Dal 9 gennaio nella sale cinematografiche Hammamet. Dall’Italia di Bettino Craxi a quella dei Di Maio, dei Salvini, dei Renzi…

hammametDal 9 gennaio al cinema Hammamet un film di Gianni Amelio con Pierfrancesco Favino nel ruolo di Bettino Craxi. Il film racconterà gli ultimi mesi di vita di Bettino Craxi, analizzando la sfera pubblica ma anche quella privata. Non quindi un film documentario sulla vita politica dell’Italia di Bettino Craxi (che sta preparando il regista Ettore Pasculli) bensì gli ultimi mesi di vita dell’uomo in terra tunisina. Il film di Amelio con un Favino che ha una somiglianza impressionante con lo statista scomparso, non ha alcuna pretesa biografica e non si concentrerà sulla connotazione politica ma umana del personaggio, Hammamet è stato girato nei luoghi precisi dove si consumarono gli ultimi anni dell’ex premier italiano, a cominciare proprio dalla casa tunisina di Craxi, Il film, che si concentra sugli ultimi sei mesi di vita di uno dei leader più discussi del Novecento italiano, non è né una cronaca fedele né un pamphlet militante: solo la versione di una storia che meritava di essere raccontata, il ritratto intimo di un uomo che lotta per un’ideale e fatica a mantenere il potere tra le sue mani. Hammanet è un thriller, una storia avvincente che insiste su tre caratteri fondamentali: il re caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di scardinarlo dall’interno.
pierfrancesco favino bettino craxiIl trailer si apre con una frase dello stesso Craxi: “I denari per la politica sono come le armi per la guerra, mi spiace deludere qualcuno ma la politica è un costo…” inoltre si ascolta Cento giorni, brano di Caterina Caselli, grande amica di Bettino Craxi.
Per chi ha vissuto a Milano e in Italia gli anni ’80, non possono che venire in mente molti ricordi di quella grande Milano e di quella grande Italia. Ricordo i grandi della terra al Castello Sforzesco di Milano, il congresso socialista all’Ansaldo, che mi vide giovane cronista agli esordi. Ricordo che Rino Formica con la sua ironia definì l’Assemblea nazionale del Psi “assemblea dei nani e delle ballerine”, quell’assemblea era un organo consultivo di partito ed era composta di insigni personalità del mondo della cultura, dell’imprenditoria e dello spettacolo come Mario Soldati, Umberto Veronesi, Vittorio Gasmann, Federico Fellini ed altri. Poi arrivarono gli anni ’90 e si gettò via il grano con il loglio, e con la seconda Repubblica (e con l’attuale terza) nani e ballerine (di basso spessore politico e culturale però) finirono in Parlamento e al governo del Paese, facendo sprofondare l’Italia in una crisi economica e morale senza precedenti nella sua storia. Bettino Craxi Massimo EmanuelliMa il campanello dall’allarme venne dato già a metà degli anni ’90 dallo stesso Craxi citando Pietro Nenni: “attenzione a fare i puri, c’è sempre qualcuno più pura che ti epura”. “Sto male – ripeteva negli ultimi mesi al telefono – ma più sto male e più la testa mi diventa lucida: ho di fronte solo due strade: o mi batto o crepo.”. E alla fine le due cose sono diventate una sola. Un combattente come lui, un ex potente ridotto all’impotenza, ha usato l’unica arma per farsi sentire, per non farsi dimenticare: la malattia.  Come i disperati che per un bisogno o per un ideale mettono a repentaglio la propria vita e minacciano il suicidio, Bettino ha paventato, quasi accarezzato, l’idea della propria morte.  Mi ricordo l’ultima volta che l’ho incontrato ad Hammamet per un’intervista. Nella giornata che abbiamo trascorso insieme la sua malattia era sempre presente, si materializzava in ogni momento.  E lui, a differenza, non nascondeva più le liturgie del diabete, quel suo limite. Anzi. Ricordo ancora la scena della siringa con l’insulina che gli veniva portata su un piatto d’argento. Lui con i gesti sicuri di chi convive da anni con quel male, si faceva l’iniezione da solo con la stessa naturalezza con cui poteva prendere un caffè. Oppure il modo con cui ostentava il piede con le dita recise, quel vulnus che aveva sempre tenuto coperto in passato.  “Vuoi sapere come passo la mia giornata? – mi ha chiesto – Debbo fare sei ore al giorno di fleboclisi. Altroché le ironie di Di Pietro. Questa è la mia vita. Adesso dovrei tornare in ospedale, ma non se ci andrò. Tante volte  penso di togliermi la vita, ma poi penso che sarebbe un gesto di viltà.”
Alla fine il destino ha deciso per lui. Del resto lo aveva sempre detto: “O torno in Italia da uomo libero, o non torno per niente”. E’ stato di parola.  Per alcuni sarà solo un delinquente che è scappato ed è morto lontano.  Per altri, pochi o molti che siano, un mezzo eroe.  Un secondo Garibaldi, per assecondare le sue fissazioni.  Lo deciderà la storia, l’unico tribunale che il personaggio avrebbe accettato.  Forse è la fine che Craxi ha sempre voluto.  E magari avrebbe voluto annunciare lui stesso il suo funerale con una frase che aveva già bella e pronta e che ripeteva per scherzo al telefono:  “Il Presidente Craxi è partito, se ne è andato nel deserto con una carovana…”
Purtroppo chi ha una certa età e non è ancora rincoglionito certe cose non le dimentica, io ricordo i cappi dei leghisti, le monetine dei post comunisti e dei post fascisti, ricordo anche i falsi moralizzatori comunisti (risparmiati dalle inchieste giudiziarie), ma anche loschi personaggi (piccoli trafficanti) quali il “pirla” Patelli (Lega), dai 200 milioni di lire della Lega di Bossi fino ai 49 milioni di euro della Lega (di Bossi, o di Salvini…), le fondazioni di Renzi, gli strani conflitti d’interesse della Casaleggio Associati, i moralizzatori e vogliosi di ghigliottina e di gogna del leghisti poi finiano Piergianni Prosperini (poi incriminato e condannato per reati senz’altro peggiori…), e che dire del post fascista romano Franco Fiorito (tirava le monetine a Craxi, unitamente ai post comunisti, per poi finire incriminato anni dopo una volta giunto al potere), e, dulcis in fundo, il giutiziere grillino Marcello De Vito?
Bettino Craxi è morto ad Hammamet il 19 gennaio 2000, sono passati vent’anni, in tanti lo rivalutano, tardivamente, soprattutto quando si sono accorti che non esiste più la grande Italia di Bettino Craxi ma che oggi siamo nell’Italia dei Di Maio, dei Renzi e dei Salvini… Viva l’Italia.

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