I Jalisse a Milano e a Sanremo 2024?: metti un sabato sera con I Jalisse. Fabio apre ricordando Gigi Vesigna e Toto Cutugno. “Baggio ci ha portato fortuna

Ovazioni, tripudi, parco gremito ieri sera al concerto milanese dei Jalisse organizzato dal Municipio 7 di Milano. Spopolano a Baggio, ma anche in tutti i loro concerti, apprezzatissimi in Australia anche grazie alla nostra Radio Blu Italia (l’emittente della comunità italiana in Australia) che diffonde i miei programmi in replica.

I Jalisse al Premio Gigi Vesigna? Accanto ad altri grandi della storia della canzone, della televisione e dell’editoria? Ne stiamo parlando a giorni decidiamo. Il Premio Gigi Vesigna edizione 2023 si svolgerà domenica 29 ottobre alle 15 presso il Circolo El Salvadanèe di Milano, ingresso libero fino ad esaurimento posti per prenotarsi inviare una mail a storiaradiotv@tiscali.it

GIGI VESIGNA E “IL CASO JALISSE”

Era il 1997 e il duo veneto dei Jalisse (Fabio Ricci ed Alessandra Drusian) trionfava al Festival di Sanremo. “Quell’anno – mi ricordava il compianto Gigi Vesigna, uno dei miei maestri – non c’erano pastette particolari, vinse la canzone migliore”. Ma il duo – sempre secondo Vesigna – era totalmente autoprodotto e ciò scatenò l’ira delle major.

Subito dopo il Festival scoppiò una polemica (da quanto mi ricordo non è mai esistito un Festival di Sanremo senza polemiche…) i Jalisse vengono accusati di plagio, di essere protetti dalla coautrice e produttrice del brano Carmen Di Domenico, compagna di Sergio Bardotti, autore del Festival. Vesigna, il “grande vecchio del giornalismo dello spettacolo italiano, spiegò che la vittoria dei Jalisse era limpida, ma non appatenendo essi al sistema si fece poi di tutto per boiccottarli. I Jalisse partecipano di diritto, come previsto dal regolamento, all’Eurovision Song Contest edizione 1997 che si svolge a Dublino, ma succede qualcosa di strano. Nel 2001 Ettore Andenna, conduttore italiano di quell’edizione, spiega che i Jalisse erano i favoriti: “trascinato dall’entusiasmo delle varie quotazioni degli scommettitori inglesi, scomissi venti sterline. Poco prima di andare in onda dissi al mio capostruttura che i bookmakers li davano vincenti, o comunque al secondo posto. Mi fu risposto che la trasmissione andava bene, ma che io avevo buttato venti sterline, anche i bookmakers possono sbagliare… Mi è sempre rimasto il dubbio standomene zitto e non facendomi trascinare dall’italico entusiamo forse avrei fatto un favorone ai Jalisse…” Andenna cita un comportamento identico nell’edizione 1993 con Enrico Ruggeri. I Jalisse si sfogano con Il Gazzettino:

“Fummo silurati perchè la Rai non ne voleva sapere di organizzare la manifestazione in Italia, come sarebbe toccato se avessimo vinto (…). Tornati dall’Eurofestival fummo cancellati. Dovevamo fare il Festivalbar, tornare a Sanremo con un brano di Morra e Maurizio Fabrizio. Niente, ci hanno messo contro tutti, hanno cominciato a dire ad altri cantanti “farete la fine dei Jalisse”. Per anni abbiamo presentato pezzi, anche musicati da Bacalov o su parole della Montalcini. Abbiamo capito che non è il pezzo, ma noi che non vogliono“.

Nel 2009, dopo otto anni di silenzio, Gigi Vesigna pubblica il libro Vox populi. Sessant’anni della nostra vita, con prefazione di Antonio Ricci, praticamente la storia d’Italia attraverso il Festival di Sanremo. Del resto Vesigna colonna del giornalismo italiano è stato l’unico che per quasi mezzo secolo si è sciroppato tutte le edizioni del Festival anche se mi precisava: “solo due volte sono entrato all’Ariston, dove mi misero in prima fila, io ho sempre preferito la sala stampa in mezzo a 400 colleghi che fanno a gara a chi è più pirla, oppure una saletta dell’Hotel Royal davanti ad un televisore che è il modo migliore per giudicare quello che vedi e che senti, perché è quello che vede e sente il pubblico da casa”. E, ancora, negli ultimi anni, credo fosse proprio il 2009, non mise più piede a Sanremo e mi consigliò di farlo pure io, non certo per problemi di anagrafe, ma perché “Sanremo si riempiva di saccenti”. Chissà cosa penserebbe oggi il grande Gigi con la sala stampa aperta a “pirla” che vanno a Sanremo a proprie spese esibendo loghi di radio che hanno solo nomi ridondanti o modesti, fanno selfie assurdi e danno notizie banali e scontate, o copiate pedissequamente dal sito della Rai… Nel libro Vox populi fin dalla prefazione di Ricci e anche alla presentazione dello stesso, io ero presente, c’era anche Toto Cutugno, ricordato ieri sera da Fabio, Vesigna parla di un Sanremo ante Jalisse e di un Sanremo post Jalisse, e rende pubbliche alcune cose che fino a quel momento aveva rivelato a noi pochi amici fidati. Del resto Vesigna non è stato solo inviato, direttore del settimanale più popolare in Italia, ma anche giurato, selezionatore delle canzoni, inventore e coordinatore del Festival per voci nuove di Castrocaro, co-conduttore del “Dopo Festival”. Dopo avere raccontato aneddoti, curiosità, censure e interessi, e non, della manifestazione canora italiana più famosa al mondo, riapre il “caso Jalisse”. “Evaporarono presto a causa dell’ostracismo degli ‘addetti ai lavori’…. Dopo il 1997 vincere Sanremo non fu più importante. Dopo due mesi il cantante vincitore viene matematicamente dimenticato. La manifestazione si è trasformata da gara canora a trasmissione televisiva“.

Certo è il caso dei Jalisse, di Marco Carta, del bravissimo Giovanni Caccamo e di tanti altri, Gigi però non poteva prevedere, se fosse qui con noi l’avrebbe intuito il fenomeno Maneskin.

I Jalisse dal 1998 presentano nel frattempo ogni anno un brano per Sanremo e puntualmente sono scartati, su di loro regna il silenzio. Nel 2018 ritrovo casualmente Fabio e involontariamente riapro il “caso Jalisse” nel corso della trascinare radiofonica Stile italiano la storia della canzone italiana raccontata dai suoi protagonisti. Dopo avere riscontato che gli italiani all’estero (ma non solo loro) apprezzano i Jalisse (la trasmissione è molto seguita sia dagli italiani all’estero e un’emittente della comunità italiana in Australia ne ha acquisito i diritti) parlo del Premio Gigi Vesigna, Fabio (come tutti gli artisti) ricorda con affetto Gigi e cita en passant il libro Vox populi. Io getto benzina sul fuoco e ricordo che Vox populi era anche il nome del gruppo nel quale molti anni prima lo stesso Fabio Ricci esordì come cantante e chitarrista. Fabio si lascia andare, si sfoga, poi torna in un’altra mia trasmissione (L’angolo della scuola, il mio format storico andato in onda fino al giugno scorso), ma poi la cosa muore li. Di nuovo shakespiriano silenzio sui Jalisse.

Passiamo al 2021 quando è Il Fatto Quotidiano a riaprire il “caso Jalisse”.
“Il nostro percorso artistico va avanti a prescindere da Sanremo. Noi ci definiamo degli artigiani della musica, siamo come un piccolo fornaio che produce il pane caldo al mattino. Durante il lockdown è nato l’album ‘Voglio emozionarmi ancora‘. Noi abbiamo scritto testo e musica, arrangiamenti. L’abbiamo suonato, cantato e mixato. All’interno c’è anche la canzone esclusa da Sanremo nel 2021. Non è che ci siamo messi a piangere o abbiamo sbattuto i pugni sul tavolo. Non stiamo fermi ad aspettare il prossimo Sanremo. Uno dei brani di quell’album è diventato la colonna sonora di un docu-film, che sta partecipando a diversi concorsi internazionali. Abbiamo lavorato con la professoressa Montalcini, con il carcere di San Vittore, con le scuole. Facciamo il nostro lavoro, magari con meno visibilità, ma continuiamo a farlo”.

E siamo ai nostri giorni: i Jalisse, ospiti de La volta buona, programma di Rai1 condotto da Caterina Balivo affiancata dal professor Umberto Broccoli colto, fine e garbato esperto di storia della radio, della canzone (e non solo) annunciano di avere un grande progetto per il 2024 e che non hanno nessuna intenzione di rinunciare al Festival di Sanremo edizione 2024, nonostante i 26 rifiuti ricevuti dal 1998 al 2023 dalla direzione artistica che si occupa di selezionare i brani da presentare in gara, ruolo ricoperto dal 2020 da Amadeus.

A perorare la causa dei Jalisse ci ha pensato Caterina Balivo, che si è rivolta direttamente ad Amadeus: “Senti Ama, senti, te lo dico all’orecchio tanto siamo solo io e te: facciamo che sia questa la volta buona”.

Parafrasando il grande Nino Manfredi: “fusse che fusse la vorta bbona”…

Sabato prossimo i Jalisse saranno a Milano, ospiti di una meritoria iniziativa del Municipio 7, sarà un’occasione per rivedere Fabio ed Alessandra, poi chi vivrà vedrà.

Un saluto ai Jalisse, un ringraziamento a Silvia Fossati, Presidente Municipio 7, Guazzolini che cosa combini?

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