Dopo 25 anni Matteo Salvini si dimette dal consiglio comunale di Milano, gli subentra il giovane Gabriele Abbiati

sabato 3 novembre ore 22 su Radio Hemingway
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Correva l’anno 1991 stava per crollare la prima Repubblica, io allora ero un giovane (con tanti anni di meno e qualche capello in più) docente e giornalista, cronista inviato per Radio Ambrosiana, La Notte e L’Avanti!, il sindaco di Milano Paolo Pillitteri si dimetteva, ACCADDE A MILANOgli subentrava Giampiero Borghini.  Nel 1990/91 Umberto Bossi era consigliere comunale a Milano, era isolato da tutti i giornalisti  e a tutti i politici (democristiani, socialisti, comunisti, repubblicani, socialdemocratici, missini e liberali.  I più virulenti nei confronti di Bossi erano i missini (soprattutto uno che poi farà il vice sindaco con loro) e i comunisti (alcuni di loro oggi con i 5 Stelle o con la Lega). Io fui incuriosito dal “Senatur” perchè arrivò in consiglio con una copia della Divina Commedia tradotta in milanese da Carlo Porta. Con Bossi parlammo di Carlo Porta e di letteratura milanese. Qualche mese dopo ero in consiglio comunale con gli attori meneghini Piero Mazzarella e Roberto Marelli. Si doveva discutere una proposta avanzata dal compianto consigliere comunale socialista Stefano Demolli, introdurre a livello sperimentale un’ora di dialetto milanese nelle civiche scuole del Comune di Milano. La proposta Demolli venne votata solo dai cinque consiglieri leghisti (Bossi, Corrado Tomassini, Tiziana Rogora, Giancarlo Fontanive, Piergianni Prosperini) oltre che dal socialista Demolli. Noi eravamo sui banchi del pubblico e dei giornalisti, due socialisti, un missino, cinque comunisti ci urlarono: “leghisti di merda”, poi questi equlibristi della politica qualche anno dopo si iscrissero alla Lega… Io non sono mai stato della Lega, Bossi e Salvini possono confermarlo. Nel 1992/93 crollò la prima Repubblica, tutto partì da Milano, si scagliarono contro coloro che avevano amministrato (a parer mio bene) Milano e l’Italia, comunisti, missini, leghisti, un magistrato che poi scese in politica… Tutte persone che poi hanno amministrato (male) e che sono state coinvolte a loro volta in scandali giudiziari che fanno capire quanto quelli della prima Repubblica fossero dilettanti nel “zanzare”. Tutti erano colpevoli, solo che alcuni colpevoli finirono sulla gogna, mentre altri colpevoli finirono sugli altari con incarichi locali e nazionali e distruggendo il Paese. Nel 1993 a Milano ci fu per la prima volta la prima elezione diretta del sindaco, si scontravano Marco Formentini (leghista) e Nando Dalla Chiesa (sinistra), io scelsi Fiducia in Milano di Giampiero Borghini (sindaco uscente). Non amavo la Lega di Bossi, per quanto riguarda il Leoncavallo (cavallo di battaglia di Formentini andava sgombrato) non condividevo né Formentini né i leoncavallini. Fedele al motto liberale “non condivido la tua idea, ma sono disposto a lottare fino alla morte per lasciartela esprimere” incontrai alcuni giovani del Leoncavallo. Fu in quella occasione (o forse qualche anno prima) che incontrai per la prima volta Matteo Salvini, frequentatore del Centro Sociale Leoncavallo. Matteo abitava (ed abita) vicino a casa mia. Lo vedevo giovane, idealista, aderì alla Lega (non ricordo l’anno esatto, ma fra il 1990 e il 1992) e si candidò in consiglio comunale. Nel 1993 al ballottaggio arrivarono Formentini e Dalla Chiesa, Borghini fu escluso, coerentemente al mio dna decisi di non schierai né con Formentini né con Dalla Chiesa. Formentini stravinse, ma non risolse il problema del Leoncavallo, lo spostò solo da una parte all’altra della città, il problema sussiste ancora oggi, tanto è vero che il consigliere comunale Enrico Marcora (lista civica Noi Milano con Beppe Sala sindaco) ha chiesto l’intervento di Matteo Salvini come ministro dell’interno.

Nel 1993 si candidò con la Lega il giovane Matteo Salvini, frequentatore in passato del Centro Sociale Leoncavallo, non fu eletto ma subentrò per le dimissioni di consiglieri eletti e nominati assessori. Io ero nel frattempo approdato a L’Indipendente (gestione Funari) e Radio Milano Palmanova. L’editore Matteo Fernando Gildone voleva che invitassi un leghista a L’angolo della scuola. Non disponibile il sindaco Formentini, contattai l’assessore Daverio con delega alla cultura e all’istruzione. Daverio ammise: “mi hanno nominato assessore alla cultura ed è il mio lavoro, ma di istruzione non capisco nulla…” Optai quindi per il giovane consgiliere comunale Matteo Salvini diplomatosi al Liceo Manzoni, studente di lettere alla Statale di Milano, esame di  letteratura italiana con la professoressa Giuliana Nuvoli, neoeletto in consiglio comunale. Soltanto il Preside del Liceo Manzoni, che lo conosceva, concordò con me: il ragazzo sapeva comunicare, altri invece docenti, giornalisti e politici (meglio non farne i nomi, alcuni scodinzolano matteo salvini 1993oggi dietro a Salvini) mi dissero: “ma chi è mai questo Salvini? Nel giro di un paio d’anni nessuno saprà che ha fatto per un mandato il consigliere comunale a Milano”….   Ricordo quell’intervista, parlammo della scuola di via Crimea, dove aveva frequentato le medie inferiori, del liceo Manzoni, della Statale di Milano. Affrontando il discorso politico Matteo aveva entusiasmo, era convinto che la Lega avrebbe cambiato Milano, l’Italia e il mondo. Io lo congedai scherzando: “sei giovane ed idealista, non sarai tu a cambiare la Lega, sarà la Lega a cambiare te. Facciamo così: torna fra vent’anni quando prenderai il posto di Bossi”  Pur prevedendo per il giovane Salvini una carriera da assessore e vicesindaco e deputato (non era ancora nata Forza Italia) non avrei mai immaginato che la mia boutade su Salvini segretario della Lega. In un partito verticistico (come lo sono stati tutti partiti della seconda Repubblica) pensavo fosse impossibile, per di più per un giovane da poco approdato in Lega.

L’ospitata di Matteo Salvini alla trasmissione L’angolo della scuola fu una delle prime interviste (se non la prima in assoluto) fatta da Matteo Salvini, come ha detto un noto giornalista: “se da allora Salvini rompe i coglioni in radio e in televisione, la colpa, o il merito (dipende dai punti di vista) è di Massimo Emanuelli e Roberto Poletti. Matteo Salvini prima di allora era comparso come concorrenti di giochi delle tv di Silvio Berlusconi, condotti da Corrado Tedeschi e Davide Mengacci, in effetti è stato Silvio a lanciarli tutti: Matteo Renzi (La ruota della fortuna di Mike Bongiorno), Giorgio Gori (Canale5), Rocco Casalino (Il grande fratello).  Chissà se Salvini non fosse passato in radio da me.. in tv da Roberto Marelli, Giancarlo Danielli, Andras Kocsis, in radio e in tv da Roberto Poletti…

massimo-emanuelli-sindaco-di-milanoNel 1997 con Gianfranco Funari pensammo di fare una lista civica contro tutti a Milano. Lega Socialista (contro destra e sinistra, anticipando qualcuno anche nei “vaffa”), era una provocazione fin dal nome di Gianfrà, la lista era quasi pronta, poi Funari ci ripensò al momento della firma per l’accettazione della sua candidatura a sindaco Funari congedò me gli altri candidati dicendo: “io non firmo, la lista nun se fa, annate pure a casa e annate a fanculo” ahah Gianfranco era fatto così, era Funari, imprevedibile, genio e sregolatezza, prendere o lasciare. Seguii lcome giornalista (nel frattempo ero approdato a Circuito Marconi, network della Curia di Milano, la campagna elettorale fra Gabriele Albertini (candidato per Forza Italia), Marco Formentini (Lega) e Sandro Antoniazzi (sinistra) ero diffidente su tutti e tre. Formentini non si fece intervistare, era sicuro di vincere… Con la Lega si candidò anche Matteo Salvini. Antoniazzi mi diede l’impressione del solito giustizialista che vedeva solo il bene da una parte (la sua) e il male dell’altra (quella degli avversari). Con Gabriele Albertini ci fu dapprima uno scontro nei limiti della civiltà, io giocavo ad imitare Funari, lui mi disse: “senta se non era per Funari chi conosceva lei, Emanuelli?” io gli risposti: “beh se non era per Berlusconi, chi conosceva lei, Albertini?”. Poi gli domandai se per caso era parente del grande giornalista liberale Luigi Albertini, direttore del Corriere della Sera. Albertini sorridendo mi rispose: “sa con lei ho fatto un passo avanti, i suoi colleghi mi avevano chiesto fino a questo momento se ero parente di Demetrio Albertini, calciatore del Milan”. Iniziai a scherzare con Albertini che si dimostrò persona affabile e simpatica. Alla fine decisi di votare e far votare Albertini, che vinse per pochissimi voti al primo turno (lo zero e una scoreggia per cento di vittoria dei vari sindaci di Milano è stato sempre decisivo negli ultimi anni…). Salvini non fu rieletto in consiglio comunale nel 1997 (è un falso storico sostenere, come fanno i grandi media, che era in consiglio comunale ininterrottamente dal 1993). Nel 1995 (o 1996) ritrovai Salvini non in carica, ero passato a Telenova come redattore e autore del programma Storie di Lombardia condotto dall’attore Roberto Marelli prodotto e girato da Giancarlo Danielli (mio attuale produttore). Trattandosi di un programma di tradizioni popolari lombarde l’amico Roberto invitava poeti, storici e cantanti in trasmissione, io dovevo invitare qualche politico. Fui io a suggerire a Roberto di invitare Matteo Salvini, allora più libero visto che non era stato rieletto in consiglio comunale. Matteo subentrò nel 1999 quando morì Ronchi, un grande leghista e un grande milanese. Nel frattempo Roberto Poletti aveva preso la direzione della neonata Radio Padania e l’amico Andras Kocsis fondava TelePadania. Io, Roberto Marelli, Giancarlo Danielli, rifiutammo (siamo apolitici) di andare a Radio Padania e a Tele Padania, ma (non ricordo chi fu, se io, Marelli o Danielli) suggerimmo a Poletti e a Kocsis il nome di Matteo Salvini. Ci fu un solo provino per TelePadania fatto da me con il compianto professor Ettore Adalberto Albertoni che conoscevo da anni, poi la cosa finì subito per mancanza di sponsor.
Nel frattempo ero passato come giornalista della carta stampata al quotidiano liberale L’Opinione delle Libertà e su Radio Village, radio ufficiale dello stadio di San Siro, sempre inviato a Palazzo Marino. Intervistai nel 2003 Umberto Bossi che ritrovai dopo anni in piazza del Duomo, c’erano Febo Conti, Giovanna Nocetti, Paolo Limiti ed altri. COME ERA BELLA LA RAI DI MILANO era il titolo dell’iniziativa, la Lega voleva portare Rai2 a Milano.
Bossi fu gentile, affabile, divinamente fuori di testa, si definì rivoluzionario, gli dissi che ero certo che Rai2 a Milano sarebbe stata solo una sua boutade che non avrebbe realizzato (infatti Rai2 è ancora oggi a Roma). Salvini nel frattempo era diventato emanuelli salvinidirettore di Radio Padania, ci si incrociava a talk show su Telenova, Telelombardia e Antenna 3 Lombardia, io rimanevo io, e Salvini rimaneva Salvini.
Fra il 2012 e il 2013 Matteo Salvini prese il posto di Bossi (la mia profezia lanciata per scherzo vent’anni prima si era avverata…) per festeggiare la sua elezione e i vent’anni di trasmissione mi rilasciò un’intervista) come nei romanzi gialli l’assassino torna sempre sul luogo del delitto, insomma fu una cosa comica. Poi intervistai Salvini altre volte sempre per Radio e Tele Pannocchia (come ci chiamava Funari).

sosteniamo milano emanuell sindacoNel 2016 mi candidai sindaco di Milano per Sosteniamo Milano, una lista civica di soli cittadini contro tutti, si iniziava a fare il nome di Beppe Sala quale candidato sindaco per la sinistra, i giornalisti avanzarono il nome di Matteo Salvini quale candidato sindaco per il centro destra. Salvini smentì, poi secondo me fu il primo a capire che Beppe Sala poteva vincere a Milano e se lui fosse stato suo avversario sconfitto si sarebbe bruciato politicamente. Salvini era insofferente nei confronti di Alfano e Ncd, gli proposi (a lui o ad Alessandro Morelli che saluto) di candidare sindaco un leghista e visto che non amava Forza Italia e Ncd di apparentarsi con la mia lista civica. Salvini ripeteva in tv “mai con Alfano” io risposi, scherzando, se Salvini poi a Milano corre con Alfano io per ripicca sostengo Sala. Ahahah Io corsi da solo, il centro destra candidò (Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia, Lega e Pli) Stefano Parisi. Parisi decise di perdere le elezioni rifiutando ogni contatto con me e con Nicolò Mardegan (altro candidato “minore), e cacciando il Pli dalla sua coalizione, le elezioni poi le vinse Sala per 3000 voti (sempre lo zero e una scorreggia per cento decisivo a Milano ahahah).

 

 

 

Si arriva al 2018. Salvini ha preso alcuni impegni con gli elettori che si sentono traditi dalla sua alleanza con i 5 Stelle (si sentono traditi elettori moderati di centrodestra, elettori leghisti, quelli del Grande Nord, i diplomati magistrali, dipendenti ed editori di radio e tv locali, i quarantunisti cioè coloro che si aspettavano di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro e tanti altri. Salvini pensa di avere già vinto le elezioni europee, lo dicono i sondaggi, io però non ne sarei così sicuro… Non sono l’avvocato difensore di Salvini, però di lui non posso che dire bene. E’ sempre stato educato, disponibile al confronto, non si è mai sottratto ad interviste su radio e tv locali. Semmai sono molti suoi elettori a sentirsi traditi, per quel che mi riguarda a me (eccezion fatta per l’impegno sulle tv locali) non hai mai promesso cose che poi non ha realizzato, poi il fatto di privilegiare il Sud rispetto al Nord è derivato dall’alleanza con i 5 Stelle (reddito di cittadinanza, mandare in pensione coloro che lavorano da 38 anni e lasciare al lavoro coloro che lavorano da 41 ecc., è derivato dall’alleanza con i 5 Stelle. Non ho mai creduto nelle promesse elettorali di abolizione totale della riforma Fornero, anche quota 100 ha avuto paletti e, secondo economisti, ci saranno decurtazioni fino a 300 euro per coloro che anticiperanno l’uscita dal lavoro, mentre molti precoci andranno in pensione prima con la tanto vituperata legge Fornero, se Salvini la abolirà dovranno aspettare sei anni anziché i quattro previsti con la Fornero… Poi altra cosa che aspettavo da Salvini erano le sue dimissioni dal consiglio comunale di Milano visto che da quando è ministro era quasi sempre assente. Oggi Matteo si è dimesso, gli subentra il giovane Gabriele Abbiati che ho avuto modo di conoscere, non ne aspettavo l’ora. Gabriele Abbiati è giovane, non compromesso con la gestione Lega di Bossi (e di Salvini) potrebbe essere, a parer mio, il candidato sindaco ideale per la Lega alle elezioni comunali di Milano 2021. Manca ancora molto tempo, Gabriele potrà farsi le ossa, poi molte cose possono succedere… Beppe Sala, attuale sindaco di Milano, che avrei visto quale unico leader del Pd nazionale (non è del Pd però) come gli ho detto in occasione del nostro ultimo incontro in presenza di Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, mi ha detto che non sa se si ricandiderà. Troppo presto, però, a parer mio, sarà un bel match fra Sala e Abbiati, sempre ammeso che la Lega non voglia ripetere a livello milanese l’alleanza con i 5 Stelle, in quel caso io sarei senz’altro dalla parte opposta chi chi si allea con i 5 Stelle.  Silvio Berlusconi (ma cosa fa Berlusconi, mi copia le battute ahah) oggi ha posto un diktat a Matteo Salvini, basta con alleanze innaturali (Lega/5 Stelle), stavolta ha ragione Silvio, così la pensano anche i grillini della corrente Fico, tanti elettori moderati di centro destra milanesi.

Comunque manca molto tempo, e fra Sala, Abbiati, centro destra (se sarà coeso) e centro sinistra, decisivo, come a solito  il pugnetto di voti della mia lista civica e dei liberali, ci sarà comunque da ridere in ogni senso…

gabriele abbiatiGabriele Abbiati è nato a Milano il 22 luglio 1986, ha vissuto dapprima in  zona Dergano poi ad   Affori, dove vivono i nonni. Diplomatosi al liceo scientifico a Niguarda si iscrive alla facoltà di scienze politiche.   Fin da giovanissimo ho scelto di affiancare allo studio il lavoro, pertanto, avendo lavorato, non può aderire al Movimento 5 Stelle perché – come dice Silvio Berlusconi (Cavaliere la finisca di copiarmi le battute ahah) “i grillini non hanno mai lavorato in vita loro e non hanno combinato nulla”. Abbiati inizia a lavorare come responsabile di negozio di prodotti da forno, quindi entra nella catena di comando del gruppo. Ha poi collaborato all’avvio di una nuova catena sempre nello stesso ramo, e mi si è occupato della gestione amministrativa della stessa. La professione gli ha permesso di relazionarsi con tante persone: clienti, fornitori e di ascoltare le loro idee e opinioni su Milano: è dalle persone comuni e che vivono realmente la città che spesso emergono le migliori proposte. Da questo contesto nasce la sua passione per la politica e per il servizio alla comunità.  Nel 2011  mentre il Movimento 5 Stelle decide di candidare sindaco di Milano un diciannovenne ed una pletora di disoccupati fannulloni in consiglio comunale e di zona (eccezion fatta per alcuni candidati seri poi cacciati o allontanatisi dal Movimento), Gabriele Abbiati si candida con la Lega consigliere di zona 9 (attuale municipio 9). Sindaco diventerà Giuliano Pisapia, la zona 9 resterà alla sinistra, il ragazzino pentastellato per cinque anni non farà nulla in consiglio comunale, tranne gabriele abbiati 2salire una volta su un albero (come una scimmia….). Gabriele Abbiati eletto in zona 9 farà una seria e leale opposizione.  Nel 2016, dopo avere dato vita a cinque piccole realtà imprenditoriali (invece di aspettare il reddito di cittadinanza ed altre demagogiche e irrealizzabili proposte) decide di candidarsi con la Lega al consiglio comunale di Milano.  Pur votatissimo Abbiati non viene eletto a causa del candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi che rifiutando ogni contatto con la lista civica Sosteniamo Milano da me coordinata e cacciando i liberali consegnò la vittoria a Beppe Sala (sempre quella manciata di voti decisiva che ricorre nella storia degli ultimi anni del Comune di Milano per l’elezione di un sindaco). Sala si affermò su Parisi sia al primo turno che al ballottaggio per poche migliaia di voti. Se avesse vinto Parisi, Abbiati sarebbe entrato in consiglio comunale, invece fu il primo dei non eletti. Sarebbe subentrato solo nel caso di dimissioni di Matteo Salvini o di Alessandro Morelli. Matteo Salvini non si dimise dal consiglio comunale nemmeno quando venne nominato Ministro dell’Interno, ma lo ha fatto oggi, pertanto subentra Gabriele Abbiati.
Non so se io e il Pli fummo decisivi per la vittoria di Beppe Sala, lo domanderò agli stessi Parisi e Sala (prossimamente miei ospiti in trasmissione), Ricordo un’iniziativa inerente l’inclusione scolastica a Milano organizzata da un’associazione della zona 9, io fui chiamato come “esperto di scuola” (anche se “non capisco un cazzo di scuola” come dice una docente…). C’erano come miei competitor l’ex Provveditore agli Studi di Milano, il validissimo Francesco De Sanctis, in rappresentanza di Stefano Parisi, un avvocato candidato dei radicali in rappresentanza del carissimo Marco Cappato. Fra il pubblico tanti candidati delle varie liste a sostegno di Sala o Parisi e tanti ultrà dei vari partiti. Esposi le mie idee sulle scuole civiche di Milano e sull’inclusione scolastica, venni accusato da De Sanctis di rappresentare Sala (come se fosse un reato…) a sostegno di De Sanctis intervenne un ultrà di Basilio Rizzo candidato in zona 9 con la lista di estrema sinistra, non ne faccio nemmeno il nome trattandosi di un incompetente, di un illustre sconosciuto e meteora. Io risposi che ero (e sono) anarchico socialista libertario, che la mia proposta sull’inclusione e su tutto il resto del programma elettorale era esclusivamente civica. Provocato risposi con un’ulteriore provocazione: “visti gli atteggiamenti ostili nei miei confronti a questo punto dovrei fare un appello al voto per il sindaco (mica vinco io, sarei matto a pensarlo, come fanno i candidati sindaco minori). Faccio un pronostico certo: o vince Sala o vince Parisi, mica vincono Basilio Rizzo, Marco Cappato, il candidato dei 5 Stelle o gli altri candidati minori… Se non presentassi la lista in zona 9 vi consiglierei di votare Gabriele Abbiati e, con voto disgiunto, sindaco Beppe Sala. (Abbiati e Sala non erano presenti…). Forse questa mia boutade diede origine ad una serie di calunnie ed anche di minacce nei giorni successivi da parte di un attivista 5Stelle (da me querelato) nei miei confronti e di altri candidati della mia lista nella zona 9.
Comunque sono felice di intervistare per primo Gabriele Abbiati finalmente entrato in consiglio comunale. Da quando compresi che Matteo Salvini avrebbe fatto l’alleanza col Movimento 5 Stelle (e cioè nel corso della mia ultima intervista all’attuale ministro dell’interno, in Italia lo avevamo capito solo in tre, io, Mario Calabresi e il giornalista de La Stampa di Torino Jacopo Iacoboni, anch’egli presto mio ospite) ho inseguito Gabriele Abbiati. Gabriele prudentemente ha aspettato il giorno dell’ufficialità del suo ingresso a Palazzo Marino, ma è sempre stato gentile e disponibile. Sarà di parola ed interverrà a L’angolo della scuola. Spero sia la prima occasione di confronto su scuola, Milano, inclusione ecc. poi ne riparliamo fra vent’anni, se sarò vivo, quando Gabriele prenderà il posto di Matteo Salvini ahah

Vi aspetto con Gabriele Abbiati e con il consigliere  della lista Noi Milano Enrico Marcora che si rivolgerà  al ministro dell’Interno Matteo Salvini.  Sempre in onda con L’angolo della scuola.

 

Vi aspetto
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