L’incredibile gaffe di qualcuno che mi ha presentato come autore di un libro su Giorgio Gaber (libro uscito vent’anni fa) e la proposta di Cesare Borrometi, collega di tante avventure radiofoniche mi stanno quasi convincendo a realizzare uno special radiofonico su Gaber. Ma poi ci ho ripensato preferisco di no per tantissime ragioni.
Incontrai Gaber nell’ormai lontano 1981 al Teatro Carcano di Milano, io ero un ragazzino fuori di testa (fuori di testa lo sono ancora fuori di testa, ragazzino no ahah), lui era già il grande Giorgio Gaber. Gaber non amava i giornalisti, ma si fermava dopo lo spettacolo a parlare con il suo pubblico.
Io mi avvicinai a lui con un registratorino (ero allora in onda su Radio Ambrosiana, forse la radio più sfigata di Milano), ebbi la faccia di merda di fargli una domanda. Non ricordo quale stupida domanda gli feci, Gaber bonariamente, si mise a ridere. Poi si rivolse ad un suo collaboratore e disse: “ma cosa dici questo ragazzino, mi sembra un pò matto, però gli rispondo, non fa del male: non è di destra e non è di sinistra”. Gaber aveva già capito tutto tantissimi anni fa, non solo su di me, ma su questo Paese.
Racconterò Gaber, i nostri incontri, da allora non mi persi un suo spettacolo, alla fine di esso si chiacchierava, tutto questo per vent’anni: dal 1981 fino al 2001.
Nel 2001 scrissi un libro sui grandi milanesi (sindaci ma non solo) dal 1945 fino al 2000, dissi ad Ombretta Colli, allora Presidente della Provincia di Milano, che avrei voluto intervistarlo, lui non si negò (a differenza di ministri ed altri politici di merda che ci sono oggi), solo che mi disse: “ma perché io, mica sono un grande di Milano”. Giorgio Gaber era speciale perché era intelligente e umanissimo. Educato, perbene, riflessivo. Spiritoso e altruista. Ho letto da qualche parte che fosse modesto: mai. Era timido, ma sapeva assolutamente quanto valesse e che cosa pretendere.
Quando uscì il mio libro ACCADDE A MILANO: PERSONAGGI E SINDACI DAL DOPOGUERRA AD OGGI lo consegnai ad Ombretta Colli che naturalmente lo portò a casa. Gaber era onnivoro di libri, leggeva di tutto da Borges a Neruda, Montale, i classici della letteratura mondiale. Non capii mai perché, non lo avrei mai pensato, si mise a leggere il mio libro. Nell’aprile 2001 si presentò in Bocconi per parlare con gli studenti, io ero presente per Circuito Marconi, alla fine mi avvicinai per salutarlo e complimentarmi per le nuove canzoni (in primis IL CONFORMISTA anche qui anticipatori ne conosco tanti di conformisti in politica…) e anche questa volta mi spiazzò. Non ebbi nemmeno il tempo per fargli i complimenti lui mi disse: “Ema hai fatto uno stupendo libro, l’ho divorato”, io imbarazzatissimo, lui il grande Giorgio Gaber mi faceva i complimenti… Poi vinto l’imbarazzo e dopo avergli fatto i complimenti io, gli dissi: senti ho raccolto tanto materiale su di te, come sai ti seguo da anni, vorrei fare una tua biografia, un libro intervista. Gaber si mise a ridere, come a dire “ma che stronzata dici?”, poi cambiò espressione, sul viso aveva un’espressione di dolore. Capii dopo anni perché era seduto, anche durante il dibattito e mentre suonava la chitarra, non riusciva a stare in piedi, si vedeva che era sofferente, allungava le gambe per lenire il dolore. Lo incontrai poi una sola volta (anche quella volta non si negò) e gli feci un pò di domande, era un fiume in piena, con lui si parlava di tutto. Poi sparì, non lo trovavo più, peccato. Interpretai quel suo silenzio come un distacco dalla politica, da un’Italia (2002) che stava ormai sprofondando nella melma. Ebbi anche l’impressione di averlo urtato con qualche domanda. Ma invece la ragione era un’altra: la malattia era avanzata, allo stadio finale, una morte atroce, forse una delle più terribili morti, sarebbe arrivata l’1 gennaio 2003. Il mio editore di allora (Greco & Greco) mi disse che intendeva dare subito alle stampe il libro nel quale ricostruisco la carriera di Gaber, quel volume (oggi introvabile se non usato ai mercatini o su ebay) era una biografia di Gaber scritta da me, ma conteneva errore madornale mio, alcune cose scomode che diedero fastidio ad alcuni personaggi politici e dello spettacolo. Sono molte le persone che con Gaber in vita lo hanno detestato, le cantava sia alla destra che alla sinistra, poi tutti se ne sono appropriati, ma Gaber era non incasellabile. Sono passati vent’anni dalla morte prematura di Gaber, la persona migliore (a parte mia moglie) che abbia mai conosciuto in vita mia. Mi è difficile parlare di Giorgio senza commuovermi, questi complimenti che oggi tutti gli fanno (me compreso) gli darebbero fastidio. Gaber non amava i complimenti e la stupidità lo rendeva furioso.
La sua prematura scomparsa ha lasciato un vuoto, chissà se oggi può vedere i commenti post mortem, si farebbe una sonora risata, quel che è certo è che ci manca da vent’anni, con la sua morte abbiamo perso la nostra coscienza critica, anche se lui, si è risparmiato il fetore, lo sfascio e lo schifo, degli ultimi vent’anni italiani, dei politici e di tutti i loro leccapiedi. Ciao Giorgio non ti ho dimenticato.
P.S.: ho letto il libro di Andrea Scanzi, più recente, tutto vero quel che scrive, anche Scanzi, più o meno nello stesso mio periodo, doveva scrivere su Gaber (e De Andrè) lui doveva fare una tesi di laurea sulla canzone d’autore, io un libro ma solo su Gaber (De Andrè l’avevo solo visto ed intervistato 5 minuti). Gaber sparì anche con Scanzi solo perché stava malissimo, credo fosse il 2001.
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L’1 gennaio 2003 Giorgio Gaber, non solo un cantante, un attore, un “cantattore”, ma anche uno dei più grandi intellettuali italiani del XX secolo. Gaber ad un certo punto della sua carriera optò per il teatro, si fece cantore dei mali della società italiana, sempre in anticipo sui tempi, era la nostra coscienza critica, ci induceva a pensare. L’Italia è stata più vuota in questi anni senza la sua voce scomoda (per i potenti che l’hanno rinnegato in vita e bollato come “qualunquista” salvo poi rivalutarlo post mortem). Giorgio Gaber ci faceva pensare, riflettere.
Incontrai per la prima volta Giorgio Gaber fuori dal Teatro Carcano di Milano nel corso degli anni ’80, io ero solo un ragazzino in onda su un radio locale. Gaber non parlava molto con i giornalisti, io non ero giornalista ero e sono nessuno, lui era invece già il grande Giorgio Gaber.
Su Giorgio Gaber ho scritto diversi articoli e anche un libro. Non mi pare ci sia altro da aggiungere, anche se riascoltando a distanza d’anni i suoi brani li ritrovo come allora: sempre in anticipo sui tempi. Chissà cosa avrebbe detto di questa Italia che dal 2003 è indubbiamente peggiorata…
Quanto ci manchi pensatore.
GIORGIO GABER
Giorgio Gaber (all’anagrafe Gaberscik, Milano 25/1/1939 – Montemagno, Lucca, 1/1/2003) nato da una famiglia della media borghesia, diplomatosi in ragioneria all’Istituto Cattaneo di Milano, muove i primi passi come chitarrista in un gruppo jazz composto dai fratelli Reverberi, Paolo Tomelleri, e da Luigi Tenco al sax. Gaber accompagna Celentano come chitarrista, poi da vita ad un duo rock con Enzo Jannacci (I Due Corsari), e nei Rocky Mountains, intraprende l’attività di solista. La sua prima produzione, fra il 1958 e il 1960, è assimilabile al genere rock scatenato (Ciao ti dirò, Una fetta di limone) ed un sentimentalismo non privo di freschezza (Non arrossirre, Genevieve). Nel 1960 Gaber partecipa alla Sei Giorni della Canzone di Milano, manifestazione organizzata dal Corriere Lombardo, presentando Non arrossire, e, in coppia con Enzo Jannacci, Una fetta di limone. Gaber quindi compare a Il musichiere dove provocatoriamente sfida il re dei melodici Luciano Tajoli, ricorda Maurizio Seymandi, allora funzionario in Rai, che Gaber arrivò in Corso Sempione, forse per pigrizia, poiché abitava a due passi dalla sede milanese della Rai, accompagnato dal padre, il signor Gaberscik, che indossava un cappello Borsalino, la popolarità che dava l’allora unico canale televisivo era tale che Gaber diventò subito un personaggio nazional-popolare. All’inizio degli anni ’60 Gaber, che già allora non riusciva ad accettare le condizioni del mercato, decide di rinnovare il suo repertorio, inizia la collaborazione con Umberto Simonetta per i testi, e si dedica ad un repertorio ispirato alla realtà e alla cronaca del sottoproletariato e della malavita milanese, ma anche ai problemi esistenziali comuni agli abitanti di tutte le moderne metropoli. Nascono così, accanto a La ballata del Cerutti e a Porta Romana, La Balilla, Le strade di notte e Le nostre serate. Gaber esordisce in teatro al Gerolamo accanto a Maria Monti, poi partecipa a spettacoli televisivi Canzoniere minimo (1963), un programma rivoluzionario per l’epoca nel quale presenta canzoni della tradizione accanto a novità, Milano cantata (1964), Canzoniere minimo, Le nostre serate (1965), Giochiamo agli anni ’30 (con Ombretta Colli, diventata nel frattempo sua moglie). Dopo alcune canzoncine simpatiche (Mai mai Valenina, Torpedo Blu, Barbera e Champagne, E allora dai, Il Riccardo, e ‘A pizza, con la quale si piazza al secondo posto al Festival di Napoli), partecipa quattro volte al Festival di Sanremo (nel 1961 con Benzina e cerini, nel 1964 con Così felice, nel 1965 con Mai mai Valentina, nel 1967 con E allora dai) e a Canzonissima (dove proporrà Goganga), al Cantagiro (Il Riccardo), al Festival delle Rose (Suona chitarra e al Bar del Corso) edizione 1967, nella stagione 1969/70 la svolta: decide di cambiare genere. Il Piccolo Teatro di Milano gli da la possibilità di presentare uno spettacolo a cui egli pensava già da tempo. Nasce Il Signor G, un collage di canzoni e di testi recitati che hanno per tema la storia di un uomo di quei tempi. Nel 1971 Gaber torna in sala d’incisione pubblicando gli album I borghesi e Sexus et politica, ma in seguito Gaber prediligerà l’attività teatrale e sarà autore e unico protagonista di una serie di spettacoli costituiti da monologhi e canzoni caratterizzati da un acuto spirito ed osservatore della società. Nasce il teatro-canzone, scritto con Sandro Luporini, dove i monologhi si alternano a canzoni e a provocazioni sonore. Da questo momento verranno proposti album doppi registrazioni degli spettacoli che effettua nei teatri italiani: Il Signor G (1970), Dialogo fra un impegnato e un non so (1972), Far finta di essere sani (1973), Anche per oggi non si vola (1974), Libertà obbligatoria (1976), Polli d’allevamento (1978). Nel 1980/81 escono quasi contemporaneamente Io se fossi Dio, un extended play che Gaber produce in proprio, nel quale Gaber attacca tutto e tutti, segnatamente Dc e Pci, protagonisti del compromesso storico, e Pressione bassa, album registrato in studio dopo oltre dieci anni, e Anni affollati, registrazione dello spettacolo teatrale della stagione 1981/82. Negli anni ’80 e ’90 Gaber, prosegue nella formula del teatro-canzone, dando maggior spazio ai monologhi e impegnandosi in alcuni spettacoli interamente recitati: Il caso di Alessandro e Maria, Il grigio, Aspettando Godot. Nel 1983 un ritorno assieme a Jannacci, Ja-Ga Brothers è il titolo dell’album nel quale sono riproposte canzoni come Tintarella di luna e Una fetta di limone, che non risentono dell’usura del tempo. All’inizio degli anni ’90 Gaber è direttore artistico del Teatro Goldoni di Venezia. La sua produzione discografica viene venduta direttamente a teatro, si tratta di album doppi con registrazioni dal vivo, Io se fossi Gaber (1985), Parlami d’amore Mariù (1987), Piccoli spostamenti di cuore (1987), Il grigio (1989), Il teatro canzone (1992), Il Dio bambino (1994), Meno male che c’era il pensiero (1995), Un’idiozia conquistata a fatica (1998). Con i suoi spettacoli Gaber si trasforma nella coscienza critica degli italiani,pronto ad attaccare e a smantellare falsi miti e passioni esagerate come pure il marcio della politica, l’ambiguità e l’ipocrisia personale, la sinistra non gli perdonerà mai, questa sua “coscienza critica”. La sinistra, nemmeno post mortem, “perdonerà” a Gaber di avere smascherato le sue colpe: segnatamente quella di avere tradito le illusioni di un’intera generazione. Nel 2001 ritorna dopo vent’anni in sala d’incisione proponendo La mia generazione ha perso, bilancio realistico di una sconfitta generazionale, nel 2001 riappare, anche in questa occasione dopo molti anni di assenza, in televisione. Ospite dell’amico Adriano Celentano a 125 milioni di cazz…te, i due vecchi amici ricordano i loro esordi con nostalgia, poi di nuovo il silenzio. Gaber torna sorprendetemente in testa alle classifiche dei dischi più venduti, stupendo tutti, iniziando da sé stesso. Con La mia generazione ha perso Gaber constata la sconfitta della generazione uscita dal dopoguerra vissuta negli anni della contestazione, e la sconfitta di tutte le ideologie. Dal maggio 2001, in occasione della sua ultima apparizione pubblica all’Università Bocconi di Milano, che lo aveva visto studente, ho cercato di rintracciarlo per un’intervista da fargli per un libro su di lui, il libro è uscito purtroppo postumo, Gaber, ormai ammalato, lontano da una Milano, da un’Italia e da un mondo che non riconosceva più, si spegne l’1 gennaio 2003 a Montemagno, in provincia di Lucca, la sua scomparsa, ancor più di quella di Fabrizio De Andrè, priva l’Italia non soltanto di un grande uomo, di un grande cantante e di un grande attore, ma di uno dei più grandi intellettuali del XX secolo. Al suo funerale, svoltosi all’Abbazia di Chiaravalle, dove anni prima si era sposato con Ombretta Colli, partecipano decine di migliaia di milanesi e di italiani, di tutte le estrazioni sociali e politiche, di tutte le età, non soltanto della sua generazione che “ha perso”. Il 24 gennaio 2003 esce postumo Io non mi sento italiano, album che riscuote un grandissimo successo finendo in testa alle classifiche, sia per l’emozione suscitata dalla prematura scomparsa, ma anche per la profondità dei testi e per il messaggio che lascia alla nazione: Io non mi sento italiano, messaggio indirizzato al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel quale analizza i vizi e le virtù degli italiani, e Non insegnate ai bambini, nel quale constata alla Montale che non abbiamo nulla da insegnare alle nuove generazioni. Il brano Non insegnate ai bambini viene eseguito per la prima volta al termine del suo funerale: Gaber da grande attore esce di scena lasciandoci l’ultimo fondamentale insegnamento. Nel 2004 esce postume un doppio cd raccolta, intitolato Giorgio Gaber. Rock n’roll, amore e storie metropolitane, contenente il brano inedito Amore ti chiedo un favore, e un libretto che riporta le rarissime copertine d’epoca dei 45 giri degli anni ’60.
IL SUO NOME ERA GIORGIO GABER: STORIA DEL SIGNOR G di Massimo Emanuelli, Milano, Greco & Greco Editori, 2003.
GIORGIO GABER IN TV
1959 IL MUSICHIERE (ospite di Mario Riva, canta CIAO TI DIRO’)
1960 BUONE VACANZE (ospite, canta GENEVIEVE)
1961 Festival di Sanremo, Gaber compare come cantante di gara, presenta in coppia con Maria Monti BENZINA E CERINI
1962 STASERA CETRA (Gaber veste i panni di un cow boy ed interpreta un brano country)
1962 CANZONI DI MEZZA SERA
1963 CAROSELLO (pubblicità per la Gillette)
1963 TEATRINO ALL’ITALIANA (ospite)
1963 CANZONIERE MINIMO
1964 CAROSELLO (pubblicità per la Eldorado, il gelato Camillo)
1964 FESTIVAL DI SANREMO Gaber compare come cantante in gara, presenta in coppia con Patricia Carli COSI’ FELICE
1964 MILANO CANTATA
1964 QUESTO E QUELLO
1964 CETRA CLUB (Gaber canta IL SOSPETTO)
1964 CAROSELLO (pubblicità per Bianco Sarti)
1965 LE NOSTRE SERATE
1965 CAROSELLO per la Eldorado
1966 FESTIVAL DI SANREMO presenta MAI MAI MAI VALENTINA in coppia con Pat Boone
1966 FESTIVAL DI NAPOLI compare come cantante nella finale trasmessa dalla tv, presenta A’ PIZZA in coppia con Aurelio Fierro e si piazza al terzo posto.
1967 DIAMOCI DEL TU spettacolo condotto con Caterina Caselli
1967 SANREMO compare come cantante, presenta E ALLORA DAI in coppia con Remo Germani
1968 CAROSELLO pubblicità Bianco Sarti
1968 GIOCHIAMO AGLI ANNI ’30 Gaber conduce con Gino Bramieri, Ombretta Colli e Rosanna Fratello
1969 CANZONISSIMA Gaber presenta la canzone COME E’ BELLA LA CITTA’
1969 SENZA RETE Gaber canta NON ARROSSIRE, SUONA CHITARRA, COME E’ BELLA LA CITTA’, IL TIC.
1969 STUDIO UNO Gaber presenta alcune battute legate allo spettacolo IL SIGNOR G che sta allestendo per il Piccolo Teatro
1970 CANZONISSIMA Gaber presenta la canzone BARBERA E CHAMPAGNE abbinato a Patty Pravo passa al secondo turno dove propone IL SIGNOR G, ma viene eliminato
1970 E NOI QUI
1972 SENZA RETE ospite canta con Ombretta Colli PAPARADIO
1973 CAROSELLO Pubblicità Associazione Ceramiche Italiane
1981 DUE RETROSPETTIVE (quattro puntate registrate per la televisione al Teatro Lirico di Milano in onda su Rai2, nel corso delle quali Gaber presenta il meglio dei suoi spettacoli teatrali)
26 ottobre 1989 Gaber appare in UNA DONNA TUTTA SBAGLIATA, film-tv per la regia di Mauro Severino
1992 Gaber interviene come ospite del programma ALTA CLASSE condotto da Gianni Minà in onda su Rai3 nella puntata dedicata alla moglie Ombretta Colli
1992 IL TEATRO DI GIORGIO GABER (Canale5)
1998 Intervento a PINOCCHIO, programma condotto da Gad Lerner, viene presentato un video nel quale Gaber canta QUALCUNO ERA COMUNISTA
12/1/1999 SERATA POP: GLI ANTENATI DEI VIDEOCLIP, programma realizzato da Michele Bovi. Gaber compare in immagini di repertorio nel cinebox GENEVIEVE.
2000 Gaber interviene a TARATATA intervistato da Vincenzo Mollica e canta DESTRA-SINISTRA
26/4/2001 Gaber è ospite della prima puntata di 125 MILIONI DI CAZ…TE di Adriano Celentano, canta DESTRA-SINISTRA e LA MIA GENERAZIONE HA PERSO e, in coppia con Celentano, CIAO TI DIRO’.
17/5/2001 Ospite della quarta ed ultima puntata di 125 MILIONI DI CAZ…TE
15/5/2001 Gaber è all’Università Bocconi di Milano, a riprendere l’evento, oltre ai network nazionali, c’erano alcune emittenti locali fra le quali ricordiamo: Sei Milano, Telenova, Antenna 3 Lombardia, TeleLombardia.
1 GENNAIO 2013 – 1 GENNAIO 2003
DIECI ANNI SENZA GIORGIO GABER, CIAO GIORGIO NON TI ABBIAMO DIMENTICATO
SPECIAL PER RICORDARE IL SIGNOR G A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA
http://www.radiofree.it/special_gaber_102.html
DISCOGRAFIA RAGIONATA
1958/70 PRIMA DEL SIGNOR G – GIORGIO GABER 1958/1970
1958/67 ROCK’N ROLL, AMORE E STORIE METROPOLITANE
1963 GIORGIO GABER
1964 LE CANZONI DI GIORGIO GABER
1965/1967 COLLEZIONE SINGOLI
1965 MINA & GABER: UN’ORA CON LORO
1968 L’ASSE DI EQUILIBRIO
1968/69 TUTTI I GRANDI SUCCESSI 68-69
1970 SEXUS ET POLITICA
1970 IL SIGNOR G
1971 I BORGHESI
1972 DIALOGO TRA UN IMPEGNATO E UN NON SO
1973 FAR FINTA DI ESSERE SANI
1974 ANCHE PER OGGI NON SI VOLA
1976 LIBERTA’ OBBLIGATORIA
1978 POLLI D’ALLEVAMENTO
1981 ANNI AFFOLLATI
1983 JA-GA BROTHERS
1984 IO SE FOSSI GABER
1991 IL TEATRO CANZONE
1995 E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO
1997/2000 UN’IDIOZIA CONQUISTATA A FATICA
2001 LA MIA GENERAZIONE HA PERSO
2003 IO NON MI SENTO ITALIANO



Giorgio Gaber e la radio


