisivo sito in un appartamentino di Via Soardi. Il virus si trasmise rapidamente in tutta Italia dove sorsero una trentina di emittenti via cavo, tra le quali ricordo con particolare affetto e simpatia Telenapoli, la prima e la più fantasiosa emittente del Sud, in grado di effettuare collegamenti in diretta in tutte le zone della città, spostando velocemente, di volta in volta , a seconda delle esigenze e con i mezzi più disparati chilometri e chilometri di cavo …
Preso atto della ribellione al Sacro Monopolio Statale, il Governo se ne uscì con un decreto legge talmente restrittivo** da vietare, come qualcuno di noi disse e scrisse, perfino l’uso del tam tam.
Cominciava la battaglia ed i pionieri si riunirono attorno al fuoco del bivacco. Al convegno di Piancavallo (maggio 1973) si respirava un’atmosfera da carbonari affratellati dall’art. 21 della Costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ero allora l’unico avvocato di questa Associazione per delinquere di cui il compianto, caro amico Enzo Tortora, che aveva in quel periodo mandato al diavolo la Rai bacchettona, si presentava come “Uomo Immagine”. Con lui e con Beppe Sacchi elaborai e lessi la mozione, poi approvata all’unanimità da quell’assemblea, secondo la quale si sarebbe continuato a trasmettere in ogni città sino… all’ultimo cavo, affrontando i relativi procedimenti penali e sollevando in ognuno di essi la questione di costituzionalità della legge. Le emittenti divennero dunque tanti Fort Alamo assediati, con implacabili funzionari governativi che procedevano alla recisione dei cavi, mentre le vittime trasmettevano in diretta la telecronaca del massacro (a Telenapoli ci fu perfino, un “ammaina-bandiera”!) , fino al drammatico spegnimento del segnale. Decine di Pretori in tutta Italia, spesso sensibilizzati dalle autodenunce dei titolari delle piccole private, ebbero allora il merito di sbloccare la situazione ravvisando la non manifesta infondatezza delle eccezioni di incostituzionalità della legge avanzate dal difensore. L’arrivo del 7° Cavalleggeri fu rappresentato dalla fondamentale sentenza della Consulta del 9 luglio 1974 che, dichiarando incostituzionale la norma perché contraria ai principi di eguaglianza e di libera manifestazione del pensiero, dava via libera alle trasmissioni via cavo in ambito locale. Tale delimitazione, infatti, escludeva ogni rischio di monopolio od oligopolio privato dell’informazione.
A questo punto era d’obbligo porsi una domanda: perché il cavo locale sì e l’etere locale no? Occorre considerare che il monopolio Statale dell’etere si reggeva su una colossale panzana tecnica che occorreva sfatare con i fatti: la limitatezza dei canali disponibili. “Se i canali sono pochi -aveva argomentato la Corte Costituzionale sin dal 1960- occorre riservarli allo Stato, onde evitare che essi cadano preda di monopoli privati”. Vi fu, a Torino, nel 1976, un nuovo bivacco, affollato, questa volta, da numerosi avvocati e giornalisti, al termine del quale sessantadue piccole emittenti in tutta Italia, abbandonato il cavo, spararono nell’etere i loro segnali. La dimostrazione tecnica della possibilità di trasmissione via etere in ambito locale era data e la Corte Costituzionale , nuovamente interpellata, spianò ai pionieri anche le vie del cielo. Era il 28 luglio 1976. Fatidica data! Telerimini divenne Videogiornale Adriatico, aggiungendo al proprio nome quello del suo bacino d’utenza (Telerimini V.G.A.). L’entusiasmo salì alle stelle. In pochi mesi sorsero in Italia più di settecento emittenti locali, numero destinato ad incrementarsi ulteriormente.
Sembrò di assistere a un piccolo Rinascimento, con la Televisione Cittadina al centro di un incredibile flusso di energia creativa che nasceva nella Città e per la città. Poi…
Poi il Capitale cominciò a muoversi come un carro armato nel negozio dei giocattoli invadendo progressivamente l’etere nazionale. Il Pretore di Roma che in ossequio ai principi sanciti dalla Corte Costituzionale aveva osato “spegnere” le tre emittenti Berlusconiane che trasmettevano illegittimamente, sull’intero territorio, fu a sua volta “spento” da un decreto legge “craxiano”. Alle piccole private, che a quei principi avevano creduto e che per essi si erano battute, mancò, improvvisamente, il vitale ossigeno fornito dalla pubblicità nazionale. Agli snelli e ben retribuiti spot che lasciavano tanto tempo libero alla creatività e all’informazione locale, si sostituirono ore ed ore di asfissiante e sottopagata pubblicità locale. E poi i Maghi, gli Astrologi, gli imbonitori…. Si registrarono centinaia di decessi per asfissia.
Tutto cambiò.
In meglio? In peggio?
Fate voi. Io, tra tante balle che qualcuno ha sparato, vi ho voluto semplicemente trasmettere il mio “servizio in diretta”.
* Iscrizione in data 26 maggio 1973.
** d.p.r. N. 156 del 29.3.1973 ( c.d. decreto “Gioia”). Art. 1: “ I servizi di Telecomunicazione appartengono in esclusiva allo Stato”. Semplice, spietato e definitivo!

 

 

PAOLA MASSERA, ORNELLA PACI E PAOLA MANCINI, I VOLTI FEMMINILI DI BABELIS TV

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