Gianni Pettenati

gianni petternati 1Gianni Pettenati è nato a Piacenza il 29 ottobre 1945, figlio di un ferroviere ed ultimo di sedici fratelli: “Mia madre mi spingeva molto al canto, mio padre è andato in Brasile che avevo 4 anni. Lui era appassionatissimo di musica e mi insegnava le romanze d’opera. Lui mi ha insegnato 23 romanze d’opera quando io avevo 6 anni, dalla Traviata, alla Bohéme, ecc… e quindi i miei genitori erano dei melomani. In famiglia tutti amavano la musica. Mio padre era un loggionista del “Regio” di Parma, i miei fratelli suonavano e cantavano. Inoltre mia sorella, che ha 23 anni più di me, mi portava spesso a vedere i concerti di musica classica. Strada facendo mi sono appassionato anche alla musica leggera. Per i miei genitori io ero il bambino prodigio. Avevo una voce fortissima, tenorile da contralto. Quando fanno questa cose così in tv, cioè quando fanno cantare i bambini, non sanno che a 15 anni cambiano la voce. Gli viene una voce come la mia, baritonale e quindi perdono quella potenza che hanno che sembra che vadano sulle stelle. Che è la voce da contralto.” Il padre di Gianni lascia l’Italia per andare il Brasile con tre dei suoi figli, Gianni e gli altri fratelli e sorelle restano in Italia con la mamma, nel 1951 Gianni vince un concorso per voci bianche, a otto anni inizia a studiare solfeggio in Conservatorio di Piacenza, dove si diploma in violoncello tre anni dopo.
Quali erano i tuoi idoli musicali dei tuoi tempi?
Ovviamente Elvis Presley. Di italiani apprezzavo Domenico Modugno, mi piaceva molto Gino Paoli quando agli inizi cantava “Che cosa c’è” e “Senza fine”. Mi piaceva molto Fred Buscaglione, perché era anche divertente, poi Renato Carosone per ragioni di testi. Mio figlio ascolta sia Lucio Battisti che Fabri Fibra (risata). Ascolta Fabri Fibra per i testi, perché li diverte e Battisti per la musica melodica. Quando avevo 15 anni ascoltavo Giorgio Gaber, Sergio Endrigo, Umberto Bindi… amavo molto il loro tipo di musica.
Terminate le scuole medie passa velocemente da una scuola all’altra e da un lavoro all’altro, finchè non decide di fare l’attore nella filodrammatica di Piacenza. Pettenati canta romanze, brani d’opera ed arie da tenore, si conquista la fama di “adolescente prodigio”.
Dopo avere svolto svariati lavori, ed avere studiato grafica, si dedica al teatro in cui recita dal 1963 al 1965 nella filodrammatica di Piacenza recitando poesie di Quasimodo e drammi di Pirandello. Dopo un paio d’anni ritorna al primo amore anche perchè, nel frattempo, gli è venuta fuori una bella voce dotata di grande personalità. La canzone continua ad essere comunque il suo interesse principale, continua a prendere lezioni di canto, canta alcuni brani blues, soprattutto di Ray Charles, in alcuni locali della riviera Adriatica. A Rimini nel 1965 si unisce come cantante a una band di Vercelli, The Juniors, Gianni Pettenati & The Juniors girano la costa romagnola in lungo e in largo fino ad ottenere un contratto dal quale scaturiscono Siamo alla fine (cover di After a while di Tom Jones) e, sul lato B, Una pietra rotola (versione italiana di Mogol di Like a rolling stone di Dylan). Gianni & The Juniors incidono un altro 45 giri: Il superuomo (cover di Sunshine Superman di Donovan, e sul lato B Puoi farmi piangere, cover di I Put a Spell on You di Screamin’ Jay Hawkins, incisa con l’arrangiamento della versione di Alan Price, con il testo italiano di Mogol).

Cosa ricordi del tuo debutto?

“Io non ho fatto debutti. Ho vinto un concorso alla Rai, che si faceva ogni 5 anni. Milva l’ha vinto nel 1960 ed io 5 anni dopo. Adesso i concorsi li fanno in televisione, ma una volta c’erano questi concorsi dove mescolavano i bambini ai grandi. Ne ho vinti una caterva, però non succedeva niente. Poi a 19 anni ho fatto questo concorso alla Rai e l’ho vinto, cantando tre pezzi melodici. Ero sicuro, un timbro vocale ben impostato e una bella presenza. Quelli che vincevano, partecipavano di diritto a Sanremo. Io e Mino Reitano abbiamo vinto e abbiamo partecipato a Sanremo.”
gianni pettenati bandiera gialla 2Nell’aprile 1965 Gianni Pettenati vince il Festival di Bellaria gianni pettenati bandiera gialla 3ottiene un ottimo piazzamento al Festival di Castrocaro, dopo avere vinto Ribalta per Sanremo, nel 1966 incide BANDIERA GIALLA (versione italiana di The pied piper di Artie Kornfeld e Steve Duboff, testo italiano di Alberto Testa e Nisa): “Bandiera gialla all’inizio non mi piaceva, perchè era una canzoncina, io ero abituato a cantare su tre ottave e mezzo, invece Bandiera gialla aveva un paio di note… Ovviamente non mi diede inizialmente grandi soddisfazioni, fu un grandissimo successo si, e quindi l’ho accettata di buon cuore, però dire che l’abbia follemente amata non è la verità”
il testo italiano è ispirato alla trasmissione radiofonica BANDIERA GIALLA condotta da Gianni Boncompagni e Renzo Arbore in onda il sabato pomeriggio alle 17,40 e preregistrato nei giorni precedenti negli studi Rai di via Asiago a Roma. Lo slogan di apertura della trasmissione era: “vietato a tutti i maggiori degli anni 18, questo programma è rigorosamente riservato ai giovanissimi…” La trasmissione, ideata da Luciano Rispoli e Maurizio Costanzo, andò in onda dal 1965 al 1970, la prima ideazione del programma fu di Boncompagni, che propose il titolo Sound (“suono” in inglese), richiamando le origini angloamericane della musica giovane allora all’avanguardia. La dirigenza RAI cambiò il titolo in Bandiera gialla collegando tali generi musicali, all’epoca ancora pressoché banditi dalla radio italiana, al simbolo della quarantena per epidemia, appunto la bandiera gialla. Ogni puntata presentava quattro gruppi di tre canzoni gianni pettenati bandiera gialla 4pubblicate di recente o ancora inedite sul mercato italiano, che venivano votate da un pubblico di ragazzi tramite delle bandierine gialle. Il brano che in ciascuna terna otteneva più voti entrava tra i finalisti, e il vincitore assoluto tra i quattro finalisti veniva proclamato Disco giallo. Il pubblico era una giuria di 40 minorenni, di cui i tre quarti ospiti fissi, selezionati fra i frequentatori del Piper Club e alcuni figli di dirigenti RAI, e i rimanenti scelti di volta in volta tra gli aspiranti che si presentavano agli studi. Era un pubblico selezionato perché non si trattava solo di spettatori passivi, ma protagonisti essi stessi dell’animazione, gridando, cantando, e sebbene fosse solo un programma radiofonico, abbigliandosi alla moda beat e ballando. Alcuni dei ragazzi erano anche personaggi noti o lo divennero successivamente: Mita Medici, Giuliana Valci, Renato Zero, Giancarlo Magalli, Valeria Ciangottini, Donatella Turri e, appunto, Gianni Pettenati, che, in gara nel 1966 con questo brano, ottiene la sua consacrazione. La sigla originaria, T-Bird, era eseguita da Rocky Roberts accompagnato dal suo gruppo, gli Airedales (il brano è stato poi inciso anche in cover dai New Dada di Maurizio Arcieri). Gli ascolti radiofonici vanno a gonfie vele e BANDIERA GIALLA diventa marchio di qualità: nei negozi di dischi per la prima volta appare sul alcuni 45 giri una bandierina che certifica la vittoria settimanale ottenuta da quella canzone durante la trasmissione radiofonica assurta, nel frattempo, a tempio della nuova musica nazionale ed internazionale. Bandiera gialla è stato un successo internazionale, ha venduto oltre 10 milioni di copie, questo nome è stato scelto per una discoteca di Rimini, per l’omonimo album di Ivan Cattaneo e per una trasmissione televisiva di Red Ronnie.
Sempre nel 1966 Pettenati si presenta nella squadra di Claudio Villa (sa Dio perchè) nella trasmissione tv SCALA REALE, dove ottiene tantissimi voti. Il pezzo schizza subito in classifica e ci resta per sette settimane, giungendo fino al quarto posto.
gianni pettenati i ragazzi di bandiera giallaBANDIERA GIALLA ispira anche un film del 1967 I ragazzi di gianni pettenati i ragazzi di bandiera gialla 2Bandiera Gialla, musicarello diretto dal regista cinematografico Mariano Laurenti.con Gianni Pettenati, Marisa Sannia, Fabrizio Moroni, Renata Pacini, Mario Mattoli (il regista appare come comparsa nei panni di un ufficiale medico), Riccardo Garrone, Flora Lillo, Patty Pravo, Rocky Roberts, Airedales, Toni Ucci, Anna Campori, Teodoro Agrimi, Franco Morici, Gianni Boncompagni, Ricky Shayne, Lucio Dalla, Gian Pieretti, Claudio Trionfi, The Primitives, The Sorrows, Gli Idoli, Renato Zero, Equipe 84.
Bandiera gialla incisa sempre nel 1966 da Patty Pravo (brano marchio della famosa discoteca Piper di Roma), è ancora oggi tra i brani musicali italiani più venduti e graditi dal grande pubblico, è il maggiore successo di Pettenati ed è nell’immaginario collettivo, è una delle hit degli anni ’60, quella che maggiormente si identifica nel decennio del boom economico italiano, Bandiera gialla è un brano cult degli anni ’60, una canzone ancora oggi tra i brani musicali italiani più venduti e graditi dal grande pubblico, quella con cui è identificato ancora oggi Pettenati che non riuscirà più a ripetere tale exploit.
gianni pettenati figurinaNel 1967 Gianni presenta al Festival di Sanremo, in coppia con Gene Pitney, il brano La rivoluzione di Mogol-Soffici, la canzone viene dapprima eliminata e poi ripescata dalla giuria, viene citata da Luigi Tenco nell’ultimo biglietto, unitamente a Io, tu e le rose di Orietta Berti, quale una delle ragioni del suo tragico gesto. La rivoluzione si affaccia ancora in hit parade ma è un fuoco di paglia, sempre nel 1967 Gianni Pettenati partecipa a Un disco per l’estate con “Io credo in te”e al Cantagiro con “Un cavallo e una testa” (scritta da Paolo Conte), quindi a Scala Reale in squadra con il vincitore di quell’anno, Claudio Villa, e con Iva Zanicchi, battendo Gianni Morandi, Sandie Shaw e Dino.
Nel 1968 Pettenati torna al Festival di Sanremo, questa volta in coppia con Antoine, presenta La tramontana, brano molto fortunato che arriva in finale e che il cantante piacentino ripropone ancora oggi durante le sue serate. “La tramontana nella mia versione vendette 800.000 copie, in quella di Antoine 1.5000.000 fu un grande successo”. Sempre nel 1968 incide il 45 giri Cara judy ciao (Judy in disguise)/Tango, in gara al Cantagiro, cui seguono il primo 33 giri (Gianni Pettenati 1 del 1968).
Nel 1968 pubblica due versioni de La tramontana in lingua spagnola (La tramontana/La balada de Bonnie and Clyde pubblicato in Spagna e La tramontana/Quiero volver a casa Argentina) e una versione per il mercato brasiliano (La tramontana/Voglio tornare a casa mia) sempre per il mercato spagnolo nel 1969 pubblica In mezzo al traffico/La musica continua. Nel 1969 torna sul grande schermo nel film L’amore è come il sole per la regia di Carlo Lombardi, con Mario Pisu, Piergiorgio Farina, Lydia Alfonsi, Jeanne Valerie, Dada Gallotti, Franco Ressel. Sempre nel 1969 Pettenati propone nel 1969 Les Byciclettes de Belsize/Lingering on e Caldo caldo/… e mi svegliavo (col cuore in gola). Altro successo del periodo è Les Byciclettes de Belsize è la cover dell’omonimo brano del brano di Engelbert Humperdinck, colonna sonora del cortometraggio inglese diretto da Douglas Hickox, che nel 1977 avrà un’altra cover proposta anche da Nada. “”Caldo Caldo è un pezzo di redenzione. E’ la storia di un tizio che molla la ragazza e poi si pente, vive di ricordi e spera che un giorno o l’altro torni da lui. Il pezzo è del 1969. In quell’epoca quando perdevi una ragazza invece di fare stalking le dedicavi una canzone triste.”
“Brani come Caldo caldo, Cara Judy ciao e Les Byciclettes de Belsize sono canzoni molto belle ma non hanno avuto la fortuna e le vendite di Bandiera gialla, che ha affossato, lo stesso è accaduto a Little Tony e persino a Celentano, si sono appesantite ed hanno schiacciato le altre…”
Nel 1970 Gianni Pettenati incide In mezzo al traffico/La musica continua (con i Tombstones) e Candida/È già tardi ormai (sempre con i Tombstones), nel 1973 è la volta di Par la mort dun sunadur, altri suoi successi sono Cin cin, I tuoi capricci, Ciao ragazzo ciao, Che cosa fanno gli angeli, Milano, Quel che non si fa più, Le biciclette, Non c’è domani, Per non svegliarti. Nel 1971 per Gianni Pettenati sembra profilarsi un ritorno al Festival di Sanremo ma non se ne farà nulla: “Ho avuto grandi occasioni. Dovevo essere io a cantare “4 marzo ’43” in coppia con Lucio Dalla, ma i dirigenti della Fonit Cetra subirono molte pressioni e a Dalla affiancarono l’Équipe ’84. Una grande occasione persa, quella, in una vita che vivo senza rimpianti. La Ricordi pagò 24 milioni dell’epoca, che erano 200 milioni di oggi, e mi tagliarono fuori. Avevo anche fatto il provino, io eseguivo il brano con la tromba, alla Nini Rosso, avrebbe avuto un’altra storia… Era una canzone quasi militare, molto bella, piena di poesia, sarebbe stata per me un’occasione per uscire dal clichè di Bandiera gialla, ma le cose andarono diversamente.”
Nonostante provi in tutti i modi a precorrere strade alternative, il marchio giallo della bandiera gli resta appiccicato nei secoli dei secoli, trasformandolo nel cantante di quella sola canzone.
Pettenati, pur proseguendo la sua attività dal vivo nei locali notturni, negli anni ’70 non riuscirà a bissare il successo del decennio precedente, Gianni Pettenati a questo punto cambia mestiere e diventa speaker radiofonico. Dal 1977 al 1981 lavora per Radio Stramilano dove conduce programmi musicali ed effettua interviste (presenta fra gli altri il primo disco di Vasco Rossi ed intervista Renato Zero) quindi per Radio Montestella dove ha lavorato dal 1977 al 1996 in radio e ho diretto anche “Radio Italia, solo musica italiana”. Mia figlia ha lavorato a Rtl 102,5. Ho avuto anche un rapporto stupendo con la radio, si intende la radio, le radio, degli anni ’70, oggi si ascoltano radio stupide come Radio Dimensione Suono che ci propongono Cesare Cremonini o Max Pezzali..”
Gianni Pettenati negli anni ’80 avrà, come tutti i protagonisti del boom economico, una nuova onda di popolarità in occasione del revival degli anni ’60. Gianni Pettenati partecipa con grande successo al programma televisivo Una rotonda sul mare, ispirato alla celebre canzone omonima degli anni ’60 di Fred Bongusto, ideato da Red Ronnie e trasmesso da Canale 5 nell’estate 1989 e 1990. Nella prima edizione, presentata da Red Ronnie e Marco Predolin, con la partecipazione di Massimo Boldi e Teo Teocoli, gli interpreti originali vengono chiamati a reinterpretare i propri pezzi e ad affrontarsi in una gara di scontri ad eliminazione diretta. Che ricordi hai di quell’esperienza, Gianni?
“Ritrovai tanti dei miei colleghi, persone che hanno indubbiamente segnato la storia della musica leggera italiana: Anna Identici, Betty Curtis, Bruno Lauzi , I Camaleonti, Carmen Villani, I Corvi, I Dik Dik, Dino, Don Backy, Edoardo Vianello, Enzo Jannacci, Franco Tozzi, La Formula 3, Fred Bongusto, Gian Pieretti, Gigliola Cinquetti, Gino Paoli, Gino Santercole, Louiselle, Mal, Mario Tessuto, Nico Fidenco, Nicola Di Bari, Orietta Berti, Peppino Di Capri, Piero Focaccia, Riccardo Del Turco, Rita Pavone, Sergio Endrigo, Tony Dallara, Maurizio Vandelli, Iva Zanicchi, Jimmy Fontana, Little Tony. Io presentai naturalmente Bandiera gialla, arrivai terzo, dietro Don Backy che presentò Poesia e Maurizio Vandelli che vinse con 29 settembre. Era una vittoria già decisa, tre mesi prima della finale andai a trovare Red Ronnie e vidi la copertina della ristampa di 29 settembre con la dicitura vincitrice di Una rotonda sul mare, gli dissi: beh avete già deciso le cose con molto anticipo… sai di tutto mi può mancare ma non l’intelligenza… Nella seconda edizione, presentata da Red Ronnie e Mara Venier con la partecipazione di Massimo Boldi e Teo Teocoli, interpretai La rivoluzione, mentre nella prima edizione erano in gara esclusivamente motivi degli anni ’60, nella seconda vi erano anche brani degli anni ’70. In gara c’erano, oltre ad alcuni colleghi della precedente, I Collage, I Cugini di Campagna, Daniel Santacruz Ensamble, Dario Baldan Bembo, Drupi, Franco Simone, I Nomadi, I Nuovi Angeli, Remo Germani, Leano Morelli, Marisa Sannia, Luciano Rossi, Michele, Miranda Martino, Los Marcellos Ferial, Robertino, Gianni Nazzaro, Rocco Granata, Rosanna Fratello, Stefano Rosso, Umberto Balsamo, Il Giardino dei Semplici, la seconda edizione proclamò vincitrice Patty Pravo con Pazza idea, davanti ai Dik Dik con L’isola di Wight. Il programma Una rotonda sul mare contribuì a rilanciare tanti artisti “dimenticati”. Tornai a fare serate ma per poco, avevo scelto di fare altro.”
Negli anni ’80 pubblica comunque i 45 giri Bandiera gialla/Bandiera gialla (strumentale) (1983), Bandiera azzurra/Cade la neve (1984), Come sarà domani/Ho perso te (1986), Tutto è successo all’improvviso/Una canzone per non morire (Wep, ZB 43315) e il 33 giri 1984: Bandiera Azzurra (1989), Pettenati si esibisce eseguendo nelle sue serate i brani che l’hanno reso famoso con una rivisitazione di altri brani storici degli anni ’60, ha al suo attivo anche collaborazioni artistiche con prestigiosi autori della canzone italiana.

Pettenati vanta diverse collaborazioni artistiche con prestigiosi autori della canzone italiana, incide l’ultimo 45 giri nel 1989, mentre nel 1995 incide il cd Che cosa fanno gli angeli. Critico musicale, Pettenati ha collaborato con diverse riviste musicali (Rolling Stone, Muzak, Mondo Musica ed altri): “Fin dai giovane scrivevo racconti, il lavoro di cantante mi è sempre stato stretto, non perchè fare il cantante sia un lavoro sminuente, ma perchp ti lascia tanto tempo libero, come diceva il mio amico Francesco Guccini, che ha presentato un mio spettacolo di canzoni dialettali all’Osteria delle Dame di Bologna, noi facciamo questo mestiere di merda per avere i soldi per compare i libri ed avere il tempo di leggere…”. Pettenati è autore di numerosi libri sulla storia della musica leggera italiana tra cui Quelli eran giorni – 30 anni di canzoni italiane, insieme a Red Ronnie edito da Ricordi, Mina come sono (Virgilio), Breve storia della canzone raccontata a memoria (una sorta di autobiografia edita da Ricordi), Gli anni ’60 in America Edizioni Virgilio; Io Renato Zero Edizioni Virgilio; Alice se ne va (Edizioni Asefi, storia di una ragazza che vuole fare la velina). .Nel 2008 pubblica il suo primo romanzo La vendetta degli innocenti (Carte Scoperte), quindi scrive un giallo La vendetta degli innocenti (romanzo ambientato dal 1944 al 1970)e il testo teatrale Io e Renato Zero che è andato in classifica e ha venduto 200 mila copie, un’intervista a Renato Zero fatta nel 1979.
Autore di testi teatrali, Pettenati si è anche occupato di editoria, un uomo simpatico e dai mille interessi, che ama leggere e studiare filosofia, sociologia, antropologia, letteratura, lettere antiche, scrivere libri e soprattutto godersi la famiglia.
Nel 2004 ha aperto con la moglie Daniela e con Piermario Riva un negozio per di libri per bambini, a Milano, Fata & Celeste, la libreria diventa il punto di riferimento per le famiglie del quartiere, una libreria per bambini a Milano: «Amo i libri da sempre. A casa ne ho seimila. Finalmente faccio una cosa che mi piace davvero. A me sono sempre piaciuti i libri. In via Mac Mahon c’era già una libreria per adulti e allora è nata “Fata & Celeste”, una libreria per bambini. Solo che c’erano delle spese enormi, il guadagno era del 25% e quindi bisognava venderne una caterva per coprire le spese. La libreria è un grande impegno, poi mia moglie aveva il bambino piccolo e abbiamo ceduto. Nei miei progetti c’era la voglia di avere una libreria tutta mia, per adulti, anche perché sono un esperto di libri incredibile. Di musica so abbastanza, però di libri so tutto. Non mi scappa niente.” Nel 2009, dopo soli cinque anni Fata % Celeste chiude Piermario Riva, in attività da oltre cinquan’tanni e socio di Pettenati, così si sfoga tramite il Corriere della Sera: “Ci troveremo, a breve, a dover sospendere l’attività dopo 56 anni di lavoro. E’ il destino di molte librerie milanesi, causa gli alti affitti, la concorrenza delle grandi librerie e la poca propensione alla lettura. «Se le librerie iniziano a chiudere nella città in cui si legge di più, e non in un paesino di provincia, preoccupiamoci davvero: è una tendenza che può solo aggravarsi. Siamo un Paese, nonostante tutto, ancora analfabeta di letture». Cadono nel vuoto gli appelli ai politici dei librai milanesi: “aiutateci come in Francia”, Gianni ricorda con nostalgia i tempi in cui entrava nelle librerie del centro Mina, gli intellettuali ma anche nonni,, bambini, famiglie.”. Nel 2009 la decisione di chiudere l’attività: “Milano non so di cosa si vanti oggi, è una città povera, ultraprovinciale, le persone entrano raramente in libreria, solo in prossimità delle feste natalizie per comprare un libro da regalare, non per comprare i libri e leggerli, a Milano chiude una libreria al giorno, ad Albenga ci sono sei librerie.”
Pur impegnato nelle sue molteplici attività di scrittore e libraio, ogni tanto torna ad esibirsi come cantante facendo serate revival, ha portato in scena il recital “Quei bravi ragazzi” – Breve storia della canzone italiana raccontata a memoria; uno spettacolo teatrale-musicale che ripercorre 50 anni di canzoni italiane; sul palco con Pettenati in qualità di cantante e narratore, cinque artisti: Delia Rimoldi (attrice e cantante), Raffaele Koheler (trombettista geniale della Banda Osiris e degli Ottavo Ricther), Maurizio Dosi (attore del teatro Franco Parenti di Milano e fisarmonicista) e Luca Maciachini (voce e chitarra). Lo spettacolo, in scena anche al mitico Derby Club di Milano, racconta la vita quotidiana di molti italiani dal dopoguerra ai nostri giorni
Leggo sul tuo sito, o su un sito dei tuoi fan: “Gianni Pettenati vive in via Bandiera Gialla 65, ma hai lasciato Milano? Ora sei tornato a vivere a Piacenza?
“Ahah (ride) è uno scherzo, non esiste via Bandiera Gialla a Piacenza, però ho lasciato Milano per Albenga, oggi vivo in Liguria. Milano era una città stupenda, ben amministrata, la locomotiva d’Italia, poi è stata rovinata, distrutta dalla Lega, dalla Moratti ed oggi da Pisapia…”
Leggo sempre sul sito: “collezionista di vini pregiati, tifoso del Piacenza, vizio della sottana…”

“Cosa vuoi che ti dica, mi piace il buon vino, il vizio della sottana non ha nulla a che vedere con il vino.. il Piacenza purtroppo sta andando male è in prima categoria, la sottana piace a tutti gli italiani… (ride). Sono un uomo felice, nella mia vita ho fatto tante cose, ho due figlie, avute da due matrimoni, che adesso sono laureate, una è capo ufficio stampa, poi ho un figlio che ha 11 anni e che mi da molte soddisfazioni.”
Hai intenzione di tornare in sala d’incisione?
“Assolutamente. Alla mia veneranda età non faccio come Albano che a 70 anni è andato al Festival o vado a vincerlo come Roberto Vecchioni o niente. C’è un tempo per ogni cosa. Ho 68 anni, cosa vuoi che vada a Sanremo? Non ho neanche voglia di andare in giro a fare concerti, due ore su un palco. Se è per un revival, canti qualche canzoncina per 40 minuti, la gente canta, si diverte, mi diverto anch’io, specie all’aperto d’estate. Non sono come quei cantanti dei favolosi anni Sessanta che si fanno riesumare per un reality o per cantare da Barbara D’Urso a Capodanno. Al massimo canto un paio di canzoni d’estate e partecipa a qualche trasmissione sulle radio private.”
Hai un sogno nel cassetto?
No! Assolutamente. I sogni è bene che non si realizzino mai, devo sempre rimanere desideri. Un po’ come il mago di Oz. Quando un sogno lo realizzi, devi subito cercarne un altro. La vita devi viverla senza uno scopo, allora la vivi bene. La vivi giorno per giorno o come diceva Ennio Flaiano “alla mezz’ora”.
A chi vorresti dire grazie?
Non lo so, forse a nessuno. Un grazie ai miei genitori… io sono il sedicesimo di 17 figli. Un grazie particolare a mia madre che mi ha allevato in modo sano, pulito, con tanto buon senso. Mi ha insegnato a non inventarmi dei sogni più grandi di me e a non illudermi mai. Quando ho cominciato a fare questo lavoro mi ha detto “Gianni, prendi quello che viene, tanto prima o poi finirà”. Difatti così è stato. Adesso sono sereno, mi godo la famiglia e devo dire che non sono uno che sognava una grande carriera. Di Sinatra e Elvis ce ne sono stati solo uno.
Come vedi il mondo musicale del giorno d’oggi?
Un disastro (risata). Insopportabile, non lo reggo. I vari Max Pezzali, Cesare Cremonini, che vadano a lavorare, non sanno cantare… Laura Pausini a volte canticchia, altre canta come una gallina strozzata, Jovanotti ve lo tenete voi… Oggi c’è solo uno che sa cantare che è Tiziano Ferro e basta. Gli altri sono tutti delle mezze calzette.. Io non ho mai detto bugie… basta dire sono colleghi… ma colleghi di cosa? Io ho fatto il Conservatorio, la Scuola del Piccolo Teatro, ho conosciuto i grandi della musica leggera, ti sto parlando di Lauzi, Tenco, Bindi, Battisti, non di merducce come Fabri Fibra…”
Rivedi qualcuno dei colleghi di un tempo?
“Rivedo Mal, i Dik Dik, Renato dei Profeti, ma più che delle persone ho nostalgia del tempo in cui, come direbbe Fossati, la musica ci girava intorno.”
Quali sono i tuoi hobby quando non lavori?
Io non ho hobby. Leggo libri, studio, approfondisco. Ho fatto l’università di pedagogia, non ho finito, perché mi mancavano 4 esami alla tesi, però poi non mi importava niente fare l’insegnante di pedagogia. Hobby proprio non ne ho, anzi credo che sia una cretinata. C’è il divertimento fine a se stesso, tanto per passare il tempo. Penso che ogni cosa abbia una sua finalità produttiva.

Negli ultimi anni hai presentato un nuovo progetto: uno spettacolo che si muove attorno alla figura di Luigi Tenco, Ragazzo mio, un giorno ti diranno, alle sue canzoni e a quelle dei grandi interpreti-amici di Gianni e Luigi (da Paoli a Lauzi, Conte, Bindi…). Monologhi intensi, scritti dallo stesso Pettenati, si alterneranno ai brani musicali. Suoi compagni di viaggio saranno tre ottimi musicisti: Elena Zoia (voce e cori), Cesare Bonfiglio (chitarra), Maurizio Dosi, fisarmonica.
Da cosa nasce questo nuovo progetto? Cosa provasti nell’apprendere che Luigi Tenco indicò il brano da te cantato, La rivoluzione, nell’ultimo biglietto quale una delle ragioni del suo suicidio?
Nelle serate oltre a Tenco riproponi brani del tuo repertorio? Se si quali?
“Di Tenco Vedrai vedrai, Mi sono innamorato di te, Ho capito che ti amo, ed altri brani meno conosciuti del suo repertorio, stesso discorso per le mie canzoni, a parte Bandiera gialla, che tutti mi chiedono, La rivoluzione, La tramontana, canto i brani dei quali ti parlavo prima (Caldo caldo, Cara Judy ciao e Les Byciclettes de Belsize) canzoni molto belle ma che non hanno avuto la fortuna, ed alcune evergreen degli anni ’60, come Azzurro di Celentano”.
Lo spettacolo è stato portato in giro per la Lombardia, ma presto sarà itinerante per l’Italia, dopo Vigevano, Varese ed altre città lombarde, il 4 dicembre 2013 Gianni si è esibito al Teatro Comunale di Piacenza, un ritorno nella sua città natale, che effetto ti ha fatto ritornare?
“Di Piacenza, la mia città, ho in mente ogni dettaglio. Come fosse un film. Era una città che non avrei mai voluto lasciare. Me ne sono andato all’improvviso e ancora oggi ho l’impressione di avere un debito di riconoscenza infinito verso Piacenza, che mi ha preso e poi mi ha lasciato andare.”
Il tuo Tenco proseguirà?
“Certo, sarò al Teatro Ariston di Sanremo, a Torino, e in tantissimi teatri da 400 persone in diverse città italiane; nel febbraio-marzo 2014 uscirà un mio nuovo libro”
Il complimento più bello che hai ricevuto?
Me l’ha raccontato Renzo Arbore, che lavorava a radio America. Mi ha detto che Paul Anka ha mandato una e-mail a questa radio dopo aver sentito “My Way”, chiedendo chi fosse l’artista che l’ha cantata, perché dopo quella originale di Frank Sinatra, è la versione più bella che ha sentito. Renzo Arbore gli ha risposto che è un cantante italiano, Gianni Pettenati. E Paul Anka gli ha risposto:”Avete in Italia un cantante che canta così bene? Perché non viene in America?”.
Un bilancio della tua vita.
“una vita che vivo senza rimpianti, felice della mia famiglia, due figlie e un bimbo, Gianlorenzo Celeste, che è proprio il Celeste dell’insegna che caratterizzava il mio negozio di libri, mentre la Fata è mia moglie Daniela.
Tutti ti identificano con Bandiera gialla, ma hai fatto tante altre cose nella vita, spero di avere fatto chiarezza, anche se Bandiera gialla rimarrà il tuo tormentone, te la porterai dietro per sempre:
“Pensa che ho appreso tramite un blog che è stata suonata al Circolo Boeri di Piacenza dopo All The Small Things dei Blink-182, un pezzo in cui i ragazzini si spintonano, cadono per terra, battono la testa e ridono tantissimo: il dj ha buttato su Bandiera Gialla a tutto volume. “Sì, questa sera è festa grande, noi scendiamo in pista subito; e se vuoi divertirti vieni qua, ti terremo fra di noi e ballerai”. Pura poesia, quasi come i testi dei Ricchi e Poveri. E’ una canzone che “arriva”, come direbbe Mara Maionchi. I ragazzini che si ballavano al Boeri la sapevano a memoria, ma probabilmente non avevano la minima idea che fossi io a cantarla. Perché Bandiera Gialla è una di quelle canzoni immortali di cui i giovani non conoscono l’autore. Bandiera Gialla è una di quelle canzoni che rovinano un cantante. Magari fa tante altre cose migliori, ma tutti chiedono sempre quella. Ci resti sotto. Ti marchia a vita. Non mi dà fastidio, sono contento quando vede che la gente la canta a memoria durante le mie rare esibizioni, Bandiera gialla non la abbandono e non la rinnego, ci mancherebbe. Ma sono un po’ stufo. È come una figlia, ma ormai ha 47 anni: è ora che si sposi con qualcuno e mi lasci perdere”.
Nel dicembre 2013 Gianni Pettenati è stato ospite di STILE ITALIANO LA STORIA DELLA CANZONE ITALIANA RACCONTATA DAI SUOI PROTAGONISTI, programma radiofonico ideato e condotto da Massimo Emanuelli, nel quale il professore, giornalista e speaker milanese ricostruisce la storia della canzone italiana attraverso interviste ai cantanti rifacendo indirettamente la storia d’Italia dagli anni ’60 ai nostri giorni.   

Con il decreto del Presidente della Repubblica dell’1 marzo 2018 viene concesso a Gianni Pettenati un assegno vitalizio di 24 000 euro annui per aver illustrato la Patria in applicazione della legge Bacchelli.

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