Chi entra Papa in conclave ne esce Cardinale. Sono ben otto i nomi dei possibili candidati a sindaco di Milano per il centrodestra. Ragiono da analista e da storico di Milano non da tifoso (mai stato tifoso di qualcuno, questa la mia fortuna e, al contempo, la mia sfortuna, sono inviso a molti ultras di destra e di sinistra per questo…). Alcuni degli otto candidati erano a parer mio impresentabili e con poche chances di affermarsi sul sindaco uscente Beppe Sala, considerato già vincitore al primo turno dai suoi ultras. Come scrivevo qualche settimana fa eccezion fatta per il secondo mandato di Gabriele Albertini e per Letizia Moratti si è sempre andati al ballottaggio, solo un clamoroso autogol del centrodestra proponendo un impresentabile potrebbe fare vincere Sala al primo turno. Altri candidati del centrodestra avrebbero potuto contendere a Beppe Sala la vittoria al ballottaggio. Dal 2016 sostengo che le elezioni non le vinse Beppe Sala ma decise di perderle Stefano Parisi. Parisi, al quale va l’onore delle armi, ha recentemente lasciato la politica ed è tornato al suo lavoro (si Parisi, come anche Sala, ha sempre lavorato, a differenza di molti grillini che non hanno mai lavorato in vita loro, infatti una città produttiva come Milano non ha mai dato molti voti ai 5 Stelle e, sondaggi alla mano, ormai i grillini in Milano città avranno risultati bassissimi). “Parisi – ha dichiarato Stefano Bolognini – non aveva avuto un grande empatia e capacità di coinvolgimento delle anime della città. E abbiamo perso di poco. Se troveremo un candidato che saprà fare questa contaminazione positiva possiamo giocare per vincere. Partiamo da questo identikit e da questo schema.”
Degli otto nomi dei possibili candidati del centrodestra soltanto uno, a parer mio, avrebbe potuto contendere a Sala la vittoria per poche migliaia di voti (come accadde nel 2016 con Parisi) e magari sorpassarlo al primo turno. Un non politico, apprezzato dalla società civile, un homo novus, un nuovo Albertini. Certo il sindaco Sala è avvantaggiato per essere il sindaco uscente, ma ha anche lo svantaggio di amministrare la città nel momento più difficile della sua storia dal dopoguerra. Certe uscite “a capocchia” (per usare un’espressione di Vincenzo De Luca) del primo cittadino di Milano gli hanno fatto perdere voti, al fine di avere maggiore consenso elettorale il primo cittadino ha fatto alcune scelte che potrebbero per lui rivelarsi un boomerang: quando si governa si accontenta qualcuno ma si scontenta qualcun altro. Bisognerà capire se con certe scelte il primo cittadino ha accontentato la maggioranza dei milanesi e scontentato una minoranza, o viceversa. Il sindaco è in piena campagna elettorale, non solo cerca il consenso di categorie di cittadini, ma è in piena campagna acquisti. Nel 2016 riuscì ad accorpare quasi tutti, eccezion fatta per i radicali e l’estrema sinistra, ora ha già incassato il sostegno dei radicali e dei verdi, ha un patto di non belligeranza con i 5 Stelle (che lo sosterranno al ballottaggio) ed ora, non contento, manda segnali anche ad altre liste, considerate con disprezzo o ininfluenti dai suoi ultras.
In merito al candidato del centrodestra Matteo Salvini, dal canto suo, intervistato oggi ad Aria Pulita, programma storico di 7Gold condotto da Simona Arrigoni ha dichiarato: “”Ci sono tante persone, ma io una persona ce l’ho, non un politico ma uno vicino al volontariato. E’ il momento in cui i partiti facciano un passo indietro. Ma ne parlo prima con gli alleati e non in tv”. L’annuncio è criptico ma per chi conosce la politica milanese, gli umori dei milanesi e lo stesso Salvini non tanto e, infatti, salvo colpi di scena, Matteo Salvini stavolta ha forse compreso le qualità che deve avere il candidato sindaco da contrapporre a Beppe Sala. Da anarchico-liberal-socialista-padano credo di avere capito il nome al quale allude velatamente Matteo Salvini, ma da liberale ho sempre il dubbio, pertanto non escludo un ulteriore colpo di scena e magari un mio errore nell’avere individuato il nome della persona e il candidato sarà un altro. Ma l’errore, sia chiaro, non sarà mio, ma del centrodestra che sbagliando candidato riconsegnerà Milano a Beppe Sala.