E’ morto a Milano l’ex sindaco Marco Formentini, a darne la notizia su facebook è stato Davide Boni, ex Presidente del Consiglio regionale lombardo, attuale esponente di Grande Nord. “”Mi giunge questa dolorosa notizia, è venuto a mancare Marco Formentini, ho un ricordo particolare, nel 1993 fummo eletti insieme lui a Milano e io a Mantova. Bei tempi, tempi eroici ed epici”.
Nato a La Spezia il 14 aprile 1930, figlio di Savino, ragioniere capo del Comune spezzino, un socialista attivo nella Resistenza, si trasferisce poi in un paesino della Lunigiana, nel 1947 si diploma al liceo Costa, quindi si laurea in giurisprudenza all’Università di Pisa, tesi in diritto in diritto commerciale. Si trasferisce quindi con la famiglia a Bruxelles sono gli anni dell’emigrazione italiana in Belgio. Dopo aver vinto una borsa di studio bandita dal ministero degli Affari Esteri, inizia a lavorare a Bruxelles come funzionario e in Lussemburgo. In Europa matura esperienza burocratica avanzata, partecipa alla nascita del Mercato Comune Europeo (Mec), l’antenato dell’attuale U.E. A Bruxelles conosce Augusta Gariboldi, nata a Seveso, segretaria presso la Ceca, i due si sposano nel 1959 avranno quattro figli: Chiara, Savino, Luca e Stefano. Formentini torna in Italia alla fine degli anni ’50, precisamente a Milano, simpatizzante socialista vive il periodo di grandi speranze, sta per nascere l’Ente Regione, Formentini è funzionario della Regione Lombardia, allorquando si forma la prima giunta lombarda Formentini è fra i collaboratori di Pietro Bassetti, imprenditore illuminato il “Kennedy dei Navigli”. Formentini fin dal 1968, quando le Regioni non sono ancora attuate e sono soltanto sulla carta costituzionale, si batte per la loro realizzazione. Entra nella squadra di Basetti, allora assessore comunale di una giunta di centro-sinistra, con sindaco Gino Cassinis e assessore Bettino Craxi. Bassetti è assessore al decentramento, appartiene alla corrente minoritaria dei socialisti favorevoli al decentramento (con lui anche il compianto prof. Ettore Adalberto Albertoni. Allorquando Basetti sarà eletto Presidente della Regione Lombardia, il primo, Formentini lo segue, sarà il sunel 1974, segretario particolare. Dimessosi Bassetti, nel 1974, deluso dalla politica, lavora per l’associazione degli industriali d’acciaio. Accortosi che probabilmente le grandi speranze erano andate deluse e che, come aveva detto il segretario del Partito Liberale Giovanni Malagodi, “le Regioni sono un Ente inutile che avrebbero solo creato poltrone, aumentato la burocrazia e spese”, Formentini lascia la politica. Non partecipa (ormai assorbito dal lavoro) al progetto dell’ex sindaco Pietro Bucalossi (che aveva però Roberto Bernardelli, Umberto Bossi e Speroni) del 1980, di dare vita alla lista civica Lista per Milano che reclamava maggiore indipendenza per Milano e la Lombardia. A metà degli anni ’80 Formentini scrive un libro volutamente pomposo: Saggio sulla questione italiana che finisce nella mani di Umberto Bossi che lo legge e gli telefona. Alle elezioni amministrative, dopo anni che non si recava più alle urne, Marco Formentini torna a votare scegliendo la Lega Lombarda. I lumbard eleggono a Palazzo Marino cinque consiglieri (Umberto Bossi, lo studente Fontanive, la docente Tiziana Rogora, Piergianni Prosperini e il compianto Corrado Tomassini), sono gli anni durante i quali io, giovane cronista a Palazzo Marino, vedo i lumbard trattati come appestati, anche da coloro che oggi sono con loro alleati (che fra l’altro, notizia di questi ultimi giorni) ostacolano un candidato perbene. Formentini assiste a qualche riunione del consiglio comunale, aperte ancora oggi al pubblico, io resto incuriosito da Umberto Bossi che arriva in consiglio comunale con il libro La Divina Commedia, scritta in milanese da Carlo Porta. Da cultore di storia milanese e lombarda inizio a chiacchierare con Bossi, che era isolato e guardato come fosse un marziano. Un giorno, presente anche Marco Formentini fra il pubblico, il “senatur chiede parola” annunciando di volere fare un discorso in milanese, l’allora sindaco Paolo Pillitteri, spiazzando tutti, gli dice: “senatore Bossi, si attenga però rigorosamente al dialetto milanese”, ilarità fra il pubblico e sorriso dello stesso Formentini che nel frattempo ha aderito alla Lega. Nel 1992 Formentini si candida alle elezioni politiche ed è eletto deputato per la Lega per il partito del Carroccio è anche responsabile degli Enti locali e capogruppo alla Camera. Nel 1993 viene scelto come candidato sindaco di Milano contro Nando Dalla Chiesa contro il quale si afferma al ballottaggio con il 57% dei voti (ma vota al secondo turno solo il 59% dei milanesi, molti gli astensionisti e le schede bianche). Formentini diventa così sindaco di Milano, resterà in carica fino al 1997. L’elezione di Formentini segna una svolta nella storia di Milano, dal Risorgimento al 1913 liberale, dal 1913 al 1922, e dal 1945 al 1993 socialista. Un lumbard arriva nella stanza dei bottoni, significativo che la sera della proclamazione della vittoria Umberto Bossi e Marco Formentini festeggino in piazza del Duomo. Le ragioni della vittoria di Marco Formentini le scrissi di getto, una di esse fu l’apporto che gli diede Antenna 3 Lombardia, l’allora direttore del Tg, Roberto Vallini, qualche anno fa nel corso di un’intervista mi disse: “io pur essendo amico di Nando Dalla Chiesa, avevo capito che avrebbe vinto Marco Formentini, riuscii ad assicurarmi l’esclusiva”. Antenna 3 Lombardia, fino a quel momento tv molto lombarda ma poco milanese, aveva trasferito il proprio baricentro a Milano. Ma le ragioni non furono certo soltanto mediatiche, Milano moderata, riformista, civile non ha mai sopportato le gogne, la caccia all’untore, erano i tempi di Tangentopoli e si confondeva il grano con il loglio, c’era la caccia al socialista, addirittura a chiunque aveva votato una volta in vita sua socialista… Certo io, testimone diretto dei fatti come giovane cronista, ricordo il cappio in parlamento ed altri discorsi, ma ricordo anche Umberto Bossi che in merito a Craxi, figura che ancora oggi, divide, disse: “I Re o si ghigliottinano o si mandano in esilio”. Era un boutade dell’Umbert, ma i post comunisti andarono oltre con i linciaggi morali nei confronti dell’elettorato e della storia socialista. Con la nuova legge di elezione diretta del sindaco la Lega ebbe la maggioranza assoluta, 36 consiglieri su 60, bastarono pochi voti di preferenza per essere eletti. No fu ricandidato (o non volle ricandidarsi) Gianca4rlo Fontanive, giovane studente consigliere uscente, ma fu eletto (se non ricordo male ultimo degli eletti subentrante ad un consigliere dimissionario che optò per fare l’assessore) un altro giovane studente che attirò subito la mia attenzione: Matteo Salvini. Ricordo che allora ero in onda su una radio locale milanese, periferica, con L’angolo della scuola, la rubrica che ancora oggi curo, l’allora editore insisteva perchè invitassi il neoletto sindaco in radio. L’editore non capiva che nè “il Furmenta” nè Umberto Bossi, dati gli impegni istituzionali e la mediaticità, mai sarebbero intervenuti in trasmissione in studio, mi rivolsi allora al compianto assessore alla Cultura e all’Istruzione Philippe Daverio che gentilmente declinò l’invito (suo diritto). A quel punto intervistai colui che, a parer mio, sarebbe stato più disponibile e adatto al format della trasmissione, il giovane studente Matteo Salvini. L’editore, lungimirante, al termine dell’intervista mi disse: “ma chi hai intervistato? Di questo Salvini fra un giorno non parlerà più nessuno”…. Fu uno dei primi passaggi radiofonici, se non il primo in assoluto, di Matteo Salvini… Con Marco Formentini, a differenza che con alcuni suoi predecessori e successori alla carica di primo cittadino, non ho mai avuto un rapporto stretto, anche se ci siamo conosciuti. Non ebbi una grande considerazione del suo operato come primo cittadino, la giunta e la maggioranza realizzarono ben poco, vi era la paura dei magistrati, vennero bloccati i lavori per le nuove linee della metropolitana preferendo le tramvie, e, ancora, gli “scontri” con il Centro Sociale Leoncavallo, allora difeso da Matteo Salvini ed oggi dall’attuale sindaco Beppe Sala. Formentini cambiò diversi assessori e la sua giunta restò in piedi con alcune stampelle e voti provenienti dalla sinistra. SImpaticissimo, uomo colto, gli riconobbi però il merito della pedonalizzazione di via Dante e di piazza San Babila, di avere gestito bene l’ordinaria amministrazione, oltre ad avere fra i suoi consiglieri Matteo Salvini che a parer mio avrebbe fatto molta strada. Nel 1994 Formentini venne eletto eurodeputato. Ricandidatosi primo cittadino nel 1997 non riuscì ad arrivare nemmeno al ballottaggio, seppur ottenendo un discreto risultato (ebbe più voti preferenziale della Lega che lo sosteneva) le elezioni furono vinte da Gabriele Albertini. Nel 1999 Formentini lasciò la Lega e aderì a I Democratici e quindi alla Margherita. Ritrovai Formentini proprio nel 2004 quando fu candidato all’Europarlamento per l’Ulivo (ma non fu eletto), l’ex sindaco Aldo Aniasi mi aveva invitato ad un dibattito storico al Festival de L’Unità, Formentini, invitato dagli organizzatori ad altro dibattito, sbagliò stand e quando si presentò al dibattito ove Iso era relatore ci fu una standing ovation….
Nel 2007 Formentini sostenne Rosy Bindi alle elezioni primarie del Pd, quindi aderì alla Democrazia Cristiana per le Autonomie di Gianfranco Rotondi, motivando tale scelta così: “il confronto politico avviene all’interno del centrodestra. La sinistra è ormai irrimediabilmente persa”. L’ultima volta che vidi Marco Formentini, che dopo la morte della sciura Augusta, la “first sciura” si era risposato, fu nel 2016. Nel corso di un dibattito organizzato dall’allora candidato sindaco Beppe Sala erano presenti, unitamente a Formentini, gli ex sindaci Carlo Tognoli e Giampiero Borghini. Fu un’occasione per ritrovarlo, invecchiato ma sempre affabile e simpatico. Nel 2018, unitamente a tutti gli ex sindaci di Milano, Carlo Tognoli, Paolo Pillitteri, Giampiero Borghini, Gabriele Albertini, Letizia Moratti, Giuliano Pisapia, e il sindaco Beppe Sala, fu fra i firmatari di una lettera a sostegno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, allorquando Luigi Di Maio ne chiedeva l’impeachment.
Marco Formentini è stato il primo (ed unico) sindaco leghista di Milano, un uomo che ha cambiato la storia. Così lo ricorda l’attuale sindaco di Milano Beppe Sala: ” “Marco Formentini è stato un uomo politico di cui Milano può essere orgogliosa. “Soprattutto, dopo uno dei momenti più critici della storia di Milano del dopoguerra, seppe farsi apprezzare per quelle doti umane che un sindaco non deve mai dimenticare di esercitare nei confronti dei suoi cittadini. Grazie, Marco. Non ti dimenticheremo”,
Così invece lo ricorda Matteo Salvini: “”Buon viaggio Marco, primo sindaco leghista di Milano, uomo onesto, coraggioso, concreto e generoso. Proteggi la nostra Milano e la nostra Italia da lassù”