Sergio Endrigo

SERGIO ENDRIGOSergio Endrigo nasce a Pola (attuale Croazia, nel 1947 capoluogo dell’Istria) il 15 giugno 1933, figlio di  Romeo, un cantante lirico che fu anche scultore molto conosciuto nella sua città (ancora oggi al cimitero di Pola si possono ammirare le sue sculture e i suoi bassorilievi in marmo, negli uffici comunali ci sono invece i busti in gesso di Mussolini e Vittorio Emanuele III che sono stati scolpiti dalle sue mani; Romeo era anche un tenore autodidatta e dal 1922 al 1924 cantò, riscuotendo parecchio successo, esibendosi al Teatro Dal Verme di Milano ne “La Bohème” e nella “Madama Butterfly”. La Scala era chiusa a causa dei bombardamenti della prima guerra mondiale e di conseguenza il Dal Verme era il teatro più importante nella Milano del tempo. Sergio non riesce però a conoscere veramente suo padre poichè dai tre ai sei anni resta dagli zii a Trieste quando compie sei anni il padre muore.

Sergio scopre la sua vocazione incredibile al canto all’età di circa dieci anni. Al tempo vive con la madre in una soffitta al quarto piano e sotto casa c’è un’osteria nella quale ogni tanto la mamma lo manda a prendere un po’ di vino. Beppi Mustaccia, il padrone del locale, soprannominato così per i suoi enormi baffi, accoglie sempre Sergio con affetto, tanto che lo incita a cantare per la sua clientela mettendolo su un tavolo di fronte al suo primo pubblico. Endrigo canta ogni volta “La Donna Immobile” brano chiaramente impegnativo, soprattutto per un bambino di quell’età e ad ogni esibizione riceve i complimenti e gli applausi del padrone e del pubblico guadagnandosi anche qualche lira (consideriamo che al tempo erano un bel gruzzoletto un paio di lire per un bambino visto che al cinema si entrava con si e no settanta centesimi). Legge tanto il piccolo Sergio, a cominciare da “Il Corriere dei Piccoli” e a otto o nove anni si appassiona al veronese Salgari, noto per essere uno dei precursori del genere fantascientifico in Italia ed autore prolifico di una miriade di storie fantastiche e di romanzi d’avventura.

sergio endrigo 1947La prima chitarra, il quattordicenne Endrigo, la acquista con i soldini guadagnati dalla vendita di una collezione di francobolli regalatigli da uno zio; siamo quasi negli anni cinquanta e Sergio sta per andare in Collegio a Brindisi dove rimarrà per tre anni a causa dell’espatrio forzato degli italiani dalla regione dell’Istria (riconosciuta alla Jugoslavia appunto nel ’47).  Endrigo affermò poi di aver scelto la chitarra perché al tempo i soldi per un pianoforte non c’erano di sicuro, ma anche perché era uno strumento semplice da trasportare e adatto ad accompagnare la propria voce. Anni prima avrebbe voluto studiare il violino, ma la povertà non lo permise. Continua la passione per la lettura e prima di andare al collegio di Brindisi, nel periodo in cui rimane dagli zii, Sergio si immerge nella lettura di qualsiasi genere di libro, scegliendoli dalla ricca libreria dello zio: Henrik Ibsen ed Henri René de Maupassant i suoi favoriti.
Al collegio invece ha occasione di leggere opere dello scrittore scozzese Cronin e dell’americano Steinbeck che Sergio ama particolarmente. All’età di diciassette anni viene espulso dal collegio per aver svolto un tema con un argomento a suo piacimento invece che quello dettato dalla professoressa.  Nel 1950 Sergio torna a Venezia con la madre che lavora come domestica presso un maresciallo della Guardia di Finanza; questo permette a Claudia Smareglia di mantenere il figlio in una pensioncina familiare dietro a Piazza S. Marco. Iniziano i primi lavori: fattorino alla Mostra del Cinema, lift-boy all’Hotel Splendin Swisse e ufficiale di censimento. Nel 1952 partecipa a un concorso per cantanti dilettanti e porta la meravigliosa “Semptember Song” di Sinatra arrivando però secondo a un interprete alquanto discutibile, cosa che ovviamente non gli andrà giù.  Nel 1953 ha l’occasione, tramite una conoscenza della madre, di entrare a far parte delle Poste a Venezia come portalettere per poi arrivare allo sportello delle raccomandate a seguito della partecipazione ad un concorso interno. Sergio però non è uno “spirito da ufficio” e rifiuta, promettendo alla madre che non gli avrebbe mai chiesto aiuto. Sergio tenta di emigrare in Canada, ma non riesce e rimanendo a Venezia continua a cantare con gli amici, appassionato dalle canzoni americane dell’epoca; predilige Bing Crosby, Frank Sinatra, i Mills Brothers e Jhonny Mathis, le cui canzoni lo avrebbero accompagnato per sette anni, periodo durante il quale canta nei night club suonando la sua amata chitarra, con la quale del resto creerà tutti i suoi pezzi.  Dopo aver lavorato sergio endrigo fotoper un periodo al Roxy Bar del Lido guadagnando qualche soldo, passa alle Balere, ai dancing e night – club … da Mestre a Cortina d’Ampezzo fino a Milano e di nuovo a Venezia al famoso Hotel Bauer Grunwald.  Nel 1954 presta il servizio militare, quindi partecipa ad un concorso per cantanti al Teatro Malibran e riceve l’offerta di un posto di cantante in un quartetto che suona all’aperto in un bar al Lido. Passa dai bar alle balere, e dalle balere ai night. Nel 1959 entra a far parte del complesso di Riccardo Rauchi nel quale suona il contrabbasso e canta; con quel gruppo incide sei dischi per l’etichetta “La Voce del Padrone”. Decide poi di abbandonare i night club per tentare la carta discografica come solista anche perché giunto all’età di ventisei anni non lo entusiasma l’idea di rimanere contrabbassista a vita nei night- club, nonostante il divertimento e il buon tenore di vita; Sergio però vuole andare oltre e approda a Milano, partecipa al Burlamacco d’Oro con Notte lunga notte e tramite Mario Minasi, suo impresario di allora, firma un contratto come cantante con la Ricordi nel 1960. Dopo aver superato egregiamente il provino con il Maestro Giampiero Boneschi, Nanni Ricordi e Franco Crepax creano il reparto di musica leggera composto dai grandi Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Giorgio Gaber. Il meglio del meglio insomma. Ad accompagnare il loro lavoro in qualità di arrangiatori ci sono i fratelli Reverberi. Endrigoincide per la Ricordi le sue prime canzoni: Bolla di sapone (la sua prima canzone in assoluto), I tuoi vent’anni, La brava gente, Chiedi al tuo cuore, ma con scarsi risultati (i quattro pezzi vengono pubblicati poi con la firma Calibi – Toang perché al tempo non è ancora iscritto alla SIAE). Fra l’estate e l’autunno 1961, c’è un avvenimento di gran peso nella storia della canzone: Carlo Emanuele Ricordi, detto Nanni, diventato direttore artistico della Rca, lo vuole, venderà un milione di dischi soprattutto con Io che amo solo te, Se le cose stanno così Era d’estate, ai quali affiancherà una produzione meno commerciale, ma poeticamente e musicalmente assai valida, e canzoni come Aria di neve, Basta così, Vecchia balera, Via Broletto, Viva Maddalena. 
Nel ’62 Nanni Ricordi lascia la casa discografica per approdare alla RCA di Roma e Sergio Endrigo lo segue ottenendo il suo primo grande successo con “Io che amo solo te” che lo portò ad essere un artista apprezzato anche all’estero. Seguono altri successi come “Aria Di Neve”, “Via Broletto 34”, “Viva Maddalena”, “Era d’estate”, “La Rosa Bianca” (da una poesia del cubano Josè Martì). Nel ’63 iniziano i live e ad accompagnare Sergio al pianoforte c’è Enzo Iannacci. Inizia la collaborazione col maestro Bacalov che darà origine a pezzi meravigliosi. Come era accaduto per “La rosa bianca”, Sergio Endrigo si ritrova a musicare anche una poesia dell’eccelso PierPaolo Pasolini intitolata “Il soldato di Napoleone”. Gli album di questo primo periodo di Sergio Endrigo si intitolano: Sergio Endrigo (1962), Ti amo (1964), e Sergio Endrigo (1965). Nel 1964 Endrigo si reca per la prima volta in Brasile per un concerto a San Paolo, dopo il successo ottenuto nel 1963 con il brano “Io che amo solo te e al ritorno portò  e lo fece ascoltare a Sergio Bardotti uno dei primi dischi di Vinicius De Moraes, un disco che conteneva brani meravigliosi come Samba de bencao, Deixa ma soprattutto Samba em preludio di cui si innamorano subito tutti e due.

SERGIO ENDRIGO BOLERONel 1965 Endrigo lascia la RCA e passa alla Fonit Cetra; l’anno dopo partecipa al Festival di Sanremo per la prima volta con “Adesso si” (brano inciso anche da Lucio Battisti, che ha limitato le interpretazioni di altri autori). Il 1965 è anche l’anno della nascita dell’adorata figlia Claudia che oggi mantiene vivo il ricordo del padre, il più grande poeta della canzone italiana, ingiustamente dimenticato dalla Rai, ma sempre nel ricordo dei suoi colleghi e del pubblico. Nel 1966 Sergio Endrigo effettua una tournèe in Brasile dove conosce Vinicious De Moraes, è di questo periodo il successo di Teresa. Nel 1967 presenta a Sanremo, in coppia con Memo Remigi, Dove credi di andare, brano che esegue la sera successiva al suicidio del suo amico Tenco, alcune parole della canzone sembrano a lui rivolte: “dove credi di andare se tutti i tuoi pensieri restano qui. Come pensi di amare se ormai non trovi amore dentro di te”.

Dopo la gloriosa vincita al Festival di Sanremo del 1968,  in coppia con Roberto Carlos con la canzone “Canzone per te”, Endrigo partecipa al Festivalbar e al Festival Europeo della canzone con il brano “Marianne” (è anche autore del brano di Marisa Sannia Non è questo l’addio in gara al Festivalbar) e a Canzonissima con “Camminando e cantando”.Quindi Endrigo e Bardotti partirono per il Brasile in tournè e, in quell’occasione Bardotti conobbe Chico Buarque De Hollanda il quale, a causa dei grossi problemi politici legati al suo paese venne molto presto a stare per un po’ in Italia grazie all’amicizia con Endrigo.   Una sera, in un celebre albergo di Roma durante una partita di calcio (per l’esattezza Inghilterra Brasile) Bardotti conobbe Vinicius De Moraes e lo presentò a Endrigo.Tra i tre nacque un’amicizia e una stima profonda ma soprattutto una condivisone dell’amore per la poesia e il Brasile che li legò per tutta la vita. Ad un certo punto nacque l’idea di lasciare un segno tangibile di questa amicizia e il segno tangibile e meraviglioso fu un capolavoro discografico che è  “La vita amico è l’arte dell’incontro” (1969) prodotto da Sergio Bardotti.  Grazie al coraggio di Mario Zanoletti, allora direttore artistico della Fonit Cetra si cominciò a registrare un po’ alla rinfusa musica, voce e poesia. Sergio Endrigo cantò in modo assolutamente sublime in italiano brani tradotti da Bardotti come Poema degli occhi di Vinicius, Se tutti fossero uguali a te di Tom Jobim tanto per citarne alcuni, Vinicius cantò una meravigliosa Samba delle benedizioni  e Giuseppe Ungaretti, grande amico di Vinicius, recitò con la sua voce tonante e ruggente  le poesie di Vinicius tradotte da lui stesso in quanto era stato docente di letteratura italiana all’Università di San Paolo dal 1936 al 1942.

sanremo 1968 endrigoNel 1969 è ancora a Sanremo con Lontano dagli occhi (secondo posto in coppia con Mary Hopkins), segue l’album intitolato nuovamente Sergio Endrigo, dagli anni ’60 Endrigo vive a Mentana. Nel 1970 torna al Festival di Sanremo  con L’arca di Noè (terzo posto), cui, segue l’album omonimo. Sempre nel 1970 partecipa ad uno spettacolo dal vivo organizzato dal Piccolo Teatro di Milano, ed ottiene consensi di critica e di pubblico, avviando una formula di spettacolo con il cantautore nel ruolo di intrattenitore che avrà grande successo negli anni successivi. Nel 1970 pubblica l’album La vita, amico, è l’arte dell’incontro, cui seguono Nuove canzoni d’amore (1970), il 45 giri Una storia (presentato a Sanremo 1971 con i New Trolls), Angiolina” portata al successo a “Un disco per l’estate” e gli album La voce dell’uomo (1972) che contiene Quando c’era il mare (presentato a Sanremo 1972), Elisa Elisa (1973, il brano che da il titolo all’album vince il premio della critica a Sanremo 1973).

Alla metà degli anni ’70 risale la scrittura di canzoni per bambini, anche in questo Endrigo è un innovatore, al posto delle canzoni melense e strappalacrime, Endrigo, avvalendosi della collaborazione di Gianni Rodari, propone capolavori come Il pappagallo, La pulce, Ci vuole un fiore La casa, Ho visto un prato, Il bambino di gesso, ed altre raccolte nell’album Ci vuole un fiore (1974) e nell’album L’arca. Nel 1975 esce l’album raccolta Endrigo dieci anni dopo, cui segue una pregiata ricerca sul canto popolare Canzoni venete (1976), nel 1976 è di nuovo al Festival di Sanremo con Quando endrigo e noi amiamocic’era il mare, seguono gli album Sarebbe bello (1977), Donna mal d’Africa (1978). L’amore per il Brasile continuò negli anni al punto che, nel 1978 Endrigo  realizzò a Rio De Janeiro  un disco cantato interamente in brasiliano, Esclusivamente Brasil (Polygram).  Fu un’esperienza indimenticabile, Endrigo cantò splendidi brani come Trocando em miudos di Chico Buarque, Onde anda voce di Vinicius e molti altri ma, in questo disco ci sono due “chicche” e cioè il brano “A rosa” che Chico scrisse appositamente per Endrigo e che canta con lui e “Samba para Endrigo” scritta da Toquinho e Vinicius in onore proprio di Endrigo. Non solo, c’è inoltre una struggente interpretazione di Samba em preludio ( di Vinicius De Moraes) di Endrigo e dell’allora giovanissima e bravissima Fafà De Belem. L’amore di Vinicius verso il suo amico Endrigo ( tra l’altro diceva di amarlo perché “è un uomo che canta”) è dimostrata dal fatto che ha voluto inserire “Samba para Endrigo” nel suo album “Un pouco de ilusao” poco prima di morire. E Endrigo, dopo la scomparsa del grande poeta volle omaggiarlo a sua volta con “Ciao poeta” un brano scritto insieme a Baden Powell e Sergio Bardotti che è incluso nell’Lp “E noi amiamoci”.  L’amore per il Brasile da parte di Endrigo era talmente ricambiata che è stato l’unico artista straniero ad essere stato inserito in una collana pubblicata nel 1980 “A arte de” che include artisti come Gal Costa, Tom Jobim, Caetano Veloso e tanti tanti altri..   L’ultima cosa da segnalare è che Toquihno, il celebre chitarrista brasiliano deve il suo fortunatissimo incontro con Vinicius De Moraes proprio a Endrigo. Infatti finita la registrazione del  disco “La vita amico è l’arte dell’incontro”  Endrigo e Bardotti si accorsero che mancava una chitarra brasiliana (Vinicius nel frattempo aveva fatto ritorno in Brasile)e allora chiamarono Toquinho che era  in Italia con Chico Buarque. Vinicius ascoltò il disco finito, s’innamorò di quella chitarra e volle con se in tournè Toquinho. il resto è storia…  Nel 1979 esce A arte de Sergio Endrigo (album doppio del 1979), gli ultimi due incisi in Brasile. L’inizio degli anni ’80 vede Endrigo spopolare con Mille lire sigla della popolare trasmissione televisiva Di tasca nostra, nel 1981 partecipa con Toquinho ad un grande spettacolo a Villa Ada a Roma, in cui la cultura brasiliana e quella italiana si uniscono nelle loro similitudini e differenze. Endrigo pubblica successivamente gli album: …E noi amiamoci (1981), Mari del Sud (1982), nel 1986 ritorna al Festival di Sanremo con Canzone italiana, seguono gli album: E allora balliamo (1986) e Il giardino di Giovanni (1989).

Nel 1990 esce l’album Tango rosso che offre una rilettura garbata ed ironica della crisi che ha colpito il Pci alla fine degli anni ’80.  Pur rimanendo in disparte dalla scena negli anni ’90 Endrigo, sempre controcorrente, presenta altri album come Qualcosa di meglio (1994), nel 1995 pubblica per una piccola casa editrice Quanto mi dai se mi sparo, romanzo autobiografico con prefazione di Gianni Minà: storia di un cantante che dopo avere avuto grande successo è dimenticato da tutti, per tornare a far parlare di sé decide di organizzare un suicidio in diretta televisiva. Endrigo, disgustato dal fatto che la sua casa editrice avesse stampato solo 1500 copie del suo ultimo lp e che si fosse rifiutata di promuoverlo in maniera adeguata, annuncia il proprio ritiro dalle scene. Dagli anni ’90 Endrigo si trasferisce con la moglie Giulia Bertolacci, la figlia Claudia e la madre nella bella Roma, nel mezzo degli anni ’90. L’ultima tourneè brasiliana di Endrigo risale al 1999 e l’ultimo viaggio in Brasile risale al 2003.  Nei primi anni del nuovo millennio Stampa Alternativa ristampa il libro Quanto mi dai se mi sparo.    Nel 2000 il maestro Franco Battiato include nel suo album “Fleurs” i due brani di Endrigo “Te lo leggo negli occhi” e “Aria di neve” mentre Ornella Vanoni inciderà in seguito “Io che amo solo te”.
endrigo 2004Nel 2001 gli viene atrribuito il premio Tenco e durante la manifestazione vengono interpretati da più artisti una quindicina di suoi brani; i pezzi verranno racchiusi nel cd “Canzoni per te”.  Nel settembre 2002, seppur con i soliti problemi di distribuzione è uscito il cd Altre emozioni, riarrangiamento dei suoi vecchi successi. Nel 2003 pubblica l’album antologico Altre emozioni, che festeggia e ripercorre i suoi cinquant’anni di carriera, nuove versioni dei suoi grandi successi, alcuni interpretati assieme alla figlia Claudia, e un duetto d’eccezione con Rosanna Casale, nel brano Era d’estate. Nel 2004 incide Chantant Endrigo, in friulano, rivisitazione in dialetto di quindici sue vecchie canzoni e il cd Altre emozioni, che racchiude vecchie successi e canzoni meno conosciute, ma soprattutto contiene l’inedito Altre emozioni,forse una delle più struggenti e significative canzoni che abbia mai scritto insieme a Vincenzo Incenzo. Nonostante sia stato un “artista difficile”. ha cambiato parecchie case discografiche, Endrigo è stato forse l’unico cantautore ad avere un buon rapporto con il Festival di Sanremo al quale ha partecipato più volte piazzandosi nelle prime posizioni e vincendolo nel 1968. Endrigo è stato un grande protagonista della canzone italiana, ha inciso brani di Pier Paolo Pasolini, Ingazio Buttitta, Giuseppe Ungaretti, Gianni Rodari, Vinicious de Moraes, Chico Barque de Hollanda, Rafael Alberti, Toquinho, ha scritto per Ornella Vanoni, e per altri interpreti italiani. Nel 2005 è a Sanremo in qualità di opinionista e propone una rivisitazione di Questo è amore in duetto con il giovane Simone Cristicchi.

Nel corso della sua carriera Endrigo ha anche sfiorato i fotoromanzi (Bolero Film nel 1964) e partecipato a un film, Tutte le domenica mattina di Carlo Tuzii, ma poi il cinema lo farà soffrire per colpa della causa contro Bacalov per il plagio della musica del film Il padrino (una causa che si trascinerà e che non sarà conclusa nemmeno con la sua morte).

Colpito da ictus l’11 agosto 2003, aveva sofferta di una grave forma di sordità che gli impediva di ascoltare la sua voce negandogli una corretta intonazione: “i problemi all’udito – ricorda la figlia Claudia – iniziarono a metà degli anni ’80, nessun medico riuscì a risolvere il problema, al punto che alla fine perderà completamente l’uso di un orecchio”. Nel 2004tiene un memorabile concerto a Porto San Giorgio.

Sergio Endrigo è morto a Roma il 7/9/2005 per un tumore ai polmoni. Per la stessa volontà dell’artista, esternata dalla figlia Claudia, non si svolsero funerali religiosi, ma un concerto organizzato dal Comune di Roma, si è chiesto inoltre di non inviare fiori, ma di fare donazioni agli enti che si occupano di animali abbandonati. La serata in onore di Endrigo, Ciao poeta, organizzata dal Comune di Roma e dalla Fondazione Musica, vede tra i presenti artisti del calibro di Gianni Morandi, Roberto VecchioniNada, Bruno Lauzi, Morgan, Sergio Cammariere e Simone Cristicchi, ognuno di loro impegnato a presentare una cover di Sergio Endrigo.

CLAUDIA ENDRIGO RICORDA IL PADRE SERGIO di Massimo Emanuelli

endrigo claudia

Il tuo primo ricordo di Sergio Endrigo papà.

Il primo ricordo di mio padre è legato all’infanzia e ai suoi abbracci visto che mi adorava e io adoravo lui. Ricordo l’odore del suo sigaro, impregnava tutto… tende, mobili, auto… io lo detestavo… Ora quando sento il suo odore mi commuovo… Mio padre mi ha insegnato ad amare la musica di qualità ad avere un gusto personale, senza seguire nessuno… Papà amava gli amici, la buona tavola e sapeva raccontare benissimo le barzellette. Certo, le sue canzoni d’amore sono sempre venate da una note di malinconia. Ma lui amava spesso ripetere una frase che per me è come un testamento: “Non si muore per amore, si vive per amore”. E se pensiamo ai fatti di cronaca di questi mesi, capiamo quanto siano preziose queste parole».

Quando eri bambina tuo padre interpreta alcune canzoni per bambini.

Le canzoni per bambini risalgono al 1972 e al 1974 anni in cui avevo 7 e 9 anni quindi riconducibili alla mia infanzia e non adolescenza. Papà inorridiva ogni volta che sentiva le canzoni dello Zecchino d’Oro e aveva quindi scritto a Gianni Rodari e quest’ultimo gli aveva inviato dei testi dai quali poi è natoi appunto lp Ci vuole un fiore, diceva che le canzoni dello Zecchino d’Oro erano canzoni estremamente sciocche, mentre Rodari aveva un modo tutto diverso di relazionarsi con loro. Trovo però sminuente relegare mio padre a “cantante per bambini” come fanno molti critici, mio padre è stato un grandissimo cantautore, ha scritto brani memorabili, d’amore, d’impegno sociale e su altri argomenti.

Cosa ha comportato per te l’essere sua figlia?

All’inizio non molto, per me era un padre come tutti gli altri. Devo confessarti che solo dopo la sua morte ho capito appieno cosa aveva dato alla musica italiana…


Dimmi… se tu dovessi descrivere papà Sergio … e poi il grande Sergio Endrigo cantautore che ha segnato la storia della musica italiana… che diresti..

Mah… io posso dirti che è stato un padre meraviglioso; ho avuto due genitori che mi hanno molto amata e mi hanno regalato un’infanzia splendida, insegnandomi l’amore e il rispetto per la natura e per tutti i suoi “abitanti”…

E che ricordi hai di altri musicisti che erano presenti nella vita professionale e privata di tuo padre?

Il ricordo più intenso è sicuramente quello di Vinicius De Moraes, sono praticamente cresciuta sulle sue ginocchia..
Negli anni ’80 vi è un calo di popolarità.

Gli anni 80 e 90 sono stati prolifici dal punto di vista musicale ma le case discografiche lo hanno ” abbandonato”, cioè lui faceva i dischi ma poi nessuno li distribuiva o li promuoveva ed erano dischi magnifici!  Gli ultimi anni sono stati terribili, solo e dimenticato da tutti era profondamente depresso e solo e io ho sofferto davvero molto assistendo impotente alla sua lenta discesa…  Oggi io cerco di rimettere insieme i “cocci” ovvero cerco di risistemare tutti i suoi contratti discografici e di rivalutare la sua immensa opera artistica ma ci vuole tempo e tenacia. Ogni tanto ho dei “cedimenti” ma poi divento più forte e combattiva di prima, mio padre era ed è ancora amatissimo, basta vedere tutti i giorni le richieste di amicizia su facebook e i commenti alle canzoni di mio padre su youtube.   Io non mollo!!!   www.sergioendrigo.it

Che musica ama Claudia Endrigo? musica di ieri, di oggi?
Non ho un artista prediletto, salto da Chat Baker ai Rolling Stones, da Aretha Flanklyn a Cristicchi… Insomma  la bella e buona musica la amo tutta!
Il panorama musicale odierno è più basato sul commercio rispetto agli anni del grande Endrigo… tu come vedi la situazione dei nostri tempi?

Maluccio aimè… è pieno di veri talenti, ma non gli viene data la possibilità di emergere…
Come vedi la musica in Italia oggi, cosa manca e cosa c’è invece in più rispetto ai tempi in cui c’era tuo padre?
La musica oggi la vedo in mano a gente che non ne capisce nulla… Peccato… In più non c’è assolutamente niente. Ripeto, ci sono tantissimi bravi artisti, ma i così detti scopritori di talenti come fu a suo tempo il grande Nanni Ricordi…  non esistono più…

Nell’estate 2013 Claudia Endrigo per ricordare papà, ignorato dalla Rai, interviene a STILE ITALIANO LE ESTATI CANORE ITALIANE RACCONTATE DA MASSIMO EMANUELLI E DAI SUOI OSPITI programma radiofonico nel corso del quale il professore e giornalista milanese ricostruisce la storia d’Italia (della politica, del costume, dello sport e dello spettacolo) attraverso le canzoni che hanno segnato le nostre estati dagli anni ’60 ai nostri giorni. Toni incanta i radioascoltatori raccontandosi dalla A alla Z in due puntate nel corso delle quali ricostruisce la sua prestigiosa carriera con aneddoti, ed episodi inediti. Si ricordano non solo le canoni estive (Era d’estate in primis) ma tutta la straordinaria carriera si Endrigo.

 

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