Beppe Recchia

Beppe Recchia

 IL PRIMO REGISTA DELLE TV PRIVATE

di Massimo Emanuelli

BEPPE RECCHIA 2

Giuseppe Recchia, detto Beppe, nasce a Pontenure (Piacenza)  il 21 maggio 1934, frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, nel 1960 entra in Rai. Come autore e regista firma numerose trasmissioni di successo: E noi qui (1965) programma condotto da Giorgio Gaber e Otello Profazio (si firmava ancora Giuseppe Recchia), Settevoci (sostituisce la prima regista Maddalena Yon), Dicono di lei (1969), Misteri d’Italia (1970), Settenote (1970), Come quando fuori piove (con Raffaele Pisu, 1970), La freccia d’oro (1971), Il buono e il cattivo con Cochi e Renato (1972), Ah l’amore con Sandra Mondaini e Franca Valeri (1972), Il poeta e il contadino con Cochi e Renato (1973), Canzonissima (1973). E’ del 1973 la sua prima (ed unica) esperienza di regista cinematografico: La piazza vuota, un film intellettualistico, non molto compreso perché all’avanguardia rispetto ai tempi. Recchia inizia a collaborare con TeleBiella di Peppo Sacchi, di cui è vicino di casa, Recchia firma ancora la regia di programmi Rai, Il grande simpatico con Ave Ninchi ed Enzo Cerusico (1975) e l’edizione di Canzonissima 1975-76, poi è fra i pionieri di TeleAltomilanese, Così Recchia ricorda i tempi goliardici delle prime emittenti private: “l’intuizione di fondo fu quella di non fare un programma da esporre alla gente come se fosse una vetrina: o mangi questo o chiudi, ma: facciamo un programma assieme. L’invenzione del pubblico come autore della trasmissione è un’invenzione che ha condizionato e condiziona tuttora il linguaggio televisivo. Si ruppe una barriera, quella barriera che separava il tubo catodico dal pubblico da casa, e che ha fatto invadere gli studi televisivi dal pubblico. Questo entusiasmo della gente verso la televisione, con un prodotto fatto a misura della persona, del territorio, di quel momento, è stata la chiave di volta del successo. C’erano poi dei programmi dove noi che facevamo un certo tipo di televisione e che eravamo in Rai, lo facevamo di nascosto, perché la Rai non gradiva la rottura del monopolio. Avevamo dei mezzi poverissimi. Io personalmente chiamai dei professionisti per dare una professionalità all’immagine, essi dovevano fare delle lezioni a dei ragazzi promettenti. Così nacque anche la professionalità di questo mezzo. Poi cercammo di chiamare, per insegnare ai giovani, direttori della fotografia, direttori delle luci, scenografi, costumisti, tutta gente, che veniva di nascosto. La cosa curiosa fu che agli inizi di TeleAltomilanese la Rai mandava degli ispettori di nascosto per vedere chi lavorava a Tam, non appena arrivavano gli ispettori molti si nascondevano per non farsi vedere. Gli ispettori facevano il loro giro, tanto sapevano che non avrebbero trovato nessuno. Appena se ne andavano tutti coloro che si erano nascosti riapparivano e riprendevano il lavoro.”
Dopo le iniziali resistenze “mamma Rai” si deve rassegnare a TeleAltomilanese e alle altre emittenti private che stanno per nascere come i funghi, anzi la Rai dovette imparare dalle piccole, prendendo atto che c’era una maniera diversa di fare televisione. Nel 1976 la seconda rete Rai propone Onda libera, una drammatizzazione, un’esasperazione, una resa grottesca di un’inesistente televisione privata, Televacca, con al centro un personaggio piuttosto nuovo, un giovane attore, Roberto Benigni, collocato dentro ad una stalla con mucche, paglia e letame. Onda libera – Televacca intende scherzare, dire che le televisioni libere sono cosa di poco. Il regista di Onda Libera è però proprio Beppe Recchia, il pigmalione dei primi programmi delle tv libere: “quale migliore idea nuova, più a la page in quel momento era la tv privata? Misi Roberto Benigni in uno studio televisivo ricavato in una stalla con vacche vere, galline, paglia, letame, con una telecamera primitiva in mano, nacque così Onda Libera. Benigni con la sua comicità già allora surreale intervistava personaggi bizzarri, il secondo cameraman veniva ripreso mentre inquadrava Benigni, risaltavamo errori tecnici appositamente. Nacque così un percorso che non si fermò solo li. Perché ad esempio l’esperienza fondamentale di Portobello nacque anch’essa dal coacervo di idee, di vento nuovo delle tv libere. Enzo Tortora è stato un personaggio fondamentale nel successo delle tv private, aveva patrocinato la storica Telebiella di Peppo Sacchi, poi, coinvolto da me nell’esperienza di TeleAltomilanese prima e di Antenna 3 Lombardia poi, fece in modo che avessimo alle spalle un personaggio di indiscutibile prestigio, messo all’indice dalla Rai in quel momento. Tortora era ben felice di questa cosa nuova che ci stava scoppiando in mano. E’ stato un periodo per chi faceva televisione assolutamente straordinario, perché abbiamo potuto inventare delle cose nuove, diverse, che onestamente ci nascevano anche un po’ sotto le mani, è stato un periodo di entusiasmo irripetibile, dal quale è nata poi la nuova televisione.”
BEPPE RECCHIA3Beppe Recchia viene chiamato da Tortora, col quale aveva lavorato a TeleAltomilanese per la regia di Portobello (1978/1981), è quindi regista di Io e tu (1978) con Vittorio Caprioli e Walter Chiari, ma firma anche al regia de LA PRIMA VOLTA CHE… in onda su Telecity. 
Con gli anni ’80 Recchia è ideatore e regista di molte fortunate trasmissioni di Antenna 3 Lombardia: Ciao come stai con Walter Chiari (1980); Il guazzabuglio (1981), con Massimo Boldi Teo Teocoli, trasmissione fucina di personaggi che saranno poi famosi nel varietà di Antonio Ricci Drive In; Meglio Gufi che mai (1982) con Roberto Brivio, Gianni Magni, Lino Patruno, Nanni Svampa; Lo squizzofrenico (1983), spettacolo condotto da Roberto Brivio con la partecipazione di Andy Luotto.
Beppe Recchia è inoltre autore e regista di Se non lo sapessi ma lo so condotta da Gerry Bruno con Massimo Boldi  e Teo Teocoli, altra trasmissione cult di Antenna 3 Lombardia. Quindi è regista di Dire, fare, baciare con I Gatti di di Vicolo Miracoli, (1983) realizzazione di Gino & Michele; O la va o la spacca condotto da Gianni Magni; ideatore e regista di Caffè doppio, presentato da Anna Mazzamauro, regista di Quiz condotto da Gino & Michele, E, ancora, Fortissimo Tv Top con Corinne Clery e Barbara D’Urso, Il trampolone con Renzo Montagnani e Daniela Poggi (1984), Bucce di banana, programma ideato da Beppe Recchia e Renzo Villa,  con Giorgio Ariani, Brambilla e Formicola, Giorgio Porcaro e Affare fatto, condotto da Ettore Andenna sempre su Antenna 3 Lombardia.
Nel 1984 Recchia subentra a Giancarlo Nicotra nella regia di Drive in, e passa alla Fininvest ma continua a lavorare con Antenna 3 Lombardia. Lascerà la storica emittente di Castellanza solo alla fine degli anni ’80 a causa del fallimento di Antenna 3, della morte di Enzo Tortora e di Enzo Gatta.
Nel 1984 parte comunque l’avventura Fininvest: la sua regia più nota è indubbiamente Drive In (1984-1986), è impossibile a questo punto ricordare tutte le regie di Recchia, cerco pertanto di elencare solo le trasmissioni più significative, quelle che rimangono nell’immaginario collettivo: Odiens (1988), Emilio (1989), Odissea (1991), una versione satirica de L’Odissea di Omero in due puntate, Buona domenica (1991-1995), La grande sfida (1992-1993), Scherzi a parte (1993), Casa dolce casa (1993), RE PER UNA NOTTE (1995), Ciao Mara (1997), Ciao Darwin (1999), Beato fra le donne (2000), Retromarsch (2000), Tacchi a spillo (2001), La piazza vuota (2001), LA CORRIDA (2002).
Beppe Recchia ha anche al suo attivo numerose regie teatrali quali, ad esempio, Pigiama per seiRic e Gian, per citare una delle ultime, effettuata anche nella stagione attuale con il titolo di Pigiama per sei di Marc Camoletti. L’ultima regia televisiva di Beppe è COLORADO CAFE’ LIVE (Italia1, 2006).
Recchia è fra i pochissimi registi italiani che si possa paragonare ad Antonello Falqui (quello de Il Musichiere per intenderci), Anton Giulio Maiano, Giuliano Procacci, Sandro Bolchi, Romolo Siena, Eros Macchi, Enzo Trapani e ai grandi che hanno fatto la storia della televisione. Beppe Recchia è morto a Milano l’8 giugno 2007.

E’ MORTO BEPPE RECCHIA. IL PAPA’ DE LA BUSTARELLA, DRIVE IN ED ALTRI PROGRAMMI DI SUCCESSO. L’INVENTORE DELLA TV POPOLARE.

IL RICORDO DI BEPPE di Maurizio Seymandi

BEPPE RECCHIA 2

Colpito da mesi da una grave malattia è scomparso venerdì 8 giugno a Milano nel primo pomeriggio, il regista Beppe Recchia. Recchia, che aveva iniziato la sua carriera in Rai, è stato il primo regista delle tv locali, fin dai tempi di TeleBiella.  Pur essendo piacentino di nascita, Beppe Recchia abitava dal 1965 a Bornasco, in provincia di Biella, e proprio dall’emittente di Peppo Sacchi era partita la sua avventura con le tv private. E nel piccolo paese biellese che tanto amava e dove trascorreva il tempo concessogli dalle rare pause degli impegni televisivi erano nate le idee dei programmi che per anni hanno avuto indiscussi consensi di critica e di pubblico.  Beppe Recchia infatti è stato l’inventore il regista di tante fortunate trasmissioni di TeleAltoMilanese, di Antenna 3 Lombardia, e poi di Canale5. Se negli anni ’60, quando Recchia iniziò la sua attività,  il regista televisivo era ricordato come quello cinematografico, con gli anni ’70 e ’80 (per non parlare di oggi…) il nome e cognome dei registi televisivi venivano spesso dimenticati o non notati,  solo Beppe Recchia era conosciuto anche dai non addetti ai lavori.  Beppe Recchia aveva una grandissima popolarità, il suo stile era inconfondibile, è stato Recchia ad inventarsi il pubblico come coreografia a causa della scarsità di mezzi delle prime emittenti private. La sua grande intuizione fu quella di non fare programmi da esporre alla gente, ma di rendere il pubblico protagonista in studio, autore stesso della trasmissione, un’invenzione che condiziona tuttora il linguaggio televisivo. Altra invenzione di Recchia fu quella delle maggiorate (culi, tetti, sorrisi; pensiamo a LA BUSTARELLA e a DRIVE IN). Recchia ha contribuito a formare molti giovani, oggi affermati direttori della fotografia, direttori delle luci,  scenografi, costumisti, ecc. Come tutti i registi Recchia non amava apparire dietro le telecamere, quando lo faceva era per parlare di storia della televisione. La sua ultima apparizione televisiva è infatti stata nel novembre 2006 in occasione di una delle puntata di MATRIX che Enrico Mentana aveva dedicato alle tv locali. Così Massimo Emanuelli chiudeva due anni orsono il ritratto di Beppe Recchia: “Recchia è fra i pochissimi registi italiani che si possa paragonare ad Antonello Falqui (quello de Il Musichiere per intenderci), Anton Giulio Maiano, Giuliano Procacci, Sandro Bolchi, Romolo Siena, Eros Macchi, Enzo Trapani e ai grandi che hanno fatto la storia della televisione”. Aldo Grasso sul CORRIERE DELLA SERA ha scritto che il vero erede di Recchia è Paolo Beldì, regista che ha mosso i primi passi con lui nella spensieratezza del localismo. Gigi Vesigna, direttore storico di TV SORRISI E CANZONI, attuale editorialista di FAMIGLIA CRISTIANA e fra i fondatori di storiaradiotv ricorda che, pur essendo stato l’uomo della svolta per le tv locali, Beppe Recchia iniziò a sperimentare in Rai sia con SETTEVOCI, che con IL BUONO E IL CATTIVO, IL POETA E IL CONTADINO ed altri programmi innovativi per la Rai degli anni ’60-’70. Sempre allegro, entusiasta, e sapeva a trasmettere nei suoi programmi queste caratteristiche.  Maurizio Seymandi, dal canto suo, ricorda che Recchia con SETTEVOCI portò la musica in televisione in una fascia oraria insolita per quei tempi.   Sempre sul CORRIERE DELLA SERA sono apparsi i necrologi di famigliari (la moglie bianca, con i nipoti Elena, Michele e Riccardo, acnh’egli apprezzato regista) e degli amici e colleghi, tutta Mediaset, iniziando dal suo presidente Fedele Confalonieri, proseguendo con Antonio Ricci e gli amici del DRIVE IN, Gerry Scotti, Massimo e Fabio Boldi, Paolo Bonolis,Diego Abatantuono e dell’ex editore di Antenna 3 Lombardia Maurizio Giunco.  Ezio Greggio si è detto «addolorato» per la scomparsa di Beppe Recchia «e il mio ricordo non può che andare indietro negli anni. Con lui se ne va un amico con cui ho condiviso momenti indimenticabili della nostra tv. Basterà il ricordo del grande divertimento e della passione con cui abbiamo lavorato». Anche Gerry Scotti piange un amico: “Beppe rappresenta la storia della tv moderna, è stato un innovatore, un rivoluzionario, uno dei primi grandi che ha creduto in me”. Se ne è andato un altro personaggio di un’altra televisione, che oggi non c’è più. I funerali di Beppe Recchia si sono svolti alla Basilica di Sant’Ambrogio, Beppe Recchia riposa a Pontenure, nel piacentino.

RICCARDO RECCHIA RICORDA LO ZIO BEPPE RECCHIA

L’AFFETTUOSO RICORDO DEL NIPOTE RICCARDO

INTERVISTA DI MAURO MOLINAROLI

in LA LIBERTA’ 9/6/2007

“Mio zio è stato un grande. In tanti dobbiamo qualcosa a lui. Con Beppe Recchia se ne va un pezzo di storia della televisione. Ma la sua vita se l’è goduta. Amava la buona tavola e aveva un’arguzia innata. Ha vissuto alla grande, si è divertito e ci ha fatto divertire. Io devo tutto a lui. In tanti gli dobbiamo tanto. Ricordo di quando mi raccontava dei primi anni a Piacenza, il Circolo del Cinema, l’amore  per Michelangelo Antonioni, la passione per i film italiani e poi la Rai, una sparuta pattuglia di piacentini, fine anni Cinquanta e primi anni Sessanta: Giuseppe Bozzini e Paolo Arisi Rota. Una bella squadra. Credo che lo zio meriti un posto di primo piano. Ha avuto grandi capacità, ha saputo interpretare e dialogare con il mezzo televisivo come pochi, a seconda delle epoche. Ha creduto – tra i primi – nelle tivù private, quando queste erano ancora in via sperimentale».
Riccardo racconta e i ricordi si fanno memoria per più di una generazione: «Ti rendi conto? Pensa a Settevoci, è stato lui a dirigere Pippo Baudo con un programma televisivo del tutto nuovo in una fascia oraria sconosciuta per quegli anni, la domenica all’ora di pranzo. Tra lo zio e Baudo si instaurò un’amicizia autentica, un feeling professionale sincero e vero. E l’audience volava. Professionista fino all’eccesso, aveva una grande padronanza del mezzo tecnico. E ha fatto scuola. Paolo Beldì è un esempio autorevole e concreto. Il regista toscano lo affiancò a Drive In, per un paio d’anni collaborarono nel programma cult degli anni Ottanta, coi vari Greggio e Beruschi, Pistarino e Braschi, col mondo dell’effimero che in quegli anni spopolava. Poi Beldì andò per la sua strada, esplose Quelli che il calciocon Fabio Fazio, ma i tagli, i primi piani e certe riprese erano gli insegnamenti dello zio. Anch’io ho appreso tanto, e come me molti giovani registi, tanta gente che di televisione vive e ha vissuto».
Riccardo Recchia tra ricordo e memoria, salta da un programma all’altro. E allora ti accorgi che il regista piacentino è stato un vulcano di idee, straordinario e imprevedibile: «Penso a Portobello – dice – all’amicizia con Enzo Tortora. Sì, perché quel programma che ottenne tanti consensi e un successo straordinario di pubblico, è stato il frutto della collaborazione tra due grandi protagonisti della televisione italiana: lo zio e Tortora appunto, un grande, un uomo rovinato da accuse infami che gridano ancora oggi vendetta». Ma non c’è solo Portobello, ci sono alcune Canzonissimeche sono destinate a rimanere nel tempo. E poi l’abilità nello scovare i comici, gli “animali” televisivi. «Nel 1974 firmò un programma dirompente. Si trattava de Il poeta e il contadino con Cochi e Renato. C’era lo zampino di Enzo Iannacci e la regia dello zio. Fu un successo senza precedenti che consacrò i due comici a livello nazionale e che aprì nuovi orizzonti televisivi. Si poteva fare comicità coi paradossi, la tivù cambiava, si adeguava ai tempi e lo zio li precorreva».
E poi? Riccardo Recchia pensa a Roberto Benigni: «Lo zio era amico di Giuseppe Bertolucci che gli segnalò un giovane talento toscano, protagonista di “Televacca”. Insieme si accorsero delle potenzialità di Benigni, capirono che avrebbe sfondato. E in pochi anni il comico toscano conquistò Renzo Arbore prima e gli amanti della comicità, del sarcasmo e dell’ironia poi. E fu il primo a capire la grande genialità di Massimo Boldi e Teo Teocoli. A proposito, Teo mi ha telefonato, è molto dispiaciuto». E Piacenza: «La prima gioventù, la provincia, il talento e un mondo piccolo ma incontaminato. Povero e bello. Il porto dove attraccare».
E ora Beppe Recchia torna a casa, lunedì avranno luogo i funerali e riposerà nel cimitero di Pontenure. La sua piccola Spoon River.

 

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