DOMENICO MODUGNO
Domenico Modugno (Polignano a Mare, Bari 9/1/1928 – Lampedusa, Agrigento, 6/8/1994) Nato da una famiglia numerosa (cinque figli) che il padre fatica a mantenere, all’età di sette anni si trasferisce a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi, paesini ricchi di canzoni e grida dialettali che lasceranno un eco nelle sue canzoni e nel suo modo di interpretarle. Il giovane Modugno intraprende poi gli studi di ragioneria, che segue di malavoglia, come tanti irrequieti e impazienti ragazzi meridionali vuole cercare lavoro e fortuna al nord. Dopo il servizio militare, memore di una casuale esperienza di comparsa nel film I pompieri di Viggiù di Mario Mattoli del 1948, dopo un’esperienza sfortunata a Torino dove fa l’apprendista gommista, suona la chitarra per diletto e si abitua a saltare i pasti, Modugno punta su Roma e nel 1951 riesce ad essere ammesso al Centro Sperimentale di Cinematografia con una borsa di studio, a Roma abita a piazza del Gesù vicino al palazzo sede della Democrazia Cristiana. Mentre studia recitazione per arrotondare le sue magre entrate Modugno si adotta a fare il posteggiatore, eseguendo con l’accompagnamento della chitarra e della fisarmonica che aveva imparato a suonare ad orecchio al paese, delle canzoni che andava componendo e che canta anche nei ristoranti della capitale. Modugno si esibisce anche nei ristoranti di Via Margutta, sempre con la chitarra, a volte in cambio di un piatto di fettuccine, ha già un repertorio di canzoni dialettali, che hanno atmosfere le strade, le barche, le miniere delle terre del suo Sud. Per esse, forse in seguito alla popolarità ottenuta da Vitti ‘na crozza lanciata nel film Il cammino della speranza di Pietro Germi, Modugno sceglie di esprimersi in un approssimativo dialetto siciliano. In teatro ebbe una particina ne Il borghese di Moliere con Cesco Baseggio, al cinema un ruolo in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, La carovana del peccato i cavalieri della regina di Mauro Bolognini, Anni facili di Luigi Zampa e in Carica eroica di De Robertis, dove era un soldatino siciliano che cantava una ninna nanna ad un bimbo russo. Gli si aprono le porte della radio dapprima in Trampolino, trasmissione dedicata agli esordienti, poi, come per altri cantanti-chitarristi allora popolari, con un programma tutto suo Ammuri ammuri, tredici puntate dalle 20 alle 20,15 che ebbero tanto successo da essere replicate. Modugno doveva cantare una canzone al giorno, ma non avendone tante, il suo repertorio era talmente scarso, si mise a scriverne di corsa nuove.
Nelle sue prime canzoni Modugno si rifà ai cantastorie e alla canzone contadina meridionale, la carriera di Modugno attore e cantante inizia nel 1953, le sue prime canzoni furono La sveglietta, Ninna nanna, Scarcagnulu, Nusciu nisciu, La cicoria, La donna riccia, Lu pisce spada, cui seguirono, nel 1954, Lu minaturi, Caveddu ciecu de la miniera, L’olivaru, La sveglia matta, Lo sceccareddu ‘briacu, Lo grillu nnammurato incise dalla Rca. Modugno provava i suoi motivi cantando a squarciagola sul Campidoglio, un’estate ad applaudire quel giovanottone che strillava alla luna, a piedi nudi sul marmo, si fermò Anna Magnani. Modugno compare per la prima volta in televisione nel programma pomeridiano Vetrine condotto da Elda Lanza. Sempre nel 1954 Modugno debutta al Teatro di Varietà di Roma presentando le sue canzoni in Controcorrente, una rivista di Marchesi-Metz e Walter Chiari, affiancato da Marina Bonfigli, Bice Valori, e la soubrette Franca Gandolfi con la quale si fidanza. Nella stagione 1954/55 mentre Franca Gandolfi, che avrebbe sposato nell’estate successiva, coglieva un successo personale in Giove in doppiopetto, partecipa a Italia sabato sera, un interessante esperimento di teatro-cronaca di Franco Parenti. Nel 1955 Modugno con la collaborazione di Riccardo Pazzaglia per i testi comincia ad allargare il suo repertorio a brani napoletani come E venne ‘o sole, Mese ‘e settembre, Niscuno po’ sapè, e Io mammeta e tu ripresa con grande successo insieme a La donna riccia da Renato Carosone. Sempre nel 1955 incide la sua prima versione in lingua Vecchio frac, ispiratagli pare, come d’altronde Lu pisci spada, da una notizia letta sui giornali Vecchio frac, canzone semplice, elegante ed altamente poetica con ritmo di mambo, era appunto nata leggendo le cronache dei giornali: il 30 novembre 1954 il principe Raimondo Lanza di Trabbia, marito dell’attrice Olga Villi, si era ucciso buttandosi giù dalla finestra del suo palazzo romano in Via Sistina: “questa vicenda – confessò Modugno – mi emozionò, forse quel nobiluomo si era ammazzato perché un’epoca era finita per sempre. Ho visto nella mia mente un frac che galleggiava, in fondo la canzone è la storia di un suicidio dolce”.
Al Festival di Sanremo del 1956 viene inviata ed accettata una sua canzone in italiano, Musetto, che, affidata alla voce di Gianni Mazzocchi, va in finale, e che raggiunge una discreta affermazione anche grazie alla versione parodistica del Quartetto Cetra. Nel 1956 Modugno cambia casa discografica e passa dalla romana Rca alla milanese Fonit, il 1957 fu l’anno in cui la vena napoletana di Modugno portò i suoi più concreti risultati: scrisse con Verde Resta cu’ mme, ripresa con successo da Roberto Murolo, Strada ‘nfosa, che fu un suo personale successo, e con Pazzaglia ‘O ccafè, e Lazzarella presentato alla quinta edizione del Festival di Napoli da Aurelio Fierro. Quando arriva a Sanremo nel gennaio 1958 Modugno è già un artista emergente di cui si parla molto, anche se non ha ancora conosciuto la vera consacrazione, è ancora considerato un cantante siciliano (sic): Così lo presenta il giornalista Arturo Gismondi su L’Unità alla vigilia del Festival: “in questi ultimi anni l’autore e cantante siciliano partito da interpretazioni discutibili quanto si vuole, ma indubbiamente interessanti di canti popolari meridionali, prevalentemente della Sicilia, si è andato accostando alla musica leggera di tipo commerciale”. Modugno vince
il Festival di Sanremo del 1958 spalancando le braccia e volando sulle note di Nel blu dipinto di blu, subito ribattezzata Volare, con un colpo di spugna cancella dalla scena gli altri concorrenti e le loro scontate proposte. L’Italia dipinta di blu titola L’Espresso un articolo di Vittorio Zincone del febbraio 1959 dedicata al fenomeno del momento: la clamorosa fortuna della musica leggera nel nostro Paese è l’apice di un percorso che ha preso slancio nel dopoguerra e ha posto negli anni ’50 per i successivi sviluppi. Il successo di Nel blu dipinto di blu fu internazionale, accolto trionfalmente in America come Mr.Volare. Il successo del brano in tutto il mondo è senza precedente, è ancora oggi la canzone che ha venduto in tutto il mondo più copie dopo Bianco Natale di Bing Crosby, con i suoi 22.000.000 di copie è tallonata soltanto da Candle in the wind di Elton John. Nel 1959 Modugno si afferma nuovamente a Sanremo con Ciao ciao bambina, ribattezzata subito Piove!, dal primo verso del ritornello, su testo stavolta di Verde, ottenendo un’affermazione internazionale paragonabile a quella di Volare anche se questa volta il mercato statunitense si mostrò molto meno accogliente. Dello stesso anno sono Farfalle, Notte lunga notte e Chitarre morte, scritto a quattro mani con il premio Nobel Salvatore Quasimodo. Di nuovo a Sanremo nel 1960 con Libero (testo di Migliacci), poi, sempre nel 1960, porta al successo Nuda (censurata dalla radio e dalla televisione di Stato), Milioni di scintille, Corriamoci incontro e Notte di luna calante. Nel 1961 esce Giovane amore, ma Modugno spopola in teatro con Rinaldo in campo le cui canzoni (Se Dio vorrà, Orizzonti di gioia, Notte chiara e la spassosa Tre briganti, tre somari, cantata con Franco Franchi e Ciccio
Ingrassia. Nel 1962 torna a Sanremo e vince con Addio… Addio…!
in coppia con Claudio Villa (ancora una volta il testo è di Migliacci), nel 1962 propone una canzone parodistica su ritmo twist, Selene (testo di Migliacci). Gli altri suoi successi Stasera pago io (1963), Che me ne importa a me (presentata al Festival di Sanremo edizione 1964 in coppia con Frankie Laine), e Tu si ‘na cosa grande (vincitrice del Festival di Napoli edizione 1964 in coppia con Ornella Vanoni), L’avventura (1965, sigla dello sceneggiato televisivo Scharomouche), Dio come ti amo (vincitrice al Festival di Sanremo 1966 in coppia con Gigliola Cinquetti), Sopra i tetti del mio pazzo amore (presentata al festival di Sanremo 1967 ma non ammessa in finale), Il posto mio (altro brano escluso dalla finale di Sanremo del 1968). Qualcuno parla di “crisi del Mimmo nazionale”, a causa delle eliminazioni al Festival, ma intanto Mimmo porta al successo stupendi brani al di fuori dal canale ufficiale del festival: Meraviglioso (1968), Come hai fatto (1969). Nonostante l’avvento del beat alla fine degli anni ’60, allorquando i giovani di allora contestavano che avesse più di 40 anni, Modugno, ospite della trasmissione televisiva di Renzo Arbore Speciale per voi, ebbe un successo straordinario con un gruppo di ragazzi scatenati, pieni di capelli e di peli: “mi colpì molto – ha dichiarato Renzo Arbore – quei ragazzi contestavano tutti e a lui gridavano: sei il nostro Jimi Hendrix”. Modugno aveva una comunicativa straordinaria, è riuscito a piacere non solo alla sua generazione, come accade oggi, ma a tutti: nonni, nonne, madri, padri, figli, figlie, e nipoti. Negli anni ‘60 Modugno si riscopre attore, quasi un ritorno alle origini: attivo anche in teatro, dopo il trionfo di Rinaldo in campo seguono: Tommaso d’Amalfi di Eduardo De Filippo (1963), Scharomouche di Corbucci e Grimaldi (1964), Liolà di Pirandello (1968), Mi è caduta una ragazza nel piatto (1969), è autore, con musiche di Morricone, della colonna sonora dei film Uccellacci uccellini e Capriccio all’italiana, ultime interpretazioni cinematografiche di Totò prima della morte.
Gli anni ’70 iniziano con La lontananza ha un successo canoro paragonabile a quello di Volare, incide Dove come e quando (sigla del programma radiofonico Gran varietà), nel 1971 torna a Sanremo in coppia con Carmen Villani con Come stai, ed è ancora in televisione (Don Giovanni in Sicilia, 1971 per la regia di Morandi) e in teatro (con Non svegliate la signora). Nel 1972 è ancora a Sanremo con Un calcio alla città, e in tv con Il marchese di Roccaverdina per la regia di Fenoglio, quindi ritorna ai primi posti della hit parade con Amara terra mia. Nel 1973 torna in teatro in L’opera da tre soldi di Brecht diretto da Giorgio Strehler, spettacolo che porterà in scena fino al 1976, e porta al successo L’anniversario (canzone favorevole al divorzio, si era infatti in procinto del primo referendum della storia dell’Italia repubblicana). Nel 1974 è di nuovo a Sanremo con Questa è la mia vita, nel 1975 torna in testa alla hit-parade con Piange il telefono (versione italiana di un brano francese) interpretato con la piccola Francesca Guadagno. Piange il telefono è un brano molto criticato, considerato uno “scivolone” di Modugno, che però si giustificherà nella seguente maniera: “è stato un fatto popolare, la canzone non è mia, io l’ho semplicemente tradotta e quindi sono colpevole fino a un certo punto. Io però avevo intuito che la canzone sarebbe stata un grande successo, al contrario dei discografici che non gli davano tanto perso. Il risultato finale fu: un milione e mezzo di copie vendute soltanto in Italia. Era una canzone sceneggiata, con due personaggi, per quel periodo un’invenzione, una novità. Il pubblico lo capì, non lo capirono i critici, che parlarono di fumettoni, per me fu un esperimento interessante perché fu una canzone commedia”. Il successo di Piange il telefono viene bissato da Il maestro di violino (1977), Modugno trae da queste due canzoni altrettanti film e ritorna così al cinema, anche il Modugno attore non va sottovalutato, ha interpretato ben 46 film.
Nel 1978 incide la canzone Il vecchietto, anticipatrice dei problemi della terza età, cui segue nel 1979 A casa torneremo. Ancora in teatro (Cyrano con Chaterine Spaak, 1979, e L’uomo che incontrò se stesso con Alida Valli, 1981), poi di nuovo in televisione (Western di cose nostre, tratto da un romanzo di Sciascia, 1983), Modugno per qualche anno trascura l’attività canora. Attratto dalla televisione accetta l’offerta del ruolo, a lui insolito, di conduttore di un gioco televisivo, La luna nel pozzo. Proprio mentre sta registrando le prime puntate, nel 1984, viene colpito da una trombosi che lo costringe al ritiro. Per Modugno ha inizio una lunga Odissea: dall’Ospedale San Raffaele, al Niguarda, ad ospedali svizzeri. Ma tre mesi dopo già scherza coi giornalisti: “e pensare che pochi mesi fa a Broodway i medici scoprirono che
avevo i polmoni di un pescatori di perle”. La convalescenza fu molto lunga, nel 1987 si impegnò in politica nelle fila del Partito Radicale, sarà eletto deputato, si impegnerà in una lotta in favore dei diritti degli handicappati, nel 1989, nonostante gli strascichi della malattia, mantenendo fede alla promessa fatta a Marco Pannella, “se il partito raggiungerà il quorum per non scomparire in Parlamento tornerò a cantare Volare in pubblico”, si esibisce in occasione del congresso del partito, mandando in visibilio tutti i presenti che al suo “Volare” fanno il coro “ooo”. Dopo questa performance prese la decisione di tornare ad esibirsi in concerto, così fece ad Agrigento dicendo ai giornalisti, a concerto ultimato: “ora lo so, posso tornare in orbita, quel brutto scherzo di cinque anni fa mi ha danneggiato una gamba e un braccio, ma non la voglia di cantare”. Modugno con il microfono in mano ritrovò la grinta di un tempo, nel settembre 1991 si esibì alla Terme di Caracalla e alla Carnegie Hall di New York. Proprio tornando dal successo americano Modugno ebbe il secondo colpo: un infarto. Ma anche in questa occasione non si perse d’animo: “cantare è vivere” disse e nel 1993 incise l’album Delfini con il figlio Massimo (l’altro figlio è anch’egli cantante con il nome d’arte di Finizio). “C’è l’ho fatta perché so volare” disse. Nel febbraio 1994, in concomitanza col Festival di Sanremo Modugno interviene al Maurizio Costanzo Show con Rita Pavone, Gianni Boncompagni, Little Tony e Memo Remigi, invitato dal pubblico e dallo stesso Costanzo intona Volare reggendosi in piedi con una stampella, non appena attacca il pubblico va in visibilio e Mimmo getta la stampella, quasi in un gesto di sfida. Domenico Modugno muore il 6 agosto 1994 nella sua villa di Baia dei Conigli, nei pressi Lampedusa, dopo avere trascorso una giornata in spiaggia insieme agli operatori del Wwf per rimettere in mare una tartaruga ferita. Gli ultimi anni lo hanno visto impegnato in importanti battaglie democratiche, per il diritto alla salute, per il diritto a vivere ed esprimersi tutti, impegno mantenuto fino all’ultimo giorno della sua vita, il 6 agosto del 1994, quando il vecchio leone venne stroncato dall’ultimo e definitivo infarto. Personaggio chiave della storia della canzone, non solo italiana, e anche della storia dello spettacolo: con il suo esempio ha saputo indicare la strada da percorrere agli attori-cantanti che domineranno successivamente la scena: i vari Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, Luigi Tenco, Adriano Celentano. Nel 2003 Canale5 annuncia una fiction dedicata alla vita del Mimmo nazionale, ma ha il parere contrario della vedova Franca Gandolfi.
VOLARE D’INFINITO CANTO: UN LIBRO PER RICORDARE DOMENICO MODUGNO
di Agostino Rosa
E’ uscito il volume di Michele Coccioli VOLARE D’INFINTO CANTO con prefazione di Massimo Emanuelli. Modugno intuì il profondo significato del sogno e dell’immaginario, e nonostante i sogni finiscano all’alba invitava a continuare a segnare. Nel suo cielo trapunto di stelle c’è il cielo e c’è la luce, c’è il sole e ci sono le nuvole, c’è la terra e c’è il mare, con tutte le gioie e i dolori che il mondo si porta appresso. Volare d’infinito canto perchè sognare è la via dell’essere. A Domenico Modugno sono dedicate le immagini contenute nel volume, 50 immagini che affiorano dallo scatto dell’operatore, cieli tersi o marezzati, scorci paesaggistici, vedute urbane abbacinanti, dettagli storico-artistici, e poi ancora architetture, interni, strade, lidi, compendiano le visioni liriche quanto alterate di Coccioli. Sono rappresentazioni non descrittive, piuttosto evocative degli stati d”animo dell’autore, che costruisce le immagini mediante connessioni analogiche al testo della canzone di Modugno, fotografie come apparizioni oniriche, irripetibili, uniche e persino astratte: il blu, il vento, il volo, il cielo, la felicità, il sole, la luna, le stelle, albe e tramonti, il mondo svanito, la musica “gli occhi tuoi belli”, ovvero il ritratto della donna amata, seguito dal confronto con i versi musicati dal cantante pugliese. Michele Coccioli agli studi di architettura presso l’Ateneo di Firenze affianca la passione per la fotografia, con la lettura di riviste specializzate e l’approfondimento dei più importanti autori del Neorealismo italiano. Coccioli si interessa di progettazione bancaria e direzione cantieri all’interno della Banca Popolare Pugliese, è stato inoltre membro della Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce. Dal 1980 al 2010 ha portato a termine numerosi reportage, dal Salento, sua terra d’origine, a quasi tutto il Meridione d’Italia, Polesine ed Europa dell’Est, confermando la propensione per una fotografia di indagine sociale legata in particolar modo a eventi di natura storico-letteraria. Di questi lavori ha pubblicato nel 2002 PugliaLucania con Electa e nel 2009 Puglia. I borghi più belli d’Italia con Adda Editore. Nel corso degli anni non ha tuttavia trascurato gli sviluppi della fotografia moderna, con un occhio critico per i più concettuali. L”evolversi di nuovi linguaggi e l’esigenza di un nuovo confronto sono alla base della serie Il teatro dei sogni del 2009-2011. Il Novecento artistico (pittura e cinema) ne influenzano l’approccio stilistico e diventano spinta propulsiva per un viaggio dell’anima. L’universo immaginifico, il sogno, la dimensione irrazionale dell’essere diventano più oggetto costante di analisi e di riflessioni. I lavori di Coccioli sono recensiti nel catalogo Nuova Arte di Giorgio Mondadori e Multiplicity dell’Editoriale L’Espresso, quest’ultimo legato alla settima ed ultima edizione del Contemporaneo, Associazione Musei d’Arte Contemporanei Italiani. Le fotografie di Coccioli sono state utilizzate da Enti pubblici e privati. Nel 2011 Coccioli ha ricevuto il premio Oscar Cultura dalla Galleria d’Arte Centro Storico di Firenze, per la serie Viaggio per la città sognata, fotografie ispirate al romanzo Le città invisibili di Italo Calvino. L’idea di questo volume – dichiara Coccioli – trae lo spunto iniziale da Cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini, terzo episodio del film Capriccio all’italiana. Tutto si svolge all’interno di uno scalcinato teatrino dove il regista mette in scena le prove di Shakespeare, recitato da burattini. La trama la conosciamo tutti, si conclude con l’assassinio di Desdemona da parte di Otello, in seguito agli intrighi di Jago. Il film termina con il monnezzaro (interpretato proprio da Domenico Modugno autore anche dell’omonima canzonehttp://www.youtube.com/watch?v=iIc-isA2uwA) che getta i burattini (Jago e Otello) in una discarica. Per Pasolini, l’unica maniera per poter assaporare la “straziante meravigliosa bellezzaa del creato” è quella di morire per poter rinascere, ma solo per pochi attimi, quelli necessari a Jago e Otello per poter scoprire le nuvole. Il regista, inventandosi una rappresentazione nella rappresentazione, vuole dimostrare che i personaggi, seppur marionette, sono in grado di provare le stesse emozioni degli esseri umani, di provare gli stessi incantamenti. Tale concetto è esposto anche nel manifesto anteposto all’ingresso del teatro, dove viene raffigurato il quadro di Velasquez Las Maninas i cui personaggi sono riflessi in alcuni specchi. Il film è una riflessione sui rapporti fra l’apparire e l’essere, fra la vita e la morte, successivamente l’arte e la psicanalisi hanno profondamente coinvolto Coccioli. Inaspettatamente è stata la canzone Nel blu dipinto di blu una canzone nata da una grande intuizione di Franco Migliacci e Domenico Modugnocantante vissuto in età giovanile a San Pietro Vernotico paese d’origine di Coccioli. Volare rappresenta un inno alla vita. Un uomo sceglie di dipingersi le mani e la faccia di blu, proprio come nel quadro Le coup rouge di Chagall, e volare nel cielo infinito, in assoluta libertà, senza restringimenti razionali, limitazioni di ogni genere. La realtà scompare nell’appagamento spirituale più assoluto. Ma ecco che all’improvviso il sogno svanisce, la realtà ridiventa presenza oscura, ma per fortuna tutto di nuovo risplende guardando gli occhi della donna amata. Si può assaporare ancora la felicità. Scrive Massimo Emanuelli sono stato lieto di apportare un mio modesto contributo al lavoro di Coccioli, ho conosciuto poco Domenico Modugno lo incontrai per ragioni politiche e non giornalistiche o canore, era già stato colpito dell’ictus, ricordo le sue battaglie coi radicali alle quali partecipai anch’io nel mio piccolo, maestro ammirato non solo come cantante ma come corifeo di battaglie civili e democratiche. Ricordo la sua lotta in favore dei diritti degli handicappati e la sua promessa fatta nel 1988 (a quattro anni dall’ictus): “se il partito raggiungerà il quorum per non scomparire in Parlamento tornerò a cantare Volare in pubblico”, si esibisce in occasione del congresso del partito, mandando in visibilio tutti i presenti che al suo “Volare” fanno il coro “ooo”. A me vennero brividi, una sensazione indescrivibile che mi commosse, e mi commuove ancora ad anni di distanza, una delle emozioni più profonde della mia vita. Poi ricordo ancora una stupenda versione di Volare, ero dietro le quinte di Superclassifica Show programma ideato e condotto da uno dei miei maestri, Maurizio Seymandi. Ricordo una puntata con Massimo Boldi, con il quale sto ultimamente lavorando per la stesura di un libro, i migliori cantanti italiani passarono per il salotto di Seymandi: Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Gianna Nannini, Vasco Rossi, I Dik Dik, Tony Esposito, Maurizio Fabrizio, Eugenio Finardi,Riccardo Fogli, Ivano Fossati, Dori Ghezzi, Milva, Claudia Mori, Banco del Mutuo Soccorso, Loredana Bertè, Angelo Branduardi, Rossana Casale, Patty Pravo, Ron, Enrico Ruggeri, Giuni Russo, Gianni Togni. Tutti insieme cantarono Nel blu dipinto di blu, Emozioni indescrivibili per chi, come Emanuelli, le ha vissute e viste live, figuriamoci per chi, come me, non era neanche nato. Ho avuto il privilegio di visionare in anteprima il volume di Coccioli e di leggere le parole di Emanuelli. e mi sono appagato in quel mixage di letteratura, cinema, musica, teatro, fotografia, pittura, cui fa riferimento Emanuelli. Vi invito a comprare il volume di Coccioli, non può mancare dalla vostra biblioteca. E con le braccia protese verso un cielo infinito, come in un volo d’infinito, così viene ricordato Domenico Modugno in volume che contamina le arti: musica, letteratura, cinema, teatro, pittura, fotografia.
VOLARE OMAGGIO A DOMENICO MODUGNO
Spettacolo teatrale con Gennaro Cannavacciuolo, regia di Marco Mete, musiche eseguite dal vivo da Marco Bucci (pianoforte), Claudia Della Gatta (violoncello), Andrea Tardioli (clarinetto – sax contralto)