Beppe Amico e la radio

Beppe Amico nasce a Napoli il 21 marzo 1959,  si trasferisce a Trento con la famiglia nel 1964 all’età di soli cinque anni, dove frequenta le scuole dell’obbligo e termina il suo primo corso di studi presso l’Istituto tecnico per geometri Andrea Pozzo conseguendo il diploma di maturità. Conseguirà in anni più recenti due master: in grafologia attitudinale (1999) e grafologia peritale giudiziaria (2000).

Quale è il tuo primo ricordo musicale?

Da ragazzo, all’età di 12-13 anni, ascoltavo i programmi di Radio Rai, perché le private ancora non esistevano. Ricordo con piacere Alto Gradimento con Arbore e Boncompagni e i vari personaggi “mitici” come Max Vinella (Bracardi) e quelli di Mario Marenco.

Ascoltavo anche la “Hit Parade” di Luttazzi il venerdì all’ora di pranzo e i “Dischi caldi” di Giancarlo Guardabassi la domenica ma il mio programma preferito era “Supersonic” che andava in onda la sera intorno alle 20,00 su Radiodue; era un programma di musica internazionale condotto con lo stile all’americana dagli indimenticabili Antonio De Robertis, Gigi Marziali e Paolo Testa che qualche anno dopo ebbi il privilegio di conoscere negli studi di Via Asiago, 10 a Roma.

Per due mesi, a più riprese, andai al microfono con loro nell’ambito del concorso “Supersfida DJ” indetto da Rai Stereo Uno nell’83 del XX secolo. Fui scelto in una rosa di numerosi candidati dalla sede regionale del Trentino-Alto Adige per rappresentare la mia regione. Nel mio turno c’era anche Betty Miranda di Radio Sabbia che avrebbe poi collaborato con la “Band of Jocks”.

Quella con Radio Rai, fu un’esperienza indimenticabile e conobbi un sacco di artisti e conduttori che a rotazione si alternavano ai microfoni di Rai Stereo Uno e Rai Stereo Due che trasmettevano in studi attigui uno all’altro.

Fra questi ricordo il grande Francesco Acampora (già noto conduttore del circuito radiofonico Radio Luna), Myriam Fecchi, Tiberio Timperi che anni dopo avrebbe esordito in TV con alcuni programmi di successo. E poi Barbara Marchand e Luca De Gennaro con il quale condussi alcuni minuti del suo programma radio di allora.

Poco prima della nascita delle private, ricordo che ascoltavo anche Federico l’Olandese Volante, uno dei più celebri DJ di quei tempi insieme a Jocelyn e Foxy John che conobbi quando ero a Roma per Rai Stereo Uno. Federico conduceva ai tempi un programma su Radio Luxemburg e lo sentivo anche su Radio Montecarlo. Anni dopo lo conobbi di persona e feci alcune serate in discoteca con lui, quando era a Rete 105 (l’attuale Radio 105 network).

Conobbi anche altri dj del panorama radiofonico degli anni ’80-90. Tra questi Mauro Micheloni, noto conduttore di “Disco Ring”, Marco Mazzoli che nel 1998 collaborava con Station One, il network al quale avevamo aderito con le frequenze di Radio Luna International a Trento, ed ancora Linus, Manuela Doriani, Stefano Gallorini, Ronnie Jones con il quale tra l’86 e l’89, creai il progetto Dual Ambition per la produzione di alcuni pezzi di dance music (Suzie Kiu e Top Secret) distribuiti dalla Disco Magic e da Panarecord.

Come sei arrivato al mondo della radio?

Grazie alla mia passione per la musica e a quelli che ho battezzato come i miei “coach” (Antonio De Robertis, Gigi Marziali e Paolo Testa), nel 1976 iniziai la mia carriera nel mondo radiofonico su Radio Trento Alternativa, una radio politica, conducevo un programma musicale nel pomeriggio, nel 1977 passai a Radio Nettuno, emittente con la quale vinsi il concorso Disco Neve, nel 1979 passai a Radio Antenna Nord.

Nel 1980 hai fondato una tua radio.

Esatto, con mio fratello Ettore diedi vita alla “storica” Radio Luna International di Trento che diressi fino al 2006. Questa radio faceva parte del circuito Radio Luna, quindi di Radio Tir e infine di Top Italia Radio di Pier Maria Bologna.

Cosa fa di bello oggi Beppe Amico?


Lo speaker e doppiatore radio televisivo, il giornalista e scrittore, il perito grafologo forense.

Oggi ascolti la radio? Se si cosa ascolti?

Sì, ascolto la radio, Non ne ho una in particolare, faccio “zapping” e mi fermo su quella che trasmette la musica che più mi piace. Se dovessi sceglierne una direi RTL 102,5 per il tipo di conduzione e le voci che propone.

In tutti questi anni di radio avrai senz’altro mille aneddoti da raccontare, quale è il più curioso?

Ne ho tanti davvero e ne dirò uno alquanto curioso. Riguarda un musicista di calibro internazionale, Ritchie Blackmore (chitarrista dei Deep Purple). Lo intervistai nel 1997 per Radio Luna International di Trento. Gli feci molte domande e gli chiesi cosa ne pensasse del genere “rap” che stava nascendo proprio in quel periodo. Lui mi rispose che era un tipo di musica che non gli piaceva e fece una “profezia” dicendo che non sarebbe durato a lungo. Evidentemente si sbagliava, come a dire: “Anche i grandi sbagliano”.

Un altro aneddoto interessante e divertente: ricordo che un giorno rimasi molto colpito quando entrando in sala trasmissioni, passando dalla regia per entrare nella sala microfoni dove avrei dovuto condurre il mio programma, il tecnico di consolle che si occupava della messa in onda della mia scaletta musicale, strabuzzò gli occhi e disse: “Paul”! Io rimasi come impietrito, gli sorrisi e presi posto davanti al microfono. Mi accomodai e appena rivolsi di nuovo lo sguardo alla regia, in interfono mi disse: “Scusami ma sono rimasto di stucco nel vederti entrare, mi sembravi Paul Mac Cartney!”.

Quale è stata la differenza fra i network privati e Radio Rai?

I network erano più veloci e spinti, forse le politiche di palinsesto e di scelta musicale erano più premianti. La Rai, essendo statale, era più legata a certi schemi e più soft nell’impostazione, forse poco attenta all’evoluzione del mondo giovanile. Però nel 1983 si rifece alla grande e memore di qualche scelta sbagliata, creò Rai Stereo Uno e Rai Stereo Due, che ricalcavano in qualche modo lo stile delle private e la cosa funzionò. Naturalmente la conduzione venne data a DJ capaci di coinvolgere un certo tipo di pubblico, come ad esempio i conduttori dello storico “Supersonic” o altri come Ronnie Jones, Bebo Moroni, Simonetta Zauli, Fiorella Gentile e il già citato Francesco Acampora.

Ed oggi? La differenza fra Radio Rai, i network privati, le radio locali che sopravvivono a stento, e le web radio.

Molto difficile il periodo attuale per la radio. Con l’avvento della musica e delle piattaforme in streaming credo che sia le private che i network nazionali ne abbiano risentito molto. La Rai pure. Sembra essere tornata alle formule di un tempo, senza attuare particolari restyling ai programmi e ai conduttori. Le Web radio sembrano sopravvivere ma si perdono nella giungla immensa della rete ed è difficile riuscire ad affermarsi.

Cosa avevano le radio libere degli anni ’70 e ’80 che manca oggi ai network privati?

Il contatto diretto con gli ascoltatori, soprattutto quelli a livello locale.

E cosa hanno i network privati che non avevano le emittenti degli anni ’70?

La capacità di strutturare programmi condotti da professionisti che le private allora non potevano permettersi.

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