Agostino Viviani, il professor Viviani, così era chiamato dai vecchi militanti, ma anche da giovani, per il rispetto e la reverenza morale che incuteva, fu dapprima azionista (il partito di Ferruccio Parri, il primo Presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana), quindi socialista, ma un socialista anomalo, anarcoide, non sempre ligio alle direttive del partito
Agostino Viviani nacque a Siena il 10 dicembre 1911, laureatosi in giurisprudenza inizio la sua attività forense nel 1934, pur non aderendo al partito fascista aveva infatti superato l’esame di Stato. Nel 1937 aderì al Partito d’Azione clandestino, venne quindi colpito da un mandato di cattura da parte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato e dovette darsi alla latitanza fino alla Liberazione. Durante la Resistenza fece parte del Comitato di Liberazione Nazionale ed entrò successivamente a far parte della Consulta Nazionale dove fu membro della Commissione Lavoro. Come legale difese i mezzadri, fece inoltre parte del collegio di difesa della parte civile nel processo di fronte alla Corte d’Assise di Lucca per i gravi delitti commessi dai nazi-fascisti nella famigerata “Villa Triste” di Firenze. Scioltosi il Partito d’Azione, Viviani, che nel frattempo si era trasferito a Milano su invito di Lelio Basso, aderì al Partito Socialista Italiano. Giornalista pubblicista, autore di numerosi saggi, fu consigliere e quindi Presidente della Società Umanitaria di Milano, nonché sindaco di Mortara, incarico dal quale però si dimise in dissenso con il partito. Nel 1972 rientrò nel Psi candidandosi però come indipendente al Senato e fu eletto, nel 1975 fu fra i promotori della riforma del diritto di famiglia e di quella sulla disciplina degli stupefacenti. Membro della Commissione Giustizia del Senato, seguì la formazione e l’approvazione di leggi di rilievo quali: “Norme per la tutela sociale della maternità e sulla interruzione volontaria della gravidanza” (Legge 22 maggio 1978 n.194); “Disciplina delle locazioni di immobili urbani” (Legge 27 luglio 1978 n.392), ambedue assegnate, in prima lettura, al Senato e trattate dalla Commissione Giustizia. Ritiratosi dall’attività politica tornò all’attività forense e a quella di pubblicista. Nel 1987 l’allora sindaco di Milano Carlo Tognoli gli conferì l’Ambrogino d’Oro. Dal 1994 al 1998 fu membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, morì a il 20 febbraio 2009.

