Fra le tante candidature a dir poco bizzarre (Donald Trump, la Flottilla, un pezzo dello stadio di San Siro, Gerry Cardinale ecc.) pare siano passate, seppur alla memoria, le candidature di Giorgio Armani e dell’ex sindaco di Milano Paolo Pillitteri. Armani l’ho visto una sola volta, proprio con Paolo Pillitteri, negli anni ’80 quando giovanissimo inizia a frequentare Pilli (come lo chiamavamo noi amici) e, successivamente, iniziai a collaborare con il docente, l’uomo di cultura, il giornalista, l’animatore culturale. Le nostre chiacchiere, la nnostra amicizia, iniziarono con argomenti quali la mia tesi di laurea (sulle origini del Partito Socialista Italiano), la commedia all’italiana, il Piccolo Teatro della Città di Milano, Franco Parenti, Walter Chiari, Gianfranco Funari, Federico Fellini, Giorgio Gaber, Ombretta Colli, Sergio Zavoli, Caterina Caselli, Ornella Vanoni, Michele Cascella, Pierre Restany e tantissimi altri artisti e uomini di cultura che conobbi grazie a lui. Poi vi è stato anche il Paolo Pillitteri politico, non era ancora sindaco quando lo conobbi, il Pillitteri che inventò l’assessorato alla cultura nella seconda giunta Aniasi (1970-1975), il miglior assessore alla cultura della storia di Milano nel dopoguerra. Nella legislatura 1975/1980 ebbe altre deleghe, fra le quali quella dell’Urbanistica. All’inizio degli anni ’80 Pillitteri diventò segretario regionale del Psi, consigliere della Regione Lombardia e responsabile nazionale per la televisione e lo spettacolo del Psi, fra le sue grandi intuizioni, unitamente a Claudio Martelli, suggerire al vecchio Pietro Nenni quale direttore del Gr1 e poi Presidente della Rai Sergio Zavoli, e, ancora, scoprire Giovanni Minoli, Enrico Mentana ed altri seri professionisti. Nel 1983 fu eletto deputato, nel 1985 rientrò in consiglio comunale, nel 1986 diventò sindaco di Milano. Io allora da buon anarchico non era per niente interessato alla politica, non conoscevo nemmeno le funzioni di un sindaco, nè degli Enti pubblici, ero concentrato sulla mia attività di docente e giornalista, di storico dello spettacolo e del ‘900, al limite di studioso della storia dei partiti e movimenti politici italiani. Fu proprio Pillitteri a farmi scrivere di politica sul quotidiano L’Avanti!, parallelamente a La Notte, Paolo si vantava, era un grande libertario, di avere lanciato due giornalisti non di partito, il sottoscritto e Filippo Facci. Fui cronista a Palazzo Marino ed ebbi modo di conoscere i vari consiglieri comunali ed assessori dagli anni ’80 fino al 1993, ritengo che il più modesto dei consiglieri comunali di allora fosse 1000 volte superiore al più bravo consigliere o assessore di oggi. Alle elezioni del 1990 Pillitteri fu recordman dei voti e consigliò al sottoscritto continuare si a scrivere e studiare lo spettacolo e i movimenti e partiti politici, ma di iniziare anche a studiare da sindaco… Eletto nel 1992 in Parlamento, pochi mesi dopo ebbe inizio una falsa rivoluzione che portò alla distruzione della prima Repubblica e alla nascita della farsa della seconda Repubblica che ha distrutto tutte le conquiste sociali della prima ed ha portato il Paese ad una crisi senza precedenti nella storia (lo aveva profetizzato Bettino Craxi). Per Paolo Pillitteri iniziarono i guai giudiziari e sanitari, ebbe diversi infarti, by pass ed altre malattie, ci ritrovammo nel 1996 ai funerali di Gino Bramieri. All’uscita della Chiesa Paolo mi raccontò un aneddoto inerente Antonio Greppi, il sindaco di Milano della Liberazione: in piena dittatura fascista Greppi incontrò Emilio Caldara che gli disse: un giorno il fascismo cadrà e tu sarai il sindaco di questa città. Un giorno la seconda Repubblica cadrà e tu Emanuelli sarai il sindaco di questa città… La seconda Repubblica purtroppo non è caduta, io non sono diventato sindaco (fortunatamente, la cosa più difficile che ci sia in Italia è fare il sindaco di Milano, e lo dico avendo conosciuto personalmente tutti i sindaci da Aldo Aniasi a Beppe Sala), nel 2016 mi candidai primo cittadino con una lista civica di soli cittadini senza partiti e movimenti politici senza avere molta fortuna. Se lo feci fu soltanto per un senso di rivalsa nei confronti di chi, con una falsa rivoluzione, si era impadronito del potere e, anche in consiglio comunale a Milano, erano arrivati tantissimi consiglieri incapaci di fare una O con il bicchiere, lo stesso Pillitteri, mi ricorda che io, che allora mi consideravo incapace e senza alcuna voglia di fare il consigliere o l’assessore, sarei stato molto meglio di tanti eletti in seconda Repubblica.
https://www.isimbolidelladiscordia.it/2016/04/sosteniamo-milano-con-emanuelli-e-una.html
Con il 1997 iniziò la seconda vita di Paolo Pillitteri, fu un ritorno alle origini, giornalista, scrittore, uomo di cultura, animatore culturale. Iniziammo nuovamente a collaborare sia al quotidiano L’Opinione delle Libertà che con iniziaitive e dibattiti culturali, trasmissioni radiofoniche e televisive, Ironia, autoironia, incapace di provare rancora, simpatia erano le doti di Paolo, uomo di profonda cultura, incapace di avere rancore nei confronti di chi lo aveva trattato male, tradito e rinnegato. Fu proprio Paolo ad invitarmi a scivere la storia dei sindaci di Milano (e non solo) ed altri volumi. La sua rivalutazione come politico iniziò nel nuovo millennio, me ne accorsi con un episodio significativo: erava saliti su un taxi per andare ad un dibattito, ad un certo punto gli parlai degli anni nei quali era sindaco, il tassista si fermò e disse: “Lei è Pillitteri?”, io mi preoccupai pensando “Oddio ora come fanno tanti ingrati inizierà a criticarlo”, invece il conducente proseguì: “guardi anche se non condividevo il suo partito devo ammettere che tutti i sindaci che sono venuti dopo sono molto molto peggio di lei” e gli strinse la mano. La “Milano da bere” aveva la moda la pubblicità, ma non si era dimenticata dei ceti popolari, del ceto medio, era ancora una Milano da poter vivere. Anche persone a suo tempo critiche, come Vittorio Feltri, chiesero scusa a Pillitteri e lo rivalutarono per la sua attvità politica, ritengo doveroso farlo conoscere ai milanesi e agli italiani anche come docente, uomo di cultura e giornalista, cosa che sto facendo (saranno organizzati incontri). Intanto ritengo scelta giusta, anche se purtroppo postuma, l’Ambrogino d’Oro, lui che ne aveva consegnati tanti in qualità di primo cittadino, e l’iscrizione al Famedio.











