Rolando Boesso

Valerio Rolando Boesso nacque a Riva del Garda il 29 febbraio 1920 da una famiglia di artigiani, i genitori lo registrarono all’anagrafe l’1 marzo. Comuncil a lavorare a soli 16 anni nella bottega del padre che facevo lo stuccatore; nel novembre 1937 Rolando Boesso si arruolò in Marina, l’8 settembre 1943 si trovava a Venezia quando fu costretto a fuggire per scampare a un rastrellamento tedesco. Venne arrestato nel maggio 1994 per essere poi liberato nell’agosto successivo. Divenne partigiano nella brigata Brigata Eugenio Impera, di cui fu caposquadra.
rolando boesso alto adigeNell’immediato dopoguerra si trasferì a Bolzano. Nel 1945 con un gruppo di amici fondò il quotidiano Alto Adige alla guida del quale restò per decenni prima come direttore amministrativo, poi come amministratore delegato fino al pensionamento nel 1986. Nel 1949 Boesso sposò Augusta Resch, da cui ebbe le figle Anna e Claudia, poi il lungo sodalizio umano e professionale con la seconda moglie Brigitte Vigl. Negli anni ’60 iniziò ad impegnarsi in politica con il Partito Repubblicano Italiano, dal 1968 al 1983 fu consigliere comunale a Bolzano, nel 1983 fu eletto consigliere della provincia autonoma di cui fu prima vice-presidente (1984-1986) e poi presidente (1986-1988), nel 1989 entrò nella giunta comunale di Bolzano come assessore al bilancio, negli anni ’90 si era ritirato dalla politica per concentrarsi sulla sua attività di editore.
Nel 1986, appena andato in pensione dal giornale, Boesso aveva intanto rilevato l’emittente televisiva Video Bolzano 33, di cui fu editore fino a poco prima della morte. Con VB33, Boesso colmò un vuoto nel mondo dell’emittenza di lingua italiana in Alto Adige.
Dal 1998 Boesso fu anche il presidente del network di TV locali Italia 9 Network. Nel 2008 Boesso aveva ceduto Video Bolzano 33 alla cordata di imprenditori di Euregio Finance, mantenendo però la carica di direttore generale.
Ha discusso di politica, telegiornale e giornali fino all’ultimo. È morto la mattina di domenica 7 dicembre 2008 all’età di 88 anni: «Il leone dell’emittenza», come hanno ricordato i giornalisti di Video Bolzano 33, emittente da lui fondata nel 1986, che gli hanno dedicato le edizioni speciali del tg alle 13.15 e alla sera.

«Ciao presidente, grazie». Una sua fotografia è comparsa poco dopo su Vb33 come immagine fissa fino alle 13.15, quando è andato in onda il telegiornale dedicato al fondatore dell’emittente, Su Vb33 la domenica il tg tace, ma il giorno della sua scomparsa la redazione ha voluto rendere omaggio a Boesso, con due edizioni speciali, alla mattina e alla sera, poi le trasmissioni sono state sospese. Ai suoi giornalisti, racconta Brigitte Vigl Boesso, il «commendatore» raccomandava «non fatevi mai comprare, non perdete il rispetto per il vostro interlocutore». La redazione lo ha ricambiato con il ricordo commosso: «Ci ha lasciato un grande editore, un grande uomo». L’edizione delle 13.15 è andata in onda con i primi servizi montati velocemente. Guido Trivelli, già condirettore dell’Alto Adige, poi a fianco di Boesso a Vb33: «Più che un amico ho perso un fratello. Abbiamo lavorato insieme dal 1946 e non ha mai risparmiato le energie. Era nato per lavorare, per dare tutto se stesso e noi lo abbiamo seguito».

LA MORTE DI ROLANDO BOESSO di Mauro Roffi in Millecanali, dicembre 2008

È morto domenica a Bolzano Rolando Boesso, un ‘grande vecchio’ della Tv italiana, uomo di alta personalità e di forti passioni, fondatore nella carta stampata dell’“Alto Adige” ed editore per tanti anni della ‘sua’ VideoBolzano 33. Aveva appena venduto la Tv, per assicurarle un futuro, dopo di lui. Sincera commozione non solo a Bolzano…

Con Boesso a Millecanali avevamo spesso a che fare. Con lui parlavamo della ‘sua amatissima Tv’ ma anche di altre cose, perché la sua poliedrica e forte personalità non si fermava certo in Alto Adige. Era stato protagonista, anche a livello nazionale, della carta stampata e poi lo era diventato fra le Tv locali, sempre a livello nazionale: basterà ricordare la guida che aveva preso del circuito Italia 9 Network o l’impegno per molti anni nell’associazione FRT.
Colpiva la sua passione mai doma, la forza che metteva in quel che faceva; un uomo ‘grande’ nell’aspetto fisico (e nella ‘voce’) ma anche irreprensibile sul piano umano e morale. Ci aveva preso in simpatia, capiva che il nostro giornale poteva essergli utile per quella durissima impresa in cui aveva impegnato tutto se stesso: garantire una voce italiana fra le Tv della provincia di Bolzano. E bisognava sentirlo quando protestava per la situazione locale, dove i media ‘tedeschi’ dominano la scena, anche a livello di finanziamenti e pubblicità, mentre trovare soldi e risalto per una Tv locale ‘italiana’ era una bella scommessa.
Un’impresa difficile e scoraggiante per molti, insomma, ma non certo per lui, che aveva varcato la soglia degli 80 anni senza mai abbandonare la scena e ha vissuto di giornalismo, editoria e Televisione fino all’ultimo, nonostante la decisione recente, presa per tutelare il futuro dell’azienda e dei suoi dipendenti, di cedere la proprietà di VB33.
Di ‘tempre’ come quella di Boesso, si dice, non ce ne sono più in circolazione, oggi. Speriamo che non sia così, però, e soprattutto che la sua Tv sappia trovare la forza e gli uomini per continuare ad essere protagonista in questa ‘complessa’ provincia italiana.
Intanto – nella generale sincera atmosfera di commozione che abbiamo colto ieri assistendo via satellite (su un canale della Link di Padova, Blu 3) alle trasmissioni “d’occasione” di VideoBolzano – vogliamo ricordare Boesso con questo bell’articolo apparso sul sito del suo ‘Alto Adige’:

«Ha discusso di politica, telegiornale e giornali fino all’ultimo. È morto domenica mattina a 88 anni Rolando Boesso. «Il leone dell’emittenza», come hanno ricordato i giornalisti di Video Bolzano 33, emittente da lui fondata nel 1986, che ieri gli hanno dedicato le edizioni speciali del tg alle 13.15 e alla sera. Militare e poi partigiano, Boesso nel 1945 fu tra i fondatori del giornale ‘Alto Adige’, dove ha lavorato fino al 1986 (direttore amministrativo e poi amministratore delegato). Repubblicano, l’altra passione della sua vita è stata la politica: presidente del consiglio provinciale, assessore e consigliere comunale. Un pilastro della comunità italiana.
Rolando Boesso era ammalato da alcuni mesi. Pochi giorni fa era uscito brevemente dall’ospedale. Nella redazione di Vb33 non si sono stupiti nel vederlo arrivare e prendere posto dietro la solita scrivania. Affaticato, ma pieno della solita voglia di buttarsi dentro le notizie.
D’altronde è lo stesso Boesso che nel 1986, dopo una vita professionale spesa al quotidiano ‘Alto Adige’, che lo aveva visto tra i fondatori nel 1945, cessata l’attività da amministratore delegato aveva iniziato a 66 anni l’avventura televisiva di Vb33, colmando un vuoto nel mondo dell’emittenza di lingua italiana in Alto Adige.
Non ha mai cessato di essere un protagonista della vita pubblica altoatesina. Non ha mai smesso di ragionare su cosa si dovesse fare. «In ospedale aveva chiamato a raccolta gli esponenti dei piccoli partiti», racconta la seconda moglie Brigitte Vigl Boesso, direttrice di Vb33, «voleva convincerli a unirsi per non scomparire». L’unità degli italiani è stato il suo sogno politico non realizzato. «Abbiamo perso la nostra memoria storica», lo saluta Paolo Bassani, amico e medico curante. La morte di Boesso commuove la città. Presidio dell’informazione indipendente, politico appassionato capace di fare squadra, corretto. L’omaggio è unanime.
«Ci ha lasciato un grande, indimenticabile bolzanino» commenta il sindaco Luigi Spagnolli. Originario di Riva del Garda, ha vissuto a Bolzano dal 1945.
Boesso è morto domenica 7 dicembre alle 9, rimanendo lucido fino a poche ore prima. «Ciao presidente, grazie». Una sua fotografia è comparsa poco dopo su Vb33 come immagine fissa fino alle 13.15, quando è andato in onda il telegiornale dedicato al fondatore dell’emittente, rimasto direttore generale dopo la cessione della proprietà alla cordata di imprenditori di Euregio Finance. Su Vb33 la domenica il tg tace, ma ieri la redazione ha voluto rendere omaggio a Boesso, con due edizioni speciali, alla mattina e alla sera. Poi trasmissioni sospese fino a domani mattina.
I giornalisti sono arrivati in ospedale subito dopo la morte, poi si sono chiusi nella sede di via Cesare Battisti per preparare lo speciale. «Ma siamo interrotti da decine di telefonate. La morte del commendatore sta provocando una reazione incredibile» – ha raccontato il caposervizio Davide Bucci.
Partigiano della Brigata Eugenio Impera, Boesso arrivò a Bolzano il 18 maggio 1945. Non ha più lasciato la città, divendando un cardine della vita editoriale e politica. Nel 1949 sposò Augusta Resch, da cui ebbe le figlie Anna e Claudia. Poi il lungo sodalizio umano e professionale con la seconda moglie Brigitte Vigl.
I funerali, non ancora fissati, si terranno nella parrocchiale di Gries. Ha chiesto di essere seppellito nella tomba di famiglia a Riva del Garda.
Ai suoi giornalisti, racconta Brigitte Vigl Boesso, il «commendatore» raccomandava «non fatevi mai comprare, non perdete il rispetto per il vostro interlocutore». La redazione lo ha ricambiato con il ricordo commosso: «Ci ha lasciato un grande editore, un grande uomo».
L’edizione delle 13.15 è andata in onda con i primi servizi montati velocemente. Guido Trivelli, già condirettore dell’Alto Adige, poi a fianco di Boesso a Vb33: «Più che un amico ho perso un fratello. Abbiamo lavorato insieme dal 1946 e non ha mai risparmiato le energie. Era nato per lavorare, per dare tutto se stesso e noi lo abbiamo seguito».
Nonostante avesse lasciato l’Alto Adige da 22 anni, Boesso lo considerò per sempre il «suo» giornale. Negli ultimi giorni, quando parlava con i familiari, ricordava: «Sono stato tra i fondatori del giornale». E ora che aveva venduto Vb33 («aveva voluto garantire un futuro alla Televisione» – sono convinti i dipendenti) aveva immaginato un possibile ingresso nel Cda del giornale. Perché non aveva voglia di fermarsi.
Con la politica un uguale rapporto mai spento. Sandro Repetto, che lo conobbe in consiglio comunale (lui giovane consigliere Dc, Boesso assessore) racconta: “Non ho più incontrato nessuno con una tale passione e voglia di tenere insieme un gruppo”».

Mauro Roffi

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