ADDIO A FRANCO CALIFANO ER CORE DE ROMA
Potete ascoltare lo special radiofonico dedicato a Franco Califano e ad Enzo Jannacci
http://www.radiofree.it/specialiannaccicaliffo_112.html
Franco Califano era originario di Pagani, in provincia di Salerno, nacque casualmente in aereo sul cielo di Tripoli 1il 14 settembre 1938 durante uno scalo effettuato nel corso di un viaggio dei genitori. Cresce a Roma, poi trascorre otto anni a Milano, quindi torna nella capitale, Particolarmente gustoso il ricordo delle collette con gli amici, un manipolo di squattrinati, per noleggiare un’auto appariscente e sfilare in via Veneto negli anni della Dolce Vita a caccia di turiste straniere da incantare. Tra i suggerimenti del Califfo, il rimedio per un alito cattivo al termine di una cena a lume di candela macchiato da un menù contaminato di aglio o cipolla. “Allungate una mancia al cameriere e fatevi portare un pezzo di parmigiano: Masticatelo a lungo. Vi ripulirà la ‘fiatella’”. Califano inizia la carriera come autore di testi, famosi i suoi brani
come La musica è finita (su musica di Umberto Bindi) e Un ragione di più (Ornella Vanoni, E la chiamano estate (Bruno Martino), Amanti di valore (Mina), Minuetto (Mia Martini), Semo gente de borgata (I Vianella), Un grande amore e niente più (Peppino Di Capri). Il suo primo singolo come cantante è del 1962, si intitola Ti raggiungerò, è anche attori in fotoromanzi e poi nel cinema: l’esordio sul grande schermo è del 1963 con il film Sciarada alla francese. Ma è con gli inizi degli anni ‘70 che inizia ad incidere i propri brani e ad esibirsi nei night, luoghi ideali per le sue canzoni a tinte forti: Un’estate fa, Io per le strade di quartiere (brano scritto da Toto Cutugno), Tutto il resto è noia (la canzone-manifesto della sua filosofia di vita), Tac, Napoli sono i suoi maggiori successi.
Califano ha inciso una ventina d’album: Un bastardo venuto dal sud (1972), L’evidenza dell’autunno (1973), Secondo me l’amore (1975), 24.7.75 Califano in concerto alla Bussola di Viareggio (1975), Tutto il resto è noia (1976), Tac (1977), Ti perdo (1979), Tuo Califano (1980), La mia libertà (1981), Buio e la luna piena (1982), Califano in concerto dal Blue Moon di Ogliastro Marina (1982), Io per amarti (1983).
Fra amori, eccessi, successi e arresti, il primo nel 1970 per possesso di stupefacenti, caso nel quale furono coinvolti anche Walter Chiari e Lelio Luttazzi (tutti assolti con formula piena), il secondo nel 1983, questa volta insieme al conduttore televisivo Enzo Tortora (assolto con formula piena e caso emblematico di mala giustizia). Durante quest’ultima esperienza carceraria compose l’album Impronte digitali (1984) che si basa soprattutto su esperienze di quel periodo. In entrambi i processi Califano fu assolto “perché il fatto non sussiste”. Califano lo ricordò ripetutamente nei suoi libri e nelle sue interviste. . Le sue vicende giudiziarie, la sua vocazione alla trasgressione e l’insofferenza verso le convenzioni hanno sicuramente aiutato a far nascere il mito dello chansonnier maledetto ma sicuramente non hanno aiutato la sua carriera, l’album «Impronte digitali» è stato registrato mentre era agli arresti domiciliari. A seguito del secondo arresto, nel 1983, Califano scrisse una lettera per chiedere aiuto e sostegno a Bettino Craxi: il leader socialista gli fu vicino e dopo questo episodio divennero amici. Un ritorno sul grande schermo con Gardenia il giustiziere della mala (1979) cui seguirà Due strani papà con Pippo Franco (1983).
Gli album della seconda metà degli anni ’80 sono: Ma cambierà (1985), Il bello della vita (1987), Io (1988) e Coppia dove vai (1989), quelli degli inizio anni ’90: Califano (1990), Se il teatro è pieno (1991), Califano in concerto dal Blue Moon di Ogliastro Marina n.2 (1992). Alle elezioni politiche del 1992 Califano si candidò con il Psdi, senza però essere eletto.
Nel 1994 si presenta nuovamente come interprete al festival di Sanremo con Napoli (vi era già stato nel 1988 con Io per le strade di quartiere scritta insieme a Toto Cutugno), seguono gli album Ma io vivo (1994), Giovani uomini (1995), nel 1998 compare nuovamente sul grande schermo in Viola bacia tutti, seguono gli album: Tu nell’intimità (1999), Stasera canto io (2001), Le luci della notte (2003, compilation con due inediti nei quali collabora con Gianluca Grignani (Cammino in centro) e con Federico Zampaglione dei Tiromancino (Ultima spiaggia), allegato al popolare settimanale Tv Sorrisi e Canzoni. Califano ha provocatoriamente dichiarato: sono meglio di Ungaretti, ritengo superiore Tutto il resto è noia a M’illumino d’immenso. Definito dai giornalisti “il Prevert di Trastevere”, il “Brel romanesco”, “Pasolini della canzone”, “Belli di quest’epoca”, “personaggio kafkiano”, Califano ha lanciato personaggi come Jo Chiarello (Che brutto affare), ha scritto un libro di poesie (Voglia di vivere, voglia morire), un romanzo (Soli fino al capolinea), e ha continuato a scrivere per altri interpreti (La nevicata del ’56 per Mia Martini), sono oltre 1000 le canzoni da lui scritte. Califano ha pubblicato la raccolta di poesie Voglia di vivere voglia di morire e i libri autobiografici Soli fino al capolinea e Il cuore nel sesso. Nelle del libro Il cuore nel sesso, edito da Castelvecchi, manuale d’amore e soprattutto di vita, Califano raccontava della sua gioventù, delle sue esperienza, delle donna (il primo rapporto a dodici anni con la madre di un amico), delle cronache che lo riguardarono, prodigandosi in aneddoti e consigli.
Califano e stato insignito della laurea honoris causa in filosofia dall’Università di New York, “per avere scritto alcune delle più belle pagine della canzone italiana” recita la motivazione. Prima di lui la stessa Università aveva insignito del medesimo titolo a due soli italiani: Eduardo De Filippo e l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. In Italia un curioso riconoscimento è stato dato a Califano dal Comune di Borbona, provincia di Rieti, che gli ha dedicato una piazza, malgrado la legge non lo consente. “Piazza Franco Califano, musicista e poeta” recita la targa che la cittadinanza, respingendo l’ordine della Magistratura, ha rifiutato di rimuovere.
Nel 2005 un ritorno sul palco dell’Ariston di Sanremo con Non escludo il ritorno, scritta assieme ai Tiromancino, sempre nel 2005 esce l’album Non escludo il ritorno, nel 2006 partecipa alla terza edizione del programma realtà Music Farm. Le telecamere a circuito chiuso, impietose, fanno scempio del suo sonno, quando Califano addormentato parla a ruota libera. Un uomo con le sue fragilità, ben lontano dal guascone recuperato persino nella serie tv tratta da Romanzo Criminale.
Nel 2008 in occasione del suo settantesimo compleanno festeggiato a Piazza Navona, ha affermato: “Io sono liberale, anticomunista. Ho chiesto al sindaco Alemanno mio caro amico, di poter cantare in qualche bella piazza. E lui mi ha fatto un meraviglioso regalo. Per 5 anni mi hanno impedito di cantare perché mi hanno bollato come uno di destra. Conoscevo bene sia Rutelli sia Veltroni: il primo si è sempre comportato bene, il secondo mi ha ignorato. E non so perché…”. Sempre nel 2008 torna al cinema con Questa notte è ancora nostra (2008). Califano si è anche cimentato come scrittore e saggista con opere come Ti perdo – Diario di un uomo da strada, Il cuore nel sesso, Sesso e sentimento e Calisutra – Storie di vita e casi dell’amore raccontati dal maestro, e, infine, un bilancio nell’autobiografia scritta a quattro mani con Pierluigi Diaco nel 2008 Senza manette.
I suoi ammiratori lo chiamavano Califfo o anche maestro, viene imitato da Fiorello, dall’attore Max Tortora, e dall’imitatore Gianfranco Butinar.
Nel 2009 pubblica l’album C’è bisogno d’amore, nel 2010 Califano è fermato dalla rottura di tre vertebre in seguito a una caduta dalle scale. Il 20 febbraio 2012 il Teatro Sistina è tutto esaurito per lui, eppure il 2012 è l’anno in cui trapela la notizia che Califano ha chiesto che lo Stato gli corrisponda la pensione speciale per artisti indigenti prevista dalla legge Bacchelli, che Califano smentisce. Il 3 agosto 2012 oltre 5 mila persone assistono a un suo concerto in piazza San Giovanni in Laterano a Roma nell’ambito del “San Giovanni Summer Village”. Partecipa come ospite alla seconda puntata della seconda stagione di Tale e Quale Show. Il 15 ottobre 2012 Califano è ospite con Edoardo Vianello a Domenica In da Lorella Cuccarini, le sue condizioni di salute sono evidentemente precarie. Il 18 marzo 2013 Califano si esibisce al Teatro Sistina di Roma in quello che sarà il suo ultimo spettacolo, l’ultima intervista la concede alla tv locale T9
http://www.youtube.com/watch?v=xp0wugXWF2M&feature=player_embedded
Franco Califani si spegne nella sua casa di Acilia, il 30 marzo 2013, poche ore dopo la scomparsa di Enzo Jannacci.
Califano era in piena attività artistica. «Fino all’ultimo giorno non ha smesso di cantare e di scrivere canzoni», spiega il cantautore Enrico Giaretta, suo pianista e figlio artistico. «Il Maestro – racconta – stava per partire per un ‘mini tour’ con accompagnamento di pianoforte, batteria, chitarra e contrabbasso. Era entusiasta di questa nuova avventura. Avremmo dovuto suonare il 4 aprile a Porto Recanati e, pochi giorni dopo, avevamo un appuntamento in sala di incisione ad Avezzano. Stasera, all’improvviso, la notizia della sua morte. Siamo tutti increduli. Si è chiuso per noi un’era», conclude. Califano stava lavorando anche ad un progetto di canzoni in romanesco rivisitate in chiave jazz.
È stato un personaggio scomodo, controverso, che ha messo in scena la sua vita al massimo e che, forse, ha amato davvero soltanto la musica. Era anche un insospettabile tifoso dell’Inter. Eppure Franco Califano resterà per sempre tra le espressioni più genuine di Roma e delle sue tante anime. Per i giornali, Franco Califano era il playboy venuto dalle borgate, cinico e allo stesso tempo romantico, interprete di fotoromanzi, che alimentava le cronache con uscite galanti e ambigue frequentazioni. Eppure, dietro il machismo e il ghigno del Califfo, si celava una persona di straordinaria sensibilità. Un’anima capace di esprime, soprattutto in età avanzata, un candore e una tenerezza quasi infantili. E’ la tv dei reality a rivelarli, mentre chi era andato oltre i giornali scandalistici e si era immerso nelle canzoni del “Califfo”, sapeva quanto il personaggio fosse ben più profondo delle prime impressioni.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, appresa la notizia della morte del cantante, annuncia: “La morte di Califano, cantore romano e autentico simbolo dell’anima più popolare della città ci addolora molto. “Nel piangerlo, lasciamo alle future generazioni di cantori romani i testi senza tempo di un cantante di altri tempi a cui l’amministrazione aprirà le porte per la camera ardente”.
Il ricordo di Paolo Bonolis. «Mi dispace profondamente. Credo che non abbia terminato così come aveva iniziato. Credo che l’epilogo non sia stato all’altezza di come aveva iniziato: ha vissuto come un grandeur ma gli ultimi anni sono stati molto pesanti per lui. Quando l’ho frequentato ho capito che era un uomo di cuore. Ma ha vissuto oltre i limiti e questo non ti viene mai perdonato. Se non metti la divisa della persona perbene vieni additato a volte anche oltre il lecito. Credo che questa morte sia un sollievo per lui». Così Paolo Bonolis ricorda all’Adnkronos Franco Califano che aveva ospitato per due delle sue ultime apparizioni televisive nel 2010 a ‘Ciao Darwin’ su Canale 5.
Il ricordo di Fiorello. «Questa notizia di Franco mi ha lasciato basito, senza parole. Ieri Enzo Iannacci, oggi Franco Califano: una Pasqua da dimenticare per noi che facciamo questo mestiere. Sono due persone inimitabili, due artisti unici. Ma con Califano eravamo anche molto amici, ci volevamo proprio bene». Così Rosario Fiorello ricorda all’Adnkronos l’amico Franco Califano che aveva contribuito dal 2000 a riportare in auge con le sue imitazioni. «La nostra amicizia è nata con la prima edizione di ‘Stasera pago io’ che coincise con una rinascita artistica per tutti e due. Io entravo in Rai ed era la mia ultima chance: se andava male quel programma mi ero detto che avrei smesso di fare tv. La prima puntata feci un gioco con una ipotetica manopola con cui cambiavo voce, partivo da Pino Daniele, passavo a Vasco Rossi e finivo con Califano: fece talmente ridere la parte di Califano che decidemmo di fare solo lui. In un modo in cui nessuno lo aveva mai imitato, perchè fino ad allora tutti parlavano di sesso. Io invece proposi il Califano che si svegliava di notte e mangiava qualsiasi cosa. Ebbe molto successo. Di questa improvvisa popolarità ne beneficiammo entrambi. Anche lui non era proprio in un momento esaltante. E fu molto felice… Così mi fece una telefonata a sorpresa. Lo sapevano solo gli autori. Io rimasi impietrito. E l’ultima puntata venne in studio e ci divertimmo moltissimo. Da lì in poi ci siamo visti tante volte, tantissime. Era una persona di una generosità enorme. Era un libro aperto, sempre schietto non ha mai fatto molto mistero di tutti i suoi eccessi. Ed aveva ancora progetti tanti progetti nonostante il brutto male che l’aveva colpito. E il necrologio più bello se l’è fatto da solo. Diceva che voleva sulla lapide una sola frase: non escludo il ritorno. E spero che i familiari lo facciano davvero».
Il dolore di Pippo Baudo. «Due grandi talenti, diversissimi l’uno dall’altro eppure entrambi poeti, Enzo Jannacci e Franco Califano, uno con l’aria scanzonata del bauscia milanese l’altro con un romanticismo romanesco che nasceva anche questo dalla periferia. Due grandi, così diversi ma tanto vicini…. Le canzoni di Califano, ricorda ancora Baudo, «hanno timbrato una stagione della musica italiana, non erano mai banali, piene di sentimenti veri e di trovate metriche originali, Franco ha scritto veramente belle canzoni, basta ricordare la stupenda ‘E la chiamano estate. Rispetto a Jannaccì”.