Covid: è morta la cantante Noris De Stefani

E’ morta la cantante Noris De Stefani. Ricoverata con problemi polmonari prima a Pesaro, poi ad Urbino e Fossombrone, la cantante Noris De Stefani è morta  a Fossombrone il 12 gennaio 2021.

Noris De Stefani

LA CANTANTE MARCHIGIANA MILANESIZZATA

di Massimo Emanuelli


  La cantante Noris De Stefani nella seconda metà degli anni ’70 ha condotto su TeleComo La barcaccia, un contenitore con   ospiti canori, concorso fra i ristoranti sulla cucina povera (dall’antipasto alla torta tutto di patate, il pubblico con le palette. C’era la maga che faceva l’oroscopo, giovani promettenti.
Noris De Stefani ha condotto negli anni ’80 su Canale6 Aperitivo in si bemolle, anticipando dieci anni Paolo Limiti, sulle tv locali è apparsa in diverse trasmissioni di emittenti lombarde e marchigiane: Orario continuato (Telelombardia), Tele Libertà Piacenza ospitate, e riprese dei suoi spettacoli a Tv Centro MarcheRtvs di Jesi, Tele2000 Urbino, Telenova (Mestieri Artigiani, Vicini di casa, Storie di Lombardia).

Noris De Stefani nasce a Pesaro il 5 dicembre 1937 da padre veneto e madre marchigiana. “Per scelta dei miei genitori ho sempre vissuto in centro città, avrei preferito abitare vicino al mare, perché il mare per me significa vita. E non a caso le esperienze più importanti della mia vita le ho vissuto con persone legate in qualche modo al mare. Eppure non so neanche nuotare… La mia era una famiglia benestante caduta in disgrazia, eravamo tutti uniti attorno alla figura di mia madre. Nonostante a tavola ci fosse pane e mortadella mia madre ci insegnò a mantenere la nostra dignità”.

Notis studia canto fin da bambina e partecipa ad un concorso di voci nuove, il merito dell’iniziale successo di Noris De Stefani spetta a Sauro Brigidi, giornalista de Il Resto del Carlino. “Veniva regolarmente a prendere il caffè nel bar dove lavoravo. Mi offrì l’occasione di iniziare la mia carriera artistica. Mi disse che, per conto del suo giornale, doveva realizzare una serie di interviste ai suoi concittadini chiedendo cosa si aspettavano dal nuovo anno. Tra un caffè e l’altro Brigidi intervistò anche me. Mi chiese cosa mi aspettassi e io, che in quel momento ero molto amareggiata, risposi: “mi aspetto di mandarvi tutti a quel paese e di scappare da Pesaro, da questo bar, da tutti voi”. “Per andare dove?” chiese lui. “Da qualsiasi parte. Mi basterebbe viaggiare, ma soprattutto di diventare una cantante, perché sento di essere nata per questo”. Non mi aspettavo che quanto raccontato in tono un po’ rabbioso, venisse pubblicato sul giornale. Invece, un bel giorno, lessi l’articolo di Brigidi con la mia dichiarazione, così come l’avevo espressa, e questo fatto, in qualche modo, mi convinse a lasciare il lavoro di cameriera al bar e a mettermi con impegno a studiare musica. Passavo ore ed ore nella tavernetta sotto al Cinema Nuovo Fiore di Pesaro. Entrai come cantante alla Rai di Ancona: cantavo tutte le domeniche in El guasco, trasmissione regionale di quel tempo. Mio padre era contrario, detestava il mondo dello spettacolo. Di contro, dalla mia aveva una madre entusiasta. Nel frattempo Sauro Brigidi entrò anche lui in Rai. Così, ogni settimana, facevamo insieme il viaggio in treno sulla linea Pesaro-Ancona e ritorno.”
Così Noris De Stefani ricordo il suo esordio in Rai: “all’inizio andò abbastanza bene: passavo di concorso in concorso, in quel periodo vinsi un Microfono d’Oro, che mi venne consegnato dall’indimenticabile Nunzio Filogamo. Poi andai a Roma raccomandata dal maestro Dino Oliveri, che mi presentò ad un suo collega, il Maestro Filippini, avevo 19 anni. L’incontro con il maestro Filippini, autore fra l’altro della celebre canzone Sulla carrozzella, si rivelò per me determinante. E’ stato proprio grazie a Filippini che mi sono ritrovata a Napoli, dove venni scritturata come cantante dal gestore del circolo ufficiali. Conobbi il maestro Cioffi, il poeta Ettore De Mura, il giornalista Giovanni Sarno, e tutto l’empireo della canzone napoletana. Fra i molti personaggi che all’epoca frequentavo conobbi anche Remigio Paone, impresario teatrale allora fra i più prestigiosi d’Italia… Di Napoli ricordo molti artisti: gli Sparano, Nino Taranto, i De Vico e, in particolare, i fratelli Maggio. A quei tempi la regina la regina incontrastata della canzone napoletana era Maria Paris ed erano alla ricerca del grande successo Mario AbbateSergio BruniMario Merola. Poi la grande occasione: un funzionario torinese mi promise la partecipazione a Canzonissima. In cambio di cosa? Di un fine settimana insieme a lui. Alla mia secca risposta negativa svanì ogni opportunità di partecipare a Canzonissima.  Scrissi un memoriale di fuoco sul Meridiano, giornale dell’epoca, raccontando gli episodi e citando in modo inequivocabile nomi e cognomi di quelli che mi offrivano la scorciatoia per il palcoscenico. Ciò servì a non farmi più lavorare in Rai per anni e anni. Da quel genere di funzionari ho subito tante di quelle umiliazioni… Io avrò fatto anche la fame, però mi sono almeno tolta la soddisfazione di “sputtanarli” e di non avere ceduto ai loro ricatti. Uscii da quella situazione allorquando mi arrivò una scrittura estiva per il Casinò di Campione d’Italia.” A Campione d’Italia Noris De Stefani conosce il maestro Giovanni D’Anzi che la invita a Milano per un’audizione. E’ il 1961, Milano vive la stagione del boom economico. “Lo studio di D’Anzi era grande, accogliente, arredato con stile ed eleganza. Giovanni D’Anzi mi ascoltò con attenzione e subito mi chiese di fermarmi a Milano, consigliandomi anche un piccolo alberghetto di Via San Pietro all’Orto. Si chiamava Hotel Radio: non era certo una reggia ma, tutto sommato, neanche da buttare. Solo che, ogni volta che davo a qualcuno il mio recapito, questi scoppiava in una solenne risata. Francamente non capivo il motivo. Un giorno lo domandai a D’Anzi e lui, dopo essersi fatto la stessa risata degli altri, spiegò: cara Noris, quel posto è un ex casa di tolleranza. Un ex casino di gran lusso nel quale, pensa, c’è stato perfino Benito Mussolini. Mi diedi subito da fare per trovare una diversa sistemazione. Mi trasferii così in via Ciovasso, zona Brera, in una piccola ma decorosa pensione, detta anche la pensione degli artisti. Mi trovavo a mio agio. Allora quella di Brera era veramente una zona che pulsava di vita, di novità, frequentata da giovani artisti promettenti: alcuni di loro sarebbero poi diventati personaggi famosi nel mondo del teatro, della televisione, dello spettacolo in generale. Nonostante la nebbia Milano mi piaceva. Ogni giorno mi presentavo negli uffici di impresari e case discografiche. Ma l’appuntamento immancabile era quello di mezzogiorno al Bar Tre Gazzelle: tutti i musicisti, i discografici, gli impresari, i parolieri, gli addetti ai lavori nel mondo della musica leggera si ritrovavano in quel celebre ritrovo in Galleria del Corso. Durante quegli incontri, con la scusa dell’aperitivo, si scambiavano opinioni, pareri, idee, la gente si conosceva ed elaborava programmi, sogni, speranze. E anche tanti pettegolezzi. Finalmente, dopo molti tentativi, anch’io trovai la prima scrittura presso il Club Aretusa, allora uno dei templi indiscussi del jazz. I musicisti che mi accompagnavano erano tutti di calibro: nomi come Mario Pezzotta, Franco Cerri, Mario Lamberti ed altri professionisti umanamente incredibili e soprattutto indimenticabili. L’Aretusa, sebbene fosse un club famoso, non era gran che. Si trovava in una piccola cantina in piazza Diaz, nel cuore di Milano, a pochi passi dal Duomo. Il proprietario era un anziano signore, ex colonnello fascista che mi voleva molto bene. Non permetteva a nessuno di mancarmi di rispetto. Una volta, durante una trasmissione radiofonica, un batterista per così dire ci provò… a toccarmi il fondoschiena, sapendo bene che non potevo reagire perché stavo cantando in diretta. Il proprietario dell’Aretusa gli rifilò un cazzotto dritto sul muso, il batterista finì gambe all’aria, altri tempi, altri uomini…. Erano comunque bei tempi quelli. Tempi in cui, senza essere preso troppo sul serio, un certo Adriano Celentano si affacciava al mondo della canzone. Erano i giorni in cui il povero Dossena veniva a ballare insieme con i suoi ragazzi e le sue ragazze. Una giovanissima Mariangela Melato imitava Juliette Greco, ma già lavorava al Piccolo Teatro ed era in procinto di fuggire da quel palcoscenico sacro per aggregarsi al Carrozzone di Fantasio Piccoli. Erano gli anni di Domenico Modugno, di Mina Mazzini, in arte Baby Gate, del gruppo cabaret dei Gufi, del Bar Giamaica, di Milva, che aveva vinto un concorso al quale avevo partecipato anch’io, ma ero stata eliminata perché ritenuta professionista, in quanto avevo già lavorato alla sede Rai di Ancona. Una sera, finito lo spettacolo all’Aretusa, stavo rientrando alla pensione. Erano le tre di una notte fresca, una leggera brezza mi accarezzava il viso: passai davanti al Duomo, mi fermai, alzai gli occhi al cielo e vidi la Madunina, quella celebrata dal maestro Giovanni D’Anzi nella sua composizione forse più famosa. Pensai: “costi quel che costi io questa città la voglio comprare.” Avevo, in quegli anni, una sete incredibile di successo, la voglia di farcela a tutti i costi…
Noris De Stefani ricorda la Milano degli anni ’60, parla ancora dell’Aretusa: “una sera entrò una comitiva composta da cinque o sei uomini. Nel locale le voci di tutti si abbassarono e i camerieri cominciarono a correre a destra e manca per prendere ordini. Naturalmente lo champagne scorreva a fiumi. Nel gruppo c’era un uomo che mi scrutava in modo particolare e ascoltava le mie canzoni con estrema attenzione. Io facevo finta di nulla e sfuggiva a quelle occhiate insolenti. Mi sentivo davvero in imbarazzo, spogliata con gli occhi. Finchè una sera quell’uomo decise di scoprire le carte e cominciò chiedendomi una canzone. Io, per non cantarla, risposi che non la conoscevo, che quel pezzo non rientrava nel mio repertorio. Un cameriere, che assisteva alla scena, mi si avvicinò terrorizzato dicendomi: “Noris, ma sei pazza? Tu sai chi è quello? E’ Francis Turatello detto “Francis faccia d’angelo”, il boss dei boss, il re delle bische clandestine milanesi”. Francamente quello che mi disse il cameriere terrorizzato non mi fece nessun effetto e infatti non cantai la canzone che mi era stata richiesta. Turatello se ne andò subito dopo, sorridendo. Nei quindici giorni successivi ricevetti ogni sera un mazzo di rose rosse, senza alcun biglietto. Due settimane dopo il fatto, Turatello si ripresentò nel locale con la sua corte, ancora più brillante del solito, e mi regalò un animaletto di pelouche bellissimo. La serata, neanche a dirlo, si concluse fra fiumi di champagne. Verso le due del mattino, uscita dall’Aretusa, dopo avere attraversato a piedi piazza del Duomo, una macchina con quattro persone a bordo si accostò. Dall’alto sentii una voce che mi diceva: “signorina, la posso accompagnare?” E io: “no, grazie”. Turatello scese dall’auto. Io gli dissi: “Lei è la persona più strana che abbia mai visto. E’ gentile e prepotente al tempo stesso.” E lui: “Ma lei sa chi sono io?” Si – replicai – lei è un bandito, non è vero? E lui, ridendo: “si, è vero. O almeno questo è quello che dicono di me”. Poi, tornato serio, aggiunse: “Lei è una brava ragazza, non la disturberò più”. Da quella sera non ho più rivisto Francis Turatello detto “faccia d’angelo”. Qualche anno dopo, sfogliando i giornali, ho riconosciuto il suo viso, la sua persona. Non avevo dubbi: la stessa persona che mi aveva richiesto una canzone che non cantai, che mi aveva spedito rose e regali era proprio lui. In Sardegna, nel carcere dove stava scontando una lunga pena per i suoi crimini, era stato ucciso in modo atroce. Un altro detenuto, Pasquale Barra, detto o’ animale, lo aveva pugnalato con una lima, gli aveva strappato il cuore dal petto e, per sfregio, lo aveva mangiato. C’è sempre qualcuno peggiore del male”.
Nella stagione 1962-63 Noris è in tournèè in Spagna e in Portogallo, nel 1964 partecipa a Un Disco per l’Estate con Tu mi ascolti come un disco e vince il Festival della Canzone di Pesaro con la canzone Amore vuole, vuole amore, quindi effettua tournèe in Svizzera, Cecoslovacchia, e Lussemburgo. Dopo un lungo amore con Aldo Paperoni, ricco signore milanese, Noris De Stefani ritorna a Roma per cantare. Noris vince il premio Juke Box di Salsomaggiore, il Microfono d’Oro, il Burlamacco d’Oro di Viareggio,
Noris vive fra Milano e la capitale, nel 1968 rappresenta l’Italia al Festival della canzone di Praga, vince il Cantaestate di Milano, riceve il primo premio con Luciano Taioli, conduttore è Daniele Piombi. Nel 1970 partecipa al Festival di Napoli con Il sole è nato a Napoli, quindi incide un lp di canzoni ispirate al mondo difficile dei carcerati, disco molto apprezzato dalla critica. Realizza un secondo lp, questa volta con canzoni d’amore, e un terzo dedicato al repertorio della miglior tradizione delle Marche. Nel 1970 è in tournèè in Unione Sovietica, prima cantante italiana ad esibirsi in quel paese, dove è stata chiamata più volte e dove ha inciso un album di melodia italiana ed ha venduto 3 milioni e mezzo di copie; nel 1972 è in tournèè in Polonia. Noris mi racconta un altro episodio: “compresi il carattere di certi colleghi con l’idea del Sindacato degli Artisti. Siccome bisognava liberarsi dai ricatti dei funzionari Rai, dalle angherie di certi impresari, dopo aver protestato all’ufficio collocamento degli artisti, in via Dogana a Milano, mi venne l’idea di mettere in piedi un Sindacato autonomo che tutelasse gli interessi di noi cantanti. Contattai diversi colleghi ottenendo adesioni e solidarietà. Flo Sandon’s e Wilma De Angelis si dichiararono entusiaste. All’inizio anche Milva era d’accordo, ma poi la signora, che aveva scelto appoggi da schieramenti politici ben precisi, mi fece sapere che avremmo dovuto legarci alla Cgil, potente sindacato della sinistra. Io volevo organizzare un’associazione senza legami e condizionamenti politici e, quando glielo ricordai, la signora Milva preferì tirarsi indietro. Interprete multiforme di vari e molteplici repertori: jazz, folck, country, canto melodico, repertorio internazionale. E’ stata spesso ospite d’onore in diverse trasmissioni televisive straniere, ambasciatrice della canzone italiana nel mondo, ha effettuato 14 show in 5 lingue diverse. Noris si è esibita in Giappone (in tour con Claudio Villa) Eritrea, Sudafrica, e perfino in Australia (con Romano Mussolini, uno dei più noti jazzisti italiani). In televisione appare in uno Speciale personale dedicatole dalla Rai (Incontro con Noris De Stefani), 15 minuti con Noris De Stefani, Appuntamento italiano. Fra le molte sue apparizioni televisive ricordiamo: Chissà chi lo sa, Settevoci, Adesso musica, Carnet di musica, L’estate è un’avventura, A prova di stella, Dal Foglia al Tronto (con Arnoldo Foà). Ha partecipato al Festival della canzone napoletana e a Un disco per l’Estate (nel 1964 con Tu mi ascolti per un disco, nel 1965 con Lalala). Ha al suo attivo un’intensa attività radiofonica su Radio1, dove ha dimostrato le sue qualità di cantante e attrice brillante partecipando a Questa sera chez nous, Stasera Milano come, Due a prova di stelle, Radio condomino, Le piace la radio?, Via Asiago Tenda, Ritratto di donna in musica, L’estate è un’avventura, Musica con ghiaccio e seltz.
Il 25 dicembre 1981 partecipa come ospite musicale a bordo della motonave Achille Lauro nella famosa crociera dei miliardari, ottiene un grande successo, al punto che gli 800 passeggeri gli rendono onore alla fine dello spettacolo, con un applauditissimo standing ovation, un autentico trionfo. Negli anni ’80 c’è una lunga serie di partecipazione al Maurizio Costanzo Show, dove Noris racconta la sua esperienza personale e professionale. “Devo ringraziare Maurizio Costanzo che mi ha voluto parecchie volte come ospite nella sua trasmissione, seguita da milioni di telespettatori. Costanzo mi ha chiamata una quindicina di volte, per farmi raccontare aneddoti sulla mia vita, ricordi della mia carriera di artista. Soprattutto mi ha restituito la voglia di salire sul palcoscenico, di tornare a cantare, di essere un’artista, un personaggio pubblico. Nel 1982 arriva l’Oscar del Successo, il Pavone d’Oro, nel 1983 è la volta del Premio Riccione. E’ presente a molti festival, fra i quali ricordiamo quelli di Lugano, Pesaro, Zurigo, Malta, Varsavia. Altri successi degli anni ’80 sono: il premio Angelini, il premio Speciale Eur di Roma. Ancora in televisione: Il pomeriggio (con Luciano Rispoli e Fabrizio Frizzi), Pronto chi gioca?, Bim bum bam, Vai col liscio (regia di Leandro Castellani); è stata più volte ospite a Domenica In e a Uno Mattina. Ha vinto il Premio Angelini 1991, il premio Milano Canta nel 1995, il Premio Città Acqui Terme 1996. Ha inciso molti dischi all’estero e, in Italia, i long-playing Canti marchigiani, Dietro le sbarre, La giostra delle vita, Lisciomania, La giostra della vita, nonché i cd L’amore vola e va e Milanocanta. Nel 1999 pubblica per la Greco & Greco Editori Una cantante giramondo si racconta… , intervista-confessione raccolta dal giornalista Beppe Bonazzoli, libro che presenta in anteprima al Maurizio Costanzo Show. Nel 2001 ha vinto il premio Milanocanta con il brano di sua composizione Ave Maria di periferia. In teatro ha rappresentato vari personaggi femminili nella storia della musica italiana. Noris vive fra Pesaro, città natale, e Milano, in zona piazzale Salgari, e continua l’attività artistica. Negli ultimi anni si è esibita a La vita in diretta, L’Italia sul Due, Ha portato in teatro lo spettacolo Ritratto di una donna in musica. Uno stupendo musical che ripercorre la storia della donna dai primi del ‘900 ad oggi attraverso le canzoni più amate e sentite dall’inizio del secolo scorso ai nostri giorni. Accompagnata dal Maestro Ugo Marino al pianoforte, e dall’attore Walter Tartisano del Piccolo Teatro, Noris De Stefani si è esibita su testi di Giuseppe Bonazzoli in uno spettacolo che ha proposto riflessioni parlate e frammenti di teatro, uno scenario in cui sono state collocate le più significative figure femminili quali la sciantosa, l’emigrante, la fatale, la lucciola, la madre, l’eroina, fino a toccare la realtà odierna. Nini Tirabusciò, Come una sigaretta, Balocchi e profumi, ‘O surdato nnammurato, Lili Marlene, fino a Il nostro concerto di Umberto Bindi, sono alcuni dei classici interpretati da Noris. Lo spettacolo è molto utile dal punto di vista didattico, ripercorre la storia italiana del XX secolo attraverso le sue canzoni più famose, tutti i docenti dovrebbero portare i propri studenti a vederlo. Maestosa e carismatica come una Dea greca, domina la scena con la sua voce, che percepisci con i timpani ma che, in realtà, penetra attraverso la pelle emanando vibrazioni, sensazioni. Lei domina la scena e la platea con la sua voce, con il suo corpo, con la femminilità e la personalità esuberante. Un’artista naturale, con una vocazione insita nel Dna. Donna non facile Noris De Stefani: intelligente, intuitiva, amabile, passionale (basta chiederlo agli uomini che l’hanno amata o sono stati da lei amati), ma anche impegnativa, talvolta ingenua e spesso sincera fino alla brutalità. Una donna tutta d’un pezzo, senza misure. Prendere o lasciare. “Gli anni passano e bisogna accettare che non tanto la volontà, ma la carta d’identità non è più quella di un tempo. Un paese, l’Italia, in cui i miti non durano perché vengono consumati in fretta, perché trionfa la legge dell’usa e getta. Un paese in cui certi personaggi come Edith Piaft, Tom Jones, Frank Sinatra, Johnny Hallyday non avrebbero resistito più di tanto. In Italia una cantante, un’attrice, una presentatrice a quarant’anni è già vecchia, da buttare e dimenticare. L’ho sperimentato sulla mia pelle.”
Cosa ti manca Noris dalla vita? “mi piacerebbe fare una serata in tv, ma da cantante, non da opinionista”.

Nel 2010 Noris lascia Milano e torna a vivere con la sorella Giovanna a Pesaro. Da circa un anno  aveva problemi polmonari e poco dopo Natale era stata ricoverata all’ospedale di Pesaro, quindi al nosocomio di Urbino e, causa Covid, trasferita a Fossombrone dove martedì 12 gennaio 2021 è deceduta.

                        

Noris De Stefani ospite della trasmissione Mestieri Artigiani

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