Salvini contrario all’ordinanza (blanda) di Fontana vuole tenere aperto tutto, il Pd silente sul caso Azzolina, Sala: “la scuola prima di tutto”. Aumentano i contagi in Lombardia e Milano epicentro dei contagi nelle scuole e non solo: tutto va bene Madama la Marchesa (Azzolina)… Arrivano dati ai giornalisti ma non ad Azzolina, Fontana e Sala, oppure li ignorano…

Alle 13 siamo in onda su Radio Blu Italia parleremo di covid e scuola con le prof.sse Marika Cassimatis ed Eleonora Melidoni, per seguirci cliccate

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Il Domani stana la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Non aveva alcun numero attendibile sulla scuola. “Nemmeno la Azzolina – scrive il quotidiano – conosce i dati sui contagi a scuola. Il ministero – si legge – ha assicurato che studenti e insegnanti sono al sicuro ma le informazioni sui focolai sono basate su questionari inutilizzabili”. Dunque tutti a casa con la seconda ondata di coronavirus? Quando la ministra ha dichiarato che i contagi erano lo 0,08% degli studenti si riferiva a questionari che lei ha chiesto ai presidi di inviarle di tanto in tanto e che non rappresentano un campione statistico reale, visto che sono affidati alla buona volontà. Quel dato che risale al 10 ottobre (perché vengono inviati di tanto in tanto)  per altro era molto superiore alla percentuale di contagio della popolazione nazionale che era a quel giorno dello 0,05%.

Ennesima figuraccia della ministra ieri a La7 senza alcun contraddittorio (un insegnante, un dirigente, uno studente, un genitore di un buon senso) anzi difesa dall’avvocato Marco Travaglio che inneggiava al suo concorso che sposterà tantissimi docenti di regione in regione. Quindi ennesima figuraccia della ministra che non conosce la differenza fra test rapidi e test sierologici.

Matteo Salvini intima ad Attilio Fontana “evita il coprifuoco” (ma coprifuoco non è visto che si parla di “possibile chiusura dalle 23 alle 5 del mattino”, intanto Salvini è concorde con la ministra Azzolina pensa a non chiudere le scuole (che poi chiusura non è ma didattica a distanza). Il sindaco di Milano Beppe Sala “la scuola prima di tutto” è più importante tenere aperte le scuole rispetto al commercio e alle attività sportive. Le palestre (segnalano gli esperti) non hanno casi a rischio, in quanto ai dati nelle scuole ci arrivano notizie ogni minuto su contagiati e classi in quarantena. Il sindaco, consigliato da esponenti del Pd locale starà valutando se portano più voti i genitori degli studenti (che ignorano il fatto che i figli asintomatici infettano anche i genitori stessi e i nonni, i cittadini), i commercianti, gli artigiani, gli sportivi. Sia chiaro anche dal centro destra si fanno tali ragionamenti, il governatore Fontana però farà il governatore fino al 2023 e può permettersi di giocare con la vita dei cittadini, ricordo al sindaco Sala che ad aprile si vota. Sala, giustamente, non ha ancora sciolto la riserva se si candiderà o no, persone a lui vicine, non del Pd, fanno intendere che non ha intenzione di candidarsi, ma questo non autorizza il sindaco a non prendere provvedimenti e a scegliere la stessa linea di Salvini e Azzolina.
Sia chiaro i politici (tutti) cercano soltanto il proprio consenso elettorale e (ad eccezione del governatore campano Vincenzo De Luca) non salvaguardano la salute dei cittadini e non hanno rispetto dei sanitari (quel che è successo in Lombardia è eloquente…). Ma arrivano anche diverse mail e sui social cittadini tifosi inneggiano ai politici, un operatore della sanità (uno solo) scrive: “la colpa è di Zingaretti e dell’aperitivo saggio Salvini che difende i valori della famiglia….”, un genitore ultrà di sinistra scrive: “avete ragione ma se chiudiamo le scuole dove mettiamo i nostri figli…”, un artigiano, allarmato, scrive “qui ci vogliono far morire di fame prima che di covid, quale senso ha tenere aperte le scuole e chiudere le botteghe artigiane”.

“Solo Campania e Umbria (ora anche Puglia) hanno preso provvedimenti per le scuole. I dati sui contagi sono chiari”„ L’analisi Unsic, sindacato datoriale, rielaborando i dati ministeriali. Si è perso tempo per i banchi con le rotelle invece che puntare su tecnologie e piani di studio alternativi”. Il sindaco di Perugia e il Presidente della Regione Umbria stanno valutando il da farsi si presume (pare) che vogliano imitare De Luca (che ha vinto un ricorso, il Tar ha dato torto ai genitori, De Luca non lede alcun diritto all’istruzione che prosegue on line, ma ha tutelato la salute dei cittadini) il quale preannuncia ulteriori provvedimenti. Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, dichiara a Perugia Today:

La percentuale dei contagi registrati tra studenti, docenti e personale ausiliario potrebbe essere arrivata su scala nazionale, con una stima prudente, a circa il 15,1 per cento del totale. E’ quanto calcola l’ufficio comunicazione dell’Unsic, sindacato datoriale, rielaborando i dati ministeriali, rapportandoli al totale dei contagi nel periodo dal 14 settembre al 10 ottobre e scremandoli delle aperture delle scuole avvenute tra il 24 e il 28 settembre in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Puglia.

Stime attendibili, elaborate su dati regionali, portano ad oltre 10mila gli studenti contagiati dal virus, con almeno 160mila studenti finiti finora in quarantena a livello nazionale. A ciò si devono sommare le numerose assenze “cautelative” di intere classi per casi indiretti, cioè contagi di genitori, fratelli e sorelle di studenti: le attese sempre più estese per i risultati dei tamponi hanno pesanti riflessi sulla didattica.Altro nodo è la mancanza di docenti. A quelle croniche, si sommano le assenze per quarantena: è sufficiente uno studente contagiato per mettere in quarantena sette professori. I quali, per legge, non possono nemmeno insegnare in distanza perché ritenuti in malattia. Altre chiusure forzate delle scuole avvengono per le sanificazioni. È insomma un quadro molto serio quello che presenta la scuola ad appena un mese dalle riaperture. L’impennata nazionale dei contagi ovviamente avrà riflessi sempre più rilevanti anche nelle aule scolastiche, rendendo ancora più critica la situazione. Molti genitori, anche quelli inizialmente scettici, richiedono la didattica a distanza, anche per prevenire i contagi intrafamiliari, prima modalità di diffusione del virus. In particolare si teme che i nipoti possano infettare i nonni o le persone fragili.

Finora la chiusura delle scuole è stata disposta solo in Campania, mentre in Umbria la didattica a distanza giornaliera è prevista per il 50% degli studenti delle scuole superiori fino al 14 novembre. Molti comuni particolarmente colpiti dai contagi hanno chiuso le scuole. È il caso, tra gli altri, di Colonnella e Crognaleto in Abruzzo, Guarcino nel Lazio, Toro in Molise, Biccari e Gravina in Puglia, Rivello e Sant’Arcangelo in Basilicata, Chiaravalle Centrale in Calabria, Randazzo e Sambuca in Sicilia e Villamar in Sardegna.

Tra i casi più clamorosi in quarantena, i circa cinquecento studenti al liceo scientifico “Volta” di Milano, i 760 alunni in un liceo di Bolzano, le oltre 150 classi in provincia di Latina, i 59 docenti all’Istituto “Giordano” di Venafro (Isernia). “Si sarebbero dovuti concentrare gli investimenti sulle nuove tecnologie e sulla formazione informatica dei docenti, prevedendo l’importanza della Dad per quest’anno scolastico, anziché destinare centinaia di milioni di euro ai banchetti – sottolinea Domenico Mamone, presidente dell’Unsic. “La didattica a distanza ovviamente è cosa diversa dalla scuola in presenza, ma siamo immersi in un’emergenza che richiede soluzioni pragmatiche e non ideologiche, almeno per le scuole superiori”

Il premier Conte chiama Fedez per invitare i giovani ad usare la mascherina, evidentemente i genitori non raccomandano ciò ai propri figli o le loro raccomandazioni non sono efficaci…

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