Icona negli anni ’60 e ’70 ingiustamente dimenticato dall’industria discografica italiana negli ultimi anni, ma non dal suo pubblico, Nicola è attivissimo in tour in Sudamerica. Nell’estate 2014 lo invitai come ospite nel mio programma estivo Stile italiano le estati canore italiana raccontate da Massimo Emanuelli e dai suoi ospiti, e fu boom di ascolti, tornò poi ospite nell’altra mia trasmissione radiofonica L’angolo della scuola.
Nicola Di Bari (all’anagrafe Michele Scommegna) nasce a Zapponeta (Foggia) il 29 settembre 1940, da una famiglia di agricoltori, dieci fratelli. Arrivato all’età di dieci anni, in casa Scommegna si cominciò a discutere su quello che Michele avrebbe fatto da grande. Fu deciso che non sarebbe stato contadino, come suo padre e i fratelli, ma l’avrebbero fatto studiare. E così il padre lo iscrisse al liceo classico (Istituto Arcivescovile Sacro Cuore di Manfredonia, provincia di Foggia). Durante gli anni della scuola superiore non aveva mai sentito il desiderio di cantare…aveva una voce grezza, cavernosa. Poi un bel giorno all’improvviso… E’ il 29 settembre, festa del patrono di Zapponeta; Michele, adolescente, in giro con gli amici per le bancarelle del paese, tra baracconi di tiro a segno, giostre e venditori ambulanti di giochi e dolciumi, è colpito dalla presenza di un vecchietto che se ne sta con aria triste accanto al suo banco di gelati.
“Che succede, s’informa, gli affari non vanno bene?” il vecchietto è desolato perché non ha un filo di voce e non riesce ad attirare clienti. Tutti vanno a comprare gelati dagli altri, da quelli che si fanno sentire con un bel vocione… “la gente non si accorge nemmeno che ci sono” conclude con le lacrime agli occhi. Michele prende allora il megafono del venditore ed incomincia a gridare “Gelati, gelati, i migliori gelati delle Puglie”. Gli amici hanno un’idea: “Michele, perché non canti una di quelle canzoni , come fai di solito durante la ricreazione a scuola?”. E Michele, un po’ per gioco, comincia a cantare e si accorge che la gente si avvicina ,si raduna intorno a lui, applaude,vuole altre canzoni. Intanto il vecchietto vende tutti i suoi gelati. Michele vuole smettere, ma il pubblico insiste: “Canta, canta ancora…”. Quando torna a casa, Michele ha un’ idea ben precisa in testa: farà il cantante di musica leggera. Comincia con piccoli concorsi regionali, poi il Festival di Jesi e La Caravella dei successi.. A diciott’anni, durante l’estate, fa amicizia con I fratelli Principe, due fisarmonicisti a quell’epoca noti, che gli propongono di andare in tournèe con loro sul Lago Maggiore. Il padre di Michele non è d’accordo, ma alla fine il ragazzo la spunta ed ottiene il permesso di partire. Così, lascia giovanissimo la sua terra d’origine, per andare “in cerca di sogni”, e nel ’58 si trasferisce nell’hinterland di Milano, che è un po’ la “capitale” della musica leggera; è lì, infatti, che hanno sede quasi tutte le maggiori case discografiche.
Cosa ricorda del primo periodo milanese, Nicola?
“Mi ero trasferito a Milano, come tanti meridionali, per cercare un lavoro, ho fatto i mestieri più disparati. manovale, muratore, uomo di fatica. Alcuni miei colleghi di lavoro, dopo avermi sentito cantare, mi convinsero ad andare avanti ed iniziai quindi ad esibirmi nelle balere di Milano e dintorni… Amavo la musica e volevo cantare, frequentavo i luoghi come la Galleria del Corso dove allora nasceva la musica, perchè proprio in galleria vi era la sede di alcune fra le più grosse case discografiche di allora, li, pensavo, sarebbe stato più facile sfondare. E in Galleria del Corso conobbi i “genovesi” Tenco, Michele, Calabrese, i fratelli Reverberi ed altri”.
Nicola partecipa subito ad un concorso per voci nuove e la giuria appare subito impressionata da quella voce assai singolare e lui vince. Fra i giurati c’e il maestro Leoni della SAAR, che gli offre di prendere lezioni di canto e di lì a poco un contratto con la casa discografica, allora leader. Nel 1957/58 partecipa a Voci e volti della fortuna, prima edizione televisiva della futura Canzonissima. Inizia la carriera di cantante professionista nel 1960 con il nome d’arte di Nicola di Bari, in omaggio al Santo al quale è devoto, nel 1961 vince un concorso a Cologno Monzese interpretando una sua canzone, Pianino pianino. Assunto da un imprenditore discografico, Tony Dallara, gli fa incidere Perché te ne vai, brano che non ottiene molto successo.
Nell’estate 1964 partecipa al girone B del Cantagiro con Amore ritorna a casa, brano che rende ufficiale l’inizio di quella che poi si è rivelata una lunga e favolosa carriera. La canzone piace, ma piace soprattutto la voce di questo giovane cantante e il disco si segnala tra i più venduti. Per Nicola arriva la prova del nove nel 1965, anno in cui la Saar lo porta al Festival di Sanremo con Amici miei (in coppia con Gene Pitney) brano con il quale ottiene il secondo posto. Nell’estate 1965 è promosso nel girone A del Cantagiro e propone Piangerò, brano che presenta anche al Festival di Pesaro. Nel 1966 e nel 1967 altre due partecipazioni al Festival di Sanremo sempre in coppia con Gene Pitney: Lei mi aspetta (1966) e Guardati alle spalle (1967), e al Cantagiro: 3.000 tamburi (1966) e Giramondo (1967). Nel 1966 partecipa anche al Festival delle Rose in coppia con Massiel presentano Ti chiedo in nome dell’amore. Nicola ha
una doppia delusione dall’edizione 1967 del Festival di Sanremo: l’esito di Guardati alle spalle non è quello atteso, ma, soprattutto, questa edizione è resa più triste dalla perdita di un caro amico e collega, Luigi Tenco, in omaggio del quale, qualche tempo dopo, inciderà l’album molto suggestivo “Nicola Di Bari canta Luigi Tenco”. Adesso quella di Nicola Di Bari è veramente un ‘ascesa inarrestabile. Incide “Se mai ti parlassero di me”, versione italiana di “Smile” di C.Chaplin, un brano assai caro a Nicola ed a suo padre Matteo.
Da qualche anno è fidanzato con la bella e dolce Agnese Girardello, una giovane ragazza veneta immigrata a Milano che incontra su un pulmann. Nel frattempo, sulla sua “Spider azzurra”, macchina acquistata coi primi soldi guadagnati, fa spesso su e giù tra Milano e Zapponeta: Nicola è’ sempre rimasto molto attaccato alla famiglia ed in particolare al padre, che durante i primi tempi, un po’ più duri, gli è sempre stato molto vicino, incoraggiandolo a proseguire per quella strada.
Il 21 dicembre 1967 Nicola e Agnese si sposano a Peschiera del Garda, ad officiare le nozze è Padre Giuseppe Girardello, frate francescano, fratello della sposa. Nel 1968 partecipa al Cantagiro con Eternamente, un vero fiore all’occhiello nel repertorio di Nicola. La musica è quella scritta da Charlie Chaplin per Limelight e le parole sono di Nicola. Le ha tratte da una lettera scritta ad Agnese l’anno prima, da Buenos Aires dov’era andato in tournèe. E’ una canzone delicata, romantica. Per comprenderla, per assaporarla ed apprezzarla bisogna ascoltarla in silenzio, con attenzione. La sera della tappa a Massa Carrara, Nicola Di Bari sale sul palco per proporre Eternamente con un non so che di diverso e particolarmente eccitato, felice. Che è successo? Pochi minuti prima gli ha telefonato il fratello per dirgli che è diventato padre di una bella bambina.
E subito viene assalito dai giornalisti, informati del lieto evento “Nicola, sei contento?”; “E’ una gioia grandissima, risponde emozionatissimo, ma avrei voluto essere vicino ad Agnese” e finito di esibirsi, corre a Milano. L’arrivo di Ketty pare prodigioso, perché segna l’inizio di una grande ondata di fortuna per Nicola. La famiglia Di Bari poi si allegherà: qualche anno dopo nasceranno altre due figlie femmine: Nicoletta (1972) e Arianna (1973) e un maschio, Mathis (1979). Nella primavera 1968 c’è una canzone in Francia che va fortissimo, è interpretata da Eric Charden; il cantante pugliese pensa che, proposta con un buon testo in italiano, possa essere tagliata su misura per lui. E la incide, verso la fine dell’anno, con il titolo “Il mondo è grigio, il mondo è blu”. Il disco ottiene immediato successo; nel giro di poche settimane vende centinaia di migliaia di copie. Incominciano valanghe di lettere, telefonate di ammiratori, di giornalisti, impresari con proposte di tournèe. Intanto cambia casa discografica, passando alla RCA, all’interno della quale lavora con i fratelli Gianfranco e Gianpiero Reverberi, validissimi collaboratori. Con la Rca pubblica due cover di Charlie Chaplin: Sei mai ti parlassero di me ed Eternamente ( tratta dal film Luci della ribaltà di Charlie Chaplin). Il mondo è grigio, il mondo è blu viene presentata con successo al Cantagiro edizione 1968, la canzone sarà ripresa anche da Mina e da Franco Battiato che la citerà nella sua Cuccuruccucu.
A chi gli domanda cosa ne pensa degli anni ’60 risponde: “Sono stati un periodo fortunato per la musica leggera italiana. Si vendeva molto anche all’estero. La musica rifletteva ciò che accadeva allora nel nostro Paese, che aveva tanta voglia di vivere, di rinascere, di rifiorire; i parolieri e compositori erano influenzati da quest'”aria nuova” e i produttori avevano voglia di cercare nuovi talenti e di investire su di loro. Negli anni ’60, poi, c’erano tanti concorsi e manifestazioni canore a disposizione di giovani sconosciuti e principianti. Oggi, di concorsi non si parla quasi più. Chi ha intenzione di fare il cantante comincia autoproducendosi, inventandosi un’etichetta, proponendosi come supporters di nomi più conosciuti.
Poi, con l’arrivo della rivoluzione del ’68 e dei profondi mutamenti nella società, di riflesso si è visto anche un cambiamento nella musica: noi interpreti e compositori abbiamo modificato il modo di esprimerci”
Contrariamente agli altri sui colleghi che avevano iniziato la propria carriera negli anni ’60 e che, dopo avere spopolato, vedono un improvviso calo di popolarità, Nicola Di Bari tocco il proprio apogeo artistico fra il 1968 e il 1975. Negli anni di piombo il panorama musicale è diverso, beat, protesta, quella di Nicola Di Bari è poesia semplice, allo stato puro, che spesso accarezza il cuore. Non ci si devono certo aspettare da lui canzoni beat, di protesta o denunciatarie di una delle tante cose che non “quadrano” nel nostro Paese. Nicola canta l’amore, le sue emozioni, emozioni semplici, ma allo stesso tempo grandi ed intense.
La nuova etichetta, RCA, “pianifica” il cantante con un criterio che potremmo definire industriale:tanti dischi all’anno ben intervallati, tournèe all’estero organizzate nei minimi dettagli ed in funzione dei dischi incisi.
Dopo l’esito de “Il mondo è grigio, il mondo è blu”, Nicola non riesce a distogliere il pensiero da una canzone che ha scritto lui stesso e che s’intitola “La prima cosa bella”. Personalmente è convinto che sia un pezzo validissimo, anche se i dirigenti della casa discografica manifestano delle perplessità… Ma dopo un paio d’anni, Nicola riesce comunque a portare la canzone al Festival di Sanremo del ’70, in coppia con I Ricchi e Poveri, e si classifica al 2° posto. Il pubblico, però, decreta che è lui il vero trionfatore di quell’edizione:”La prima cosa bella” va fortissimo, raggiunge subito la vetta delle classifiche e la casa discografica, pur lavorando a pieno ritmo, a fatica riesce a soddisfare le richieste del mercato. “La prima cosa bella, l’ho composta in occasione della mia prima paternità, un’emozione che non potrò scordare mai… Chissà quanti bambini ho fatto nascere con le mie canzoni. Fra le cose belle della vita ci metto mia moglie, che m’ha conquistato fin dalla prima volta che l’ho conosciuta, i 4 figli, (tra i quali Arianna che fa l’attrice di teatro e ha lavorato con Isa Danieli e Mariangela Melato e che fiera ha voluto mantenere il cognome di famiglia, Scommegna); e poi Zapponeta, cui ho dedicato anche una canzone e infine la Puglia, che mi rammenta l’infanzia, il suo mare, i frutti della sua terra. Io sono figlio di contadini e alla terra sono rimasto legato. Ho molto affetto anche per San Mauro al Lambro, paese dell’hinterland milanese dove vivo ormai da 54 anni, li sono circondato da amici autentici e non mi sono mai sentito un emigrante”.
Nicola si sta ancora godendo i risultati del Sanremo ’70 che già si profila per lui il Festival del ’71. La RCA ha capito che anche stavolta Nicola Di Bari può essere il cavallo vincente e gli affianca la giovanissima Nada, per presentare “Il cuore è uno zingaro”.Le previsioni sono giuste e la canzone di Migliacci-Mattone stravince al 1°posto. Dello stesso anno è la spontanea “Paese” o la genuina “Era di primavera”. Sempre nel 1971 Nicola partecipa alla Mostra della Musica Leggera di Venezia (Gondola d’Oro) con Un uomo molto cose non le sa, brano di alto spessore artistico.
Il tempo di far trascorrere un anno ed eccolo, all’inizio del ’72, di nuovo vincitore prima a Canzonissima con “Chitarra suona più piano”, e ancora al Festival di Sanremo, questa volta da solo, per assaporare per intero la gioia del trionfo de “I giorni dell’arcobaleno”, che guadagna il 1° posto. In casa Di Bari, nel clima festoso delle vittorie, nel frattempo arriva una bella sorellina a far compagnia a Ketty: si chiama Nicoletta. Nel 1972 Nicola torna alla Mostra della Musica Leggera di Venezia e partecipa all’Eurofestival di Edimburgo.
Nicola Di Bari spopola nei primi anni ’70: un altro successo è Vagabondo, canzone dal ritmo travolgente, un vero inno per i ragazzi degli anni ’70, ma anche tanto apprezzato da quei giovani che oggi Nicola incontra ai suoi concerti e che scoprono in lui un artista senza tempo, vincitore anche a Canzonissima 1971 con Chitarra suona più
piano battendo in extremis Massimo Ranieri. Sempre nel 1971 incide un album in ricordo dell’amico Luigi Tenco, Nicola Di Bari canta Luigi Tenco. E’ il momento migliore della sua carriera, interpreta anche il film di Carlo Lizzani Torino nera, che partecipa all’VIII Mostra internazionale di musica leggera di Venezia. Il Festival di Sanremo e Canzonissima erano in quegli anni manifestazioni importantissime nel nostro Paese; parteciparvi e vincerle rappresentava, allora, per la carriera di un cantante, un altissimo riconoscimento al valore artistico: “A quei tempi, vincere una manifestazione canora di quel peso ti portava a provare una forte serenità interiore, un senso quasi di estasi quando sentivi pronunciare il tuo nome e ti proclamavano vincitore. Pensavi di essere arrivato in cima ad una vetta… era davvero incredibile! Lo penso sia tuttora.”
Nel 1972 nasce Nicoletta, la sua seconda figlia, nel 1973 lascia la Rca e passa alla Wea Italia, in novembre nasce la terza figlia che viene chiamata Arianna. Quindi esce Paese, cui segue Ad esempio… a me piace il sud brano scritto da Rino Gaetano che, sempre per Nicola Di Bari, scriverà anche Prova a chiamarmi amore e Questo amore così grande. Nel novembre 1973 nasce Arianna, la terza figlia.
Nel 1974 Nicola Di Bari torna al Festival di Sanremo con Il matto del villaggio, poi è ancora a Canzonissima, quindi incide Zapponeta, brano dedicato al suo paese, in modo semplice ed immediato, impregnato dei colori e delle atmosfere del nostro Sud e il brano di Paolo Frescura Ti fa bella l’amore. Nel 1975 partecipa a Un Disco per l’Estate con Sai che bevo sai che fumo, canzone divertente ed ironica, nel 1976 partecipa al Disco mare con La più bella del mondo in versione dance, che sale in classifica ai primi posti. Nel febbraio 1979 nasce Mathis, primo figlio ed unico figli maschio.
Dalla seconda metà degli anni ’70 Nicola Di Bari inizia ad esibirsi in Sudamerica, Spagna. Australia, Nord America, Corea e Giappone, Nicola incide i suoi brani in spagnolo visto che è amatissimo in America Latina per il suo modo di fare autentico e per la sua voce molto “caliente”. Gli album pubblicati nella seconda metà degli anni ’70 sono: Nicola Di Bari (1977), Lei, mia (1977), nel 1979 presenta il brano Chiara scritto con Dario Baldan Bembo. Negli anni ’80 incide gli album: Passo dopo passo (1981), L’amore è…. (1982), Innamorarsi (1985) da cui è tratto il singolo Rosa, ennesimo trionfo sudamericano.
A questo punto Nicola Di Bari decide di prendersi una meritata pausa di riposo e di dedicarsi alla famiglia. Incide un pò meno dischi e il suo nome appare meno frequentemente nelle locandine delle manifestazioni canore. Ciò dipende dal fatto che i “melodici” e come lui tanti altri di primo piano, non riescono più a trovare sufficiente spazio in una scena musicale dominata da profondi mutamenti. Il che non significa che i “cantanti all’italiana” abbiano chiuso.
Dal 1985 al 1995 effettua tournèe all’estero (Canada, Stati Uniti, Giappone, Sud America, Australia) intervallate da periodi di riposo ed apparizioni televisive. Escono varie raccolte raccolte con le greatest hits della sua carriera. Dal 1998 ad oggi lavora a nuovi progetti continuando ad esibirsi in concerti fra Italia ed estero.
Negli ultimi anni sono state pubblicate una serie di raccolte che ripropongo i suoi brani più prestigiosi, rivistati con il gusto e la maturità che questo grande autore ed interprete ha accumulato nel corso della sua lunga carriera, senza che l’originalità e la spontaneità dei temi ne vengano intaccate. Nicola Di Bari con il nuovo album, intitolato Un lungo viaggio d’amore, uscito nel 2000, ha riproposto altri momenti di emozione e di poesia. Nel 2010 esce il film di Paolo Virzì La prima cosa bella ispirato all’omonima canzone interpretata da Malika Ayane. Il 27 aprile 2011 è ospite di Barbara D’Urso a Pomeriggio 5, è la sua prima apparizione in tv dopo tanti di assenza dal mondo dello spettacolo. Nell’estate 2013 Nicola Di Bari interviene a STILE ITALIANO LE ESTATI CANORE ITALIANE RACCONTATE DA MASSIMO EMANUELLI E DAI SUOI OSPITI programma radiofonico nel corso del quale il professore e giornalista milanese ricostruisce la storia d’Italia (della politica, del costume, dello sport e dello spettacolo) attraverso le canzoni che hanno segnato le nostre estati dagli anni ’60 ai nostri giorni, Nicola annuncia in anteprima l’uscita, a settembre 2013, de La mia verità, nuovo album per il mercato italiano a diciotto anni di distanza dall’uscita di Rosa. In due memorabili puntate della durata di un’ora e mezza ciascuna, Nicola di Bari, incalzato da Massimo Emanuelli rivive la sua carriera artistica fatta di melodie catturanti, di canzoni semplici, «che raccontano la mia vita e che considero piccoli autoritratti, amate tutte allo stesso modo, perché per un autore sono come dei figli verso i quali non bisogna avere delle preferenze”. “Chi mai l’avrebbe detto che un ragazzo di Zapponeta, dopo la vittoria di un concorso canoro a Bari e la conseguente scrittura di tre mesi a Milano, avrebbe spiccato il volo nel difficile mondo della musica leggera? Una sfida autentica, perché non era facile puntare sulla mia voce roca, impastata di sabbia e mare”. Nicola con le sue canzoni è riuscito a conquistare il mondo: “Se non avessi fatto il cantante – dice – avrei fatto l’avvocato, come era nelle intenzioni di mio padre”. Una voce particolare che non l’ha mai abbandonato e «vorrei non mi lasciasse mai fino all’ultimo giorno della vita. Per me il canto è un gioco e questo gioco vorrei che durasse il più possibile su un palcoscenico». Nicola è sereno, dopo avere chiacchierato con lui mi torna alla mente la canzone di Edit Piaft Rien de rien. Hai un desiderio da esaudire, Nicola?. “Non ho molto da chiedere, sono felice così. Sto bene”. Alla classica domanda che Emanuelli pone alla fine della trasmissione: “Cosa fa di bello oggi Nicola Di Bari?”, Nicola risponde con autoironia: “niente e quindi sono in radio da te, perchè tutti quelli che oggi non fanno niente si fanno intervistare da te”. Scherzava perchè Nicola è attivissimo in Sudamerica, io lo sottolineo aggiungendo che quelli che non fanno niente sono i politici, magari non facessero niente quelli fanno solo danni… Nicola Di Bari è sempre attivo in Sudamerica, nel 2019 ha un cameo nel film Tolo tolo per la regia di Luca Medici con Checco Zalone. Nicola interpreta simpaticamente uno zio cardiopatico di Zalone che tribola, rischiando la vita, a ogni notizia che rimbalza dall’Africa sulla sorte del «vagabondo» nipote. E la omonima canzone di Di Bari fa parte della colonna sonora. Nel film recita anche la figlia Arianna Scommegna.
Di Nicola Di Bari si è ricordato anche, ultimamente, Checco Zalone che lo ha voluto nel film di Luca Medici Tolo tolo, in pochi giorni già campione di spettatori.
«Ceccho Zalone mi ha contattato dicharandosi mio ammiratore. È venuto a Milano e mi ha chiesto di partecipare al suo prossimo film. Ho accettato con entusiasmo. In un secondo momento, con tutto lo staff, compreso Valsecchi, siamo stati in un ristorante di Milano, gustando pesce pugliese… Il film mi è piaciuto tantissimo. L’ho visto in anteprima a Roma, al cinema Adriano. Poi sono dovuto partire subito in treno per Milano. Ieri gli ho mandato un bellissimo messaggio». «Complimenti perché da solo alla regia hai creato un’opera d’arte, trattando temi umani di altissimo valore». Lui mi ha risposto: Tu fai i complimenti a me, e gli Scommegna dove li metti?». Con Checco abbiamo trascorso insieme due settimane tra Altamura, Gravina e Spinazzola. Direi molto attento e professionale. È un ragazzo molto intelligente, colto e preparato. Un genietto della nostra Puglia, capace di tirare fuori valori altissimi facendo ridere». I migranti sono nostri fratelli, dobbiamo trattarli con tanta umanità e sperare che l’Europa apra gli occhi e li aiuti concretamente. Non ha senso parlare di porti chiusi. Se scappano dal luogo dove sono nati, un motivo ci sarà. Noi italiani siamo stati i primi migranti nel mondo. E io stesso negli anni ‘60 ho lasciato la Puglia per trasferirmi a Milano. All’inizio non fu facile». Nicola Di Bari ha vinto due Festival di Sanremo e una edizione di Canzonissima. Tuttora tiene concerti in tutto il mondo: nel febbraio 2020 si esibisce a Miami, il 28 ottobre 2020 viene operato per aneurisma addominale.
Ascolta il podcast delle due puntate de LE ESTATI CANORE ITALIANE RACCONTATE DA MASSIMO EMANUELLI E DAI SUOI OSPITI, Nicola Di Bari intervistato da Massimo Emanuelli.
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