Giorgio Aiazzone l’uomo del fare

GIORGIO AIAZZONE: L’UOMO DEL FARE

GUARDA IL VIDEO DELLA SERATA DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO GIORGIO AIAZZONE L’UOMO DEL FARE REALIZZATO DA GIANCARLO DANIELLI, UNA PRODUZIONE ARS VIDEO.

ECCO ALCUNE TESTIMONIANZE SU GIORGIO AIAZZONE

 PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DI GIORGIO AIAZZONE E DELLE SUE SCELTE IMPRENDITORIALI VINCENTI LEGGETE IL LIBRO DI ENRICA AIAZZONE E ROBERTO CAPPIO, GIORGIO AIAZZONE L’UOMO DEL FARE LINEADARIA EDITORI.

IL LIBRO PUO’ ESSERE ANCHE ACQUISTATO ON LINE http://www.lineadaria.it

GIORGIO AIAZZONE COPERTINA LIBRO

“La vicenda professionale di Giorgio Aiazzone ha rappresentato al meglio lo “spirito del fare” dei nuovi imprenditori della fine degli anni ’70 e dei primi anni ’80. Questi uomini sono stati determinanti non solo per rimettere in moto l’economia del nostro Paese, ma ancor più per la modernizzazione culturale dell’Italia, per l’abbandono della visione regressiva ed afflittiva del nostro futuro, basata sulla logica dell'”austerity”, se non addirittura sulla fine del sistema del libero mercato, visione che aveva dominato nella quasi totalità degli anni ’70 e che accomunava i tradizionali avversari ideologici del capitalismo con una parte delle sfiduciate e spossate “vecchie elites” dell’industria privata e la larga maggioranza della dirigenza dell’industria pubblica. I nuovi imprenditori cooperarono invece, con la propria attività e con il loro successo, uno spirito che combinava l’ottimismo, la grande visione strategica, la capacità di capovolgere certezze e modelli consolidati, la capacità di trasformare punti di debolezza in punti di forza, con un’attenzione estrema per l’esecuzione e per i particolari e infine con una sensibilità nuova per la comunicazione con i consumatori. Tutto ciò trasmetteva, nell’ambiente di lavoro e nel più vasto ambiente sociale, una nuova convinzione: che fosse possibile continuare per tutti a migliorare e che l’impegno e l’iniziativa venissero premiate; in una parola, che non esiste limite invalicabile alla ricerca del meglio. Negli anni ’70 la commercializzazione dei mobili aveva un veicolo insopprimibile nelle dimensioni standard dell’area di attenzione commerciale e questa non poteva essere espansa oltre certi limiti. Pertanto il fattore critico di successo era considerato la collocazione dei punti vendita nelle aree urbane ad alto traffico e la loro moltiplicazione. Giorgio Aiazzone, per primo e meglio di chiunque altro, comprese che lo sviluppo delle televisioni commerciali poteva modificare questi paradigma. Su questa opportunità costruì un modello “capovolto” rispetto al precedente. Grazie al messaggio veicolato dalla televisione, i tradizionali confini dell’area di attrazione commerciale furono espansi da una triplice promessa: un elevato rapporto qualità/prezzo, un elevato servizio, volto a cancellare il problema “distanze” (la famosa “spedizione gratuita in tutta Italia, isole comprese”) e la trasformazione della visita a Biella in un vero e proprio viaggio turistico (l’altrettanto famoso “invito a pranzo e a cena con gli architetti”, e “sabato la gran festa”).  Il fattore del successo non era più la prossimità, ma il servizio, all’interno del quale la promessa di un “evento” legato all’atto di acquisto (o anche alla sola mera visita dell’Esposizione a Biella) assumeva una fruizione non più solo subordinata, ma distintiva e sostanziale. E così un punto di debolezza, la eccentricità di BIella rispetto alle grandi aree urbane, veniva trasformata generalmente un punto di forza: il “viaggio”; la possibilità di partecipare ad un Evento. Un altro aspetto era l’attenzione maniacale per l’esecuzione delle politiche aziendali e la sensibilità per la comunicazione con la clientela. Gli spot inventati da Aiazzone sono ormai diventati dei “cult” per appassionati e addetti ai lavori, ma furono oggetto di forte critica da parte dei guru delle agenzie pubblicitarie che non riuscivano a riconciliarsi con il successo di chi non si era avvalso della loro opera. La supponenza dei critici fu accompagnata da una lettura superficiale e da un’incomprensione del fenomeno Aiazzone, il quale, invece, seppe rappresentare al meglio lo spirito del suo tempo, per cui il fare, il ricercare continuamente, il non fermarsi mai, diventano il senso e la ragione stessa della vita. Senza uomini dello stampo di Aiazzone il progresso sarebbe più lento e il benessere della collettività più difficile da raggiungere. Spero di avere rappresentato i motivi della profonda simpatia, nel senso etimologico del termine, che mi legavano a Giorgio Aiazzone e che tuttora mi legano al suo ricordo. Tanto più in un momento come questo, momento in cui è così potente l’avversione di forze che si autodefiniscono progressiste (ma che rappresentano in verità la conservazione) verso l’iniziativa imprenditoriale. Ma, alla fine, con gran dispetto di questi uomini che pretendono anche di convincerci che la loro conservazione sia il vero progresso, i nuovi imprenditori riescono ad individuare le opportunità e coglierle. Come ha fatto Giorgio che, nonostante la sua scomparsa a soli trentanove anni, ha lasciato molto segni della sua avventura imprenditoriale ed umana”

Silvio Berlusconi

“Giorgio ha lasciato una forte eredità spirituale in una terra che non aveva mai vissuto un’esposizione mediatica di quelle dimensioni. Ha lasciato a tutto il territorio l’esempio di un sogno irrealizzato, dopo averlo fortemente immaginato, desiderato e perseguito con una tenacia davvero insuperabile. E’ un esempio forte che deve essere trasferito alle nuove generazioni biellesi, che in lui dovrebbero vedere un modello di imprenditorialità innovativa, audace, di gradi intuizioni, ma soprattutto determinato e perentorio.  Come molti “visionari” Giorgio ha dato molto alla sua terra che, purtroppo, se non in pochi casi, non colto gli spunti per una diversificazione che, oggi, avrebbe dato frutti salutari al nostro distretto.  Solo la morte ha interrotto quello che, a mio avviso, sarebbe diventato un fiume in piena di creatività e di sviluppo per una zona troppo tessile-dipendente e monocolturata. Ancora oggi Biella, a distanza di anni, è nel vissuto degli Italiani, un cuore certamente di lana, ma con qualche “valvola” in legno massello!”

Luciano Donatelli, Presidente Unione Industriali Biellesi

“Conobbi Giorgio Aiazzone quando divenni capo-area Prestitempo Banca d’America in Italia per il Piemonte. Alla fine degli anni ’70 il credito al consumo era dedicato per l’80% al settore auto, mentre elettronica/elettrodomestici e arredamento si stavano timidamente affacciando al mercato. E pensare che la prima pratica in assoluto di credito al consumo era stata fatta nel 1850 dal signor Singer per una macchina da cucire. Ma eravamo in America!. Non solo: l’espansione dei consumi nella società italiana del dopoguerra ha sempre seguito l’evoluzione di questi prodotti. Si pensi solo al boom dei consumi indotto dal frigorifero o dalla televisione! Per l’arredamento il discorso era differente e regnava su tutti la legge del passaparola. Non esisteva ancora il mobilificio in stile americano, uno store-traffic in grado di attrarre grandi masse di clienti.  Aiazzone e Grappeggia erano stati, negli anni ’70, i primi ad essere contattati per la definitiva evoluzione del credito al consumo nel settore arredamento… La mia banca lo seguì in pieno, offrendo anche un supporto di un funzionario in azienda il sabato pomeriggio, per una più veloce impostazione delle richieste di finanziamento attraverso un esame preventivo delle stesse. Senza contare il ritorno d’immagine in termini di serietà e sicurezza che derivavano da questa persona in azienda.     Oggi il credito al consumo è entrato anche nelle nostre palestre e negli studi dentistici, ma allora vi assicuro che rappresentava proprio un salto di qualità,  anche per gli imprenditori, radicati al modello della cambiale. Giorgio Aiazzone era non solo Piemontese, se Piemontese, per tradizione popolare, vuol dire flemmatico,  che lavora più di conformità che di iniziativa, in poche parole “bugia nen”, e se per tradizione culturale si intende concretizzare atteggiamenti eleganti, così cari ai piani alti della  borghesia subalpina (così estranei alla natura esuberante di Giorgio…).  Lui amava rivolgersi a tutti gli Italiani: offrì un vero e proprio ribaltone, che io apprezzai ancora di più proprio perchè concepito e realizzato nella “storica” Biella. Ricordo le sue invenzioni pubblicitarie, in particolare il viaggio di nozze omaggio per gli sposi che avessero comprato un arredamento completo. Il suo slogan “Provare per credere finì con il diventare un tutt’uno con il marchio Aiazzone. Cosa si sarebbe inventato, e fosse vissuto fino ad oggi?   Difficile dirlo; di certo avrebbe sfruttato la globalizzazione dei mercati, che so produrre e comprare ad est per vendere ad ovest, per esempio.

Massimiliano Becheroni, Direttore Prestitempo, Deutsch Bank.

“Conobbi Giorgio nel 1983 quando, su Rete A, conducevo la trasmissione ACCENDI UN’AMICA, vero e proprio rotocalco in diretta a diffusione nazionale, della durata di ben sette ore. All’interno del programma passava anche un inserto, della durata di un quarto d’ora circa, in cui una bella ragazza bruna invitava i telespettatori a recarsi a Biella, al Mobilificio Aiazzone: “uscite a Carisio, un mare di cartelli vi porterà fino a Biella!”. Una mattina, durante una brevissima pausa, il responsabile della sorveglianza mi viene a dire che il Signor Aiazzone mi vuole parlare. “Gli dica che sono desolato, ma ora non posso, sono in diretta” risposi e me ne tornai in studio, da dove uscii molte ore più tardi, per infilarmi dritto dritto sotto la doccia, decisamente affaticato dal programma appena terminato.

Non feci in tempo a varcare la soglia dello studio che il sorvegliante mi si parò davanti: “guardi che il Signor Aiazzone è ancora in sala d’attesa”.  Vado subito a conoscerlo, è li con sua moglie e l’autista, senza tergiversare, viene subito al dunque: “stavo andando a Torino per il contratto con Publitalia, quando, all’improvviso, ho detto a Lupo (l’autista) di girare la macchina e di venire qui, a Rete A. E sa perchè? Perchè ho capito che Lei è il mio uomo. La mia pubblicità ha sette anni e proprio come nel matrimonio è in un momento di crisi, bisogna cambiare. Detto ciò, mi chiese di restare solo con lui per parlare di lavoro e, in due ore, mi fece sottoscrivere il contratto che mi legava al Mobilificio Aiazzone; poi telefonò a Publitalia: “da domani sospendete tutto; per registrare i nuovi spot dovete tenere i contatti esclusivamente con Guido Angeli!”. Il problema numero uno, per me che ero abituato a parlare per ore intere in diretta, fu subito quello di trovare il sistema per “bucare lo schermo” in soli trenta secondi. Una sera ci chiudemmo in studio per cercare la soluzione migliore, con Giorgio avvolto in una coperta alla Linus, e il suo solito autista tuttofare che entrava ed usciva portando vassoi di panini e acqua minerale.  A un certo punto mi venne l’ispirazione e, dopo i primi venti secondi di messaggio tradizionale, accompagnando le parole con la gestualità delle mani, la buttai li, con la gestualità delle dita: “dite che vi manda Guido Angeli... provare per credere!”. Accompagnai le parole con il giro dei pollici all’insù che divenne parte del messaggio e, se permettete, della leggenda. Giorgio saltò dalla poltrona ed esplose letteralmente: “Questo ci fa vincere!!!” urlò. Il successo, infatti, fu immediato e travolgente. Oltre agli spot andavano in onda anche le promozioni tradizionali: così una sera volli che mi fermassi a casa sua a dormire per partecipare alla riunione dei venditori, alle sette e trenta dell’indomani mattina. Mi fece assistere e alla fine, con un tono molto serio, disse ai collaboratori: “se qualcuno ha intenzione di non seguire la promozione di Guido Angeli può anche andarsene via subito”. Pubblicità, marketing, vendita: assolutamente nulla era lasciato al caso o all’improvvisazione. Quello che sto per raccontarvi è sconcertante: ad un certo punto, improvvisamente, nel 1986 decisi di interrompere la collaborazione con il mobilificio non rinnovando il contratto che ci legava: motivi personali, una specie di rigetto. Giorgio non si dava pace: mi invitò a pranzo, ci andai, ma non parlammo del contratto, per quello ci saremmo rivisti il sabato seguente. Ad un certo punto della conversazione Giorgio mi fissò dritto negli occhi e, senza un perchè, mi chiese: “se dovessi morire, che cosa diresti di me in tv?”. Ma fammi il piacere… – gli risposi.  Passò qualche giorno e il sabato previsto per l’incontro si avvicinava; il giovedì fui costretto a rimandare ulteriormente per cause di forza maggiore. Sabato o lunedì seguente, lo rassicurai, cosa vuoi che cambi?  Ma la domenica Giorgio morì.  La notizia l’appresi a Torino negli studi della Rai, dove stavo registrando un programma sulla storia della tv. Non ebbi più la forza di parlare e dovetti abbandonare la sala di registrazione. Poco più tardi mi telefonò Alberto Peruzzo, chiedendomi di dedicare una parte di programma su Rete A, uno spazio di cinque minuti, al ricordo di Giorgio Aiazzone. Accettai con molto piacere, perchè volevo bene a quel ragazzo; solo che la commemorazione mi prese la mano, ed io andai avanti per quarantacinque minuti. Nel frattempo arrivarono migliaia di telefonate: un fenomeno mediatico, devo dire, assolutamente involontario. Il CORRIERE DELLA SERA intitolò GUIDO ANGELI HA FATTO L’ENNESIMA PROMOZIONE SUL MORTO. Per me era troppo: mi ritirai in albergo a Pallanza,  negandomi a tutti. Fu il CORRIERE a telefonarmi e, scusandomi per non avere riconosciuto la mia buona fede, mi dedicò un’intervista riparatrice in terza pagina. Ripresi poi la collaborazione con il mobilificio, con un nuovo spot che durò per un anno. Il rapporto di lavoro finì ma io so benissimo che il mio nome e la mia immagina rimasero e resteranno per sempre legate in modo indissolubile a Giorgio Aiazzone e al suo mobilificio.

Guido Angeli

“Io non ho conosciuto personalmente Giorgio Aiazzone, ma l’ho conosciuto televisivamente attraverso i suoi spot. Anni dopo mi sono ritrovato come docente e come giornalista, a studiare la sua figura di imprenditore televisivo. Aiazzone è stato il primo imprenditore italiano a capire l’effetto dirompente delle tv private. Tv private, tv libere o tv commerciali?  Facciamo un passo indietro, tutto iniziò con le tv via cavo, tutto è partito proprio in questa città, grazie ad un altro biellese, Peppo Sacchi. Fu la prima rottura al monopolio Rai anche se, a dire il vero, Sacchi non fu il primo poichè venne preceduto Pietrangelo Gregorio di Tele Diffusione Italiana nel 1966 e da Sergio Emmanuele Anastasio con Emmanuel Tv di Ancona, nel 1968, le date sono date.   TeleBiella fu terza, ma Peppo Sacchi fu indubbiamente il primo a creare il caso, a subire un sequestro, ad avere un effetto mediatico, e i mass media che allora andavano per la maggiore erano i giornali dedicarono ampio spazio al taglio del cavo di Telebiella. In questa sala è presente Sergio Fighera, colui che scattò le fotografie  del taglio del cavo di Telebiella.   La sentenza della Corte Costituzionale che liberalizzava le tv via cavo fu una vittoria di Sacchi.  Dalle tv via cavo si passò alle tv via etere e arriviamo al 1976, tv private in ambito locale così venivano chiamate.  Poi si passò alle tv commerciali, e non lo dico con il disprezzo tipico degli intellettuali, anzi io non voglio essere chiamato professore (uso questo titolo solo a scuola) poichè vorrebbe dire non capire nulla di televisione. Gli intellettuali non hanno mai capito il fenomeno televisivo, se penso a quanto scriveva un grandissimo come Pierpaolo Pasolini su Carosello. Carosello, il tanto bistrattato Carosello che oggi viene rimpianto. Gli intellettuali, i grandi attori lo ritenevano una sorta di peccato mortale, solo un grande come Ernesto Calindri mi confidò di avere guadagnato più in un anno con la pubblicità del Cynar che in tutta una vita teatrale, e lo diceva con orgoglio.  Eppure gli spot del Cynar, come altri Caroselli oggi sono considerati proprio da alcuni detrattori di allora. Ci vollero molti anni primi di non considerare disonorevole un Carosello.  Giorgio Aiazzone fu il primo imprenditore italiano a credere nell’effetto dirompente delle tv private o commerciali (chiamatele come volete) in Rai allora (parlo del 1976) entravano soltanto le grandi aziende che finanziavano anche i partiti e la stampa di partito;   senza grandi accrediti non si poteva entrare nel mercato pubblicitario televisivo. Aiazzone fu il primo imprenditore a capire l’importanza della rottura del monopolio, qualche mese dopo arrivò un certo Silvio Berlusconi (non so se lo conoscete di nome, credo di si, poichè è una persona che ama molto far parlare di sè) convertì all’etere la sua TeleMilanoCavo.  Le tv via cavo, le tv private nate come espressione della libertà di pensiero dei giornalisti fondatori, o dei pionieri (artisti od operatori nel settore dell’elettronica) sarebbero fallite subito senza pubblicità. La fortuna di Peppo Sacchi e di altri editori televisivi fu quella di incontrare un uomo come Giorgio Aiazzone che con la pubblicità fece proseguire l’attività di molte emittenti private. Nacquero nuovi posti di lavoro, non soltanto per i giornalisti, ma anche per molti operatori del settore. Qui in sala c’è anche Giancarlo Danielli, Giancarlo, come molti di coloro che lavorano dietro le quinte, non ama non molto apparire e poi è al lavoro, sta riprendendo questo evento, Giancarlo ha realizzato tante televendite, ha potuto aprire un proprio attività grazie a questo fenomeno.  Con Giancarlo, Gigi, Maurizio, Pino Callà, Riccardo Gaffoglio (oggi a Sky, ma prima in molte emittenti locali) realizzo il portale Storiaradiotv che si occupa delle televisioni del passato e delle televisioni attuali, alternative al dupolio imperfetto Rai-Mediaset, oggi in Italia vi sono 616 stazioni televisive e più di 1200 radio.  Ebbene pensate che una delle persone più cliccate è proprio Giorgio Aiazzone.  I suoi spot sono ancora oggi ricordati e sono entrati nell’immaginario collettivo, proprio anche grazie alla rete, dei giovani che allora non c’erano. Aiazzone non fu soltanto un grande imprenditore, un grande pubblicitario, ma anche uno scopritore di talent scout: fu lui infatti a lanciare alcuni “televenditori” che avevano mosso i primi passi in piccole o medie televisioni, e a renderli personaggi nazional-popolari, il più famoso è senz’altro Guido Angeli che ha portato la sua testimonianza diretta nel libro.  Gli spot di Aiazzone, come i vecchi Caroselli, sono oggi ricordati, rimpianti. Forse tra vent’anni ci ritroveremo a rimpiangere l’attuale pubblicità?  Non credo, poichè, ma è un mio parere opinabile, gli spot oggi hanno fatto un passo indietro, dal punto di vista creativo. Io non sono certo la persona che si scandalizza per le televendite, anzi, ancora oggi sono il sostegno economico di molte piccole emittenti che altrimenti chiuderebbero i battenti. A differenza dei Soloni, degli intellettuali e dei folli pirati internauti che attaccano televendite e televendtori non ritengo che gli imprenditori siano stupidi, anzi…  Se decidono ancora oggi di investire in televendite e perchè la gente le guarda, e quindi compra. Potrei soltanto discutere sulla pubblicizzazione di alcuni “prodotti” non certo sui mobili, e sulla qualità estetica di alcune telepromozioni, molto lontane dal bon ton di Aiazzone.  Giorgio Aiazzone chissà cosa si inventerebbe oggi nell’era di internet…  Nonostante gli introiti pubblicitari molte piccole emittenti all’inizio degli anni ’80  fallirono, e a rilevarle salvando personale e non privando i telespettatori della loro tv di zona fu proprio Aiazzone. Siamo alla nascita di Gat, un network che univa le varie emittenti rilevate da Aiazzone che arrivava fino a Firenze, e, indirettamente, tramite ad altre emittenti collegate, in tutta Italia.  Soltanto la prematura scomparsa di Giorgio interruppe il progetto di un network nazionale, come sarebbero andate le cose nessuno lo può dire, ma forse sarebbe nato il terzo polo che in Italia è sempre mancato. Qualcuno mi ha raccontato che Aiazzone e Berlusconi avevano un progetto in comune, anche questo non lo si può dire con certezza, ma Silvio Berlusconi non l’ha mai smentito.    Non mi soffermo sulla figura di Giorgio Aiazzone imprenditore nel settore del mobile nè sul suo ruolo determinante nel prestito al consumo poichè è già stato fatto da chi mi ha preceduto. Mi è stato chiesto un intervento sulla figura di Giorgio Aiazzone imprenditore televisivo e sul libro.  In merito al libro vi invito ad acquistarlo e a leggerlo per tre ragioni.  Innanzitutto perchè serve a ricordare quegli anni magici che furono gli anni ’80, per ricordare episodi ormai lontani della nostra vita passata e per tornare indietro di vent’anni anche anagraficamente.  Il libro lo consiglio anche ai giovani, leggerlo sarà utile per capire come Giorgio Aiazzone, figlio di un artigiano arrivò a costruire un impero con grandi sacrifici, lavorando anche sabato e domenica, senza soste. In un mondo di veline, di isole dei Famosi, di cubisti e tronisti, nell’effimero mondo del nuovo millennio del successo immediato e facile, ma illusorio, credo sia invece molto utile la lezione di Giorgio Aiazzone.  La seconda ragione per la quale consiglio l’acquisto di questo libro è originata dal fatto che i proventi saranno utilizzati per una borsa di studio rivolta agli studenti, per tesi non soltanto sulle storia della tv, del marketing e della pubblicità ma anche in altri settori, vista la poliedricità di Aiazzone.  La terza ed ultima ragione per acquistare il libro è la seguente: perchè lo dice Guido Angeli “provare per credere”, acquistate questo libro “è la scelta più Biella del mondo”.

Massimo Emanuelli, giornalista MILLECANALI

Questa è la serata dei pionieri, Telebiella fu la prima emittente a far tremare il colosso Rai;  Giorgio Aiazzone, con Silvio Berlusconi, fu il primo imprenditore a credere nelle tv commerciali, nel periodo delle tv via cavo nacque MILLECANALI, ancora oggi la più accreditata rivista del settore, che si rivolgeva ai tutti coloro che nel frattempo avevano aperto una tv, e che oggi si rivolge non solo agli addetti ai lavori, ma ai pubblicitari, alle aziende che operano nel settore e ad un pubblico molto più ampio, MILLECANALI qui rappresentata dall’amico Emanuelli.  Io allora lavoravo a Tv Sorrisi e Canzoni e il direttore Gigi Veisgna mi incaricò di effettuare un servizio sulle tantissime tv locali che erano nate,  Girando l’Italia televisiva incontrai realtà molto diverse, molte di queste televisioni esistevano soltanto come nome, alcune avevano la propria sede nella casa del titolare, ricordo di avere trovato addirittura un’emittente senza la corrente elettrica… TeleBiella, TeleBella, TelePapera.  Molte piccole emittenti non avevano un programma nazionale, alcune erano anche sprovviste di un palinsesto, improvvisavano giorno per giorno.  A Lecco, dopo una visita negli studi di TeleLecco, domandai al giornalista fondatore: se vi offrissi un programma da mandare in onda anche su altre emittenti, un programma con ospiti famosi a livello nazionale?  Il titolare mi diede parere positivo, voleva riempire il palinsesto.  Sulla strada del rientro, in macchina, mi venne l’idea. Lavorando a Tv Sorrisi e Canzoni, occupandomi delle classifiche dei dischi più venduti della settimana, pensai di proporre in video i cantanti che si esibivano. E così nacque SUPERCLASSIFICA SHOW. Arrivato in redazione illustrai il progetto a Gigi Vesigna che subito chiamò Giuseppe Campi, allora editore di Sorrisi.  Campi replicò: “produciamo noi il programma, lo distribuiremo alle varie emittenti ma a una sola condizione: dovete trovare almeno 15 tv disposte a mandarlo in onda.  Passò una settimana e partimmo su 25 emittenti, che nel giro di un paio di mesi diventarono 50.  Poi arrivò Berlusconi e comprò tutto: il giornale TV SORRISI E CANZONI e, quindi, il programma SUPERCLASSIFICA SHOW che già andava in onda su TeleMilano58, l’antenata di Canale5. Con l’avvento di Canale5 il programma che prima andava in onda il venerdì sera, venne proposto la domenica a mezzogiorno, ma SUPERCLASSIFICA SHOW continuò ad andare in onda, in altre ore e in altri giorni della settimana, anche  su un centinaio di emittenti regionali e provinciali, fra queste ve ne erano due del Gruppo Aiazzone.  Io però registravo negli studi della Sava, Asa Television, del mio amico Pino Callà, presente questa sera, anche lui è fra gli artefici di Storiaradiotv il programma continuava ad essere distribuito alle tv e pertanto io andavo in onda senza mai mettere piede negli studi televisivi.  SUPERCLASSIFICA SHOW si occupava non soltanto dei cantanti e delle classifiche dei dischi, ma presentava i servizi del giornale, il film della settimana, gli intervistati della settimana.  Ricordo che Vesigna mi mandò ad intervistare Aiazzone, io non l’avevo mai visto nè conosciuto, il suo nome mi era noto come manager, come imprenditore. Io ero convinto di trovarmi al cospetto di un manager in età avanzata, fui molto sorpreso e contento quando, invece, incontrai un ragazzo, dinamico e con idee proiettate verso il futuro.  Aiazzone rispose con intelligenza alle mie battute, parlammo di tutto fuorchè di mobili, anche in questa occasione però seppe “bucare il video”, lui che, solitamente, non appariva mai in tv.

Maurizio Seymandi

QUANDO AIAZZONE RIVOLUZIONO’ IL POPOLO DEI CONSUMATORI

di Stefano Zurlo IL GIORNALE 25/11/2007

Per gli italiani, abituati da secoli ai pellegrinaggi a piedi scalzi, il suo mobilificio fu il primo santuario di una laicità tutta particolare: quella del benessere a portata di mano. Si andava a Biella, da Giorgio Aiazzone, per conquistare, magari a gomitate, quel sogno che luccicava dalle tv di mezza Italia, e si tornava a casa trasformati e contenti. Con una cameretta, un salotto, un divano e un’illusione di sazietà. Giorgio Aiazzone è un nome che migliaia e migliaia di persone non hanno dimenticato. Un ricordo comune, una ridondanza, come certe canzoni e certe imprese della Nazionale di calcio. Gli italiani, saliti sull’onda del miracolo economico, ora correvano. Cercavano, dopo la prima sbornia degli anni ’50 e ’60, di consolidare quel velo di agiatezza su cui avevano ricamato nuovi bisogni e nuovi desideri.  L’Italia povera, quella che non si aspettava nulla fiori dal ciclo delle stagioni, era finita per sempre. Ma quelle masse, in genere ancora timorate, avevano bisogno di un profeta che sapesse intercettare e accompagnare per mano il loro bisogno di modernità, di sicurezza, persino di una secuma piccolo-borghese. Giorgio Aiazzone era li, come un incantatore di serpenti. A Biella, lontano dalle autostrade, ma capace di calamitare quell’impressionante forza d’urto. Successe tutto in pochi anni, fra il 1970 e il 6 luglio 1986, quando un incidente aereo si portò via quell’imprenditore trentanovenne. Gli italiani, alcuni almeno, cominciavano a prendere confidenza con i supermercati Esselunga di Bernardo Caprotti, osservavano con stupore i nuovi comprensori edilizi creati da Silvio Berlusconi, e si illuminavano come alberi di Natale a Biella, nel tempio dell’arredo.  “Io fabbrico emozioni – ripeteva Aiazzone.  In realtà la sua era una catena di montaggio di tecniche, strategie, emozioni e non lasciava nulla al caso. Il tappeto volante era la tv di casa: bastava accenderla, sintonizzarsi su una delle tante tv libere che pionieristicamente avevano invaso l’etere e si era conquistati: le televendite, idea nuova di zecca, passavano come comete su Telecity, Antenna 3, TeleGenova, Quarta Rete, Telesicilia, Videolina, e, sopra tutto, su Rete A.  Il regno di Guido Angeli, il rassicurante e suadente affabulatore di “provare per credere”, scoperto e inventato da Aiazzone nel 1983.  Chi si era affacciato, attraverso il davanzale della tv, al paese di Bengodi, non poteva più tornare indietro. E partiva con ogni mezzo, come i pellegrini di un’altra Italia. Auto, areo, e naturalmente il pullman, una sorta di navetta pagata dall’imprenditore: il week-end, la gita a Biella partendo anche da località lontanissime del Sud, era un evento, in viaggio turistico, un rito scandito da alcuni momenti chiave: il pranzo e la cena con gli architetti del mobilificio, il regalo senza obbligo di acquisto, la visita di quei capannoni come fossero musei.  E poi, per chi spiccava il grande salto verso la modernità, ecco il paracadute-premio pronto ad aprirsi: le offerte speciali a prezzi stracciati, la consegna gratis “in tutta Italia, isole comprese”. Biella era la capitale di quell’Italia che mascherava sotto il sorriso le rughe ancora visibili di una povertà secolare e si lanciava verso le nevrosi del capitalismo avanzato. Quel marchio irresistibile faceva presa; Aiazzone aveva rivoluzionato tutto, anche il sistema di pagamento: basta con le cambiali, espressione di un Paese che arrancava e procedeva a passettini, e avanti con le rate e la gioia sempre meno trattenuta dell’acquisto. “Una politica commerciale – dice Enrica Aiazzone nel libro appena scritto per ricordare il fratello, GIORGIO AIAZZONE L’UOMO DEL FARE, edito da Lineadaria – si rivela fondamentale l’intuizione legata alle immense potenzialità dell’utilizzo su larga scala del credito al consumo”.  Lo slogan era “pagamento in 36 mesi senza cambiali”. Infine, il vulcanico imprenditore, aveva ideato la realizzazione di una sorta di città del mobile con banche, ristoranti e in previsione una Gardaland per grandi e piccini.  La morte gli impedì di completare il progetto, ma quell’idea artigianale e strapaesana, messa in piedi quando l’Ikea non era ancora sbarcata nella penisola, funzionava a meraviglia: il fatturato arrivarono a 50 miliardi di lire e gli investimenti pubblicitari a 3 miliardi. Nel 1985 settantamila persona andavano in processione a Biella. Una tribù e una città, la stessa che oggi spinge carrelli saturi nei commerciali, prenota visite chiamando numeri di call center, saccheggia gli outlet. Quell’Italia, darwinianamente parlando, viene anche da Aiazzone. E dalle sue intuizioni, bagnate del fonte battesimale di ottimismo piccolo borghese. Certo, oggi, Aldo Grasso può ironizzare, nella storia della tv italiana, su “quella costellazione di pensiero che va ormai sotto il nome di filosofia Aiazzone”. E molti, osservando le foto di quell’epoca, sorridono con una punta di imbarazzo. Perchè pure loro, anche se non lo ammetteranno mai hanno fatto a Biella il primo bagno nel benessere.

Stefano Zurlo IL GIORNALE 25/11/2007

SILVIO BERLUSCONI RICORDA GIORGIO AIAZZONE

Dalle marachelle del “Geometri”, alla creatività comunicativa, alla misticità. Giorgio Aiazzone, morto a 39 anni in un incidente aereo nel 1986, è stato un personaggio che ancora oggi viene ricordato per la sua capacità innovativa nell’uso del mezzo televisivo. «Provare per credere», «Aiazzone è il massimo» sono stati slogan che Guido Angeli, con la sua bonaria flemma, recitava dai palinsesti delle tivù private per ricordare che «Biella era la capitale del mobile», faccenda che non andava proprio giù a chi, nel Novecento, aveva costruito per il territorio una dote tessile d’alta qualità, ma non era riuscita ad avere l’esposizione mediatica che invece ha costituito l’impresa più significativa del commerciante-mobiliere. Il personaggio Aiazzone, “l’uomo del fare”, è stato raccontato venerdì sera al chiostro di San Sebastiano alla presentazione del volume curato dalla sorella Enrica e da suo marito Roberto Cappio (185 pagine, editrice Lineadaria, 16 euro) che pubblica fra gli altri interventi anche quelli di Silvio Berlusconi e di Luciano Donatelli, attuale presidente dell’Uib. Quest’ultimo ricorda «che Aiazzone ha lasciato a tutto il territorio l’esempio di un sogno realizzato, dopo averlo fortemente immaginato, desiderato e perseguito con una tenacia davvero insuperabile. Un esempio forte». Venerdì sera sono intervenuti anche il docente universitario Massimo Emanuelli e Maurizio Seymandi, esperti di tivù e comunicazione. Fra l’altro la storica Odeon Tv sta girando un programma di un’ora e mezza su Aiazzone con Angeli ed altri testimoni. La sorella di Giorgio, Enrica, ha infine ricordato che il ricavato della vendita del libro sarà destinato ad una borsa dei studio in memoria del fratello per giovani che si vogliono specializzare sui temi della comunicazione e del marketing.

A.R. L’ECO DI BIELLA 25/11/2007

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