Mario Luzzatto Fegiz e la radio

 

Nato a Trieste nel 1947 da Pierpaolo Luzzatto Fegiz (docente di economia, inventore della statistica in Italia, fondatore e direttore dell’istituto Doxa), frequenta il liceo Tasso di Roma, fra i suoi compagni Paolo Mieli (poi suo direttore al Corriere della sera), Maria Fida Moro e Vittorio Sermonti.  Dopo i primi esperimenti dai  27 megacicli (con l’ascolta di Radio Caroline e Radio Luxembourg) Mario Luzzatto Fegiz esordisce in radio conducendo la rubrica Per voi giovani, quindi passa al Corriere della Sera, diventando la rockstar dei critici musicali.  

Mario Luzzatto Fegiz

IL PADRE DELLA CRITICA MUSICALE, IL CREATIVO DELLA RADIO

di Massimo Emanuelli

Mario Luzzato Fegiz nasce a Trieste il 12 gennaio 1947, chiacchierando sulla sua infanzia respiro un’aria triestina, la bora, e la Mitteleuropa, Umberto Saba. La Trieste degli anni ’50, quasi nel clima che si respirava nell’indimenticato Lettere da Zabodaski. Ricordi di un borghese mitteleuropeo”:

Papà, Pierpaolo Luzzatto Fegitz, era uno statistico, professore universitario, preside facoltà Scienze Economiche a Trieste, fondatore e proprietario della Doxa di Milano, presidente della Camera di Commercio, consigliere di amministrazione della Shell e delle Assicurazioni Generali, accademico dei Lincei. “Tutti ne esaltavano la grandezza io invece lo trovavo abbastanza egocentrico ed avevo con lui poco dialogo causa le sue lunghe assenze da casa. Mamma, Iva Tarabocchia, stirpe di marinai, nata sull’isola di Lussinpiccolo, era una donna bella e intelligente, ricca e generosa. E mi adorava. Io ero l’ultimo di quattro figli. Il preferito .Due sorelle, Marina e Alice, un fratello, Francesco detto Franco, morto prematuramente”

Quando nel 1952 Nilla Pizzi porta alla seconda edizione del festival di Sanremo Vola Colomba — «inginocchiato a San Giusto/ prega con animo mesto/ fa che il mio amore torni, ma torni presto» —, il piccolo Mario e i suoi genitori si commuovono, perché l’amore che doveva tornare presto era l’Italia. “Trieste per me vuol dire barca, mare, prime cotte e spritz. Ma anche amor di patria. Noi aspettavamo con ansia il ritorno di Trieste all’Italia. Usavamo un’espressione che coglieva in pieno il malessere che provavamo: “Xe che noi non semo italiani, ma no podemo esser gnente altro”».

Mario frequenta le scuole dell’obbligo proprio a Trieste.

Non sono stato uno studente modello, in prima media venni rimandato in geografia, in seconda in matematica, in geografia e matematica. Della scuola ricordo i momenti ludici e il mio compagno di classe Andro Cecovini con il quale rimorchiavo le ragazze,  le prime strimpellate con la chitarra… Il rendimento scolastico era pessimo, gita scolastica a Parigi, i miei genitori mi suggerivano di rimanere a casa a studiare…  ‘L’alunno Mario Luzzatto Fegitz deve acquisire metodo e diligenza’ c’era scritto sulla pagella di terza media furono proprio gli insegnanti a convincere i miei genitori per farmi partecipare alla gita… Dopo le scuole dell’obbligo mi iscrissi alle superiori, sezione B del Liceo Ginnasio Dante Alighieri vicino al monumento dell’eroe risorgimentale Guglielmo Obedan che era il punto di ritrovo delle uscite extrascolastiche. A pochi passi la mitica birreria Forst…”

Mario vive a Trieste fino all’età di quindici anni ma alla città giuliana resta sempre legato, rievoca un brano sanremese, Vola colomba di Nilla Nilla Pizzi. “Nel 1963 la mia famiglia si trasferì a Roma per il lavoro di mio padre che aveva vinto un concorso e ottenuto la cattedra di statistica nella capitale”


Mario frequenta il celebre liceo Torquato Tasso, dove fa politica con i giovani liberali, qui conosce Paolo Mieli, suo futuro direttore al Corriere della Sera, sempre al Tasso incontra Vittorio Sermonti. Successivamente si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza ed acquista il suo primo registratore Geloso.

Quale è il suo primo ricordo radiofonico, Fegiz?

Le trasmissioni di Silvio Gigli, da ascoltatore, un giorno accompagnai mio padre negli studi di Radio Trieste per un’intervista, rimasi subito affascinato. Nel 1966 venni a sapere da Giorgio Vidusso, un amico di famiglia, musicista e dirigente Rai, che l’emittente radiofonica di Stato cercava giovani studenti per il programma Gioventù domanda. Vi partecipai e mi trovai al cospetto di Ungaretti, il regista era Raffaele Meloni che curava anche il programma quotidiano Per voi giovani firmato da Meloni, Renzo Arbore, Jacqueline De Stefanis.  Più o meno nello stesso periodo mia sorella Alice iniziava a lavorare in Rai con Ettore Della Giovanna all’interno di un programma di economia. Cominciai come ospite e subito polemizzai…  Nella redazione di Per voi giovani conobbi Paolo Giaccio, assieme ascoltavate Radio Montecarlo: Awana Ghana, Luisella Berrino, Herbert Pagani di cui diventai amico.”

Alla fine degli anni ’60 quindi Giaccio e Fegitz da ospiti sono “promossi” a galoppini diventano conduttori, quindi sono invitati a Sanremo: “non mi cagava nessuno tranne Little Tony… Nell’estate 1968 io e Giaccio cominciammo a condurre: Arbore aveva lanciato Alto gradimento, restammo io e Giaccio.”

E’ il 1969 debutto come conduttore: se Giacco è il creativo, che si occupa in particolare della direzione artistica, Luzzatto Fegiz cura la parte giornalistica. Allorquando la Rai, in una delle sue fasi di epurazione, rinuncia alla collaborazione di Paolo Giaccio, Luzzatto Fegiz inizia pertanto ad occuparsi anche degli aspetti critico-musicali. Nel 1971 l’approdo alla carta stampata, come avvenne?

Al Corriere della sera, direttore Giovanni Spadolini che così mi accolse: “O mio buon Fegiz, questo non è un giornale, l’è un’antologia. Vi è spazio per il dialogo tra cattolici e laici, per il Risorgimento, per il socialismo illuminato, ma con rigida delimitazione al bolscevismo. Qui al “Corriere” non si ragiona né per giorni né per mesi né per anni, ma per serie storiche. Io ora la metto nel mio allevamento di cincillà, la Terza Pagina. Fra una descina d’anni lei ritorna da me e io la mando nella capitale del mondo che preferisce. Oh mio buon Fegiz, lei è laureato?».

«No professore» replicai prontamente e, appoggiando le braccia sui braccioli della poltrona come quello che sta per alzarsi aggiunsi: «Ma se questa è una pregiudiziale…». Lui mi prevenne: «No, o mio buon Fegiz, a suo tempo lo sarebbe stato, ma oggi… Vede… Oggi a mio avviso al “Corriere” si dovrebbe entrare per casato o per censo. Lei è assunto come praticante in prova per tre mesi. Vada pure, o mio buon Fegiz».

E’ il 1971 l’assunzione è propiziata da una collaboratrice di Giulia Maria Crespi, predisposto favorevolmente all’incontro con Fegiz da una telefonata degli amici fiorentini alla madre, cui il direttore era legatissimo al punto da leggerle in anteprima al telefono l’editoriale del giorno dopo. Il problema è che il neoassunto deve ancora fare il servizio militare: alla scuola di marina di Taranto, tra i gavettoni dei «nonni» veneti e le reclute del Sud con il coltello a serramanico in tasca. Provvidenziale saranno il ricorso al dialetto triestino, e una malattia che faciliterà il trasferimento a Milano sollecitato dallo stesso Spadolini.

E così Mario inizia come praticante, redattore della terza pagina:

All’inizio non scrivevo di musica, il primo articolo lo scrissi su Roberto Bambagioni, campione di Rischiatutto che aveva sconfitto il farmacista fiorentino Andrea Fabbricatore…”

Nel frattempo, siamo a metà degli anni ’70 Mario, che continua a collaborare col Corriere della sera, è tornato in radio. Dapprima lavora per Radio Capodistria, dal 1973 al 1974 lavora anche alla Radio della Svizzera Italiana. Fegiz vince le selezioni per un festival di Dj organizzato dall’emittente Rias di Berlino, e rappresenta l’Italia in finale, per Rias conduce i programmi Treffbunks e Rundichau con Morgen.

Anno 1975: a Milano nascono le prime radio libere, e Fegiz ne fonda una e la chiama Radio Milano Centrale, al suo fianco Grazia Coccia e Maurizio Cattoretti che la mandavano avanti, Rosalba Mannino, Mauro Pagani, Elia Perboni, Eugenio Finardi (che scrisse La radio, il brano nacque negli studi dell’emittente). Mario, oltre ad essere editore e direttore dell’emittente, presenta con Piercarlo Begoni il varietà Goduria in due, sono gli anni di piombo…

 

Radio Milano Centrale è un’emittente di sinistra, parlata e suonata, con grande spazio all’informazione, da quell’esperienza nascerà poi Radio Popolare, Fegiz pertanto si può dire abbia anticipato Piero Scaramucci, scrivere che Piero Scaramucci è il fondatore di Radio Popolare, mi dice giustamente Fegiz, è un falso storico.

E’ Fegiz a prestare gli impianti a Radio Canale 96, emittente “concorrente”, anch’essa  di sinistra che aveva sede nella stessa via di Radio Milano Centrale, allorquando vengono sequestrati gli impianti di Canale 96:  “Radio Milano Centrale invece non subì nessun sequestro sia perché ormai la famosa sentenza della Corte Costituzionale aveva liberalizzato le radio private, ma anche perché, prima, avevo depositato in Tribunale la testata giornalistica Radio Milano Centrale, come pubblicazione periodica, e una cosa era sequestrare una radio, un’altra una testata”.  L’esperienza di Radio Milano Centrale si chiude nel 1978, Fegiz la cede e dalle sue ceneri nascerà Radio Popolare.

Nel frattempo dopo tanta gavetta al Corriere, Mario prende il volo della critica musicale, versante leggera, pop e rock, che all’alba degli anni ’70 praticamente non esisteva, possiamo dire che la critica musicale sui quotidiani praticamente non esisteva, l’ha inventata Fegiz.

Sui quotidiani non si scriveva molto di musica si era relegati al massimo nelle ultime pagine, vicino ai necrologi, a un certo punto pensai di fare il cronista giudiziario.  Il mio predecessore, Vincenzo Buonassisi, era un buono alla Vincenzo Mollica, e parlava bene di tutti». Luzzatto Fegiz intuisce che un critico, per diventare noto e potente, deve invece parlare male di molti. E comincia a farsi nemici…

Nel 1975 è per la prima volta inviato, al posto di Mino Durand, al Festival di Sanremo, è l’anno forse più brutto del Festival, vince una sconosciuta Gilda con La ragazza del Sud. Nel 1977 diventa critico ed inviato speciale del CORRIERE DELLA SERA, è uno dei pochi casi in cui questo ruolo viene occupato da un giornalista proveniente dal mondo dello spettacolo. Mario è fra gli inventori italiani del ruolo giornalistico del critico musicale. Pubblica un libro MORTE DI UN CANTAUTORE per la Gammalibri sulla morte di Luigi Tenco, e cura la collana Supersound per la Sperling & Kupfer. Collabora con L’INTREPIDO, ANNA, EUREKA, BOYMUSIC e molte altre riviste.

Venduta Radio Milano Centrale Fegiz se ne va in America dove resta sei mesi, tornato in Italia fonda a Milano Radio Regione 91, ma anche l’esperienza di Radio Regione, nonostante le innovazioni apportate da Fegiz, dura poco: due anni dopo viene venduta alla federazione milanese del Pci di Via Volturno che poi la trasformerà in Italia Radio.   E’ stato Mario Luzzatto Fegiz a dare consigli all’allora Pci, ancora titubante e perplesso sulla d ascoltarmi e ad aiutarmi anche finanziariamente, fu Lucio De Carlini, allora segretario della Camera del Lavoro di Milano”.

Nel 1980 Luzzatto Fegiz passa a Radio Stramilano emittente per la quale conduce la rubrica Recensioni, anteprime e varietà, un programma quotidiano di musica (L’altro pomeriggio) e, dalle 23 fino a notte inoltrata, Goduria in due, suo partner Pier Carlo Bargoni di Bargone in arte Charlie (Barone…) ora “padrone” di corso Garibaldi e titolare di circa 20 cani che amabilmente porta fuori la sera a fare la pipì a Brera, uomo in bianco e nero, un Bogart dei nostri giorni. “Fu la prima volta – ha ricordato – che una radio privata mi pagava, fino ad allora per trasmettere ci avevo messo io i soldi…”

 

MASSIMO BOLDI, SILVIA ANNICHIARICO E MARIO LUZZATTO FEGIZ NEGLI STUDI DI RADIO STRAMILANO

In questo periodo lavora anche come docente all’Ifgi. Nel 1982 Mario si cimenta come autore di brani musicali, con lo pseudonimo di Faffner, scrive il testo del brano L’oracolo di Delfi, inciso da Giuni Russo per cui scriverà ancora nel 1984 Mediterranea.

Dal 1984 al 1994 lavora per Radio 105, prima, e per RadioMontecarlo, poi, facendo anche il consulente per Alberto Hazan.

Inviato speciale e critico del Corriere della Sera, critico di Tv sette, direttore dei periodici della Rcs Cantautori italiani Musica per sempre. Ha partecipato anche a vari programmi musicali in tv fra i quali Mister Fantasy (1981-1984 su Rai1) e RE PER UNA NOTTE (Italia1), MOMENTI DI GLORIA (Canale5), FACCIA A FACCIA (La7), MUSIC FARM (Rai2). Mario Luzzatto Fegiz è stato anche direttore editoriale della Sperling & Kupfer e docente all’Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano. Dal 1999, ai tempi della direzione di Giancarlo Santalmassi, conduce Fegiz Files, rubrica di novità musicali in onda su Radio2 il sabato alle 12,00, è un ritorno al primo amore: la radio.

 

Fra il 1998 e il 1999 la scomparsa di due miti della musica leggera italiana: Lucio Battisti e Fabrizio De Andrè: “La frequentazione con Fabrizio era iniziata con PER VOI GIOVANI ma si intensificò dopo il rapimento. L’ultima telefonata poco prima del Natale 1998, mi disse: la morte ti guarisce ma non dalla vita….”

Che differenza c’è fra un giornalista della carta stampata e uno speaker o giornalista radiofonico?

Dovresti saperlo… Quando fai giornalista carta stampata e registri l’intervista usi il 2% della stessa, in radio usi il 100%…”

Nel 2006 Mario ha ritrovato la fede, continua a scrivere per il Corriere della sera, e svolge un’attività di volontariato in parrocchia.

Nel 2012 scrive un istant book in due giorni: Lucio Dalla: primo tempo: “Mi telefonarono dal Corriere della sera per dirmi che era morto Lucio Dalla, io non ci potevo credere, fu un fulmine a ciel sereno, non sapevo cosa scrivere, non me lo sarei mai aspettato. L’allora direttore Ferruccio De Bortoli non mi chiese soltanto un articolo ma un libro, lo scrissi in due giorni e due notti. La notizia della morte di Dalla non me l’aspettavo, non avevo preparato nulla, come del resto per tutti i grandi, ho invece pronti i coccodrilli per certi artisti di serie B che invece…”


Sempre nel 2012 nasce lo spettacolo Io odio i talent show, Mario si cimenta anche come attore teatrale, dallo spettacolo nascerà un libro: “sono stato anche contattato a Maria De Filippi per scrivere sui talent show, ma dirle di si sarebbe stato come dire al professor Veronesi di fumare…

Il 12 gennaio 2017, giorno del suo settantesimo compleanno, esce la sua autobiografia, Troppe zeta nel cognome, il cui titolo è tratto da una frase pronunciata negli anni ’90 da Pippo Baudo, autore della prefazione.

Mario Luzzatto Fegiz è oggi una delle firme più prestigiose dell’orizzonte giornalistico e critico della musica leggera. Ha conosciuto e intervistato tutti i più grandi della canzone italiana, negli anni ha esercitato la sua funzione con grande semplicità e rigore, battendosi nei fatti contro la dipendenza dalla critica delle case discografiche ed ispirandosi sempre ad un profondo rispetto verso il lettore, non facendosi influenzare neppure dalla personale amicizia e dagli affetti sviluppatisi negli anni nei confronti degli interpreti e degli autori del mondo della canzone; segue in pratica il suo gusto svolgendo la funzione critica nell’accezione etimologica del termine. Nella sua carriera ha recensito oltre 2500 concerti, la sua collezione personale è composta da 18.000 dischi, prevalentemente in vinile.

Il mondo dei media, con le nuove tecnologie, è radicalmente cambiato, una volta c’erano solo giornali e radio, oggi è un’esplosione di siti, di giornalisti che si improvvisano tali, sui social ognuno dà la sua opinione.  Certi discorsi al bar una volta oggi sui social aveva ragione Umberto Eco, la rete ha dato parola agli imbecilli. 50 milioni di italiani, 50 milioni di politologi, critici musicali e commissari tecnici della Nazionale.  La figura del critico che Mario rappresentava oggi ha meno valenza, tutti si sentono Luzzatto Fegitz senza esserlo. In pratica, per sue stessa ammissione, gli è stato rubato il mestiere spalmandolo fra giurie popolari, televoto ecc.

Conta ancora il voto della critica?

Per fortuna c’è ancora”

Mario Luzzatto Fegiz ha giustamente denotato le difficoltà nell’interloquire con alcuni degli attuali cantanti, ricordando Giorgio Gaber ha detto: “per me Gaber, assieme a De Andrè e Dalla, una delle persone che rimpiango di più come artisti e come persone. Non voglio fare il Gianni Minà della situazione, ma dopo avere passato la vita a parlare con Dalla, De Andrè o con Gaber, senza nulla togliere a Cesare Cremonini, con i vari Cremonini si trova molto meno bene. Non voglio comunque fare una critica a Cremonini, che è figlio del suo tempo, ma sia Dalla, Gaber che De Andrè avevano sempre la battuta giusta… “   Del resto anch’io dopo aver parlato con lui, che considero il maestro di noi tutti che facciamo critica musicale, ho difficoltà ad interloquire con altri colleghi che non hanno la sua esperienza, il suo spessore culturale e la sua autorevolezza.

Ascolta l’intervista a Mario Luzzatto Fegitz

L’intera storia di Mario Luzzatto Fegiz nella radio pubblica (e in quella privata) la potrete leggere nei due volumi L’avventurosa storia della radio italiana.

Presentazione in anteprima sabato 19 novembre alle ore 12 presso Anteo Palazzo del Cinema – Astra Piazza XXV Aprile Milano

Notizie storiche, cronologia delle trasmissioni ed oltre 200 interviste

I due volumi vengono racchiusi in cofanetto.

https://www.librioltre.it/biblioteca/store/comersus_viewItem.asp?IdProduct=3591

https://www.ibs.it/avventurosa-storia-della-radio-pubblica-libro-massimo-emanuelli/e/9791280649102

https://www.mondadoristore.it/avventurosa-storia-Radio-Massimo-Emanuelli/eai979128064910/

https://www.hoepli.it/libro/l-avventurosa-storia-della-radio-pubblica-italiana-vol-1/9791280649102.html

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