


Di origine veneta, figlia del grafico ed illustratore Umberto Manfrin, detto Mamberto, fra i creatori di Tiramolla e Braccobaldo. Modella fin da bambina, nel 1976, a sedici anni, studentessa al liceo artistico, Paola si fa conoscere al grande pubblico come valletta di Mike Bongiorno nella trasmissione televisiva Scommettiamo. Spetta a Paola raccogliere la pesantissima eredità della più famosa Sabina Ciuffini. Bongiorno è convinto, come con la Ciuffini, di poter offrire al pubblico un’immagine un po’ contestatrice ma nei limiti della consuetudine, accontentando sia gli spettatori anziani che quelli un po’ più giovani, che già iniziano ad allontanarsi dalla televisione. Sono da poco arrivate le prime televisioni private, la Rai si sta preparando all’avvento del colore. Paola Manfrin che nel corso della prima puntata di Scommettiamo? alla domanda di Mike: “cosa vuoi fare da grande” risponde “intendo disegnare”, si rivela fin troppo contestatrice: la sua figura è troppo ribelle per la Rai democristiana. Mike non ha fatto i conti con con la ragazza contestatrice dalle idee femministe e comuniste. Paola sorride a malapena, ma non per timidezza: davanti ai giornalisti sostiene che visto quanto accade nel mondo c’è poco da ridere. Quando le viene chiesto il motivo della sua partecipazione al provino, non risponde con il solito “Avevo accompagnato un’amica, ma hanno preso me”. Il suo (modesto) obiettivo è di “tentare di smuovere con il mio atteggiamento le menti intrappolate di molti telespettatori”. Mike l’aveva scelta annunciandone ai giornalisti la somiglianza con la consorte Daniela, ma dovrà tenere a bada Paola, che spesso sbadiglia e si guarda intorno con l’aria un pò seccata: sbadiglia e fa boccacce alla telecamera durante il quiz: per l’epoca un comportamento ribelle. Nel corso di una puntata alla richiesta di Mike di mostrare le mani, esibisce davanti alla telecamera i palmi con la scritta “Scemo chi legge”, fra le risate del pubblico.


Durante un lungo dialogo fra il presentatore e un concorrente si mette in un angolo e succhia un lecca-lecca che s’era infilata in tasca di nascosto. Il regista Turchetti, quello che diventerà suo malgrado parte del tormentone “Fiato alle trombe, Turchetti!”, non si lascia sfuggire l’intermezzo e la settimana successiva Dora Moroni, a Domenica In, appare con un enorme lecca-lecca, facendole chiaramente il verso. Dora Moroni in quel momento è la “fidanzatina d’Italia”: la soubrette a cui molti pronosticano una luminosa carriera, con un aspetto ingenuo e pulito che la fa amare da tutti. Nessuno si sognerebbe di polemizzare con chi ha un simile seguito popolare. Nessuno, tranne Paola Manfrin. La quale, a domanda sulla collega, risponde di non valutarla tale: si costruisca una sua individualità invece di imitarla e cominci a diventare qualcuno. La RAI è inizialmente subissata di missive di protesta, molte di insulti, verso quella ragazza colpevole di mostrarsi troppo affine a tanti coetanei. Il pubblico pare però gradire la sincera impertinenza di Paola Manfrin e la sua condotta bizzarra. Paola Manfrin rifiuta una copertina su Playboy, allora diretto da Paolo Mosca al quale risponde: “fare io una copertina nuda? Ma tu sei scemo”. Per tutta risposta la ragazza viene sbattuta dallo stesso Mosca sulla prima pagina del Corriere di Informazione (altro giornale da lui diretto) in pose ritenute, dai vertici Rai, troppo provocanti. Non sono altro che foto di un servizio pubblicitario per intimo femminile, ma anche a Bongiorno sembrano non andare giù: secondo quello che viene raccontato da alcuni settimanali, il conduttore sarebbe saturo di un atteggiamento troppo spregiudicato e delle continue parolacce che Turchetti è costretto a censurare in un programma per famiglie. Dal canto suo, Paola Manfrin sostiene di pagare lo scotto di posizioni politiche troppo schierate a sinistra. L’anno dopo, il rapporto fra lei e Scommettiamo? si concluderà ma il suo nome resterà legato alla non accettazione del ruolo di semplice valletta.
Nell’estate 1977, alla presentazione del casting della nuova edizione, si scopre che il nome di Paola Manfrin non compare, sostituita da Patrizia Garganese, bruna bellezza mediterranea che aveva sostenuto il provino l’anno precedente. Alcuni sussurrano che Mike non abbia gradito l’interesse suscitato dalla sua assistente, che rischiava di relegarlo in un cono d’ombra e abbia preferito optare per una valletta “normale”, una che, alla prima intervista, dichiarerà che il suo sogno è sposarsi e avere tanti bambini. Paola Manfrin, interrogata un’ultima volta da giornalisti in cerca di polemica, riconduce il tutto a un desiderio di rientrare nell’alveo della tradizione da parte dei vertici RAI, i quali hanno preferito privilegiare un modello di donna anni Cinquanta che, sotto sotto, vorrebbero sempre attuale. Chiudendo il tutto con una chiosa molto “milanese”: “A quella dovranno pagare l’aereo da Roma a Milano; io, per andare in trasmissione, prendevo l’autobus e costavo zero…
Al contrario di Patrizia Garganese, Paola Manfrin proseguirà i suoi studi, specializzandosi nel campo, a lei molto familiare, della grafica. Ultimati gli studi infatti Paola trova la sua strada entrando nel mondo della pubblicità: dall’agenzia di Ciccognani dove conosce Presenti passa all’Armando Testa; poi, per 12 anni in McCann Erickson specializzata in brand del lusso (ha diretto Luxury Box); infine all’agenzia Ego White,Red&Green. Paola Manfrin è anche direttore creativo Isaia, marchio sartoriale napoletano.
Dichiaratamente e volutamente supersocial Manfrin sforna immagini (per Beretta ha ideato il film “Human Thecnology”), s’inventa feste (camerieri travestiti da Andy Warhol per la Phillips de Pury) e lancia il sito Interviewmatch.it. Realtà-finzione. Attualmente è direttrice creativa ed è rimasta un’artista, che dalle “invenzioni” ad uso telecamera quali le scritte sulle mani è passata a collaborazioni vivaci e originali con Maurizio Cattelan con il quale è co editore del magazine Permanent Food.
Paola Manfrin è rimasta quella di un tempo: ” Ho sempre pensato che i pubblicitari dei miei tempi fossero sfigati. L’originale non esiste, tutto è copia della copia, perché vergognarsene?” E, ancora: “Vorrei che il giorno in cui sono morta tutti si rendessero conto che sono morta perché non avevo niente da fare. Se io quella mattina avessi avuto qualcosa da fare non sarei morta…”



A Paola Manfrin dedica spazio Massimiliano Beneggi nel libro Non chiamateci vallette.