Mario Monicelli e la radio, il ricordo di Massimo Cotto. 12 anni fa moriva Mario Monicelli re della commedia all’italiana (29 novembre 2020 – 29 novembre 2010)

Era il 1984, il mio primo anno a Stereonotte. Torno a casa e ascolto i messaggi sulla segreteria telefonica. C’è una voce che dice, dura e vagamente seccata: “Sono Monicelli. Mi chiami a questo numero”. Io penso: quel Monicelli? Che cosa può volere da un ragazzino come me? Chiamo. È davvero quel Monicelli. Dice che ha ascoltato la mia ultima puntata e si è innamorato di un disco che ho trasmesso, è andato a cercarlo in tutti i negozi di Roma senza trovarlo. Ed è incazzato: “Che senso ha mettere dei dischi che non si trovano?”. Io, con il cuore a mille, gli propongo un baratto. Se mi regala due ore della sua vita, io gli regalo il vinile. Lui accetta. Il giorno dopo sono a casa sua. Le ore insieme diventeranno molte più di due. Io ero come un bambino davanti alle giostre. Prima di salutarmi, quando un tramonto indimenticabile scende su Roma, mi lascia l’insegnamento più grande: “Ricordati, se fai un lavoro che ti piace, hai il diritto di dire che sei stanco, ma non di lamentarti perché sei stanco”. Non ho mai dimenticato quella frase e ho seguito i suoi consigli”

Massimo Cotto

Massimo Cotto (e Mario Monicelli) e la radio

Il 29 novembre 2010 moriva a Roma Mario Monicelli, regista della commedia all’italiana. Nato il 15 maggio 1915 nella capitale da una famiglia di origini mantovane (precisamente di Ostiglia), il padre Tomaso Monicelli era un giornalista, critico teatrale e drammaturgo de Il Resto del Carlino e dell’Avanti!, dopo avere frequentato le scuole elementari a Roma, Mario si trasferì a Viareggio con la famiglia dove frequentò le scuole medie, da qui il suo amore per la cittadina marittima toscana: Monicelli infatti elesse Viareggio sua città natale, Trasferitosi a Milano ultimò gli studi liceali e si iscrisse all’Università. Conobbe e frequentò Riccardo Freda, Remo Cantoni,  Alberto Lattuada, Alberto Mondadori e Vittorio Sereni con i quali fondò il giornale Camminare, occupandosi di critica cinematografica, la testata ebbe breve durata, soppressa dal regime fascista perchè considerata “socialisteggiante”. Monicelli tornò quindi in Toscana dove si laureò in Lettere e filosofia all’Università di Pisa, nel 1934 girò il suo primo cortometraggio, Cuore rivelatore, ispirato all’omonima opera di Edgar Allan Poe, bollato dal regime fascista come “cinema paranoico”. Nel 1935 girò il suo primo lungometraggio, I ragazzi della via Paal, tratto dall’omonimo romanzo dell’ungherese Ferenc Molnár con il quale fu invitato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Monicelli lavora quindi come assistente alla regia di Augusto Genina (Lo squadrone bianco) e Giacomo Gentilomo.

Nel dopoguerra è aiuto regia di Pietro Germi nel film Il testimone, quindi è scelto come sceneggiatore da Steno, nel 1946 si suicida il padre Tomaso: «Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto.»

Dal 1946 fino all’inizio degli anni ’50 Stefano Vanzina (Steno) e Mario Monicelli formano una coppia di sceneggiatori che scriverà alcune delle commedie più interessanti del dopoguerra, molte delle quali interpretate da Totò (Guardie e ladri, Totò e le donne, Totò cerca casa, Totò e i Re di Roma. Totò e Carolina ed altri), quindi collaborò, sempre come sceneggiatore, con Federico Fellini nel film di Pietro Germini In nome della legge. Nel 1957 vinse il premio al miglior regista al Festival di Berlino con Padri e figli. Con I soliti ignoti (1958) ha inizio la commedia all’italiana, seguono La grande guerra (1959, Leone d’oro, ex aequo con Il generale della Rovere di Roberto Rossellini, nomination all’Oscar al miglior film straniero). Negli anni ’60 gira: Risate di gioia (1960), l’episodio Renzo e Luciana in Boccaccio ’70 (1962), I compagni (1963),

Gente moderna in Alta infedeltà (1964), Casanova ’70 (1965), l’episodio Fata Armenia in Le fate (1966), L’armata Brancaleone (1966), La ragazza con la pistola, l’episodio La bambinaia in Capriccio all’italiana (1968), Toh, è morta la nonna! (1969). Negli anni ’70 seguono altri successi: Brancaleone alle Crociate (1970), l’episodio Il frigorifero in Le coppie (1970), La mortadella (1971), Vogliamo i colonnelli (1973, film selezionato al Festival di Cannes), Romanzo popolare (1974, nomination all’Oscar), Amici miei (1975), Caro Michele (oro d’argento al Festival di Berlino) e il film collettivo Signore e signori, buonanotte (1976), gli episodi Autostop e First Aid in I nuovi Mostri (1977). Proprio con il 1977 non si ride più, la commedia all’italiana riflette il periodo buio del terrorismo con Un borghese piccolo piccolo, cui segue: Viaggio con Anita (1979). Negli anni ’80 gira: Temporale Rosy (1980), Camera d’albergo (1981), Il Marchese del Grillo (1981) Amici miei atto II (1982), Bertoldo Bertoldino e Cacasenno (1984), Le due vite di Mattia Pascal (1985), Speriamo che sia femmina (1986), I picari (1988). Negli anni ’90 è la volta de: Il male oscuro (1990), Rossini! Rossini! (1991), Parenti serpenti (1992), Cari fottutissmi amici (1994, orso d’argento al Festival di Berlino), Facciamo paradiso (1995), Panni sporchi (1999). Fu anche attore e lavorò come regista anche per la televisione, nel 2006, all’età di 91 anni, Monicelli tornò sul set per dirigere Le rose nel deserto. Elettore del Partito Socialista Italiano e, in seconda Repubblica, di Rifondazione Comunista,il 5 dicembre 2009 parla dal palco del No Berlusconi Day e pronuncia parole molto dure contro il governo e la classe dirigente, intervistato a Sottovoce, confessa a Gigi Marzullo di non avere paura della morte ma di temere moltissimo il momento in cui smetterà di lavorare perchè si annoierebbe tantissimo. Nel 2010 prende parte alla realizzazione del cortometraggio L’ultima zingarata, omaggio al suo Amici miei, nel quale interpreta il ruolo del professor Sassaroli.

Ormai minato da un cancro alla prostata in fase terminale, la sera del 29 novembre 2010 verso le 21 decide di togliersi la vita gettandosi nel vuoto dalla finestra della stanza che occupava nel reparto di urologia dell’opedale San Giovanni dell’Addolarata, sarà l’ultimo gesto di un grande italiano.

Unitamente a Dino Risi e a Luigi Comencini, Mario Monicelli è stato il regista che con il suo stile ha intrepreto maggiormente i contenuti della commedia all’italiana. Ha sceneggiato Totò, diretto Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Vittorio Gassmann, Paolo Villaggio, Monica Vitti ed altri grandi della storia del cinema italiano della seconda metà del ‘900. Nei suoi film è ripercorsa con ironia la storia d’Italia (La grande guerra, I compagni), il medioevo (L’armata Brancaleone, Brancaleone alle Crociate, Bertoldo Bertoldino e Cacasenno), gli anni del boom economico, gli anni di piombo (Vogliamo i colonnelli, Un borghese piccolo piccolo), i problematici rapporti fra generazioni (Parenti serpenti). Monicelli ha ritratto alla perfezione sul grande schermo un’Italia tragicomica, «Non ho nostalgia di nulla. Ma che rabbia l’Italia di oggi» diceva nel corso di una delle sue ultime interviste, sono passati dodici anni dalla sua scomparsa e l’Italia di oggi è peggiorata…

Massimo Cotto (e Mario Monicelli) e la radio.

Notizie storiche, cronologia delle trasmissioni ed oltre 200 interviste

I due volumi vengono racchiusi in cofanetto.

https://www.librioltre.it/biblioteca/store/comersus_viewItem.asp?IdProduct=3591

https://www.ibs.it/avventurosa-storia-della-radio-pubblica-libro-massimo-emanuelli/e/9791280649102

https://www.mondadoristore.it/avventurosa-storia-Radio-Massimo-Emanuelli/eai979128064910/

https://www.hoepli.it/libro/l-avventurosa-storia-della-radio-pubblica-italiana-vol-1/9791280649102.html

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