Lucio Dalla la biografia e alcuni ricordi (Gigi Vesigna e Mariano Sabatini) io apro solo con alcuni ricordi personali. Fra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’80 vidi Dalla negli studi di Pino Callà, presentava Maurizio Seymandi, c’era anche il compianto Gigi Veisgna (nostro maestro di giornalismo), io allora giovane a differenza dei giovani e dei neofiti di oggi me ne stavo in religioso silenzio, non ero (e non sono) nessuno. Nel 2008 accompagniai Maurizio Seymandi ospite di Quelli che il calcio, condotto da Simona Ventura. Lucio era con Michele Mondella, Maurizio mi presentò entrambi, poi mentre erano in attesa di essere chiamati dalla Ventura, Mondella e Seymandi andarono a vedere un partita, mi ritrovai solo con Dalla in sala attesa, evidentemente non era interessato alla partita. Lucio mi fece domande su cosa facevo nella vita, risposi semplicemente che ho sempre fatto l’insegnante e il giornalista, non sono un dj come certe persone mi definiscono (sarebbe un’offesa ai miei amici dj), parlammo di scuola,, musica e dell’Angolo della scuola mio format storico e lo invitai ad intervenire telefonicamente.
Lucio Dalla (Bologna, 4/3/1943): fin dai tempi giovanili ha una passione sfrenata per il jazz ed impara a suonare il clarinetto. Nel 1964 viene ingaggiato dalla Seconda Roman New Orlenas Jazz, un gruppo romano che suona jazz, e che si esibisce nei migliori locali italiani. In seguito passa con i Flippers, il gruppo che accompagna Tony Dallara, il gruppo è composto da personaggi che poi intraprenderanno diverse carriere nel mondo del giornalismo e dello spettacolo (Fabrizio Zampa, Massimo Catalano, Franco Bracardi). Partecipando al Cantagiro del 1964 Dalla conosce Gino Paoli che crede in lui come cantante e gli fa incidere il suo primo disco, Lei (non è per me), traduzione di Careless love. Nel 1965 Dalla si cimenta anche nel cinema in piccole parti nei musicarelli: Questo pazzo mondo della canzone per la regia di Bruno Corbucci e Giovanni Grimaldi, Altissima pressione di Enzo Trapani. Nel 1966 pubblica il suo primo album intitolato 1999, partecipa a Sanremo edizione 1966 presentando Paff… bum, poi ha altri camei sul grande schermo: Europa canta di Josè Luis Merino. Nel 1967 con Il cielo vince il premio della critica discografica al Festival delle Rose, poi altri musicarelli: Little Rita nel west per la regia di Ferdinando Baldi, I ragazzi di bandiera gialla di Mariano Laurenti e Quando dico che ti amo di Giorgio Bianchi, oltre a Franco, Ciccio e le vedove allegre di Marino Girolami, e in un film d’autore come I sovversivi di Paolo e Vittorio Taviani che racconta la storia di un gruppo di militanti del Pci, interpreta la parte di un fotografo, incarnando le inquietudini della sua stessa generazione che di li a poco avrebbe dato il via al ’68, viene segnalato come miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 1968 reciterà in Questi fantasmi per la regia di Renato Castellani con Eduardo De Filippo, Sofia Loren e Vittorio Gassmann, nel 1969 Amarsi male per la regia di Ferdinando Di Leo. Dalla compare intanto in tv, è diventato un personaggio nazional-popolare, grazie anche alla sigla di un programma che spopola, come la sigla, Fumetto, da lui interpretata.
Nel 1970 Lucio Dalla è di nuovo a Sanremo con Bisogna saper perdere. A Sanremo edizione 1970 presenta 4 marzo 1943, brano scritto con testo di Paola Pallottino, illustratrice di racconti per bambini, poi insegnante al Dams. Il brano viene censurato nel titolo (in origine doveva essere Gesù bambino), e nel verso “e adesso che bestemmio e bevo vino, per i ladri e le puttane sono Gesù bambino”, in “e adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù bambino”. Il brano vende 500.000 copie ed ha un successo internazionale (in Francia nella versione di Dalida e in Brasile di Chico Barque de Hollanda). Sempre del 1970 è il secondo album Terra di Gaibola, che contiene il brano Non sono matto o è la capra Elisabetta con musica di Gino Paoli e testo da lui scritto, ed altri brani i cui testi sono di Rosalino Cellammare, poi Ron, Bardotti, e Paola Pallottino. . Nel 1972 torna a Sanremo con Piazza grande, altro successo del periodo è Il gigante e la bambina, scritta con Rosalino Cellammare, di nuovo al cinema in Il santo patrono per la regia di Bitto Albertini. Per due anni di seguito, dal 1970 al 1971, approda in tv come conduttore televisivo de “Gli eroi di cartone”, un programma di cartoni animati italiano scritto e diretto da Nicoletta Artom. Non solo conduttore, ma anche interprete della sigla di apertura “Fumetto”, che fu pubblicata nello stesso anno nel suo secondo disco Terra di Gaibola Pochi anni dopo, per la precisione, correva il 1976, è ospite in tv nel programma “Il futuro dell’automobile” condotto da Maria Monti, con lei si cimenta in un duetto sulle note di “La balilla”. Nel frattempo ha avuto altri camei nel cinema: Il prato macchiato di rosso per la regia di Riccardo Ghione e La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone per la regia di Pupi Avati. Nel marzo 1977 Dalla è pronto ad una nuova avventura: con gli amici Red Ronnie, Franco Bovincini (Bonvi) e Francesco Guccini, Dalla da vita ad una radio indipendente bolognese Marconi & Company, l’emittente irradia i suoi programmi dai 103,500 mhz, dopo pochi mesi assume la denominazione di ” Il premiato Circo Volante del Barone Rosso” ma ebbe breve vita e venne chiusa alla fine dell’anno. Nel 1978 si trasformò in BBC (Bologna Broadcasting Corporation), mantenendo però frequenza e gli stessi programmi.
Musicalmente Dalla dal 1973 aveva cambiato completamente rotta: era iniziata la sua collaborazione con Roberto Roversi (Bologna, 1923, poeta e giornalista, redattore di Officina) con cui aveva realizzato gli album: Il giorno aveva cinque teste (1973), Anidride solforosa (1975), Automobili (1976). Nel 1977 altro cambiamento radicale: divorzia da Roversi e scrive da solo i testi delle sue canzoni: nasce Come è profondo il mare.
Nel 1979 esce l’album Lucio Dalla (1979), che contiene hits
come Anna e Marco e L’anno che verrà, l’album rimane per quasi 30 settimane in testa alle classifiche. Nel 1979 Dalla realizza l’album e la tournèe Banana Republic insieme a Francesco De Gregori. L’album e la tournèe hanno un successo incredibile, ne viene tratto anche l’omonimo film per la regia di Ottavio Fabbri. Nel 1980 esce l’album Dalla, che contiene fra gli altri Futura. Nel 1981 Dalla incide un q disc (long playing con soli quattro pezzi) che contiene tre suoi brani: Telefonami fra vent’anni, Ciao a te, Madonna disperazione e una sua versione di Yo’ve got a friend di Carol King. Nel 1982 Lucio Dalla ha una piccola parte nel film Borotalco di Carlo Verdone. Seguono: 1983 (1983), Viaggi organizzati (1984), Bugie (1986), che contiene il brano Sei fossi un angelo. Nel 1986 esce Dallamericaruso, con il celeberrimo brano Caruso con la quale si rifà a Te voglio
bene assaje, una delle più antiche, rappresentative, celebri ed amate canzoni napoletane. Caruso è stata interpretata anche da Luciano Pavarotti, Roberto Murolo Roberto Murolo, Anna Oxa, Mirelle Matthieu, e Tom Robinson, e divenuta una hit in diversi paesi del mondo. Nel 1987 sporadico ritorno al cinema con I picari per la regia di Mario Monicelli, cui seguirà, nel 1988, Il frullo del passero per la regia di Gianfranco Mingozzi. Il biennio 1988-89 vede Dalla in tour con Gianni Morandi, da cui saranno tratti gli album Dalla Morandi (1988), e Dalla
Morandi in Europa (1989). Breve rientro nel mondo del cinema nel 1989 in Pummarò per la regia di Michele Placido, tornerà in Al di là delle nuvole per la regia di Michelangelo Antonioni (1995), Dalla mondino per la regia di Luca Facchini e Antonio Mondino (1996).
Nel 1990 esce un nuovo album da studio Cambio, il successo di Dalla prosegue anche negli anni ’90: Amen (1992), Henna (1994), Canzoni (1996), Ciao (1999), Luna matana (2001, interamente scritto e realizzato alle Isole Tremiti, che contiene undici nuove canzoni, fra cui il singolo Siciliano). Lucio Dalla oltre alla sua attività di cantautore negli ultimi anni ha svolto quella di autore di colonne sonore (per film di Carlo Verdone, Mario Monicelli, Ansano Giannarelli e Michele Placido), produttore discografico (Ron, Stadio, Angela Baraldi, Luca Carboni ecc.), autore di brani per altri interpreti (Gianni Morandi, Riccardo Cocciante, Ornella Vanoni e Ron). Nel 2002 compare in televisione con Sabrina Ferilli nello show televisivo “La bella e la Bestia” e pubblica una raccolta dal titolo “Caro amico ti scrivo”.
Proprio nel 2002, dopo più di un secolo dell’opera pucciniana, riscrive il musical Tosca con Franco Califano e Max Gazzè, che debutta il 23 Ottobre a Roma al Gran Teatro. Dalla oramai si è trasformato in un classico della canzone italiana, alcuni suoi brani (4.3.1943, Piazza Grande, Anna e Marco, Caruso) sono ormai degli evergreen. In quell’anno viene chiamato anche dall’Università di Urbino per tenere delle lezioni su “Tecniche e linguaggi pubblicitari”. Nel 2003 esce Lucio, che contiene le canzoni Amore disperato in duetto con Mina, Prima dammi un bacio (dal film omonimo), Con te, e una nuova versione di Caruso in duetto con Mina. La Rai gli propone di rivestire il ruolo di direttore artistico del Festival di Sanremo, tuttavia, quando l’accordo è in dirittura d’arrivo, Dalla rifiuta perchè impegnato nel musical Tosca. In realtà spiegherà più tardi:
“Io amo il Sanremo di quando c’erano le canzoni. La ricerca delle canzoni e dei cantanti dovrebbe essere fatta con scrupolo reale, senza far contento questo o quello pur di coprire gli spazi televisivi […] Per me se non ci sono belle canzoni si può anche saltare un anno. Ma naturalmente non accadrà mai, perchè ci sono ragioni di copertura di spazi che fruttano alla tv più che alla musica“.
Nel 2003 ritorno al cinema in Prima dammi un bacio per la regia di Ambrogio Lo Gudice. Il 3 novembre 2003 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferisce a Lucio Dalla il titolo di Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2004 Dalla presenta presso il teatro Comunale di Bologna Pierino e il lupo, dvd della celebre favola musicale di di Prokofiev di cui è protagonista non solo come voce recitante ma anche nella veste di regista. Nel 2005 è tra i protagonisti di un tour jazz con Stefano Di Battista, Dedè Ceccarelli, Julian Mazzariello e Rosario Bonaccorso. Nel 2006 interpreta il ruolo Sancho Panza nel film “Quijote”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, diretto da Mimmo Palladino. Nel 2006 esce un triplo cofanetto “12000 Lune” pubblico dalla Sony/Bmg. Una fotografia musicale della sua straordinaria carriera con oltre 50 successi più tre brani inediti: “Stella”, “Sottocasa” e “Dark Bologna”. Sempre nello stesso anno si occupa della regia di “Arlecchino” di Busoni, opera messa in scena al Teatro Rossini di Lugo di Romagna. Durante questi anni il cantante si dedica ad un lunghissimo tour jazz, alla regia di opere teatrali e a dei concerti sinfonici con la Royal Philarmonic Orchestra. Torna alla musica nel 2007 con un nuovo studio album “Il contrario di me”, che fotografa le sue mille facce. A partire dalla copertina, opera del fotografo Maurizio Galimberti, e dalle canzoni che compongono il lavoro. “Due dita sotto il cielo” è il primo singolo dedicato all’amico – campione di motociclismo Valentino Rossi (le due dita sotto al cielo sono proprio quelle che Valentino mostra in segno di vittoria), ma c’è spazio anche per canzoni autobiografiche come Lunedi, Rimini e Malinconia d’ottobre. Sempre nel 2007 torna ad esibirsi con Ron in uno spettacolo accompagnato da un’orchestra d’archi, dal violinista Lino Cannavacciuolo. Nel 2008 viene pubblicato “La neve e la luna”, mentre nel 2008 l’ultimo album di inediti “Angoli nel cielo”. Oggi questo disco, composto da dieci inediti, assume un valore musicale importantissimo. Sempre nel 2008 recita in Artemisia Sanchez per la regia di Ambrogio Lo Giudice, nel 2009 è ancora al cinema in Gli a,mici di Margherita per la regia di Pupi Avati. Sempre nel 2009 torna al Festival di Sanremo in qualità di accompagnatore della sua corista Iskra in gara tra le Nuove proposte nonostante la donna abbia 62 anni – Paolo Bonolis stravolge il regolamento di quell’anno per consentire ai big di “raccomandare” qualche loro pupillo Nel 2010 Lucio Dalla si ricongiunge con l’amico Francesco De Gregori a 30 anni di distanza dall’album Banana Republic. “Work in Progress” è un doppio cd con dvd, racconto musicale e visivo di una lunga tournée che ha visto i due cantautori protagonisti assoluti nei teatri italiani. Nel disco, oltre ai successi del passato, due brani inediti “Gran Turismo” e “Non basta saper cantare” e alcune chicche: la studio version di “Generale” cantata da entrambi e la cover “Solo un gigolò”. Nel 2010 approda sulla tv satellitare Sky per una nuova avventura che ha il sapore di una sfida. L’angolo nel cielo, il nome del programma che riprende dal titolo dell’ultimo lavoro discografico, è uno show – varietà interamente dedicato alla musica, all’arte, alla libertà di pensiero a 360 grandi. Dodici puntate in cui Dalla ricorda, racconta, sogna accompagnato dai suoi amici di sempre. Lo stesso Dalla lo racconta così: ” Quando sei nel cielo sei libero e quando sei libero sei te stesso. E’ una enfatizzazione di tutto quello che io ho dentro: le mie follie, le mie prospettive, il mio modo di essere e sopratutto il mio modo di divertirmi”. Un viaggio all’interno della testa del cantautore tra sogno e realtà con un pizzico di genio e follia, caratteristiche che da sempre lo hanno rappresentato. Il programma è stato scritto dallo stesso Dalla con l’amico Giampiero Solari, Michele Mondella, Francesco Freyrie e Marco Alemanno. Nel 2011 ritorna con una doppia raccolta e tre inediti dal titolo “Questo amore”. Un disco composto da brani poco famosi e poco noti del cantautore bolognese con una versione rivisitata di Meri Luis in duetto con Marco Mengoni. Il 7 febbraio 2012 Lucio Dalla si esibisce ad Apricena per ricordare Matteo Salvatore definito dallo stesso Dalla “il padre dei cantautori”, è l’inizio di un mini tour con lo spettacolo Il bene mio, l’8 febbraio si esibisce al Teatro del Fuoco a Foggia, il 9 febbraio al Teatro Comunale di Manfredonia e il 10 febbraio al Teatro Petruzzelli di Bari, le telecamere di Telenorba riprendono per intero lo spettacolo. Il 14 Febbraio 2012 Lucio Dalla ritorna sul palco del Festival Di Sanremo per accompagnare il giovane Pierdavide Carone. Per lui compone ed arrangia il brano “Nanì”, in una settimana critica nella quale aveva polemizzato per l’ingombrante presenza di Celentano che aveva messo in secondo piano la gara coi suoi 50 minuti di show. Avrebbe voluto persino capeggiare una rivolta, ha raccontato al Corriere. E chissà quante altre volte avrà modo di arrabbiarsi da lassù, qualora l’andazzo dovesse ripetersi negli anni a venire. Il 27 febbraio 2012 ha inizio il tour svizzero di Dalla, prima tappa Lucerna, il 28 febbraio è a Zurigo, il 29 febbraio si esibisce a Montreux. Lucio Dalla muore la mattina dell’1 marzo 2012 nella all’Hotel Riz di Montreux, un infarto fulminante lo stronca. La sera prima aveva regolarmente tenuto un concerto all’Auditorium Stravinky di Montreux: il pubblico lo aveva «applaudito a lungo» ed era stato uno «spettacolo molto bello», dice il direttore della stagione culturale a Montreux Pascal Pellegrino. «Non vi era alcun segno di stanchezza o un segnale che non fosse in forma», ha raccontato. Il cantante «ha scherzato, parlato un pò in francese, in italiano» e dopo lo spettacolo (cominciato un pò in ritardo verso le 20 e 30 e durato un pò più di due ore) ha anche chiacchierato con alcuni fan”. La notizia della morte di Lucio Dalla viene data in anteprima tramite twitter dai frati dell’Antoniano di Bologna, seguono online l’Ansa, terzo Il Resto Del Carlino, quarto Il Sole 24 Ore. I funerali si svolgono il 4 Marzo 2012 a Bologna nella Basilica di San Petronio in Piazza Grande, nel giorno in cui avrebbe compiuto 69 anni. A rendergli omaggio la gente comune che ha imparato ad amarlo con le sue canzoni, ma anche tanti volti noti: Gianni Morandi, Ron, Biagio Antonacci, Isabella Ferrari, Nicoletta Mantovani vedova di Luciano Pavarotti, Andrea Mingardi, Romano Prodi, Samuele Bersani, Pierdavide Carone, Ricky Portera, Caterina Caselli, i giornalisti Marco Travaglio, Corrado Augias, Milena Gabanelli. Cala così il sipario su uno degli artisti italiani più eclettici e forti della musica italiana, Lucio Dalla entra nel mito.
LUCIO DALLA, UN CANTAUTORE CON SORRISO: AVEVA COSI’ TANTO TALENTO DA POTERLO DISSIPARE
Lucio Dalla è morto come è vissuto, con estrema discrezione. E se ne è andato all’improvviso, portandosi via pezzi di vita dei tanti che lo hanno amato e continueranno a farlo. Morte, la sua, vissuta come uno strappo. Perciò la Rete, tra Twitter e Facebook, trabocca dolore come per un parente caro. Ci rimane la pregiata produzione musicale che per convenzione viene definita leggera. Ci terrà compagnia per sempre, insieme a quella di Domenico Modugno, Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Bruno Lauzi e tanti altri.
Come per ognuno dei protagonisti dello spettacolo e della comunicazione di larga popolarità, su Dalla si facevano chiacchiere di bassa lega, senza che mai – a mia memoria – sia caduto nel tranello di replicare, sistematizzare, chiarire. Non ne aveva bisogno. Volava nell’iperuranio dell’arte, aveva da inventare, scrivere, suonare. Artista è una qualifica abusata: molti, troppi ne sono portatori a dispetto di chi se ne fregia a pieno titolo. Lucio Dalla era un artista eclettico e in primo luogo un formidabile clarinettista: Piera Degli Esposti, sua compagna di banco, andava a sentirlo suonare fin dagli anni delle elementari. Mentre l’amico Pupi Avati, è stranoto, avrebbe voluto ucciderlo per la frustrazione di vedere i propri sforzi sovrumani annientati dal talento clarinettistico naturale del giovane Lucio. Anche nella scelta di questo strumento di affiancamento all’orchestra, non protagonista assoluto, Dalla tradì la sua natura generosa, ai confini di quell’umiltà che nei grandi non diventa mai di maniera.
All’ultimo Festival di Sanremo, pur di aiutare Pierdavide Carone a prendere il volo, si era ritagliato il ruolo di direttore d’orchestra, voce sommessa di supporto. Naturalmente, facendosi così apprezzare più che se avesse svettato, brevilineo com’era, sulle tavole dell’Ariston. Non si prendeva troppo sul serio, giocava con la sua fisicità e anzi la marcava, al contrario di tanti colleghi cantautori si faceva precedere dal sorriso in ogni occasione di lavoro. Collaborava con tutti (da Pavarotti a Califano e Peppino Di Capri), si dava senza risparmio, si misurava in ambiti diversi (compresa la narrativa e il cinema o la fiction, buoni e discutibili), perché avendo quell’esubero di indiscutibile talento che dicevamo poteva permettersi di dissiparlo.
Al di là delle partecipazioni promozionali o delle presenze in gara a Sanremo, volle cimentarsi col piccolo schermo nel 1995, inventando e firmando la regia di Taxi, trasmissione della seconda serata di Rai3. Alla guida del veicolo, il giornalista Giorgio Comaschi che pungolava una star della musica leggera di casa nostra e lo scortava ai Magazzini del Sale di Cervia,dove proseguiva Vincenzo Mollica coordinando le domande del pubblico presente. Non ha segnato in profondità la storia della tivù. Nel 2002 debuttò nel varietà classico di prima serata, in coppia con la giunonica Sabrina Ferilli, La bella e la besthia. Inutile specificare come fossero divisi i ruoli. Nonostante i grandi ospiti musicali ebbe qualche scivolata nel nazionalpopolare e fu anche battuto da C’è posta per te di Maria De Filippi su Canale 5.
Tra tanti cantautori per i quali si scomoda impropriamente il poesia, mi piace ricordare in conclusione la considerazione di Alda Merini nei confronti di Lucio Dalla. La poetessa ammise che molte sue canzoni le avevano fornito l’ispirazione per i suoi componimenti. Mica poco.
CIAO LUCIO, SEMPRE VICINO AL CIELO
di Gigi Vesigna
Gigi Vesigna ricorda Dalla e gli anni di una lunga amicizia cominciata al Festival di Sanremo nell’anno in cui morì Tenco.
La stanza con il soffitto di stelle.
Alla notizia, terribile,la memoria si illumina mettendo a fuoco un ricordo che ha dell’incredibile: il 27 gennaio 1967 in una stanza sotterranea dell’Hotel Savoy dove venivano ospitati i personaggi “minori” del Festival, Luigi Tenco pose fine alla sua vita terrena. Per puro caso io, che abitavo nello stesso albergo, scesi immediatamente insieme a due inviati del Messaggero e della Stampa e con loro entrai nella stanza prima dell’intervento della polizia. Poi il caos, e in mezzo alla confusione apparve uno strano personaggio avvolto in un pellicciotto probabilmente sintetico e, sotto, completamente nudo. Era Lucio Dalla che alloggiava proprio nella stanza vicina a quella di Tenco ma era sotto la doccia e non aveva sentito lo sparo.
Fu subito un sodalizio, tanto più che noi cronisti eravamo gli unici ad avere apprezzato la sua esibizione al Festival con una canzone, Paff bum, che era un piccolo gioiello musicale ma che la platea del Teatro del Casinò, che allora ospitava il festival, fischiò ferocemente. Vidi scene selvagge: signore impellicciate che agitavano le loro collane di perle quasi fossero dei “lazo” per strangolare Dalla.
E’ la solidarietà a permettermi di usare, oggi, un vocabolo troppo spesso abusato: amico. E da amico l’ho incontrato più volte in circostanze sempre anomale. Un’estate ad Anacapri, nell’albergo dove ero in vacanza, Lucio aveva una suite sul tetto: il soffitto della sua stanza da letto, grazie a un meccanismo che mi parve magico, schiacciando un pulsante scivolava via lasciando libero il cielo. Quel cielo che Lucio si sforzava di avere sotto gli occhi ogni volta che poteva.
Così quando capitò ad Anacapri, dopo la solita rimpatriata mi chiese se avessi il tempo di ascoltare il suo nuovo album, che stava per uscire, e di fargli sapere il mio parere. Non c’erano titoli, trattandosi di un provino ma uno dei pezzi, Canzone, era straordinario. Glielo dissi e scuotendo la testa ruggì un “se lo dici tu”. A Capri era arrivato sul suo veliero che aveva battezzato “Catarro” e, quando l’aveva acquistato gli avevo regalato un binocolo da capitano di lungo corso. Un oggetto esagerato, ma che lo divertì molto.
Il cielo, dicevamo. Dalla abitava a Bologna in un vecchio palazzo le cui propaggini arrivavano sino a Piazza Maggiore. C’era aria di famiglia, di comunità: ogni giorno tanta gente intorno a un tavolo con i tortellini si respirava profumo di cibo buono e di amicizia. Ma Lucio aveva un piccolo segreto che mi mostrò solo quando la sera stavo per tornare a Milano: c’era, proprio di sguincio su Piazza Maggiore, uno stanzino piccolo piccolo, con un letto, meglio chiamarlo giaciglio, dove Lucio, dopo aver comprato all’alba i giornali del giorno dopo, si rifugiava e supino poteva guardare un cielo blu che si era costruito da solo perché era formato da tante stelline che si illuminavano magicamente.
Prima dell’ultimo Festival, al quale non aveva intenzione di partecipare, ma finì per cedere all’insistenza di Gianni Morandi che all’epoca di Fatti mandare dalla mamma lui avrebbe voluto produrre ma la RCA glielo aveva impedito, gli avevo telefonato perché volevo occuparmi del suo ultimo disco, una curiosa e copiosa raccolta di tutte quelle canzoni che per un motivo o per l’altro non avevano avuto il successo che di solito accompagnava un suo lavoro.
“Ma dai, sono canzoni che quasi mi ero dimenticato, però non sono niente male. Comunque lascia perdere, per me è una “scompilation!”. Ora è diventata un oggetto prezioso, perché fa conoscere un Lucio in penombra, che canta quasi sottovoce. Ma resta un inno alla vita perché “la morte”, era solito dire, “è solo la fine del primo tempo!”
IL CIELO DI LUCIO
LUCIO DALLA FESTEGGIA 40 ANNI DI CARRIERA CON UN TRIPLO CD
di Gigi Vesigna
E’ stato difficile per lui scegliere le 53 canzoni (con tre inediti) dell’album per raccontare la sua avventura umana e musicale. Che ogni volta ricomincia… sotto le stelle.
Se Lucio Dalla è in vena, ti invita a casa sua, a pochi metri da piazza Maggiore, a Bologna, e ti fa visitare una stanzetta piccolissima, proprio sui tetti: dentro c’è un letto e il soffitto è trasformato in un cielo luccicante di stelle. Lì, all’alba, Lucio legge i giornali e quando fa bello sale tre gradini e si gode uno scorcio della piazza. Quante canzoni sono nate in quel romantico pensatoio? Certo, parecchie di quelle 53 che Dalla ha voluto raccogliere in un triplo cd che racconta la sua carriera, sintetizzata in uno dei tre brani inediti, Dark Bologna. Non bisogna intenderlo leggendo quel dark in senso letterario, ma traducendolo in “buia”, perché Lucio immagina un viaggio in macchina di notte: «Lungo l’autostrada ti vedrò! Ecco le luci di San Luca. Entrando dentro il centro l’auto si rovina un po’. Bologna, ogni strada c’è una buca». Poi, dopo una pizza e un cappuccino, si rimette al volante: «Accendo il motore, guardo nello specchietto. E vedo riflessa con un po’ di dolore Bologna col rosso dei muri alle spalle. Che a poco a poco sparisce. Metto la freccia e vado sulla luna. Vado a trovare la luna».
Nel suo privatissimo cielo stellato sui tetti della città la luna non c’è, ed è anche per questo che ha voluto intitolare l’album 12.000 lune. Quarant’anni di carriera: tutto cominciò a Sanremo nel 1966 con Paff… Bum!, presentata con gli Yardbirds, che presto sarebbero diventati i leggendari Led Zeppelin. Per il Festival fu quasi lesa maestà: quel folletto “non vestito da Festival” che oltraggiava la melodia con un jazz popolano, ma a un tempo raffinato, non piacque alla platea conservatrice del Teatro del Casinò. Noi giornalisti ce ne innamorammo subito, ma le giurie lo rispedirono a casa. La copertina di 12.000 lune Lucio ha voluto che la disegnasse Milo Manara, un maestro del fumetto d’autore. È la sintesi grafica del mondo di Lucio: in un’immagine un po’ iperrealistica e un po’ caricaturale, è vestito da marinaio, a un timone che ricorda quello del Catarro, la sua barca a vela. C’è Santa Maria Maggiore e poi c’è una luna che ha quel movimento alla Van Gogh e rende tutto dinamico.
Ho avuto l’opportunità di frequentare Lucio in momenti particolari: nel l996 ero in vacanza nel suo stesso albergo di Anacapri: stava in una stanza sul tetto, un appartamento bellissimo dove il soffitto si apre e appare il cielo. La leggenda vuole che proprio lì Gino Paoli abbia avuto l’ispirazione per scrivere Il cielo in una stanza. «Proprio te, guarda che caso, ti cercavo per farti sentire il mio prossimo album, Canzoni. Ho solo questa cassetta, te la lascio». L’ascoltai con attenzione: c’era Ayrton, dedicata a Senna scomparso tragicamente, c’era Tu non mi basti mai, e soprattutto Canzone, che conquistò tutti; e non era facile dopo il successo immenso di Dallamericacaruso, pubblicato 10 anni prima. Si dice che Lucio abbia avuto l’ispirazione per questo brano nella stessa stanza occupata dal grande tenore nell’albergo sulla baia di Sorrento, dove abitava quando era a Napoli.
Un’altra volta, molto tempo prima, Lucio me lo ritrovai davanti nel seminterrato dell’Hotel Savoy di Sanremo, la notte del 26 gennaio 1967. Era sotto la doccia, nella stanza accanto s’era suicidato Luigi Tenco, solo il trambusto amplificato da quel minuscolo corridoio gli aveva fatto capire che era successo qualcosa di grave. Lucio partecipava al Festival insieme ai Rokes con Bisogna saper perdere. «A pensarci dopo», si confidò, «mi sentii colpevole. Io ero andato in finale e Luigi era stato eliminato». 4/3/43, data di nascita di Dalla e titolo di una canzone che spopolò a Sanremo e fu ribattezzata subito Gesù bambino, mi diede modo di conoscere Paola Pallottino, figlia di un noto etruscologo e autrice per diletto. Lucio lesse le parole e in un quarto d’ora le vestì di musica. Ma Lucio è così: se si entusiasma va davvero sulla luna, altrimenti è più pigro di un peone messicano.
Curioso però lo è sempre. Appassionato di cinema, scrive colonne sonore per Monicelli, Antonioni, Verdone, Michele Placido e tanti altri. Ogni tanto fa incursioni nel mondo della musica classica e partecipa a un’edizione di Pierino e il lupo di Prokof’ev, con l’università di Bologna e Roberto Roversi porta avanti il progetto di Enzo Re, quest’anno ha girato Don Chisciotte e Sancio Panza, dove lui è lo scudiero del “cavalier dalla trista figura”: proprio in questi giorni è in America a presentarlo con Mario Palladino, che ne è anche il regista. Ha scritto l’opera rock Tosca amore disperato e tende sempre più spesso a sconfinare nel melodramma. Intanto, cura la regia di Pulcinella e di Arlecchino e sta preparando l’allestimento di Fedra, col Teatro di Siracusa. Recentemente, quando Bologna è stata eletta “Città della musica”, ha tenuto un megaconcerto insieme a Gianna Nannini, Renato Zero, Gianni Morandi e tanti altri artisti amici. «Pensa, era la prima volta che cantavo in piazza Maggiore», mi dice.
Lucio, sono costretto a smentirti. Tu in piazza Maggiore ci hai già cantato negli anni ’80 durante una manifestazione che curavo io, Vota la voce. C’erano decine di artisti e tu arrivasti all’ultimo momento in bicicletta, cantasti e pedalasti via…
«Ma guarda un po’ la memoria a volte che scherzi fa. È vero, adesso me lo ricordo benissimo».
Come presenta il suo disco-monumento Lucio Dalla?
«Ho cambiato tante case sino a oggi, ma non ce n’è stata una che non avesse una finestra, uno straccio di cielo qualunque che si affacciasse sui tetti delle città dove ho abitato e da dove ascoltavo, controllavo, cercavo i battiti del vostro cuore, i vostri respiri, il rumore dei vostri sogni, i misteriosi piccoli gesti quotidiani e le miracolose nascite che tutti i giorni Dio ci manda e che avvengono sotto i cieli di tutti i paesi e delle città nelle notti coperte di stelle…».
Ecco, ancora una volta salta fuori quella stanzetta delle stelle. Con Lucio tutto torna sempre al posto giusto, perché la sua è una lucida follia di cui sarebbe bello soffrire tutti. E il mondo sarebbe migliore.
LUCIO DALLA E MISTER HYDE
IL NUOVO ALBUM “IL CONTRARIO DI ME”
Undici nuove canzoni slegate l’una dall’altra, in una galleria di personaggi felliniani arricchita da momenti di riflessione e di fede. Più una dedicata a Valentino Rossi.
di Gigi Vesigna
L’aveva già fatto con Ayrton Senna, il grande pilota di Formula 1 morto in un incidente, e prima ancora aveva dedicato una canzone a Tazio Nuvolari. «Scelsi Nuvolari», racconta, «quando a Tokyo scoprii che c’era un suo fan club. Di Senna ho seguito le imprese da tifoso, e adesso dedico Due dita sotto il cielo a Valentino Rossi. Per il titolo mi sono ispirato a quel gesto che accompagna i suoi arrivi vittoriosi, due dita alzate a rappresentare il trionfo. Vale è eccezionale nella sua normalità e quindi un ragazzo da celebrare in musica. Forse la canzone è nata il giorno in cui un giornalista giapponese mi chiese cosa pensavo di quel ragazzo marchigiano insignito di una laurea honoris causa in Scienze della comunicazione. Eravamo a Perugia e io osservai che quella laurea sarebbe stata più giusta se data in tecnologia avanzata. Comunque, capii che Valentino rappresentava il mito sano della giovinezza che vince».
Lucio Dalla è appena tornato da Dublino, dove ha curato la regia di Pulcinella e Arlecchino (dalle rispettive opere di Stravinskij e Busoni). E adesso sta promuovendo Il contrario di me, 11 canzoni che propongono momenti di grande allegria e di riflessione, contrasti evidenti, per chi conosce Lucio, tra quello che vediamo di solito e un inaspettato Mister Hyde. «Ho voluto fare un disco come si usava una volta, ogni canzone è fine a sé stessa e le ho incise un po’ sulla mia barca e un po’ nel mio studio di Bologna». L’anteprima dell’album, Lunedì, battuta dalle radio, racconta la preparazione a un week-end di un ragazzo del ’63: «Mamma, ho fame, dentro il frigo cosa c’è? La paghetta me la dai? Ma che domande, vado al mare, se mi svegli tu alle sei, poi ritorno lunedì».
Poi c’è Rimini: «Com’è che le persone a Rimini voglion sembrare sempre più giovani?». Quindi via a una galleria di personaggi che si direbbero usciti dalle intuizioni di Fellini. In La mela, Lucio si diverte a rielaborare a modo suo il paradiso terrestre, dove Adamo dice a Eva: «So che ti avevo perduto, che non mi hai più cercato, che sono fatto sbagliato, però quante stelle nel cielo, tra le case e i palazzi c’è perfino la luna, lo sai, sembra proprio una mela».
Lucio si guarda intorno, e da quel grande osservatore che è non può certo non occuparsi della mania dei cellulari: «Spengo il telefono e il mio cuore, cosicché se mi richiami non puoi parlarmi. Non ho capito se è piacere o dolore il fatto che non puoi trovarmi». Poi ci sono, sempre alla ricerca di Il contrario di me, i momenti della riflessione, della fede.
Ascoltando Inri si capisce quanto sia forte la vicinanza di Lucio alla religione. «Tra mille mondi te ne vai e splendi, o appeso in un garage, io non ho dubbi tu esisti e splendi, con quel viso da ragazzo con la barba senza età…». E in quel dialogo con il Cristo crocifisso Lucio, nei panni di un diseredato chiede: «Sono tuo figlio anch’io, Dio, mi senti? Mi senti? Aiutami, fratello mio, parla con Dio, sono suo figlio anch’io».
Poi c’è Liam, personaggio forse identificabile nell’altra parte di sé che Lucio va cercando: «È la storia di un uomo solo, che vive la sua vita randagia con serenità, sa che il mondo non lo vuole ma non gliene importa». E, ancora Ativ, Vita al contrario: «Vorrei la vita pulita come le lacrime di un bambino la sera, come l’ultimo giorno di scuola, quando senti che lasci un amico o forse anche un amore, lì, incollato a una sedia, ma quando esci ti accorgi che il mondo è diverso, solo perché è già primavera».
Sempre più batuffolo di barba e peli, sempre più impegnato sui più disparati fronti della cultura, passando dalla scrittura dell’opera rock ispirata alla Tosca all’interpretazione di Sancio Panza in un film, alle regie di Dublino, Lucio ha voluto anche provare l’esperienza della realizzazione di un fumetto di Milo Manara registrato su un dvd.
Ha coniato un neologismo, Videofumetto, e ne ha fatto uno che si intitola Quarantasei, è il numero portafortuna di Valentino Rossi. Ha messo a disposizione il suo studio di registrazione, la sua esperienza e il grande entusiasmo che getta in ogni sua “impresa”. La colonna sonora – c’è da chiederselo? – è di Lucio, che mesi fa aveva già inserito la canzone Due dita sotto il cielo.
«Il contrario di me è soprattutto un titolo stravagante, il mio contrario mi sono illuso di averlo incontrato tante volte. Per riprovarci, adesso mi affido a un disco e a 11 canzoni. Se vuoi ti dico che la mia preferita è Malinconia d’ottobre, un pezzo che ho scritto mentre di notte, a Lisbona, tornavo da un fantastico concerto di musica fado e pensavo alla piazza dove c’è il monumento di Pessoa, che considero mio maestro».
Lucio,dicci la verità: l’hai scovato il contrario di te?
«Chissà, intanto ti confesso che con questa musica e con questi testi io mi sono trovato bene».
LUCIO DALLA, LE RADIO E LE TV LOCALI
di Massimo Emanuelli e Ruggero Righini
“ Sono il telegattone, miaoo! / Mina, Lucio Dalla e Battisti qui con me non corron rischi…”
Era la sigla di Superclassifica Show scritta da Maurizio Seymandi e Lucio Dalla vi compariva.
http://www.youtube.com/watch?v=2rpsaDMODpU
Il tributo che i media, in particolare le radio, stanno rivolgendo a Lucio Dalla, scomparso improvvisamente per un attacco di cuore in Svizzera, è sincero e sentito. Fa un certo effetto girare la manopola della fm e sentire ovunque la sua voce. Nel marzo 1977 Lucio Dalla fu uno dei fondatori di «Marconi & Company» Fm 103.500 MHz una radio indipendente con Red Ronnie, Franco Bonvicini (Bonvi) e Francesco Guccini. Il progetto però non decollò. Divenne ” Il premiato Circo Volante del Barone Rosso” ma ebbe breve vita e venne chiusa alla fine dell’anno. Nel 1978 si trasformò in BBC (Bologna Broadcasting Corporation), mantenendo però frequenza e gli stessi programmi. Dalla, definito “l’artista senza vergogna” è stato anche scrittore. Nel suo primo ed unico libro “Bella Lavita” (undici racconti raccolti sotto il titolo di uno di questi strettamente collegati ad altrettante canzoni) edito da Rizzoli cita: “Ho cambiato tante case da allora a oggi ma non ce ne è stata una che non avesse una finestra, uno straccio di cielo qualunque che si affacciasse sui tetti delle città dove ho abitato e da dove ascoltavo, controllavo, cercavo i battiti del vostro cuore, i vostri respiri, le vostre bestemmie, il rumore dei vostri sogni, i misteriosi piccoli delitti quotidiani e le miracolose nascite che tutti i giorni Dio ci manda e che avvengono sotto i cieli di tutti i paesi e delle città nelle notti coperte di stelle.
Piange nuovamente il mondo della musica.
Questa volta viene a mancare una delle stelle più belle mai esistite nel firmamento musicale italiano.
Stamattina si è spento Lucio Dalla. A stroncarlo un infarto.
Il suo cuore, creatore pulsante di versi, parole, poesie che ricorderemo per sempre non ha retto. Proprio lui è venuto meno. L’ha lasciato, abbandonato in Svizzera, lontano dalla sua amata Bologna, la città che gli diede i natali e che oggi suona a tutto volume canzoni come “Caruso” o “Anna & Marco”. Come in quelle storie dal finale a sorpresa, come una delle sue più eccentriche e estrose canzoni, Lucio se ne andato via, senza preavviso. Senza batter ciglio. Di lui ci resta la sua musica, patrimonio culturale di un’Italia sempre più povera dal punto di vista artistico.
In un’epoca in cui la parola “artista” è tra le più inflazionate, utilizzata molto spesso per definire persone che di artistico hanno ben poco ( se non niente), sarebbe riduttiva per descrivere il talento e l’unicità di Lucio Dalla. Voglio ricordarlo come un semplice uomo, un genio capace di creare, scrivere e raccontare pagine di un’Italia che non ci sarà più.
“Caruso” è in assoluto la canzone più bella che sia mai stata scritta e cantata in Italia e dobbiamo dire “grazie” solo a lui per avercela gentilmente donata.
Un dono che ancora oggi mi riempie il cuore di lacrime e malinconia.
Quella stessa malinconia che oggi pervade tutte le persone che sono state sfiorate o toccate dalla sua maestria.
In una famosa canzone cantava “ma dimmi tu dove sarà, dove è la strada per le stelle”…sono certo che oggi, seppur troppo presto, ha trovato la risposta che cercava.
Buon viaggio Lucio.
Caro Lucio ti scrivo….” il ricordo di Gianni Morandi.
BOLOGNA, 2 MARZO Gianni Morandi, come tanti altri amici – colleghi, ricorda Lucio Dalla.
Le lacrime hanno la meglio in un momento triste come quello della scomparsa di un amico, quasi di un fratello. Durante un collegamento con il TG1, Morandi ricorda: “Ci conoscevamo dal ’63, eravamo legati dal tifo per il Bologna e dalla musica. Non riesco a riprendermi”.Un rapporto di amicizia autentico, forte e speciale legava i due artisti, tanto che Morandi era riuscito a riportare Dalla sul palcoscenico di Sanremo quest’anno. Di seguito la lettera – ricordo di Gianni Morandi, che scrive al suo caro amico ripercorrendo il loro incontro, i loro successi fino alla tragica notizia. Le luci si sono spente così all’improvviso proprio nel tempio della musica jazz a Montreux. Chissà forse non è stato proprio un caso.
La lettera di Morandi
“Quando Bibi Ballandi mi ha telefonato per darmi la terribile notizia ho sentito un dolore così grande che, temo, non passerà più. Personalmente ricorderò sempre Lucio come un grandissimo amico. Ma Lucio dev’essere ricordato soprattutto come un artista eccezionale, un musicista completo che ha saputo attraversare tutti i generi, dal jazz, alla lirica, al musical, al cinema, alla musica leggera, anche se è difficile definire ‘leggere’ le sue canzoni. Era certamente il figlio prediletto di Bologna. E ai bolognesi sapeva parlare. Con la sua infinità umanità all’homeless sotto casa o con la sua insaziabile cultura al Rettore e amico Ivano Dionigi. Aveva provato a trasferirsi a Roma, ma resistette sì è no tre anni. Poi tornò fra noi, fra i portici, gli amici, le partite del Bologna. Fu proprio la passione per la nostra squadra a farci conoscere, nel 1963 a Taormina, in una serata dal teatro Antico per la televisione. Io avevo 18 anni, con due dischi già incisi alle spalle, lui quasi venti, ma doveva ancora decollare. Mi fermò: «So che sei di Bologna… ho sentito le tue canzoni». Da lì è iniziata la nostra amicizia.
LA SVOLTA della sua carriera fu l’incontro con Paoli, prima e con Roberto Roversi, poi. Roberto, da grande poeta, ne intuì le doti e lo spinse a scrivere di suo pugno. E da allora Lucio iniziò a cantare in maniera memorabile: Com’è profondo il mare, Anna e Marco, l’Anno che verrà, Caruso, Canzone, Futura… Canzoni così grandi da darmi il conforto che Lucio non ci lascerà mai. Le nostre carriere si sono incrociate per più di 20 anni, senza mai coincidere: nel ’64 al Cantagiro porto In ginocchio da te, vendo milioni di copie e sono nel firmamento. Lui deve aspettare la fine degli anni ’70, quando io andavo malissimo, per diventare il cantautore più amato d’Italia. Solo nel 1988 camminammo, finalmente, assieme: prima, sei mesi in studio per realizzare l’album Dalla/Morandi. Poi, una tournée infinita, 150 concerti, in tutta Italia, in tutta Europa, fino a Mosca e al Madison Square Garden di New York. Quella lunga frequentazione mi rivelò un aspetto finora sconosciuto ai miei occhi: la grande curiosità, la sete di conoscenza. Prima dei concerti, io passavo gran parte della giornata in albergo o in camerino, avevo mille cose da fare. Lui si svegliava prestissimo e partiva alla scoperta della città. La sera, immancabilmente, mi esibiva i suoi tesori: «Sapessi quel museo… avessi visto qulla chiesa». E mi rimproverava di non averlo seguito. Lucio era un artista colto: quando cantavo ancora Fatti mandare dalla mamma, mi regalò i dischi di Ray Charles e di João Gilberto, per me, allora, due sconosciuti. Ed è stato anche un grande maestro. A lui devono tanto artisti come Carboni, Bersani o gli Stadio. Ed è stata la sua sua voglia di mettersi in gioco che l’ha portato a Sanremo, assieme a Carone, come direttore d’orchestra. Ci ha lasciati a Montreux, una delle capitali mondiali del jazz. Io sono certo che non si è trattato di un caso.”
LUCIO DALLA IL RICORDO DELL’AMICO ADRIANO CELENTANO
Tutti piangono la scomparsa dell’artista Lucio Dalla, stroncato da un infarto questa mattina a Montreux in Svizzera. Solo poche settimana fa il noto paroliere di tantissime canzoni di successo mondiale aveva partecipato alla 62° Edizione del Festival Di Sanremo con il brano “Nanì”. Un testo interamente scritto da Lucio e dedicato ad un amore sofferto e difficile tra un giovane ragazzo ed una prostituta. L’ennesima prova dell’estro unico ed originale del cantautore bolognese. Una morte improvvisa, inaspettata. Come molte delle sue canzoni, a volte nate per caso, che nascondevano nei versi il profumo della poesia e della malinconia. Quella malinconia che attanaglia tutto il mondo dello spettacolo, ma non solo. Perchè Lucio era amato da tutti: dai colleghi, manager, attori, ma anche dalla gente comune con cui era solito chiacchierare per le strade di Bologna e di cui ha spesso raccontato e cantato nei suoi brani. Tra tutti i ricordi pubblicati in rete, mi ha colpito una lettera, breve ma emotivamente forte, che l’amico Adriano Celentano ha scritto per lui. Una missiva d’affetto, semplice e coincisa, in cui il Molleggiato saluta il suo amico ricordando e sottolineando la sua innata stima per l’amico e il suo essere unico, speciale ed insostituibile. Per lui. Per tutti.
Prima o poi ci rincontreremo tutti li. Si, proprio li : in Piazza Grande.
“Lucio, amico caro di tutti. Da oggi il mondo sarà più buio. Prego e penso che poeti come te non dovrebbero mai morire. Il distacco umano da uomini e artisti grandi come sei stato e sei ,ci coglie sempre impreparati. Ci mancherà tutto di te. Anche i momenti di eroica fragilità che contribuivano a renderti sempre più grande. Ti volevo e ti voglio bene. Ero catturato dalla tua magica grandezza e delicata generosa umanità.Ricordo quando mia figlia venne da te per trascorrere qualche giorno speciale di vacanza… le apristi la tua casa come un padre accoglie un figlio. Parlavate di arte, di musica, della vita…Mi raccontò di avere vissuto giorni meravigliosi, indimenticabili. Indimenticabile come sei tu”. ( Adriano Celentano)
La città di Bologna piange Lucio Dalla. Si pensa già a come rendergli omaggio con una piazza.
BOLOGNA, 2 MARZO La città di Bologna piange la scomparsa del poeta Lucio Dalla, stroncato da un infarto in Svizzera. Allo stesso tempo, la città è già pronta a ricordarlo e a rendergli omaggio nel giorno del suo ultimo viaggio. Per lui si apriranno le porte della Basilica di San Petronio in Piazza Maggiore dove avranno luogo i funerali domenica 4 Marzo; proprio quel famoso 4 Marzo che lo stesso Dalla cantò in uno dei brani più belli e in cui avrebbe compiuto 69 anni. Intanto il feretro del cantante ha lasciato Losanna e in primo pomeriggio è arrivato nella città di Bologna. Durante la notte un gruppo di amici, tra cui alcuni dei suoi collaboratori più stretti hanno pregato e vegliato la salma dell’amico nella cappella di Saint Roch, nel centro storico di Losanna. Anche l’amico Ron è stato visto abbandonare la Cappella di Saint Roch poco prima delle 11. Da domattina, per chi vorrà rendergli omaggio e lasciare un ultimo saluto, sarà aperta la camera ardente a partire dalle ore 9.30 nel Cortile D’Onore di Palazzo D’Accursio, sede del Comune della città. Per Lucio una funzione celebrativa e commemorativa degna di nota. Lo sottolinea Don Oreste Leonardi, primigenio della basilica di Piazza Maggiore a Bologna, che ricorda : “l’ultimo funerale nella basilica di San Petronio fu 15 anni fa per la morte di don Giuseppe Dossetti” e – continua – precisando : ” i funerali in San Petronio sono previsti solo per personaggi che si sono distinti a Bologna”.
IL MONDO DEL CALCIO SI FERMA Anche il mondo del calcio si ferma per ricordare il povero Lucio. La partita di calcio, in programma al Dall’Ara per il primo pomeriggio, è stata posticipata alle ore 21 in segno di rispetto per il cantante.
LA CITTA’ DI BOLOGNA PENSA A COME RICORDARLO Il sindaco di Bologna, Virginio Merola, nelle ultime ore ha dichiarato di essere costantemente in contatto con la famiglia di Dalla. La città, vuole ricordare il cantante come merita e lo stesso Merola commosso ricorda: “alcune sue canzoni mi accompagneranno per tutta la vita”.
Lucio Dalla ha segnato la vita di tutti noi e la sua improvvisa scomparsa è una perdita enorme per tutto il mondo dell’arte. Senza alcuna distinzione.
Intanto la bandiera del Comune di Bologna è stata issata a mezz’asta in ricordo dell’artista, mentre in Via D’Azeglio dove viveva sono stati portati fiori, messaggi di stima, santini, candele, foto di Bologna ( che Lucio amava da sempre) e dello stesso Dalla in compagnia di conoscenti e amici, mentre nell’aria risuona la sua voce sulle note di “Caruso”, “Futura”, “Canzone” quasi come voler ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.
UNA STRADA PER LUCIO La Prefettura di Bologna, intanto, si è già mossa per commemorarlo con la richiesta di intitolare una strada o una piazza a Lucio Dalla, ma ci vorranno almeno dieci anni per realizzare. Ci sono dei tempi tecnici ai termini di legge da rispettare.
A spiegarlo è lo stesso assessore alla cultura Alberto Ronchi, che precisa : una volta rispettati i termini di legge sarà possibile farlo, anche se non sottovaluta un’idea nata agli amici dell’artista che vorrebbero “sonorizzare” via D’Azeglio con le sue canzoni. Per Ronchi sarebbe un’idea bellissima, originale e da valutare.
Anche la “Piazzola” di Bologna, nota per il mercato ambulante della città, ha ricordato Lucio con due enormi striscioni che recitano: “Ciao Lucio grandissimo, grazie per sermpre” e “Il mercato La Piazzola : Lucio con te Bologna nel mondo”.
Calo così tristemente il sipario su uno degli artisti italiani più eclettici e forti della musica italiana, che ha deciso di salutare tutti così, senza preavviso, in una città che l’ha osannato durante la sua ultima performance, ma che non era la sua patria, la sua terra. La musica si è spenta in una Losanna troppo lontana dalla sua Bologna, che oggi lo piange come un figlio. Caro Lucio mancherai a tutti.